17 Febbraio 2012

Gorizia, centro commerciale in via Boccaccio: cosa ne pensate?

C’è grande attesa per la realizzazione del centro commerciale urbano integrato che sorgerà a Gorizia, nel compendio dei mercati cogerto e all’ingrosso: attesa anche per i benefici in termini occupazionali.  Entro i primi di marzo sarà pronto il bando, dopodiché entro lo stesso mese verrà approvato il progetto.

«Il progetto – spiega il sindaco Ettore Romoli – ha lo scopo di riportare nel centro cittadino più persone possibili, creando un megaparcheggio multipiano e dando la possibilità ai negozianti di insediarsi in una sede prestigiosa, quale è il mercato coperto».

Cuore del futuro centro commerciale sarà un grande supermercato, nel quale però non si potranno vendere frutta e verdura: scelta, questa, motivata dalla volontà di concedere un ruolo importante al vicino mercato coperto, che sarà restaurato e rinnovato.

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41 commenti a Gorizia, centro commerciale in via Boccaccio: cosa ne pensate?

  1. capitano ha detto:

    Penso che no gò capì un tubo.

  2. alpino ha detto:

    me par una bona idea dai, qualche attività intelligente che manca a Gorizia non sarebbe male..vedemo

  3. Kaiokasin ha detto:

    Mercato sì. Megaparcheggio multipiano no.
    In centro bisogna portare la gente, non le auto.

  4. Katja ha detto:

    a ragione kaio. cmq spero non diventi un megastore di negozietti de straze insulse come tanti

  5. bonalama ha detto:

    comercio de cossa in via BOCCACCIO? (nomen omen)

  6. g.b. ha detto:

    magari il megaparcheggio a pagamento: grazie continuo ad andare il SLO con parcheggio libero, prezzi mooooolto più bassi etc. etc. etc.

  7. isabella ha detto:

    Ma praticamente che negozi ci saranno?

  8. Jack ha detto:

    Il parcheggio a Gorizia è necessario, sopratutto perchè (come da progetto) le auto entrerebbero da via Brass non intasando il centro storico. Speriamo bene!

  9. GiovanniG ha detto:

    La gente va dove c’è la possibilità di parcheggiare, meglio ancora se gratuitamente.

  10. isabella ha detto:

    Sì perchè la gente è pigra.

  11. Otto ha detto:

    Io farei un night club,anche perchè come centro commerciale verrebbe piccolino.

  12. Lauro ha detto:

    In effetti qualche domandina sorge anche a me.
    Se capisco bene, il progetto prevede la nascita di diversi punti vendita (leggi negozi) nell’area del mercato con una buona capienza di parcheggio adiacente. Il tutto per attrarre clientela a mo’ di centro commerciale immerso nel centro cittadino. Obiettivo: evitare il più possibile che la gente se ne vada nei centri fuori città impoverendo il tessuto del centro storico con i negozi che chiudono a causa della concorrenza. A prima vista sembra una buona idea. A prima vista…
    Ma, riflettendo, perchè chiudono i negozi del centro? A causa della concorrenza dei centri commerciali per problemi di costo?
    Ed in cosa e perchè, costerebbe meno un nuovo negozio nel “centro commerciale diffuso”? Per es. nell’affitto dei muri? Nella gestione? Vorrei capire..
    Se invece la concorrenza fosse sulla varietà e qualità della merce in vendita, cosa impedisce o ha impedito la tipologia di “offerta” dei negozi già presenti in centro città? I parcheggi?
    Insomma, siamo difronte a decine di negozi chiusi in città; perchè nei nuovi locali da costruire invece le attività fiorirebbero?
    Alcune risposte penso di averle, ma mi interesserebbe capire meglio.

  13. giovanni ha detto:

    centro commerciale senza parcheggio??? Sarebbe morto già in partenza. I parcheggi nel multipiano con accesso da via Brass sarebbe spettacolare e popolerebbe il centro.
    Chi dice il contrario vada a chiudere i parcheggi di Mercator e Q-Landia!!!

