13 Gennaio 2020

Trieste Film Festival: al via la trentunesima edizione

el sunto Dal 17 al 23 gennaio torna il Trieste Film Festival, il più importante appuntamento italiano dedicato al cinema dell’Europa centro orientale

30+1: dopo i festeggiamenti – speriamo non troppo autocelebrativi – del trentennale dell’anno scorso, il Trieste Film Festival, diretto da Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo, si tuffa in un nuovo decennio, facendo tesoro della propria storia (iniziata alla vigilia della caduta del Muro di Berlino) ma allo stesso tempo rimettendosi in gioco con la freschezza di una nuova prima volta. Il giro di boa è compiuto, adesso si continua a nuotare “sincronizzando” – proprio come fanno le campionesse della Triestina Nuoto nella sigla firmata da Thanos Anastopoulos – le anime del festival, tra omaggi e scommesse, azzardo e memoria.

Mai così numerosi come quest’anno, i “maestri” si affacciano sin dall’apertura, affidata all’anteprima italiana del nuovo film di un autentico mito della storia del cinema, Terrence Malick: girato interamente in Europa, LA VITA NASCOSTA – HIDDEN LIFE (presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes, e nelle nostre sale dal 9 aprile distribuito da The Walt Disney Company Italia) racconta la storia vera di Franz Jägerstätter, un contadino austriaco che – richiamato alle armi durante la Seconda guerra mondiale – rifiutò di giurare fedeltà a Hitler, e per questo fu condannato a morte nell’agosto del 1943. “Un film – spiegano i direttori artistici del TsFF – che ci riguarda da vicino, non solo in senso geografico, e che dopo alcune opere molto intime riporta l’autore di La sottile linea rossa a misurarsi con la Storia del Novecento”.

A chiudere il festival sarà invece Corneliu Porumboiu, uno dei nomi più eccentrici emersi dalle file del cosiddetto “nuovo cinema rumeno”: ambientato tra Bucarest e le Canarie – più precisamente La Gomera, l’isola che in originale dà il titolo al film – il suo FISCHIA! (prossimamente nelle sale italiane con Valmyn) è un noir insolito e sorprendente, che reinventa tutti gli archetipi del genere (il poliziotto corrotto, la femme fatale irresistibile) con un gusto e un umorismo personalissimi. Non deve stupire, quindi, il calore con cui il film è stato accolto dalla critica internazionale l’anno scorso a Cannes, e l’attesa per la masterclass aperta al pubblico che Porumboiu terrà a Trieste.

Nucleo centrale del programma si confermano i tre concorsi internazionali dedicati a lungometraggi, cortometraggi e documentari: a decretare i vincitori, ancora una volta, sarà il pubblico del festival.

Undici i film, tutti in anteprima italiana, che compongono il Concorso internazionale lungometraggi. La (im)mobilità sociale dell’Europa di oggi, fatta di migranti economici che attraversano il continente, è tra i temi centrali: dalla Brexit vissuta sulla propria pelle dai protagonisti bulgari di KOT W SCIANIE (Un gatto nel muro / Cat in the Wall) di Mina Mileva e Vesela Kazakova, già in concorso a Locarno, a NECH JE SVETLO (Che sia fatta luce / Let There Be Light) di Marko Škop, dove un muratore slovacco di ritorno a casa dalla Germania scopre l’affiliazione del figlio ad un gruppo paramilitare; e ancora l’OLEG di Juris Kursietis, macellaio lettone che a Bruxelles cerca un buon salario e trova la criminalità polacca; altrove la prospettiva è più intima, persino “spietatamente” intima, come dimostra IVANA CEA GROAZNICĂ (Ivana la Terribile / Ivana the Terrible) in cui la regista e attrice Ivana Mladenović mette in scena – e in gioco – le proprie vere fragilità, e i sentimenti sono al centro anche dell’emozionante trittico amoroso del serbo ASIMETRIJA (Asimmetria / Asymmetry) di Maša Nešković, del viaggio di un padre e un figlio in lutto nel bulgaro BASHTATA (Il padre / The Father) di Kristina Grozeva e Petar Valchanov, del matrimonio giunto (forse) al capolinea in MONȘTRI. (Mostri. / Monsters.) del rumeno Marius Olteanu, dell’amore clandestino raccontato dalla russa Larisa Sadilova in ODNAŽDY V TRUBČEVSKE (C’era una volta a Trubčevsk / Once in Trubchevsk), del dolore vissuto da un intero villaggio per la scomparsa di OROSLAN, girato dallo sloveno Matjaž Ivanišin.
Per finire, due grandi ritratti femminili: LILLIAN dell’austriaco Andreas Horvath, il lungo viaggio di un’emigrante bloccata a New York per tornare in Russia, un road movie – liberamente ispirato alla straordinaria storia vera di Lillian Alling – che si fa cronaca di una lenta sparizione; e ZANA di Antoneta Kastrati, che nel Kosovo di oggi riflette sui traumi della guerra e su una società patriarcale che ancora condiziona pesantemente la libertà delle donne.

