15 Ottobre 2012

Scampoli di storia: il ritorno di Vittorio Vidali a Trieste nel secondo dopoguerra nel ricordo di Ferrer Visentini

Rubrica a cura di Paolo Geri

Ferrer Visentini, nato Trieste il 22 dicembre 1910, morto a Vicenza l’ 11 febbraio 2001 era un operaio che fu dirigente del Partito Comunista Italiano e combattente nelle Brigate Internazionali nella guerra civile spagnola. Rientrato in Italia nei primi mesi del 1945, venne successivamente inviato a Trieste. Emarginato dalla dirigenza filo-jugoslava del Partito Comunista della Regione Giulia (che era stato fondato il 13 agosto 1945) in quanto contrario alla annessione di Trieste alla Jugoslavia come “settima repubblica federativa” tornò a lavorare con il Partito Comunista Italiano nel 1948 abbandonando Trieste. Il padre Ulderico era stato tra i fondatori del Partito Comunista a Trieste ed era stato ucciso dai fascisti di Giunta nell’aprile del 1922 alla vigilia della marcia su Roma.

Lo strano nome proprio, Ferrer, non deve meravigliare: il padre aveva battezzato anche gli altri fratelli con altri nomi emblematici come Darwin, Lasalle, Giordano Bruno. Compiute le scuole elementari, Ferrer, orfano, a dodici anni aveva cominciato a lavorare come carrozziere d’ auto. A sedici anni era entrato nella Federazione Giovanile Comunista di cui divenne responsabile per Trieste due anni dopo. Il 1930 lo vede dirigente della F.G.C.I. clandestina in Lombardia. Nel 1931 Ferrer Visentini è arrestato, processato dal Tribunale Speciale e condannato a nove anni di reclusione. Esce, per amnistie e condoni, nell’ottobre del 1934 dal carcere di Civitavecchia dove aveva conosciuti antifascisti come Leo Valiani, Scoccimarro, Umberto Terracini, Giancarlo Pajetta. Tornato a Trieste, riprende l’ attività clandestina e nel maggio del 1935 è di nuovo arrestato. Due anni di confino a Ponza, poi nel 1937 espatria clandestinamente in Francia. Sul finire dello stesso anno Visentini è in Spagna, con i garibaldini delle Brigate Internazionali. Partecipa alla disastrosa battaglia sull’ Ebro. Ripara a Parigi alla fine del 1938. Svolge attività clandestina nella Francia occupata dai nazisti. Il 21 giugno del 1941 è arrestato dalla Gestapo. Rinchiuso nel lager di Compiegne, vi rimane sino all’agosto del 1944. Evade quando stanno per deportarlo in Germania. Torna a Parigi e riprende l’ attività antifascista. Mantiene i collegamenti tra le formazioni della Resistenza di Francia e Italia. Nell’aprile del 1945 è a Torino, dove partecipa all’ insurrezione della città.

Neppure un mese dopo è a Trieste dove, con Mario Pacor, dirige il quotidiano comunista “Il Lavoratore”. In disaccordo con la linea politica del Partito Comunista della Regione Giulia – allora diretto dalla componente filo jugoslava – partecipa attivamente con il fratello maggiore alla discussione sulla possibilità che Trieste diventi la settima repubblica della Federazione jugoslava (la cosiddetta “settima federativa”). Ben presto la sua posizione diventa insostenibile: viene emarginato dal locale gruppo dirigente sino ad essere costretto a chiedere di essere trasferito. Dal 1948 svolge attività politica in Trentino e in Alto Adige. Dal 1951 al 1966 dirige le Federazioni di Treviso e di Vicenza; poi passa a Roma, presso la Direzione del P.C.I..

Ma vediamo che cosa racconta Ferrer Visentini della lotta politica interna al partito comunista triestino negli anni dell’ immediato secondo dopoguerra. Vittorio Vidali era giunto a Trieste secondo alcune fonti nel 1946, secondo altre nel marzo 1948. Lo stesso Vidali parla del 1948 nel suo libro “Ritorno alla città senza pace”, ma nei colloqui che ebbi con lui mi disse che era a Trieste “non ufficialmente” dall’ autunno 1947, dopo aver lasciato il Messico nel febbraio dello stesso anno. E già questo “non ufficialmente” fa capire quale era la natura della missione politica che Palmiro Togliatti in persona gli aveva affidato. “Conoscevo Vidali – dice Ferrer Visentini – attraverso mio fratello sin da ragazzino. Dopo che Vidali è tornato dal Messico facendo un lungo giro perchè nessuno gli concedeva il passaggio legale per arrivare in Italia, il Partito lo manda a Trieste: “Mettiti a disposizione lì – gli hanno detto – e cerca di darti da fare”.
A me risulta in modo più chiaro ancora che Vidali fu inviato a Trieste direttamente da Togliatti e Scoccimarro (allora responsabile dell’ organizzazione del P.C.I.) con il preciso incarico di “ricondurre il Partito Comunista Triestino a seguire le direttive del Partito Comunista Italiano” e quindi ad abbandonare la posizione filo-jugoslava. Continua Ferrer Visentini nella sua testimonianza: “La prima fase di Vidali a Trieste (c’ erano ancora Babich segretario del Partito, Ursič e gli altri) non è una fase facile neanche per lui perchè con il prestigio che aveva come organizzatore delle Brigate Internazionali e del Quinto reggimento durante la guerra civile spagnola, era stato utilizzato in un primo momento per contrastare la componente comunista italiana che contestava la linea politica della “Settima repubblica”.
In parecchie situazioni si era trovato ad essere artefice delle critiche a quelli che erano esitanti o apertamente critici nei confronti di Babich e di quella “unità antifascista italo-slava” che voleva condurre alla “settima federativa”. Di fatto però in questo in modo Vidali riuscì ad avere una certa influenza su quei comunisti italiani che erano contrari all’ annessione alla Jugoslavia. Nel 1948 l’ Ufficio Informazione Internazionale, dopo che i rappresentanti jugoslavi avevano criticato il Partito Comunista Francese ed il Partito Comunista Italiano, “scomunicò” il Partito Comunista Jugoslavo.
All’ atto della condanna di Tito, Vidali a Trieste ha già conquistato un ruolo forte ed era ancora in gioco nello scontro politico con una posizione di spicco ed un largo consenso fra gli iscritti. Questo gli permette di affrontare il problema. D’ altra parte il prestigio che aveva acquistato l’ Unione Sovietica nella seconda guerra mondiale determina che i comunisti di Trieste, anche se avevano seguito in larga parte il processo della “settima repubblica”, cambino opinione per cui Vidali riesce a raccogliere nelle sue mani il Partito e ad isolare quelli che erano rimasti fedeli all’ idea di “Trieste settima repubblica”. In questo modo salva il Partito triestino e lo pone in una posizione di autonomia all’ interno del Partito Comunista Italiano”.

Fin qui le parole di Ferrer Visentini. La corrente cominformista capeggiata da Vidali riuscì ad ottenere la maggioranza, prima nell’ Esecutivo Provinciale per quattro voti contro tre e poi con una più larga maggioranza nel Comitato Centrale. Era stato nel frattempo costituito il Territorio Libero di Trieste. Il Partito Comunista della Regione Giulia divenne il Partito Comunista del Territorio Libero di Trieste. Segretario venne eletto Vittorio Vidali. E qui inizia un’altra storia.