  14. emanuele errico ha detto:

    Bella anche questa l’iniziativa,
    suggerisco al sindaco di rifarsi al modello dei mercati coperti realizzati in Spagna (Madrid e Valencia per esempio) che personalmente adoro. Erano come in Italia ma, con delle politiche mirate e vincenti, hanno ridato nuovo impulso a questi tipi di mercati che sono sempre stracolmi di gente.Provare per credere!!!

    http://ignorantezza.weebly.com/2/post/2010/12/il-mercado-de-san-miguel-madrid.html

  15. lucio ha detto:

    @Lauro
    Ritengo interessante e utile la riflessione di Lauro, secondo me fare interventi come accorpare piccoli per fare un centri di attrazione e utilizzare economie di scala, anche se parliamo di una piccola realtà, siano cose che vadano bene. Ma se questa iniziativa è fine a sé stessa, servirà a poco, i negozi riprenderanno a svuotarsi, almeno quelli che sono fuori mercato. La competizione avviene fra sistemi territoriali, e reggeranno la sfida solo coloro in cui l’offerta commerciale sarà completa; in particolare dove piccolo dettaglio, grande distribuzione ed ente locale sapranno operare, con delle alleanze strategiche, con l’obiettivo di arricchire il territorio. Se questo sistema assieme alla ristorazione e ai vari servizi si unisce con l’offerta culturale aiutata da una buona viabilità un degno arredo urbano allora il territorio potrà competere. Se il centro in attuazione avrà la pretesa di sostituire le altre tipologie, come un grande centro commerciale integrato che faccia attrazione, e sostituire l’imprenditorialità del singolo imprenditore, allora diverrà un buco nell’acqua e continueranno le dinamiche che ha esposto Lauro. Se invece, questo nascituro centro, sarà una parte di più azioni fatte per il commercio e dal commercio goriziano, allora questo potrà essere un buon inizio. Saluti Lu

  16. dimaco il discolo ha detto:

    sede prestigiosa il mercato coperto? ma se è per metà vuoto. e lo sarà anche se fanno un parcheggio di 500 mila metri quadri.
    visto che è di proprietà del comune, le licenze verrano variate? Perchè da quello che so, possono vendere una sola tipologia di merce. uno che vende verdura non può vendere altro se è commercio su luogo comunale (non so come si dice esattamente)

  17. Ale ha detto:

    Io penso che sua un’ottima idea!
    L’importante è che sia studiata da professionisti e non da politici miopi.

    Credo che elementi essenziali:
    1) siano parcheggi gratuiti ocomunque a casti contenuti e fondamenta facilmente accessibili (Sorelle Ramonda docet) – Le rotatorie all’ingresso della città sono un disastro economico;
    2) gli ambienti integrati con la città in modo da invogliare i clienti a entrare in città -Castello, Attems, Castagnevizza, ecc;
    3) dei servizi clienti come ristorazione, spazio bambini ecc. (modello Ikea).
    4) prevedere bus navetta gratuiti stazione-centro; NovaGorica-Centro.

    Credo che se il progetto sarà ben gestito potrebbe essere una chance anche per l’ascensore al castello come attrattiva collegata gratuita.

    Per dare carattere al progetto sarabbe interessante progettarlo ad impatto zero.

    L’ho immagino come il vero cuore pulsante della città, però bisogna avere coraggio e saper guardare in grande.

    Queste sono solo mie idee…

  18. Sprtiz_Nero ha detto:

    Ecco come la penso. Vi invito a leggere e fare una seria riflessione. Grazie. http://spritznero.blogspot.com/2012/02/inscatolati-nei-centri-commerciali.html