Molte anche le proposte Fuori concorso, spesso all’insegna del genere: due “polar”, il crepuscolare HEIDI di Cătălin Mitulescu, l’ultimo caso di un agente alla vigilia della pensione che nella periferia di Bucarest deve trovare due prostitute disposte a testimoniare in un caso di mafia, e il corale V KRAG (La ronda / Rounds) di Stephan Komandarev, che intreccia le storie di tre squadre di polizia di pattuglia nella notte di Sofia. Due commedie: l’italiano PARADISE UNA NUOVA VITA di Davide Del Degan (presto nelle sale distribuito da Fandango), dove un errore burocratico riunisce tra le nevi del Friuli, con esiti inattesi e paradossali, un testimone di giustizia sotto protezione e il killer di mafia contro cui ha testimoniato; e la prima “commedia zombie” balcanica, POSLJEDNJI SRBIN U HRVATSKOJ (L’ultimo serbo in Croazia / The Last Serb in Croatia) di Predrag Ličina; infine, due opere prime: ZGODBE IZ KOSTANJEVIH GOZDOV (Storie dai boschi di castagne / Stories from the Chestnut Woods) di Gregor Božič, che mescola suggestioni letterarie (Cechov e le fiabe della Slavia veneta) e fascinazione per luoghi dimenticati (le Valli del Natisone, al confine tra l’Italia e l’odierna Slovenia), e MOI DUMKI TICHI (I miei pensieri sono silenziosi / My Thoughts Are Silent) dell’ucraino Antonio Lukič, che si muove tra dramma e commedia per raccontare l’ultima chance del giovane Vadym di lasciarsi alle spalle tutto e trasferirsi in Canada.

Tra gli Eventi Speciali trovano posto – oltre ai citati La vita nascosta – Hidden Life e Fischia! – altri quattro titoli, a cominciare dall’anteprima internazionale di (NIE)ZNAJOMI di Tadeusz Śliwa, remake polacco di Perfetti sconosciuti, che accompagnerà la consegna alla protagonista Kasia Smutniak dell’EASTERN STAR AWARD, il premio che ogni anno segnala una personalità del mondo del cinema che con il suo lavoro ha contribuito a gettare un ponte tra l’Europa dell’est e dell’ovest.

Tre gli omaggi inseriti tra gli eventi speciali: la proiezione di SPALOVAČ MRTVOL (L’uomo che bruciava i cadaveri / The Cremator) ci permette di mostrare il capolavoro di Juraj Herz, tratto dal romanzo di Ladislav Fuks e restaurato dalla Cineteca di Praga. Un mix di horror, thriller, studio psicologico e dark comedy che non lasciò “indifferenti” le autorità filosovietiche, tanto da guadagnarsi una messa al bando durata dal 1969 al 1989. E con un altro film a lungo proibito in patria, W.R. – MISTERIJE ORGANIZMA (W.R. – I misteri dell’organismo / W.R.: Mysteries of the Organism), ricordiamo a un anno dalla scomparsa Dušan Makavejev, tra i più influenti cineasti della cosiddetta “Onda nera” jugoslava. Mentre con LA NOTTE DI SAN LORENZO di Paolo e Vittorio Taviani (nella versione restaurata nel 2018 in collaborazione tra CSC-Cineteca Nazionale e Istituto Luce-Cinecittà) vogliamo salutare Omero Antonutti, uno straordinario interprete che ha accompagnato tante stagioni del cinema italiano (l’ultima apparizione nell’Hammamet di Gianni Amelio appena uscito nelle sale) ed europeo (e qui la memoria corre alla collaborazione con l’Angelopoulos di Alessandro il Grande).