94 commenti a Scampoli di storia: il ritorno di Vittorio Vidali a Trieste nel secondo dopoguerra nel ricordo di Ferrer Visentini

  1. Io vorrei... ha detto:

    Solo per ricordare che Mario Pacor (citato ad un certo punto) fu direttore del quotidiano “Il nostro avvenire”, che divenne l’organo ufficiale delle forze jugoslave della Venezia Giulia. Ovviamente a favore dell’annessione della città alla Jugoslavia.

    Pacor in seguito divenne uno storico di discreta fama.

  2. effebi premionobelperlapace ha detto:

    saria interessante conosser l’opinion del vidali sulla mostra allestida a muggia sul “pacifista” tito 🙂

  3. Tergestin ha detto:

    Vidali considerava Tito un “eretico” del comunismo e basta legger le cronache dell’ epoca che vedi Stalinisti e Titini darse botte e sassade per Muja e sul Carso per capir quanto la rottura iera rivada a livei definitivi tra le due fazioni.

  4. effebi premionobelperlapace ha detto:

    e dall’altra parte del confin sucedeva anche de pezo

  5. Antonio ha detto:

    Vidali definiva i comunisti jugoslavi “fascisti titini”: nel 1948 fece espellere dal PCT 1500 iscritti su 6000, perchè ritenuti “spie” e infiltrati al servizio di Belgrado.

  6. Io vorrei... ha detto:

    Da un articolo de “L’Unità” a firma di Davide Lajolo del 17 gennaio 1950. Lajolo incontra a Trieste Vidali, e lo intervista:

    “Frausin (NDR: noto dirigente comunista triestino) è stato massacrato dalla Gestapo, ma le documentazioni che ‘Il Lavoratore’ di Trieste ha pubblicato recentemente hanno ormai scoperto che l’assassinio è stato organizzato dalla banda titista proprio perché egli era uno di quei combattenti comunisti che si sarebbe sempre opposto, con tutto il peso della sua personalità, al tradimento del movimento internazionale proletario”.

    “Ci inerpichiamo per le strade di pietra sui paesi sloveni che seguono il confine con la zona B. Sono tutti paesi che hanno votato per il Partito Comunista Triestino, paesi sloveni che hanno sempre fatto opposizione al nazionalismo sciovinista di Tito e sono rimasti fedeli alla fratellanza fra i popoli. Ecco Crevatini con le sue case di pietra, con le sue donne che parlano slavo ma che sanno salutare in italiano, ed ecco la ragazza slovena che alla domanda ironica di Vidali se è titona, risponde con piglio offeso e deciso – Niente Tito, Tito la zo – ed indica con la mano la valle dove si disegna la linea di frontiera”.

    “Qui vediamo Capodistria sul mare, ed il suo campanile che spunta dalla nebbia: Capodistria dove la gente sta chiusa la notte nelle case, le finestre abbassate perché l’OZNA vigila, condanna, chiude nei campi di concentramento tutti coloro che non osannano a Tito”.

    Vidali e Lajolo incontrano un gruppo di partigiani sloveni del luogo, che si fanno incontro e che iniziano a discutere:

    “Ci dicono che soltanto oggi, dopo lo smascheramento dei traditori di Belgrado, essi si sono spiegati molti fatti di allora”.

  7. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    VITTORIO VIDALI :

    era un grande sostenitore

    della realizzazione del TLT .

    Resta famosa la sua opposizione al dicorso tenuto da Tito a Okroglica ,se ricordo giusto !

  8. Io vorrei... ha detto:

    Nel 1949 la rivista americana “Time” pubblicò una foto di Vittorio Vidali, con la seguente didascalia: “L’uomo che ucciderà Tito”.

  9. aldo ha detto:

    Complimenti per la franca ricostruzione proprio da parte di un comunista di una vicenda storica rimasta sempre abbastnza nell’ombra e conosciuta per lo più con i passaparola.

    Su quelle lotte laceranti tra comunisti nella zona del TLT ho sentito i racconti di due vecchi comunisti fuggiti a Trieste dalla zona B.

    Uno era stato messo in galera dai titini già nel 1945 senza accuse specifiche e gli avevano annunciato per il giorno dopo la sua eliminazione senza processo. Aiutato da altri che nottetempo avevano divelto da fuori le sbarre della cella, come nei film western, era fuggito fino a Trieste a piedi. Un attraversamento dell’Istria a piedi al contrario rispetto a quello di Rumiz.

    L’altro, fuggito a Trieste nel 1948, mi ha raccontato di un Paolo Sema furibondo che irrompe nel 1945 a una delle prime manifestazioni del partito a Pirano e si mette a urlare per l’assenza di ogni spirito internazionalista, sostituito dal nazionalismo delle bandiere e degli slogan, finendo subito emarginato sia politicamente che socialmente, per poi riparare a Trieste.

    Ovviamente non è che, dall’altra parte, fossero degli angioletti, a partire da Vidali. Solo che in quella fase i titini avevano il coltello dalla parte del manico e lo usavano, non dal 1948, ma da subito, dal 1945.

    A Trieste, la divisione esplosa nel 1948 con la sconfitta dei titini negli organi dirigenti del Partito Comunista e la successiva fondazione di un loro partito, il Fronte popolare italo-sloveno (2,35% alle comunali del 1949 e 2,75% a quelle del 1952)non si rimarginerà più.

    Infatti, dopo il ritorno dell’Italia e la loro decrescita elettorale, i titini non sono entrati nel PCI, ma nel PSI di Pittoni, con il quale hanno ottenuto un assessore nella prima e, credo, anche nelle successive giunte di centro-sinistra, prima di essere travolti, senza riuscire ad eleggere più consiglieri, dai giovani craxiani provenienti dal movimento studentesco e dal sindacalismo di fabbrica degli anni settanta e che consideravano i socialisti sloveni ex titini come dei residutati bellici. E questo credo sia stato l’epilogo della presenza politica titina a Trieste, ancor prima della fine della Jugoslavia.

  10. aldo ha detto:

    Da quel che mi risulta il Partito Comunista del TLT, pur restando ufficialmente sempre a favore del TLT, si spostò progressivamente su una posizione ufficiosa sempre più favorevole al ritorno dell’Italia, per evidenti motivi anti-titini.
    Questo spostamento spiega in gran parte la perdita di voti dalle comunali del 1949 alle comunali del 1952, dal 21,14% al 17,31%, con la parallela crescita degli indipendentisti dal 6,83% al 12,52%.

  11. sfsn ha detto:

    Vidali, forse senza rendersene conto, ma forse anche sì, pur de darghe contro a Tito, ga fato el giogo dela DC e dei partiti de governo italiani.
    Ma sta roba no se podeva dirghela, perchè se finiva butai fora dal PC.

  12. aldo ha detto:

    @11 sfsn

    Credo che Vidali ne gaveva viste de tuti i colori e gaveva sul stomigo un pel alto come la foresta amazonica e dubito sai che no se rendessi conto de quel che fazeva o che cascassi nel giogo dei altri.
    Visto el clima de quela volta, penso che fazeva quel che riteneva e/o i ghe diseva fossi l’interesse strategico del PCI e/o del PCUS. Che po podessi coincider con l’interesse dela DC e de altri partiti o dei anglo-americani che no vedeva l’ora de moccarsela, iera un coincidena tatica che ghe xe stada tante volte nela storia del PCI, dala resistenza ai governi de emergenza nazionale anni setanta.