  19. Spritz_Nero ha detto:

    Non si è fatto nemmeno in tempo a scoprire che accanto all’orripilante mausoleo Ikea di Villesse nascerà l’ennesimo centro commerciale che già il primo cittadino Romoli si rallegra della prossima apertura di quello che sarà modellato in centro a Gorizia nel mercato coperto. A questo punto non credo ci sia più tanto da scherzare. Non c’è da scherzare perché nessuno pare abbia fatto una seria analisi di cosa comportano a livello commerciale e sociale questi “mangiatutto”; non c’è nessuna figura politica che non si sia opposta o si sia chiesta come far fronte al disastro ambientale che avviene quotidianamente attorno alla nostra povera provincia. Gli ambientalisti purtroppo non hanno cercato nessun reperto celtico tra S.Andrea e Villesse, dove si sta avverando uno dei più inutili spargimenti di cemento che si sia visto nelle nostre zone. Si parte dalla speculazione edilizia che arricchisce pochi e tanto, per arrivare ad un finale davvero desolante con l’impoverimento di tanti (non solo economico) e del loro territorio che un domani, come non bastasse, ritroveranno deturpato da enormi, orribili, grigie, inutili, costruzioni vuote. Mentre mi informavo sul perché i centri commerciali sono in realtà dei tumori per la città, ho trovato una lucidissima analisi a dir poco perfetta, stilata da un blogger livornese. Cercherò di riassumere i concetti che ho letto e che condivido completamente. Partiamo dalla definizione che viene attribuita ai centri commerciali dal sociologo americano George Ritzer, ossia “cattedrali del consumo”, dispositivi che consentono, incoraggiano e ci costringono a consumare beni e servizi. Una sorta di rito religioso, viene definito, con i suoi pellegrinaggi rituali. All’interno di queste “cattedrali del consumo” viene creato un mondo incantevole ed impossibile che grazie a percorsi, odori, luci, animazioni ed installazioni ruota attorno alla merce. In teoria una persona potrebbe vivere in un centro commerciale senza mai uscirne. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti, ma a quanto pare, i tutti hanno poche diottrie: le piazze si svuotano, il centro cittadino si riempie di uffici, degrado urbano nei luoghi abbandonati. Il naturale istinto umano alla socialità viene incanalato verso percorsi predefiniti che portano al consumo, unico illusorio riempimento del vuoto creato dalla mancanza di relazioni interpersonali. Nei centri commerciali centinaia di persone nelle loro decine di azioni si concentrano sulla merce; tra loro non discutono, non parlano, non godono dell’ambiente. Le scelte urbanistiche consapevoli delle amministrazioni e delle imprese distruggono il tessuto sociale che inevitabilmente esisteva ai tempi in cui i negozianti popolavano i quartieri con la loro rete fatta dall’intersezione di rapporti personali. Nella comunità in presenza di un minimo di fiducia e conoscenza reciproca si creavano degli “scudi” sociali quali aiuto e sostegno, perché ognuno sapeva che sarebbero stati ricambiati, come l’isolamento di eventuali violenze e problemi che sarebbero dannosi per tutti. Anche commercialmente esistono dei benefici in un quartiere “vivo”: la ricchezza prodotta ritorna in parte nel quartiere stesso creando anche occupazione da parte delle piccole attività. Ovviamente il centro commerciale non solo non tiene conto dei quartieri e dei loro cittadini, anzi, l’obiettivo è proprio quello di strappare il cittadino al proprio ambiente sociale per trasformarlo in consumatore in tempo pieno. Grazie al benestare delle amministrazioni, i grandi imprenditori modellano il “consumatore lavorato” grazie ad offerte ineguagliabili. Il modello di consumo di massa viene imposto a tutta la città con trasformazioni urbane e costruzioni di varianti per favorire uno scorrimento veloce verso le cattedrali del consumo. (vedi Villesse) Intanto le compagnie dei ragazzini ormai trascorrono le loro domeniche all’interno dei centri commerciali. Naturalmente l’insediamento di un nuovo centro commerciale è visto come la manna dal cielo per quanto riguarda l’assunzione di nuovi posti di lavoro, specchietto per le allodole usato da chi ha l’interesse per costruire queste scatole di pandora. In realtà i posti di lavoro che si vengono a creare sono precari, con contratti a tempo determinato, spesso part time ed in alternativa ai lavori persi in centinaia di piccole e medie attività, incapaci di reggere la concorrenza. I centri commerciali non producono ricchezza per un territorio, ma la sottraggono, per un concetto molto semplice: come fa un’economia a risollevarsi se i soldi che entrano sono sempre e solo i nostri? Disoccupazione, carovita ed emergenza abitativa, problemi all’ordine del giorno, sono la situazione tipo che cercano le grandi catene di distribuzione: una specie di avvoltoi che mirano a spolpare i territori che per tamponare l’emorragia economica accettano di svendersi sia dal punto di vista delle concessioni e delle scelte urbanistiche che dal punto di vista dei lavoratori. Il meccanismo è il seguente: il centro commerciale inizia con una politica dei prezzi bassi, una volta sbaragliata la concorrenza e creato il deserto intorno, i prezzi vengono modellati a piacimento. Nel frattempo anche i dipendenti sono costretti a servirsi presso l’azienda in cui lavorano. Agli impiegati è vietato iscriversi ai sindacati, mentre le violazioni di abusi sul lavoro comprendono tutto: discriminazione di lavoratori disabili, sessuale, lavoro infantile, assenza di copertura sanitaria ed extra non pagati. Aggiungiamoci pure oscure finanziarie di proprietà degli stessi ipermercati che finanziano con soluzioni di pagamento dilazionato i nostri acquisti, spingendoci all’indebitamento. Non casuali strategie psicologiche inducono inoltre i dipendenti a sottomissioni dure ed umilianti; la flessibilità è un elemento imprescindibile: straordinari, festivi obbligatori, orari che mutano ogni giorno, ferie non concordate sono la normalità. Il personale, spesso giovane e senza qualifiche, viene assunto con contratti atipici e di tempo determinato, con buste paghe molto basse. L’ambiente di lavoro crea una condizione di tensione e diffidenza reciproca impermeabili per paura alle forme tradizionali di organizzazione sindacale. Ecco quindi che i pochi posti di lavoro che crea l’insediamento di un centro commerciale non sono in grado di soddisfare le esigenze di un individuo, tanto meno quelle di una famiglia. Intanto si continua a costruire centri commerciali che sono circondati da fabbriche chiuse, attività fallite, giovani disoccupati, sfratti per morosità, precariato, famiglie indebitate. Conclude il blogger livornese con un “a noi sembrano insensate” e poi continua “ma forse un senso per loro ce l’hanno: arraffare tutto ciò che resta prima che crolli baracca e burattini”

