21 Marzo 2014

Rosso vita. Nel libro di Angela Siciliano le variopinte stanze che ci compongono

el sunto Stanze d'albergo è il libro di Angela Siciliano edito dalla casa editrice Franco Puzzo Editore, una nuova raccolta di bellissime e variopinte poesie

 «[..] ogni poesia è ciò che vuole chi legge, chi “sente”, chi si riconosce e identifica. Le parole diventano autonome e contemporaneamente di chiunqueLa poesia non è un comizio o un discorso parlamentare, cioè circostanze in cui ciò che si dice si ha il dovere di fissarlo, ma piuttosto una suggestione e come tale intima e soggettiva, relativa»

da Angela come noi., intervista ad Angela Siciliano, a cura di Rosanna Fiocchetto e Giovanna Olivieri

in “Bollettino del C.L.I.”, gennaio 1990

Il libro si può acquistare in libreria oppure online nella botega dei libri triestini.

Comincerei l’intervista parlando del titolo. Quando si tiene fra le mani un libro, una delle prime cose con cui ci si confronta è il titolo. A mio avviso Stanze d’albergo è in grado di rappresentare perfettamente il senso di estraneità dal quotidiano e l’idea di viaggio come analogia della vita. In un certo senso trascorriamo un’intera vita in “provvisorie stanze d’albergo”. La stanza d’albergo è questo: un luogo pubblico che diventa privato. Il cliente di una stanza d’albergo la possiede temporaneamente. L’umano diviene il cliente del suo mondo. La prima domanda che vorrei farti è proprio questa: come è nato questo titolo? Cosa ti ha ispirata? Quando ti è apparso in testa? Lo trovo davvero molto efficace e quindi mi incuriosisce molto conoscere la sua nascita.

L’idea di usare la parola “stanze” mi è venuta pensando alle stanze della metrica e subito dopo ho deciso di usarla metaforicamente in quanto “la stanza” è una porzione di una grande composizione, cioè, in questo caso, la vita. E poi la stanza d’albergo ti fa sentire a casa dove non hai una casa. Il cliente di una stanza d’albergo la possiede temporaneamente e niente può veramente essere disagevole fino all’insopportabile perché si sa che si lascerà la stanza presto.

Cos’è per te la precarietà?

La precarietà è anche un valore. Penso che a volte la precarietà permetta una maggiore apertura verso le tante possibilità, non avendo qualcosa di stabile su cui fermarsi  si valuta più accuratamente quanto si ha intorno.

La sezione che si intitola “Clausura” mi ha colpito in modo particolare, perché, leggendola, mi sono proprio sentita rinchiusa in una gabbia, all’interno di un corpo gonfio che mi appariva stretto, di un silenzio che soffocava le parole, all’interno del tempo…

“Clausura” inizia con un incontro mancato tra l’io narrante e una persona (una donna) che preferisce permanere nel dolore, rifiutando di apprezzare le possibilità che la realtà le sta offrendo e scegliendo di restare nella dimensione del ricordo di una persona assente (un’altra donna), perché nel ricordo la persona è sempre presente e sempre accanto a lei e sempre “sua”. La poesia include tre donne.

Pensavo fosse un dialogo con se stessa.

Io sono precisa con le parole: se dico tu è tu, se dico io è io.

Una mia curiosità: chi era la donna di vent’anni quando tu ne avevi tre? Non so perché ho immaginato un momento di gioco tra madre e figlia.

Sì , poteva esserlo, ma no: era un’amica di famiglia.

Un colore che risuona diverse volte all’interno di Stanze d’albergo: il rosso. Il rosso riporta alla vita, alla passione, alla femminilità, all’animalità. Hai scelto questo colore per rappresentare questo?

All’interno della raccolta ci sono anche altri colori!  Per esempio i “quieti verdi”, i ”gialli brillanti”, il “grigio noia”. Sì, il rosso naturalmente fa pensare alla passione, alla femminilità, alla vita. ROSSO VITA! Ti consiglio di intitolare questa intervista così.

Verso la fine ho sentito quasi come una forma di liberazione. È come se ci fosse una consapevolezza dell’effimerità dell’esistenza e che quindi  tu suggerisca di vivere lasciandosi attrarre, sorprendere e innamorare da ogni cosa. In “ Stanze d’albergo” si parla di morte. Che rapporto hai con questa?

Sì, nella raccolta si parla anche della morte, di quella fisica. La morte fa parte della vita. Abbiamo tutti un tempo limitato a disposizione e vedo due modi di rapportarsi  all’inevitabile morte: o essendo sempre pronti, aspettandola o lasciandosi sorprendere, cioè vivendo senza pensarla ma anche senza ignorarla.

Siamo arrivate all’ultima domanda: perché hai dato quel titolo alle sezioni?

Ogni titolo di sezione compare anche all’interno della composizione. “Clausura” raccoglie poesie di riflessione e malessere, “Hotel Pietrosa Riviera” è la sezione dove la metafora dell’albergo e delle stanze si esprime meglio e in cui l’albergo è anche una realtà fisica: ci sono i cocktail, le bevute, i riposi in stanza e cose simili. In “Precario vivere” c’è il tema dell’instabilità delle cose e della vita in generale che però può diventare un valore se vissuta con autenticità.  In “Trama e ordito” c’è il tessere il quotidiano, renderlo forte nonostante l’instabilità generale, ci sono i piccoli fili che se intrecciati bene costruiscono la solidità.

Il libro si può acquistare in libreria oppure online nella botega dei libri triestini.

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