  13. Antonio ha detto:

    L’espulsione del PCJ dal Cominform si rivelò favorevole per i comunisti italiani perchè poterono, progressivamente, dichiararsi a favore di un ritorno di Trieste all’Italia (togliendo un argomento polemico alla DC e alle destre) senza essere tacciati di nazionalismo da parte del resto del movimento comunista internazionale: dal giugno 1948, in parlamento, gli appelli a favore di Trieste italiana videro il sostegno anche dei comunisti italiani.

  14. effebi premionobelperlapace ha detto:

    …e nel mezzo de questi fraterni scambi de cortesie tra gentiluomini stalinisti e titoisti ghe stava tuti quei che no iera nè per questi ne per quei ma che le ga ciapade prima de questi e dopo de quei…

    ..eh beh ! ma insomma, i se le ga meritade…. ovio… come se fa a no esser nè stalinista nè titoista !!! vol dir proprio zercarsele…

  15. Io vorrei... ha detto:

    Vidali organizzò poi una rete informativa di cominformisti in Jugoslavia: tutta gente mandata allo sbaraglio. Parecchi la pagarono carissima. Spesso quelli che tornarono in Italia vennero messi alla porta dal PCI, che intimò loro il segreto assoluto su tutta la vicenda.

  16. Sandi Stark ha detto:

    Perchè ve scanè tanto con Gladio?

    Boniciolli poco tempo fa ga dito che de muleto i lo portava sul Carso oltre el Timavo a tirar bombe a man.

    I amici dei miei parenti triestini abitanti in Lombardia i vigniva ciamài, mobilitài e spedidi a Trieste per le manifestazioni patriottiche dei anni ’50 e per le elezioni fin ai anni ’60.

    I organizzatori gaveva potere de farghe avèr ferie retribuite, de tignir in pìe false residenze per lustri e tanti soldi.

    Chi iera: el Ministero dell’Interno, quel dei Esteri, l’Ufficio Zone di Confine, i servizi segreti civili, quei de le forze armate, de che Arma, che Corpo e che Reparto; iera Gladio, Gladio 2, Gladio 3, Gladio la Vendetta, il Ritorno di Gladio?

    Che importanza ga?

  17. Io vorrei... ha detto:

    Ehm… Sandi: hai sbagliato thread. Gladio è dall’altra parte. Grazie.

  18. Sandi Stark ha detto:

    Si giusto, ma Gladio con SKGZ xe talmente OT che me sembrava più facile che fussi soto Vidali. E inveze no.

  19. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    @ 11 SFN :
    Io ho sempre stimato l’uomo Vidali in quanto protagonista della storia internazionale, la sua vita avventurosa sia nei legami attribuiti con la Modotti e l’attribuzione della partecipazione dell’esecuzione di Trotzky e non ultimo
    il suo legame a Trieste forse piu’ emotivo
    che politico.
    Nell’ottobre del 1953 Vidali scrisse
    una lunga prefazione per una pubblicazione che si chiamava ALMANACCO TRIESTINO che conteneva lo Statuto del TLT ed i termini per l’elezione del Governatore che avrebbe dovuto esser arbitro anche su chi avrà il diritto di voto oltre a chi residente dal 1940 ; in questa lunga ed interessante dissertazione sulla citta’,
    che contiene il suo dissenso ideologico da Tito nel discorso che tenne ad Okroglica, scrive lungamente sul perchè apppoggia l’indipendentismo di Trieste ed i benefici che ne deriverebbero,forse si può percepire un affetto per la città e la sua gente.
    Quando scrisse questa lunga introduzione a questa pubblicazione nemmeno lui sentì, quello che stava per accadere qualche settimana dopo, “i fatti del novembre
    1953” creati da agenti provocatori Italiani , dopo un anno l’ Italia sarebbe subentrata all’amministrazione Anglo-Americana.
    La fretta di andarsene delle truppe era anche legata all’accordo segreto sottoscritto tra USA e Tito per un piano di aiuti e riarmo tra il 1953 ed il 1955,
    come si venne a sapere dalle memorie di un agente Inglese vivente ed abitante a Trieste,qualche anno fa durante le celebrazioni dei caduti sloveni addestrati dagli Inglesi.
    Vidali stesso fu stritolato dagli ingranaggi degli interessi politici internazionali
    del momento, senza accorgersene.
    Sic transit….

  20. Io vorrei... ha detto:

    Aggiungerei però che l’uomo non era proprio un fiorellino di campo. Al di là dei mai provati legami con l’omicidio di Trotzki, c’è invece – e qui si è sicuri – il suo coinvolgimento nella repressione violenta dei trotzkisti e dei cosiddetti “deviazionisti” all’interno delle brigate repubblicane nel corso della guerra civile spagnola. Qualche centinaio di morti sulla coscienza ce li ha, questo perfetto stalinista.

  21. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    @21 IO VORREI : quando ero giovane ho navigato
    come Uff.le di coperta , una mattina tornando a bordo dopo una notte brava a Buenos Aires
    incontrai il nostromo mentre stavo imprecando controi il prezzo del taxi ed i soldi lasciati in un locale assieme ad annessi e connessi
    e mi tacitò con una frase lapidaria :

    “Capitano no se pol voler andar in casin e sperar de no trovar putane”

  22. Paolo Geri ha detto:

    # 5. antonio

    ” …..nel 1948 fece espellere dal PCT 1500 iscritti su 6000, perchè ritenuti “spie” e infiltrati al servizio di Belgrado”.

    A quanto mi risulta nel periodo 1946-1950 il Partito Comunista della Venezia Giulia e poi il PC TLT non raggiungeva assolutamente questo numero di iscritti: era di fatto ancora un partito di quadri. Le testimonianze che ho avuto in merito al numero degli iscritti mi provengono da dirigenti “intermedi” dell’ epoca (Nino Rabar, Gigi Destradi, Emilio Semilli ….) e da altri divenuti poi autorevoli dirigenti del PCI (Mario Colli, Claudio Tonel …). Tutti concordano su di una cifra di poco inferiore ai 3000 iscritti.
    Altro erano le iscrizioni alle organizzazioni di massa quale l’ UAIS (Unione antifascista italo-slava) che nei primi anni Cinquanta superò anche i 30.000 iscritti. Ignoro quanti fossero all’ epoca della rottura del Cominform ma sicuramente alcune decine di migliaia.
    Tornando alle “espulsioni” toccarono circa 1/3 del Partito, ma più che di “espulsioni” si trattò della presa d’ atto che quegli iscritti se ne erano andati allo FPIS, anche se è vero che tutti coloro che per motivi politici non rinnovarono la tessera furono – a posteriori – “espulsi”. E’ significativo il fatto fatto che venisse usata la sanzione dell’ “espulsione” e non quella della “radiazione” che aveva quest’ ultima esclusiva valenza politica (vedi decenni più tardi la vicenda del “Manifesto”) mentre l’ espulsione si riferiva a motivazioni di indegnità personale e morale oltre che politica.

  23. effebi premionobelperlapace ha detto:

    stimar “l’uomo Vidali per la sua partecipazione dell’esecuzione di Trotzky”

    embè… podemo dir de aver letto anche questo…

  24. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    @23 EFFEBi :

    siii giusto! perchè in questi posts visto che el mejo no esisti,se va a zercar el meno pezo !!