  20. Giordano Vintaloro ha detto:

    Leggo reazioni contrastanti, mi sa che nessuno (me compreso e politici compresi) ha le idee chiare su cosa fare.

    Forse è il caso di “ritornare ai fondamentali”.

    1) il commercio a Gorizia è in grossa crisi, diciamo pure moribondo.

    2) il “centro” di Gorizia (tra virgolette perché Gorizia non ha un centro comunemente inteso quanto piuttosto delle direttrici, linee) è poco visitato, sebbene non sia più brutto o peggio messo di altri in regione o nelle vicinanze.

    3) il mercato coperto, struttura bellissima anche se necessita di un po’ di maquillage, nasce come “centro commerciale”, aggrega singoli venditori di alcuni prodotti in un unico luogo, concentrando l’offerta e quindi facilitando l’incontro con la domanda. Anche questo è in declino.

    4) nel raggio di un’ora di auto da Gorizia ci sono parecchi centri commerciali (forse 10, non so, non li conto) che offrono non solo un’offerta commerciale ma soprattutto “qualcosa da fare”, e ci includo anche il Cinecity di Pradamano, concepito come un piccolo centro commerciale.

    Mi fermo qui se no mi dilungo troppo con la lista. Tuttavia è chiaro che nella competizione ci stiamo perdendo. E’ vero che in ogni progetto bisogna sempre considerare “l’opzione zero”, cioè se non fare niente sia la soluzione migliore.

    Però per cortesia apriamo gli occhi: alzi la mano chi non usa la macchina per andare da qualche parte. Mettetevi nei panni di un udinese o di un triestino che vorrebbe passare la domenica da qualche parte e si vede costretto a giostrarsi tra una miriade di centri commerciali e il niente del centro.

    Se Gorizia si attrezza per offrire qualcosa, dare parcheggi (anche a pagamento) è un invito ad arrivare fino nei pressi del centro. I centri cittadini muoiono perché non possono fare concorrenza ai centri commerciali sul loro campo.

