22 Gennaio 2014

Trieste, Marko Sosič porta due pièce di Spiro Scimone allo Stabile Sloveno

Dal 9 gennaio fino a domenica 26 gennaio, il Teatro Stabile Sloveno ospita Cortile/Pali, lo spettacolo di Marko Sosič, che ha scelto di lavorare su due soggetti dell’attore/drammaturgo siciliano, Spiro Scimone, vedendo in questo teatro una svolta all’interno dell’attuale scena culturale italiana.
La scena si apre in una discarica, che è diventato il luogo di sopravvivenza per i protagonisti di questa storia: Beppe e Tano sono due senzatetto che abitano in uno stato di abbandono, lontani da quella vita reale che non vogliono affrontare, e che trascorrono il tempo dandosi, per quanto sono in grado, una mano. Beppe soffre di una incapacità motoria, causata dalle ferite provocate dai morsi di un gruppo di topi che lo avevano confuso per la loro pietanza preferita. Tano lo assiste. A rompere questa tranquillità interviene l’arrivo di un terzo personaggio, colui che ha perso o, più precisamente, a cui è stato derubato un po’ tutto. Gli hanno tolto il lavoro, la casa, il cibo, la famiglia e gli hanno lasciato solo, ma ancora per poco, la voce, l’unica caratteristica che lo fa mantenere in vita. Anche la sua posizione è quella orizzontale di un morto: si ritrova a strisciare in giro, come un verme, chiedendo le elemosina. Se perdesse la voce sarebbe un grande guaio, perché non riuscirebbe più a farsi sentire. Lui ha bisogno di gridare al mondo la sua situazione, perché è l’ultima cosa che gli resta da fare; alla fine potrebbe non riuscire più neppure in questo e potrebbe rischiare di vegetare, come Beppe e Tano, in quel cortile di scarti di esseri umani che la società non riesce più a riciclare.
La mancanza di voce è una tematica presente anche in I pali. Due uomini, Bruciata e Senzamani, stanno su due pali e due musici entrano in scena. I due uomini osservano i musici: il percussionista, il Nero, prende in giro le doti comiche del trombettista, l’Altro. L’Altro solitamente non riesce a far ridere, eccetto quando racconta una precisa barzelletta e così decide di raccontarla agli uomini sui pali, ma questi non riconoscono la sua battuta di spirito e nessuna risata gli ritorna indietro. Lui vorrebbe mettere in pratica ciò che sa fare meglio, ma lì, nel mondo sotto i pali, nulla riesce. Tutti stanno fermi e in silenzio, nella più totale dis-occupazione. Non si producono neppure parole, perché si ha paura di essere gli unici a farlo e una voce da sola non può cambiare nulla. Il terrore soggiorna nella vita di chi abita sotto. Non si apre più bocca e si cerca di sopravvivere restando in apnea per non affondare in quella pioggia di escrementi in cui si nuota. L’ultima soluzione per i nostri due musici è quella di scegliere un palo e di arrampicarcisi sopra, come hanno fatto anche Bruciata e Senzamani, perché da là tutto può essere fatto. Il palo rappresenta l’unica possibilità di fuga e riporta a due immagini: una tragica che, purtroppo, è la strada che tanti hanno deciso di intraprendere, il suicidio, e una più coraggiosa, ovvero di ricominciare da capo e di ritornare in vita ripartendo da un diverso punto di vista.
Questo viene spiegato anche dalle pagine del diario di Sosič:
Ma l’essere umano vive sempre con una specie di chiara in qualcosa di migliore, con la consapevolezza che forse è possibile emergere da questo sterco in cui viviamo, se solo non rimaniamo conficcati in esso senza reagire… Dobbiamo erigerci a un punto panoramico, per quanto basso, per poter forse capire meglio la nostra realtà, il nostro tempo e l’essere umano che lo vive e lo attraversa…
Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Stabile Sloveno ancora fino a domenica 26 gennaio e lunedì 27 gennaio si sposterà per un’unica data al Kulturni dom di Gorizia.
Giada Ventura
RIFERIMENTI ON-LINE: http://www.teaterssg.com/it/events/2014-01-10-20-30-00-dvorisce-koli.html

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