    Lù el xe andà a far birichinate fora de Trieste almeno !!!

    Pò mejo lù che “Giani lagrima”.

  25. Antonio ha detto:

    @ 22
    Grazie per la precisazione. Credo di aver letto le cifre che ho fornito nella biografia di Togliatti scritta anni fa da Giorgio Bocca (quindi fonte non del tutto attendibile).

  26. Antonio ha detto:

    @ 23
    Vidali fu un dirigente politico di valore: Diego De Castro, nella sua autobiografia, ha per lui parole di rispetto (andò anche a trovarlo in ospedale a pochi giorni dalla morte); fu forse l’ultimo esponente della cultura politica triestina, capace com’era di muoversi sia nello scenario politico cittadino che in quello internazionale.

  27. Io vorrei... ha detto:

    Bah. A me pare che sia stato un uomo al fedelissimo servizio di un criminale come Stalin. Che dalle parti di TS non abbia fatto proprio nulla, ho i miei serissimi dubbi. Come minimo ha mandato un bel po’ di gente a farsi ammazzare in Jugoslavia, ma girava voce che qualche suo amico fece fuori alcuni personaggi “scomodi” anche a Trieste e immediati dintorni.

  28. sfsn ha detto:

    mah,
    secondo mi de Castro ga avù parole de rispeto per Vidali perchè ala fin fine le azioni de Vidali ga portado a una situazion che coincideva con i interessi dela parte de de Castro, cioè el ritorno dell’italia.

  29. Antonio ha detto:

    @ 27
    La memoria di Vidali è perseguitata da una leggenda nera (anzi, è il caso di dirlo, rossa).

  30. sfsn ha detto:

    ha mandato un bel po’ di gente a farsi ammazzare in Jugoslavia
    di grazia, se pol saver chi?

  31. Antonio ha detto:

    @ 30
    Il riferimento è a quei comunisti triestini infiltrati in Istria per fare propaganda antititoista nel ’48-’49: molti furono arrestati dagli jugoslavi, alcuni sono morti nelle prigioni o nei campi di rieducazione…

  32. Sandi Stark ha detto:

    @ 22 Me sembra che Purini disi 4 mila e rotti, dimezzài dopo le barufe del Cominform. Adesso no go soto mal el testo per esser più preciso.

  33. sfsn ha detto:

    i iera liberissimi de no far quela scelta. No me par che ghe se pol imputar a Vidali dei morti quei che xe morti fazendo atività cominformista. E comunque no sarìa gnanche cussì convinto che xe morti tanti de sti cominformisti italiani: in magioranza i veniva espulsi e rispedidi in italia. I italiani serai a Goli nela stragrande magioranza dei casi xe tornai indrio dopo un pochi de ani, quel che xe rimasto de più a Goli xe sta Da Pont che iera de Gradisca, se no sbaglio, e el se ga fato un cinque ani, dopo i lo ga rimandà a casa

  34. aldo ha detto:

    @19 Giampaolo Lonzar
    @26 Antonio
    @28 Sfsn

    Vidali: concordo con Sfsn, allora vigeva pienamente la doppia morale per cui si diceva una cosa per motivi di propaganda (per esempio allo scopo di tenere gli sloveni nel partito fronteggiando la concorrenza titina e indipendentista) e si operava per un’altra, anche quella opposta, in termini di strategia politica reale e questo era pienamente possibile perchè la politica non era intrecciata con la comunicazione televisiva e di internet come oggi e quindi…

    …discutere sulla reale politica di Vidali nel 1953 sulla base dei suoi scritti di allora mi pare quanto meno ingenuo e mi sembra evidente che…

    …mentre Vidali ha puntato sul TLT in funzione anti-titina fino al 1948, dopo ha progressivamente cambiato linea, mantenendo questa posizione pubblica per ragioni di propaganda, ma senza supportarla da nessuna azione concreta: se Vidali avesse voluto veramente battersi per il TLT nella sua fase finale, non gli sarebbe stato difficile organizzare manifestazioni di massa e duri scontri di piazza nel tentativo di bloccare il ritorno dell’Italia, mentre astendendose lo ha indirettamente favorito

  35. aldo ha detto:

    Dopo il ritorno dell’Italia, la progressiva forte decrescita elettorale degli indipendentisti e la sparizione dei titini ha portato favorito una contemporanea forte crescita del PC triestino.
    Anche questo era un elemento facilmente prevedibile: è difficile pensare che un animale politico come Vidali non abbia messo nel conto anche questo elemento..

  36. Sandi Stark ha detto:

    Se, se se.

    Conta solo i fatti, e cioè che el PCI per mejo batterse contro la Yugo de Tito, gaveva fatto assimilàr i iscritti de lingua madre slovena. Per mancanza de fondi iera restài 4 circoli culturali su 30, iera stà serà perfin el Teatro Sloven.

    Certi iscritti de lingua madre slovena se gaveva assimilà da soli, altri vigniva invitadi a farlo dal clima anti yugolavo; tuto quel che iera “slavo” iera considerà “nemico della rivoluziòn” ed estremamente vergognoso. Oltre alla vergogna linguistica tramandada da generazioni dai dominanti, iera anche quela politica. Forsi troppo, per un operaio.

    4-5 pagine de “Metamorfosi Etniche” xe dedicade a questo argomento, con dovizia de statistiche sulle corrispondenze del calo delle iscrizioni nelle scole slovene.

    No solo a Trieste ma anche a Monfalcon, Ronchi e perfin a Cormons dove le iscrizioni iera rivade a zero, cioè assimilazion totale.

    Secondo dei ricercatori sloveni (disi l’autor), l’assimilazion iera paragonabile se no peggiore a quella del fassio.

    Oltre all’assimilazion, el nazionalismo italian del PCI gaveva provocà emigrazioni.

    Oltre 1800 persone iera andade in Yugo nei tre anni seguenti la scomunica. Tra de lori iera Stoka e Babic. Altri 1200 triestini gavessi lassà la città per la Yugo, appena dopo el 1954. Per dir el “fuggi fuggi” tra i iscritti sloveni.

    In quel momento el PCI agiva (inconsapevolmente spero) col governo italian. El ministro Gonnella gaveva diramà una cicolare per cavarghe la cittadinanza italiana ai profughi istriani che mandava i fioi nelle scole slovene.

    Questo gaveva provocà un per de centinaia de ritiri scolastici, perchè i studenti dei ultimi anni naturalmente no podeva ripartir da zero. E se no i se ritirava, i doveva tornar in Yugo.

    Se inveze i fazeva i bravi, qua i gaveva la casa e el lavoro. E per questo, sempre secondo l’autor, alcune de quele famiglie iera diventàe talmente “italianissime”, da generar tra i pezo magnas’ciavi.

    E po’ xe gente che se stupissi de come mai, a Trieste xe un alto numero de cittadini che no casca nela bòta de le propagande partitiche ‘taliane. Tuti i partiti italiani xe semrpe stai corresponsabili dei danni subidi dalla città.

    Compresa la sinistra. A partir dai socialisti che nel 1919 se gaveva messo contro Pittoni, passando per el PCI dei tempi del Cominform, per finir al PD de Napolitano, Violante e Fassino co’ le loro allucinanti dichiarazioni sulle “foibe” e altre iniziative piacevoli che ne ga fato tornar al clima dei anni ’50.