    Però il parcheggio serve a portare la gente, ci vuole. Punto. La differenza la farà la programmazione di attività, lo spirito della gente che deve ritrovare un po’ di orgoglio e riunirsi per fare qualcosa per questa città, basta lamentarsi, per piacere.

  21. Spritz_Nero ha detto:

    Trovo assurdo che la città cerchi di contrastare il predominio commerciale delle “cattedrali del consumo” imitandone la filosofia. (alcuni commercianti vogliono far diventare Gorizia un centro commerciale a cielo aperto… a sto punto vado in uno coperto) La soluzione sta nel differenziare la merce, tornare a vendere prodotti di nicchia e garantiti dalla stessa presenza del venditore, persona fidata e conosciuta. Il compito degli amministratori è quello di sostenere il commercio con iniziative di interesse socio-culturale legate al territorio, cosa che gli asettici mall non possono offrire. Purtroppo questo tipo di investimento per molti intraprendenti commercianti diventa insostenibile grazie ad un regime fiscale assurdo. Gli amministratori intanto sono occupati a firmare concessioni ai colossi del commercio e comparire sorridenti sui manifesti elettorali.

  22. AndreaGo ha detto:

    Quotone per Spritz Nero!!!!

  23. Katja ha detto:

    Spritz!

  24. Paola Verona ha detto:

    i centri commerciali naturali richiedono tempo(va considerato un investimento a lungo termine quindi non bisogna arrendersi dopo un anno), costanza e molte idee…ma alla fine i risultati si vedono.

  25. Giordano Vintaloro ha detto:

    Spritz Nero non sono assolutamente d’accordo con l’affermazione: “Trovo assurdo che la città cerchi di contrastare il predominio commerciale delle “cattedrali del consumo” imitandone la filosofia. (alcuni commercianti vogliono far diventare Gorizia un centro commerciale a cielo aperto.”

    Perché, una città secondo te cosa dovrebbe essere? Un po’ di case e la chiesa per la messa la domenica? Ah sì, e i tanto amati e presenti (sempre meno) uffici pubblici che hanno riempito le tasche e decerebrato la coscienza civica per 60 anni?

    I centri commerciali funzionano non (solo) perché presentano offerte commerciali ma perché offrono un punto di aggregazione compatto con iniziative, rubando loro filosofia e funzione delle città, quindi non vedo che cosa ci sia di male a riappropriarsene. Gorizia ha scarsa e sparsa offerta commerciale, non è compatta e le iniziative che ci sono – perché ci sono – non sono né pubblicizzate né sostenute con forza dal basso.

    I centri commerciali ti organizzano tutto, e tu basta che vai. Ricreare un centro di vita civica e uno spirito cittadino richiede tempo e voglia e dedizione. Ma funziona, è provato.

    Inoltre, va bene differenziare, ma mica possiamo fare un centro che vende solo e soltanto prodotti di nicchia. Anche i più esigenti vorranno mangiare verdura e comprare calze e camicie ogni tanto.

  26. Lauro ha detto:

    @ Giordano Vintaloro

    “…Gorizia ha scarsa e sparsa offerta commerciale, non è compatta e le iniziative che ci sono … non sono né pubblicizzate né sostenute con forza dal basso…”

    Concordo!
    Ma appunto allora mi si ripropone il dubbio.
    Se è vero che la stessa categoria a Gorizia non pubblicizza e non sostiene le iniziative (e sostiene poco anche quelle che concorda); se è vero che l’offerta è bassa e di scarsa qualità; se è vero che ormai il commerciante classico è quasi in toto sostituito dal franchisig..

    Perchè dovrebbero aprire nuovi negozi, e con altra mentalità, nel centro in via Boccaccio?