Prosegue inoltre la collaborazione del Festival con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), che a Trieste premierà IL TRADITORE di Marco Bellocchio come miglior film italiano del 2019 (alla presenza del regista), e PARASITE di Bong Joon-ho come miglior film internazionale.

Il Concorso internazionale Documentari propone nove titoli, tra anteprime italiane e internazionali.
La memoria della Shoah rivive in due film: A LÉTEZÉS EUFÓRIÁJA (L’euforia dell’esistenza / The Euphoria of Being) dell’ungherese Réka Szabó, sulla straordinaria figura di Éva Fahidi, unica della sua famiglia ad aver fatto ritorno dal campo di sterminio di Auschwitz Birkenau, e oggi – settant’anni dopo – protagonista di una performance teatrale sulla sua vita; e MAREK EDELMAN …I BYŁA MIŁOŚĆ W GETCIE (Marek Edelman …c’era l’amore nel ghetto / Marek Edelman …and There Was Love in the Ghetto) girato da Jolanta Dylewska con la collaborazione – per alcune scene di fiction – del grande Andrzej Wajda, e dedicato a Marek Edelman, combattente della Resistenza e unico leader della rivolta del ghetto di Varsavia ancora in vita nel 2009, quando fu intervistato dalla regista.
ANA VƏ OĞUL (Madre e figlio / Mother and Son) di Hilal Baydarov isola nel paesaggio rurale dell’Azerbaigian conversazioni e silenzi di una madre e un figlio che si ritrovano dopo 8 anni; BAŤA, PRVNÍ GLOBALISTA (Storie di Bata / BATAstories) di Peter Kerekes ripercorre la storia del colosso calzaturiero nato dalla genialità di Tomáš Baťa, calzolaio di undicesima generazione e fondatore di un impero che dura ancora oggi; PAVYZDINGAS ELGESYS (Buona condotta / Exemplary Behaviour) di Audrius Mickevičius e Nerijus Milerius riflette sul significato di “buona condotta” attraverso la storia di due ergastolani in un carcere di massima sicurezza lituano; SPIVAYE IVANO-FRANKIVSKTEPLOKOMUNENERGO (Un canto che riscalda / Heat Singers) di Nadia Parfan ci porta nell’Ucraina occidentale, tra i termosifoni freddi dei cittadini infuriati e il calore dei canti popolari intonati dal coro della IvanoFrankivskTeploKomunEnergo, la municipalizzata incaricata del riscaldamento del Paese; SUREMATU (Immortalità / Immortal) di Ksenia Okhapkina è il ritratto inquietante della città di Apatity, nella Russia nord-occidentale, e di una nuova generazione di “eroi della patria” cresciuta – o meglio rieducata – dallo Stato; TRANSNISTRA di Anna Eborn esplora i sogni e le speranze di Tanya e dei suoi amici, adolescenti in quella lingua di terra autoproclamatasi Repubblica indipendente; WIATR. THRILLER DOKUMENTALNY (Il vento. Un documentario thriller / The Wind. A Documentary Thriller) di Michał Bielawski racconta attraverso le storie di un paramedico, un meteorologo, una poetessa e un pastore, gli effetti del vento Halny, uno dei fenomeni più imprevedibili che si scatenano sulle montagne polacche.

Due i documentari fuori concorso: IL DONO di Giuliano Fratini, viaggio nel borgo di San Gregorio da Sassola, sulle tracce dell’esilio italiano di Andrej Tarkovskij; e VITTORIO VIDALI – IO NON SONO QUELLO CHE FUI di Giampaolo Penco, che ripercorre il Novecento per cercare di comporre il ritratto di un personaggio inafferrabile.

Sono quattordici i cortometraggi in concorso per il Premio TsFF Corti, con l’Italia rappresentata da DESTINO di Bonifacio Angius.