    E mettemoghe dentro anche Stelio Spadaro, el conta come el dò de piche a briscola ma tuto fa brodo.

    E metemoghe dentro el governo de centro sinistra de Prodi che andava in Cina a insegnarghe ai cinesi che per mandar un Container a TS convigniva farlo sbarcar a Taranto, nel novo porto che tutta la sinistra italiana gaveva fortemente volù e che dopo soli 3 anni superava i container movimentadi da Trieste.

    Adesso xe dentro anche Vendola, el maggior esponente della lobby dei pozzi senza fondo e senza ritorno, dei porti HUB del meridione.

    Metemoghe dentro anche Cosolini che vol svender el Porto Vecio e el manipolo de fedelissimi de Partito che nianche no i sa quel che i ghe ordina de fàr.

    Tutti dentro la “maledeta barca”, picia ma capiente come uno Stato perchè “luogo metaforico e metafisico del malcontento e del risentimento ancestrale”, come podessi forsi dir chi volessi parlar in cichera.

  37. Mauricets ha detto:

    Ringraziate Dio e baciate il suolo dove camminate.

    è suolo ITALIANO!!!

    oltre rabuiese vi aspettavano goli otok e altri gulag.

    adesso sareste dentro una buca.
    l’Italia vi ha dato in dono libertà e democrazia!!! (oltre a lauti stipendi e confortevoli alloggi)

    via i farisei dal sacro suolo!

  38. sfsn ha detto:

    Maurice, per favor, te pol scriver robe sensate inveze che slogan nazionalfascistoidi?
    de ti me speto qualcossa de più de luoghi comuni, me speto ragionamenti

  39. hobo ha detto:

    @sfsn

    mi go una teoria su maurice. in realta’ el fa cussi’ per sputanar l’ italia.

  40. Mauricets ha detto:

    Una cosa è certa, nessuno è senza colpe.
    e quelle dell’italia sabauda e fascista sono enormi, seconde a quelle della germania nazista e al giappone imperialista, o all’urss stalinista.

    ma l’Italia democratica e repubblicana è un’altra storia.

  41. hobo ha detto:

    peccato che tutto quello che scrivi non ha niente a che vedere con il concetto di italia democratica e repubblicana.

    “baciate il suolo dove camminate, e’ suolo italiano”

    “via i farisei dal sacro suolo”

    e’ ovvio che stai prendendo per il culo. perche’ stai prendendo per il culo, no?

  42. hobo ha detto:

    fai un po’ come i laibach, dai.

  43. hobo ha detto:

    “[…] i Laibach operano una sovversione che non deriva dalla presa di distanza ironica, bensì dal prendere il sistema troppo sul serio. A dover essere affermati sono proprio gli aspetti dell’esistente che non possono essere espressi apertamente, ma che fanno parte nell’ordine simbolico dominante. Tale articolazione affermativa è sovversiva, poiché è nelle verità nascoste dell’ordine simbolico che sono inscritti i punti di rottura. L’affermazione di questa verità rende visibile la rottura.”

  44. sfsn ha detto:

    @ 40:
    mi no me interessa (né credo sia utile) far una classifica dei paesi cattivoni o de chi che se ga comprtà pezo nela storia.
    Però, come citadin italian, volessi che el paese in cui vivo gabi l’onestà inteletuale de riconosser i sui crimini (roba che nei ultimi ani sta diventando sempre più rara, visto che inveze se sta costruindo una vulgata storica assolutamente strumentale ala politica, tesa a mostrar i italiani sempre come vitime e come brava gente). Se fussi sloven, o russo, o american, volessi che la Slovenia, la Russia o i Usa fazessi la stessa roba.

  45. Mauricets ha detto:

    chi denigra la democrazia e la liberta conquistata non merita espressioni cordiali. ma a tono stesso del loro disprezzo per le istituzioni democratiche.

  46. hobo ha detto:

    maurice, guarda che *tu* denigri la democrazia e la liberta’ conquistate, quando scrivi minchiate come quelle qua sopra, se le scrivi per davvero. se invece fai un’ operazione in stile laibach, come potrebbe anche essere, allora stai sovvertendo l’ ordine simbolico dominante, e questo e’ ok.

  47. Sandi Stark ha detto:

    Ah, la cara Laibach-Ljublijana dai legami recisi. Vardè che bela che la iera, coi stessi tram che iera a Trieste, Graz e Pola:

    http://dreampostcards.com/items/33466/zoom.jpg

    Uno andava a Laibach come in tute le altre città, se se spostava senza passaporti e rotture de bale, moneta unica, stese casete de la posta, stesi apalti per ciorse spagnoleti, poder spostàr i fioi in qualsiasi scola senza problemi. Avèr parenti e amici ovunque, girar come lugheri e sentirse sempre a casa. E aver i meio musicisti, i meio scienziati, i meio dotòri, i meio artisti.

    Sigh che bel che doveva esser, i veci contava coi oci lustri.

    Po’ xe rivài i UFO.

  48. Tergestin ha detto:

    Bon ma el punto xe che vien fora tante verita’.

    Fin pochi annetti fa nissun contava dela rotura Stalin-Tito aprofondindo (roba che inveze xe stada de vitale importanza per i equilibri no solo del TLT) ma se parlava ‘sai genericamente de una fazion democratica filoitaliana e dei comunistifiloyugolslavi assetadi de sangue.

    La realta’, per chi se ga ciolto la briga de leger do’ righe in piu’ sull’epoca del vecio TLT xe un atimin piu’ complessa dele sempiade che se legi sui libri ripublicadi ogni anno da leghe nazionali e dintorni.

    Vidali de sicuro gaveva el suo bel pel sul stomigo. De lui se disi che el gavessi un vero e proprio deposito de armi sul tetto de casa sua, per dir una. Ma per dir un’altra, chi iera coinvolto in traffici de armi iera anca el santissimo Gianni Bartoli, tanto xe vero che De Castro stesso el ga contado imbarazzado che la roba iera stada organizzada con tanta scalcinatezza dal mitico Giani lagrima che meza cita’ ne parlava e adiritura i giornalisti (filoitaliani ieri come e piu’ de oggi) del bugiardel ne rideva e ne contava barzelete pei bar del centro. L’ideona de Bartoli iera de ciamar quanti piu’ carabinieri possibili per scazar in freta i nostri “inaffidabili” cerini.

    Tornando a Vidali: l’omo no so quanti operai ga spedido in Yugo a morir dato che el “controesodo” dei cantierini monfalconesi se ga svolto in massima parte dal ’46 al ’48 e Vidali xe rivado a Trieste nel ’48 e quasi subito ga mostrado l’intenzion de scazar la dirigenza Titina dal partito comunista local, roba che grazie al suo carisma e ala sua durezza ghe xe riuscida. Le cronache conta de un comizio a Muja de un potente dirigente dei titini (me par Stoka, ma no son sicuro) che vien ciapado a monedine e insulti da un pubblico sloven che incita a Stalin (e quindi sta con Vidali).