  27. Lauro ha detto:

    In sostanza, per quello che mi è dato di sapere ad oggi, la cosa si configura come un piccolo centro commerciale in centro città con la differenza rispetto agli altri che questo viene finanziato con denaro di pantalone. Soldi pubblici…
    Molto adatto alla mentalità del commerciante medio goriziano abituato a Fondo Gorizia e Zona Franca, ma non so se la cosa mi fa proprio felice…

  28. Lauro ha detto:

    Di progetti e di malta e mattoni qualcosa già si sa.. Quello che rimane proprio oscuro ad oggi, è però che tipo di gestione si prevede per questo centro. Accentrata? Pubblica? Affidata alla società promotrice?

  29. Giordano Vintaloro ha detto:

    @ Lauro
    Dovrebbero aprire perché con un parcheggio da 500 posti (grandino…) si potranno chiudere vie al traffico, fare un centro pedonale come si deve e perché chi si occuperà di coordinare il riempimento di nuovi spazi detterà delle regole che prevederanno una certa tipologia di negozi, e non un’altra. Dal momento che paghiamo tutti, assicuriamoci che il risultato venga come ci auguriamo, vigilando sulle procedure. E’ il solo modo per evitare disfattismo, controllare come vengono usati i nostri soldi e arrabbiarci sul serio se vengono spesi male, pretendendo dimissioni e chiedendo spiegazioni dettagliate.

  30. tuononno ha detto:

    Ma quale centro commerciale: ci sono gia’ i negozi e sono semivuoti, perche’ costano. Non e’ possibile fare concorrenza con la Slovenia, perche’ ci sono costi della vita e di produzione diversi. Qui il comune vuole soltanto fare cosmesi: grande pubblicita’, grandi manovre, niente di fatto. Quindi:
    a. non si puo’ pretendere di pagare le commesse 3 euro, soltanto per sostenere la concorrenza;
    b. servono posti di lavoro, non negozi vuoti;
    c. inutile fare il centro commerciale in citta’ come a Udine, a Trieste o a Monaco: Gorizia e’ un buco, fate piuttosto fabbriche ed attivita’ imprenditoriali serie;
    c. se proprio aprono, sono i soliti negozi di “strasse”: o ci sono negozi troppo costosi, o poco costosi e con delle “strasse”. Aprissero un negozio con merce di buona qualita’ e buoni prezzi, venderebbero subito (tipo la vecchia Standa o la vecchia Oviesse);
    d. l’ascensore in Castello e’ una cosa inutile: a cosa serve, se tutti i negozi sono chiusi?
    e. perche’ le poche decenti, che ci sono, tipo il mosaico romano davanti palazzo Lantieri o le mura dell’eta’ romana non le valorizzano? L’amministrazione pensa solo al castello e ai resti della prima guerra mondiale: perche’ ci tengono cosi’ tanto a far scappare altrove i turisti, a vedere cose piu’ interessanti? Ed una mostra decente su etruschi, egizi o romani ? Perche’ non la fanno? Solo prima guerra mondiale o gente che nessuno conosce!?!

  31. tino84 ha detto:

    @tuononno:

    non capisco il nesso “negozi sono semivuoti perchè costano”. i negozi son vuoti perchè costano gli affitti o i muri?.
    Non è possibile fare concorrenza alla slovenia? a me pare di si, sul piano prezzi, d’accordo sul piano della possibilità di scelta.
    b. ottimo!come li otteniamo questi posti?
    c. grandioso! quali sono le fabbriche ed attività imprenditoriali serie che il comune può proporre?
    c.2 io negozi dove comperare buona merce a buoni prezzi ancora li trovo.
    e. hai dati che affermino che i turisti scappano altrove data la mole di mostre sulla prima guerra mondiale? E dati che affermino che i turisti resterebbero con mostre su etruschi (che mi pare abbiano già proposto) ecc ecc?

    perdonami la quantità di domande, ma a leggere il tuo post così..posto :-p , mi sembra il classico caso “cosa serve far quel, se dovessi far tante altre robe prima..”