Promossa in collaborazione con Sky Arte, che premierà uno dei film della sezione attraverso l’acquisizione e la diffusione sul canale, Art&Sound propone quest’anno quattro titoli in anteprima (più un evento speciale) che esplorano i più diversi ambiti artistici: applaudito all’ultima Quinzaine des Réalisateurs, il georgiano AND THEN WE DANCED di Levan Akin fa pulsare su uno sfondo rigido e conservatore il desiderio del danzatore Merab per il collega Irakli; FORMAN VS. FORMAN di Helena Třeštíková e Jakub Hejna è un doppio ritratto di Miloš Forman: l’artista che arrivò all’Oscar e l’uomo che non smise mai di cercare un posto dove sentirsi libero; SLUČAJ MAKAVEJEV ILI PROCESS U BIOSKOPSKOJ SALI (Il caso Makavejev o Processo in una sala cinematografica) di Goran Radovanović approfondisce – attraverso la figura di Dušan Makavejev (cfr. eventi speciali) – quello che il regista legge come uno dei grandi equivoci della Jugoslavia socialista, il tentativo di fondare una democrazia senza vera libertà o di “istituire” la libertà senza una vera democrazia; TUSTA di Andrej Korovljev riscopre Branko Črnac-Tusta, icona punk rock (con la sua band “KUD Idijoti” di Pola) ma anche eroe della classe operaia.
Evento speciale, L’ULTIMO UOMO CHE DIPINSE IL CINEMA di Walter Bencini (presentato in anteprima assoluta) è un viaggio emozionante nel mondo di Renato Casaro, uno dei più importanti illustratori che l’industria del manifesto cinematografico mondiale abbia mai avuto. Il maestro srotola bozzetti, ricordi, locandine ed emozioni personali sull’epoca d’oro del cinema italiano (e non solo)

Confermata anche quest’anno la formula del Premio Corso Salani 2020, che presenta cinque film italiani completati nel corso del 2019 e ancora in attesa di distribuzione: la dotazione del Premio (2mila euro) va intesa quindi come incentivo alla diffusione nelle sale del film vincitore. Immutato il profilo della selezione: opere indipendenti, non inquadrabili facilmente in generi o formati e per questo innovative, nello spirito del cinema di Corso Salani.
I titoli: #387 di Madeleine Leroyer, LA BUFERA. Cronache di ordinaria corruzione di Marco Ferrari, MATERNAL di Maura Delpero, PADRONE DOVE SEI di Carlo Michele Schirinzi, LA STRADA PER LE MONTAGNE di Micol Roubini.

Nel decennale della scomparsa, inoltre, il Trieste Film Festival vuole dedicare un ricordo speciale a Corso Salani, riproponendo, nella versione restaurata per l’occasione dalla Cinémathèque Suisse di Losanna a trent’anni dall’uscita, due tra le sue prime opere da regista, VOCI D’EUROPA e EUGEN SI RAMONA. Quante volte in questi anni, celebrando i muri caduti o guardando con preoccupazione a quelli minacciati, abbiamo pensato a lui, ai Confini d’Europa (e non solo d’Europa), alle Vite possibili.