    In quei anni i indipendentisti zercava de meter insieme l’antifassismo triestin e i publicava spesso sul “Corriere di Trieste” i discorsi sia dei Cominformisti sia dei Titini.
    Ma con Vidali xe nati screzi: lori i lo criticava su alcune iniziative, ad esempio disendo che far una colletta tra i operai per mandarghe regali de compleanno a Stalin iera una monada quando inveze se podeva (e giustamente, digo mi) utilizar quei soldi per meter a posto i scaldatoi pubblici in cita’ e Vidali stesso ghe la gaveva con i indipendentisti perche’ i becava sempre piu’ pie tra le classi proletarie, tanto xe vero che el xe andado a confidar questa sua preoccupazion al stesso De Castro, come se disi nel libro recente de Anna Millo.

    L’antifassismo Triestin per ‘ste monade se stava compromettendo e questa iera la paura -fondada- dei indipendentisti. Cominformisti de qua, Titini de la’, Indipendentisti de una parte, autonomisti ambigui dell’altra e socialisti passadi rapidamente coi filoitaliani dall’altra. Zontemoghe che la DC con vari magheggi xe rivada a vinzer nel ’49 fazendo votar un fraco de gente de fora in barba al trattato de pase (i nati nel comun de Trieste che ga votado iera appena poco piu’ dela meta’ e se servi ve porto anca le cifre esatte) e nel ’52 i ga usado el sistema de apparentamento oltre a diversi e documentadi brogli (iera preti e monighe che portava in cabina eletoral veci e disabili, votava gente residente in Friul e persin un morto) e gaveremo un quadro ‘sai diverso dal “plebiscito di inoppugnabile italianita’!” che i ne ga contado fina a ogi.

  49. Io vorrei... ha detto:

    @ Tergestin

    “Fin pochi annetti fa nissun contava dela rotura Stalin-Tito aprofondindo”

    Sarà anche “pochi annetti”, ma per me sono almeno quaranta (Novak nel 1973 in edizione italiana, De Castro fin dalla fine degli anni ’60, per non dire degli articoli apparsi negli anni ’70 nelle riviste specializzate. Dopo di che, negli ultimi vent’anni (oramai quasi venticinque: un quarto di secolo…) s’è letto di tutto e di più.

  50. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    @34 ALDO : Dato che ho avuto sempre l’abitudine di conservare articoli di giornale a mio avviso interessanti ;ecco qua la parte centrale della presentazione dell’almanacco Triestino datata ottobre ’53, se poi la vuole tutta intera Le invio fotocopia tramite la redazione;

    QUOTE

    ” Tito vuole Trieste.E’ il suo sogno ed il suo incubo.Eglisa che i triestini,italiani,slavi,non ne vogliono sapere di lui e della sua cricca,come non ne vogliono sapere della cricca clericale che sgoverna Roma.Recentemente abbiamo udito o letto i due discorsi di Tito e di Pella.Tito ad Okroglica ha chiesto l’internazionalizzazione di Trieste (cioè la sua tangerizzazione)e l’annessione di tutto il resto della Zona A alla Jugoslavia.Pella invece,nel suo discorso al Campidoglio,ha chiesto il plebiscito.Entrambi asseriscono di esprimere volontà ed aspirazioni dei Triestini che per Tito sono rappresentati da un Dott.Dekleva e per Pella da un certo ing.Bartoli.Chi fra 20 o 50 anni sfoglierà questo almanacco ricorderà a malapena questi nomi.La verità è che i triestini-gli abitanti della Zona A e della Zona B,italiani,sloveni,croati-nella loro stragrande maggioranza vogliono il TLT,vogliono l’applicazione del Trattato di Pace con l’Italia.Perchè sono stanchi di vivere da tanti anni in uno stato di assedio.Divisi in due zone,ammministrati da due dittature militari,governati da decreti e leggi di guerra emessi da occupanti strnieri.Nella costituzione del Territorio Libero i triestini vedono la salvezza da una situazione priva di speranze e di avvenire. Essi sanno di poter contare sull’appoggio dei popoli vicini che sono disposti a fare un’altra guerra per Trieste. Mentre sto scrivendo,si attende la risposta degli inglesi,americani e francesi alle proposte di Tito e di Pella. Naturalmente questi governi blandiscono i due soci,legati al Patto Atlantico e promettono mari e monti.
    Ma se,come pare,si giungerà ad una decisione qualsiasi,saranno gli interesssi del più forte imperialismo che prevarranno,non quelli delle popolazioni qui viventi.

    UNQUOTE

    Dopo neanche due settimane a Trieste succedono gli scontri con relativi morti.

    Io credo che nemmeno lui se li aspettava,
    se invece quando ha scritto quanto sopra era in malafede allora era un abile politico.
    Parafrasando un modo di dire americano :” Se un politico dice la verità allora non è un vero politico”

  51. Io vorrei... ha detto:

    @ Lonzar

    Bisogna completare il quadro, ricordando che secondo Vidali i governi di Italia e Jugoslavia erano entrambi servi degli imperialisti anglo-americani, e il porto di Trieste – sempre secondo Vidali – in caso di divisione del TLT sarebbe stato trasformato in porto militare anglo-americano. In un’intervista a “l’Unità” del 7 gennaio 1953, Vidali disse:

    “Sono i governi di De Gasperi e di Tito e i loro servi e agenti a Trieste a volere che rimangano a Trieste le truppe anglo-americane o solo americane. (…) I triestini non ne vogliono sapere degli anglo-americani così come non ne vogliono sapere di De Gasperi e di Tito, perché sanno che sono dei servi della politica di guerra degli imperialisti. (…)”.

    E ancora:

    “Londra e Washington hanno fretta di concludere il baratto col TLT per completare il cosiddetto “quadrilatero” dei Balcani. Si tratta di inserire nel quadrilatero l’Italia, ossia di creare una situazione in cui – come direbbe il sindaco democristiano di Trieste – i soldati italiani possono combattere a fianco dei soldati di Tito. Contro chi? è da chiedere a questo sindaco che, con le sue inqualificabili dichiarazioni, si mette a fare il messaggero di guerra. Stia pur certo il democristiano Bartoli che quel momento non verrà, ma se malauguratamente venisse, siamo sicuri che egli sarebbe allora molto lontano, e abbandonerebbe in quel momento gli italiani che fossero mandati a morire assieme ai soldati di Tito”.

    In una conferenza stampa del 21 ottobre 1953, Vidali chiarirà quale fosse la sua idea sul TLT.

    DOMANDA: Quali sono le ragioni del dissidio che divide comunisti e indipendentisti (NDR: a dispetto di chi ha accomunato gli uni agli altri)?

    RISPOSTA: Gli indipendentisti sono contro l’URSS per l’alleanza con gli occidentali. Loro sono legati ai titini, noi no. Loro considerano il TLT come una soluzione definitiva, noi lo consideriamo un compromesso subordinato ad un problema internazionale per la difesa della pace. Comunque, il nostro obiettivo finale resta una Trieste socialista in una Europa socialista”.

    Ipse dixit.

  52. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    @ 51 IO VORREI :

    Sior Vorrei ,Lei la me ricorda un vecio witz
    triestin:

    Un giorno per strada Tojo incontra un amico e ghe disi :

    Ciò gò comprà un caval , te me juti portarlo a casa e meterlo in vasca de bagno !

    Ostia disi l’amico ,ma se te stà in 4° pian,
    faremo un casin su per le scale !

    Bon dei, ghe infassemo i zocoli con i ‘ssugamani che no’l fassi rumor!!