  32. Spritz_Nero ha detto:

    @Giordano: Curioso rispondere a Giordano dalla Giordania… 🙂

    Trova le differenze:

    Una CITTA’ è un insediamento umano esteso e stabile, un’area urbana che si differenzia da un paese o un villaggio per dimensione, densità di popolazione, importanza o status legale. Il termine italiano città deriva dall’analogo latino CIVITAS, e deriva dalla stessa etimologia di civiltà. Una definizione sintetica di città potrebbe essere: concentrazione di popolazione e funzioni, dotata di strutture stabili e di un territorio. Tale definizione presenta il vantaggio di una maggiore duttilità. In senso amministrativo il titolo di città spetta ai comuni ai quali sia stato formalmente concesso in virtù della propria importanza e varia secondo gli ordinamenti giuridici dei vari Stati.

    Il CENTRO COMMERCIALE nasce secondo criteri che prevedono un progetto ed in seguito una gestione unitaria. È solitamente gestito da una società a cui le diverse imprese commerciali, che mantengono una propria autonomia, hanno dato in gestione le strutture e le politiche commerciali e promozionali comuni. Questi centri sorgono allo scopo di concentrare in un unico spazio un considerevole numero di attività commerciali, così da offrire al consumatore un’ampia gamma di beni e servizi a cui accedere senza compiere lunghi spostamenti.
    I centri commerciali, così come vengono abitualmente intesi al giorno d’oggi, nascono per essere a misura di automobilista e si collocano solitamente in aree caratterizzate da elevata accessibilità veicolare e trasportistica (quasi sempre nelle periferie delle città). Fonte Wikipedia

  33. unocontrouno ha detto:

    Il progetto riguardante la creazione di un CENTRO COMMERCIALE URBANO INTEGRATO in area Santa Chiara è stato più volte oggetto di articoli sulla stampa locale con il nome di Progetto Leonardo. Si tratta di un progetto che ottenne, fra l’altro, il punteggio più elevato a livello Friuli Venezia Giulia da parte della Commissione regionale incaricata di valutare le iniziative di valorizzazione dei centri storici.
    Abstract del progetto
    “L’operazione riguarda la progettazione architettonica, urbanistica ed economico finanziaria del “Centro Commerciale Urbano” di Gorizia, tramite un ampio e articolato gruppo tecnico di lavoro che è stato allestito per l’occasione (formato da economisti, ingegneri, architetti, esperti del settore distributivo, esperti di comunicazione).
    Il “cuore” del progetto sarà costituito dal Mercato Coperto di Via Boccaccio, spazio storico dedicato alla compravendita di prodotti deperibili e particolarmente caro ai Goriziani, al quale si aggiungono adesso l’area adiacente di Santa Chiara e Piazzale Donatori Volontari di Sangue.
    Il Mercato Coperto verrà riqualificato mantenendo le sue caratteristiche di fondamentale punto di smistamento cittadino di frutta, verdura, fiori, pesce.
    Santa Chiara verrà valorizzata e fornita di parcheggi interrati e di attività distributive in sede fissa complementari al Mercato Coperto, e le aree di connessione (Via Boccaccio, Piazzale Donatori Volontari di Sangue) saranno arredate e rivisitate in modo tale da creare un vero e proprio nuovo “pezzo” di città, ad alta vivibilità e immediata accessibilità, con particolare attenzione al livello pedonale.
    L’idea che ha mosso questo argomento parte dalla convinzione che ormai nel nostro paese iniziative calate dall’alto come i grandi centri commerciali artificiali periferici sono nella fase calante del loro ciclo di vita, e in molti contesti hanno raggiunto una elevata saturazione territoriale.
    Oggi è arrivato il momento di rilanciare una progettualità seria e integrata, di alto livello ma che parta dalla città esistente, e intervenga sul suo tessuto pregiato, per contribuire ad innalzare il tenore di vita, la salute delle imprese commerciali, e puntare alla massima soddisfazione dei cittadini.”
    Successivamente, l’amministrazione comunale, come avviene in questi casi, ha sposato il progetto (per inciso: sia la precedente amministrazione, sia l’attuale)ed ha lavorato in questi anni per creare le condizioni necessarie a far sì che il tutto diventi realtà.
    Alcuni degli obiettivi del progetto: riqualificare un’area sottoutilizzata (Santa Chiara);
    Rilanciare una struttura storica (mercato coperto);
    creare una nuova porta di accesso al centro urbano grazie alla disponibilità di un posteggio interrato);
    arredo e rivitalizzazione di una “porzione” di città (via Boccaccio).
    Un tanto per contribuire alla discussione sul progetto.