Con Fellini EastWest il TsFF partecipa alle celebrazioni di FELLINI 100 promosse dal Mibact. E lo fa – non poteva essere altrimenti – con una prospettiva che guarda “da est” al genio di Federico Fellini. Un omaggio, certo, ma anche un contributo alla conoscenza di aspetti ancora poco indagati (incredibile a dirsi, trattandosi di uno degli autori più “studiati” della storia del cinema).
A cominciare da uno dei film meno rivisti, eppure più attuali, di Fellini, E LA NAVE VA (1983), di cui a Trieste si vedrà, in anteprima assoluta e in collaborazione con Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia la copia restaurata da CSC-Cineteca Nazionale con Istituto Luce-Cinecittà. “Siamo felici che, per una fortunata coincidenza di date, il nostro sia il primo appuntamento del 2020 a celebrare Fellini – spiegano i direttori artistici del TsFF Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo – per di più con il suo film che, sin dalle lingue in cui è girato (italiano, serbo, russo, tedesco), ci riguarda più da vicino, come festival e come città. Un film che, nel racconto della fine di una civiltà, ci chiama in causa tutti, con la forza di un’opera profetica”.
Se l’influenza di Fellini sui cineasti e gli intellettuali (spesso esuli, o destinati a diventarlo) è ben nota, da Polanski a Kundera, meno lo sono i rapporti con la critica, le istituzioni, il “potere”. A questo proposito, il catalogo del TsFF offrirà la lettura di un testo inedito di Naum Kleiman, di prossima pubblicazione negli Stati Uniti nel volume “A Companion to Federico Fellini” (John Wiley & Sons): storico del cinema tra i più insigni, non solo in Russia (dove ha creato il Centro Ėjzenštejn), Kleiman ci guida – tra censure, proiezioni clandestine, dibattiti infuocati – alla scoperta di aneddoti inattesi e spesso irresistibili sulle relazioni non sempre facili tra Mosca e Fellini, il cui 81/2  fu difeso di fronte al Dipartimento ideologico del Comitato Centrale del Partito Comunista da un “avvocato” d’eccezione come Antonello Trombadori.
Che Fellini sia stato uno dei cineasti più amati, e proiettati, anche oltre la cortina di ferro sarà evidente anche da una Mostra piccola ma speciale, allestita nel foyer del Politeama Rossetti, che riunirà otto straordinari manifesti originali che accompagnarono l’uscita in Polonia di capolavori come Lo sceicco bianco e Il Casanova. Autentiche opere d’arte, capaci di reinventare le trame e le suggestioni felliniane fino a trasfigurarle.
Prosaicamente intitolati INTERVISTA AL MAESTRO FEDERICO FELLINI, i 14 minuti raccolti da Matej Mináč nel gennaio del 1989 sono un breve documento d’eccezione, e insieme una prova della grande generosità di Fellini: complice il comune amico Juraj Jakubisko, il maestro accettò di incontrare a Roma quel giovane regista della Cecoslovacchia comunista, che a sua volta ebbe non pochi problemi con le autorità del suo Paese per riuscire a non mancare all’appuntamento… La conversazione doveva essere il primo tassello di un ritratto cinematografico più lungo, che Mináč ha inseguito per anni. Finché, di fronte all’impossibilità di finirlo, ha deciso di realizzare una commedia,  Never Give Up, attualmente in produzione, liberamente ispirata al suo viaggio per intervistare Fellini.
In anteprima assoluta, infine, sarà presentato, grazie alla collaborazione con Sky Arte, FANTASTIC MR. FELLINI – INTERVISTA CON WES ANDERSON: stimolato da Francesco Zippel, il regista di Grand Budapest Hotel ripercorre temi a lui cari e al tempo stesso vicini alla poetica felliniana. Frammenti del pensiero del maestro, narrati dalla voce di Stefano Accorsi, sono per Anderson lo spunto per lasciar fluire le sue riflessioni e per incrociarle con la propria personale esperienza artistica. Un omaggio che diventa un racconto allo specchio di due artisti molto più vicini di quanto si potrebbe inizialmente pensare.

Dopo l’edizione dello scorso anno dedicata alla Caduta del Muro, ci è sembrato importante proseguire una riflessione sulla storia di quegli anni (e sulle conseguenze sulla realtà – sociale, politica, economica – contemporanea): nasce così l’idea di Time Will Tell, la sezione curata da Cornelia Reichel e Bernd Buder del Cottbus Film Festival (per molti versi un festival “gemello” del nostro) e da Nicoletta Romeo, e dedicata al cinema tedesco che racconta o ha raccontato la riunificazione della Germania. Questi i titoli in programma: DAS DEUTSCHE KETTENSÄGENMASSAKER (The German Chainsaw Massacre) di Christoph Schlingensief, ALLES ANDERE ZEIGT DIE ZEIT (Time Will Tell) di Andreas Voigt, GUNDERMANN di Andreas DresenFORTSCHRITT IM TAL DER AHNUNGSLOSEN (Progress in the Valley of the People Who Don’t Know) di Florian Kunert, GUNDERMANN REVIER (Coal-Country Song. Gundermann) di Grit Lemke, HEIMAT IST EIN RAUM AUS ZEIT (Heimat is a Space in Time) di Thomas Heise.

Per maggiori informazioni: www.triestefilmfestival.it

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