    Dopo un ora ,porconando ogni scalin
    i riva su e i meti ‘sto caval in vasca.

    Tojo fa sentar l’amico ,ghe ofri de bever alchè l’amico ghe disi : Bon ‘desso te me conti coss’che servi ‘sto caval in vasca ???

    Tojo flematicamente ghe rispondi : te devi saver che mi gò una moglie ‘ssai impegnada
    socialmente e culturalmente e ogni volta che che comento un programa TV ,una inchiesta,un articolo de giornal , no comincio nianca a parlar che la me rispondi . “SO ZA”

    Me son proprio roto !!!

    ‘llora stasera co’ la torna a casa dopo i sui incontri culturali
    e la andarà drita in bagno molando scarpe e vestiti per el coridoio , za la sento ,
    la zigherà Tojo sa coss’ che xe in vasca de bagno ??

    E mi prima che la finissi ghe dirò :

    “SO ZA”

  53. Tergestin ha detto:

    Mitico Lonzar 😀

  54. Io vorrei... ha detto:

    Avete notato poi questo passaggio di Vidali:

    “per Tito sono rappresentati da un Dott.Dekleva e per Pella da un certo ing. Bartoli.Chi fra 20 o 50 anni sfoglierà questo almanacco ricorderà a malapena questi nomi.”

    Ma l’ “ing. Bartoli” non era il sindaco, laureato in ingegneria nel 1926? Sono passati più di 50 anni, ma mentre effettivamente di Dekleva nessuno si ricorda, direi che Bartoli è ben tuttora noto.

  55. Tergestin ha detto:

    Ovvio. Bartoli iera un ultranazionalista e poco importa quante robe negative el gabi combinado: dal 1954 in poi questi personaggi (e anca tanti pezo) pel solo fatto de esser filoitaliani xe eroi nela storiografia uficiale. Me par che la toponomastica cittadina possi esser un esempio suficente.

  56. sfsn ha detto:

    Iovorei:
    prova a domandarghe a un che camina per strada chi che iera Bartoli, dei!
    La gente comune no sa né chi che iera Bartoli, né Vidali, né Dekleva e se sta za cominciando a dimenticar de Berlusconi

  57. Io vorrei... ha detto:

    @ sfsn
    Con queste premesse, dovremmo pensare che gli unici “noti” solo la figa televisiva di turno o Mario Balotelli come ieri Alex Del Piero e l’altroieri Paolorossi (tutto attaccato)…

  58. Mauricets ha detto:

    48

    Tergestin
    e non caoisci ancora che fortuna hai avuto a vivere in titalia?

    se finivi sotto la yugoland con quello che scrivi ti avrebbero messo dento un buco.

    siano essi titini o stalinisti.
    nella democratica italia puoi vivere libero e scrivere quello che vuoi.

    oltre rabuiese dubito.

  59. Sandi Stark ha detto:

    Mama, chi iera Bartoli?

    Quel toscan simpatico, che ghe coreva drio a Coppi. Ma Cottur un per de volte ghe la gaveva cazàda.

    Ma no quel mama, quel che gaveva tirà su la bandiera sul Municipio!

    Chi, Giani Lagrima? Ma domanda giusto, picio mio…

  60. Tergestin ha detto:

    Peraltro, se la gente vol saver vita, morte e cialtronade del mitico Giani lagrima ghe xe diversi episodi in proposito. Roba documentada, ma de cui se ga sempre evitado de parlarne. Ma come go dito prima: ghe iera anca gente pezo che pero’ ga sventolado la bandiera “giusta”. E questo, nela colonia Trieste, par che basti a coverzer tuto.

  61. aldo ha detto:

    @56 sfsn
    @57 Io vorrei…

    i noti no xe solo figa e baloner de turno ma tuti quei, anche politici, che fa spetacolo in tv ogi, ma…

    …per mi ga ragion sfsn che i nomi de Bartoli, Vidali, ecc. no li conossi quasi più nissun perchè la cultura de massa in cui vivemo xe improntada a un eterno presente e, come anche del futuro, così anche del passato no ghe ne frega gnente a quasi nissun, a parte una picia nicchia de aficionados

  62. capitano ha detto:

    nella democratica italia puoi vivere libero e scrivere quello che vuoi.

    Notizia di ieri:

    http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2012/10/16/news/manuale-web-per-bombe-otto-mesi-all-autore-1.5870298

  63. sfsn ha detto:

    @ 57: dunque, se no consideremo figa e baloneri, un Bartoli val un Dekleva

  64. sfsn ha detto:

    @ 62 (dunque 58):
    no stemo dimenticarse che in italia esisti el reato de vilipendio: se pol esser condannai perchè te parli mal de una straza colorata…

  65. capitano ha detto:

    Più che altro dipendi che scopo gà la bomba. Se come te lo spiega lo stato nella figura de un istrutor dell’esercito per far saltar in aria qualche presunto “terrorista” islamico in un paese dimentigado de dio per prevignìr la “minaccia fondamentalista”, allora xe perfettamente comprensibile.
    Ma quando i artificieri se congeda i fa un corso per dimentigharse tutto quel che i gà imparado?

  66. Io vorrei... ha detto:

    Secondo me, mentre qui dentro tutti sanno il nome di battesimo di Bartoli ben pochi conoscono quello di Dekleva (che non era il noto partigiano Igor).

    Vogliamo provarci?

  67. capitano ha detto:

    Bartoli no se ciamava Sala de nome?

  68. Antonio ha detto:

    @ 61
    Condivido.

  69. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    IO VORREI :

    Dott Jože Dekleva fondatore della Unione Culturale Slo/cro o qualcosa del genere che diventera l’attuale SKGZ

    Go vinto una de čevapćići????

    Bartoli se ciama Passo Capodipiazza

    Io vorrei che de ogni roba no cominciemo loike che no finissi più e che pò uno
    no ghe sta drio, fermemose al Humour triestingiudaico !
    Curto ma breve , grz !!!

  70. dimaco il discolo ha detto:

    scusém ma perché lo ciamava giani lagrima?

  71. Io vorrei... ha detto:

    @ Lonzar

    Bravo, proprio quello! Un giorno che sono a Trieste mi piacerebbe conoscerti. Mi pare che tu sia un gran conoscitore delle cose triestine. Preparati un paio di aneddoti gustosi…

  72. maja ha detto:

    čo, nel 2012 lojze credi ancora de esser l’unico bon de guglar (senza cavarghe niente a lonzar).

  73. Giampaolo Lonzar ha detto:

    @70 DIMACO IL DISCOLO : i lo ciamava ” GIANI LAGRIMA” perchè durante el suo mandato come sindaco dela cità ogni volta che el fazeva un discorso e el nominava l’Istria, el ritorno
    de Trieste a l’Italia, i esuli ,i profughi e tuto quel che jera ligà a l’argomento el tacava a pianzer come una fontana.

    El triestin malignazo lo ga subito batezà co’le sue lagrime !!!!

  74. Giampaolo Lonzar ha detto:

    @71 IO VORREI…..:

    Ma te vien con i ceva ………..

  75. sfsn ha detto:

    Joze Dekleva. Co i fassisti lo ga messo soto processo ai ati risulti Giuseppe Decleva.
    Inveze – tanot per mostrar quanto se sa dele robe – vedemo se te sa se Bartoli lagrima se ciamava Gianni o Giovanni…

  76. Sandi Stark ha detto:

    El se ciamava Janez Bartol, sloven che no saveva una parola de ‘talian. Una matina el se gaveva sveià zigando: Miracolo, gò sognado Dio che me ga dito: “Oh Janezze, smetthi di parlare quella lingua da bishero. Alzathi, hammina e honverti thutthi.”

    Le lagrime inveze iera un truco tipo Fornero vecio come el mondo: zivola.

  77. Sandi Stark ha detto:

    @ 72 te son come Miss Marple

  78. dimaco il discolo ha detto:

    ma no iera quel che ga riempi il pozzo de basovizza con tonelade de oio de machina esausto?

  79. Tergestin ha detto:

    E anca scovaze varie, Dimaco. Singolare da parte sua, no?

  80. maja ha detto:

    urco, sandi, no savevo che se doveva far come coi bechi, che tuti sa ma nissun ghe disi niente al diretto interessato. omertosi! (cit. el solito mauri)

  81. Sandi Stark ha detto:

    E per cossa Maja, per far ripartìr le solite loike? Mejo lassar perder no? Tanto prima o dopo ghe paserà l’efetto de l’antidoto, el scriverà offese in preda al futer e saremo repete.

  82. dimaco il discolo ha detto:

    tergestin,mi diria curioso. quasi villipendio.

  83. dimaco il discolo ha detto:

    visto quel che se suponi che ghe sia dentro. o magari giani lagrima saveva che iera solo suposizioni e basta .

  84. sfsn ha detto:

    @ 78 e 79: ma alora anche Bartoli iera un infoibador!

  85. Sandi Stark ha detto:

    I fioi ghe diseva: “Pianzoto pesta pevere co’ l’ojo de bacalà. Che missia la polenta pel povero soldà.”

  86. dimaco il discolo ha detto:

    s sfsn no te ga mai senti del asociazion deii oli esausti martiri?

  87. sfsn ha detto:

    la prossima fiction sarà “La scovaza nel pozzo”

  88. Alessandro ha detto:

    bel bravi…

  89. Antonio ha detto:

    @ 78-79
    Vero.

  90. dimaco il discolo ha detto:

    una lacrima su piazza unitá , il prosimo singolo di little tony

  91. sfsn ha detto:

    little gianni, te ga sbaglià

  92. Io vorrei... ha detto:

    Per la gioia di tutti, ecco qua una parte di un famoso discorso del sindaco Gianni Bartoli, che capeggiando la DC la fece arrivare al 40% dei voti dei triestini: un plebiscito che non sfuggì a Tito, che nel 1950 – per contrastare la profonda impressione dei risultati elettorali di Trieste dell’anno precedente – organizzò le elezioni della zona B del TLT, costellate da violenze di ogni tipo e dalla fuga di oltre 2000 cittadini.

    “Cittadini, l’Italia ritorna! Secoli di attesa e di instancabile lotta delle genti giulie fino al vespero di un autunno di redenzione: 1918. Breve respiro, ché la perdurante inimicizia dei popoli e le avventure di un regime dittatoriale portarono rapidamente allo sfacelo e a nuove occupazioni straniere, le più furibode e detestabili che la travagliata storia della nostra città mai prima conobbe: 1943-1945. E poi ancora stranieri con propositi di rinnovata amicizia, ma che non sempre compresero la nostra storia, la nostra anima, il nostro costume: 1945-1954. Undici anni di distacco violento e insensato dalla Patria lungo i quali la lotta per rimanere italiani riprese con la purezza, la passione e gli accenti del Risorgimento, con la fredda decisione di resistere a ogni costo per nonfarci schiacciar dalle persistenti e dure avversità. Rimane ancora nell’Istria- terra di martirio e di fedeltà – lo straniero; ma l’Italia che ritorna a Trieste sentirà più vicina la voce ammonitrice di quel nobile popolo che ancora attende la pienezza di una soluzione di giustizia e di pace. Triestini, l’Italia ritorna! Ai profeti di sventura noi diciamo con l’esultanza dei figli non degeneri: è la madre che ritorna per farci vivere liberi con le sue leggi, nella cristiana civiltà del suo costume, nell’impegno della sua unanime e sociale solidarietà. Triestini e Istriani, la prima tappa è stata vinta contro tutto un mondo di interessi, di odio e ipocrisia, dalla nostra incrollabile fede, viva ed operante anche quando sembrava che tutto fosse irrimediabilmente perduto, e la meta è stata Trieste. La seconda tappa sarà vinta con un lavoro paziente nella realtà di un’Europa unita e di un Adriatico rappacificato, in cui popoli diversi ma vicini potranno trovare nel nuovo clima di solidarietà democratica umane e civili ragioni per intendersi, e la nuova meta è l’Istria. Cittadini! L’Italia ritorna! Si rinnova la nostra redenzione. Che la gionata di oggi, principio di riparazione e di pace, sia soprattutto di elevazione a Dio per averci ridato la Patria; sia di commossa memoria per i Caduti e per i martiri che ci hanno eroicamente segnato il cammino; sia di conforto agli assertori della fede italiana da Zara a Capodistria che piangono nell’esilio; sia caparra sicura per un non lontano avvenire di libertà per tutti i giuliani!”
    Trieste, 26 ottobre 1954

    Ed ecco l’appello di Vittorio Vidali e del PCI, lo stesso giorno:

    “Uomini e donne di Trieste: non siamo più una colonia militare angloamericana! Ci uniamo alla grande famiglia dei lavoratori che lottano per un’Italia rinnoata, indipendente, pacifica, domocratica. L’Italia di oggi è l’Italia della gloriosa Resistenza partigiana, della guerra di Liberazione nella quale sono caduti pure i nostri Carniel, Frausin, Gigante, Collarich e migliaia di altri eroi”.

    Dopo l’invito a italiani e slavi ad opporsi al nazionalismo e ai provocatori, così proseguì l’appello:

    “Noi abbiamo combattuto contro il baratto infame compiuto alle spalle nostre, e la lotta è stata giusta. Oggi più che mai dobbiamo essere uniti: triestini e istriani, italiani e slavi, lavoratori di tutte le ideologie, tutti gli antifascisti. Dalla nostra lotta e unità dipende affinché le promesse contenute nel memorandum che sanzionano la spartizione, siano mantenute. Amministrazione democratica e autonoma delle due zone. Libero transito di persone e merci fra la zona A e la zona B. Ricostruzione economia. Il porto di Trieste aperto ai traffici con tutti i paesi senza discriminazione. Rispetto dei diritti dell’uomo e di quello delle nazionalià oppresse nelle due zone. Garanzie concrete a tutti gli esuli per ritornare alle loro case se lo desiderano o misure concrete per ricostruire la loro vita altrove. Abitazioni decenti ai senzatetto. Lavoro ai disoccupati. Migliori condizioni di vita ai lavoratori. Uniti, forti dell’appoggio dei popoli vicini, andiamo avanti lottando per un avvenire più giusto e migliore. Viva l’Italia del popolo! Evviva la pace! Evviva il socialismo!”

  93. sfsn ha detto:

    e alora?

  94. dimaco il discolo ha detto:

    se i triestini saveva che fin che gavaria fado coi taliani credo li gavessi ciapadi a bastonade fin al confin a duin.

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