  34. Giordano Vintaloro ha detto:

    @ Spritz Nero

    Non giochiamo con le parole. Non serve Wikipedia per capire che dove c’è un agglomerato di persone ci debbano essere per forza attività produttive e commerci altrimenti anche se quelle persone si vogliono tutte bene non campano. Visto che stavamo parlando di un progetto di alcune vie centrali, escludiamo le attività produttive o vogliamo mettere fonderie e campi coltivati in Corso Verdi?

    Resta il commercio, e il centro penso siamo tutti d’accordo che deva essere un centro d’interessi e un centro di attività commerciali. In questo senso intendevo dire cosa dovrebbe essere una città, un centro di scambi, commerciali, culturali, perché le attività produttive certamente non si possono impiantare.

    Ripeto, in centro ci vuole il commercio, la natura commerciale della città è stata derubata dai cosiddetti centri commerciali, tanto che se ora si parla di centro commerciale s’intende quello che dice l’enciclopedia, non il centro della città.

    La gestione dei singoli negozi in una città è più difficile, sono d’accordo, basta vedere quanti negozi partecipano alle serate di apertura, meno del 50%, e meno male che sono riuniti in associazione. Ma non è impossibile e in altre città che si sono rimboccate le maniche meglio di noi l’hanno fatto.

    Cosa vogliamo fare altrimenti? Abdicare in favore del centro commerciale? Allora chiudiamo tutto, si fa prima. Teniamoci una città dove si passa in macchina per andare da casa al lavoro. Ah, sì, poi, quale lavoro?

    Non è forse invece il caso di seguire bene i progetti che vengono proposti, migliorandoli con osservazioni puntuali, facendo la guardia sui soldi pubblici che vengono spesi? Chi governa ha il dovere di proporre progetti di cui altrimenti uno per uno noi cittadini non ne verremmo mai a capo. Però noi possiamo vigilare e far capire a chi governa di stare attento a come amministra. Vanno educati.

  35. Giordano Vintaloro ha detto:

    Piacere di rivederti unocontrouno. Vedo che quasi tutti continuano a non presentarsi connome e cognome.

    Riporto a beneficio di chi commenta la righina in cima a box “scrivi”: “Nome e Cognome (obbligatorio, sei tu il responsabile civile e penale di questo commento)”

    E vi ricordo che non siamo sotto il fascismo, quindi per le vostre opinioni nessuno vi farà bere l’olio di ricino.

  36. unocontrouno ha detto:

    Piacere mio Giordano :), ribadisco, come l’altra volta, che il mio contributo è solo per fornire delle informazioni utili alla discussione, onde evitare che a causa di alcune inesattezze riportate si possa andare fuori tema. Avendo profondo rispetto di questi strumenti di discussione, mi spiace constatare che a volte si dibatta su affermazioni (o a causa di informazioni) errate.

  37. Paola Verona ha detto:

    fino a quando le persone non metteranno nome e cognome sui loro post questo spazio di discussione sarà solo un insieme di cose non dette e non porterà mai a niente.
    Da parte mia non commenterò più niente, non mi va di parlare con persone che non hanno neanche il coraggio delle proprie azioni (o parole)

  38. Ale ha detto:

    Io condivido in pieno l’opinione di unocontrouno e di Giordano Vintarolo.
    Secondo me l’idea è ottima.

    P.S. Per quanto riguarda nome e cognome se vi sono insulti, minacce ecc il responsabile è facilmente rintracciabile mediante indirizzo IP quindi non crediate che anche se non mettete nome e cognome cambi qualcosa.
    Se qualcuno pertanto si sente offeso può tranquillamente fare una denucia alla polizia postale. Anzi è peggio se uno mettete il nome e cognome di un’altro.
    Pertanto io continuo a credere che il nik sia più che sufficiente ad esprimere la propria libera opinione.
    Chi crede di mettere apertamente il proprio nome e cognome buon per lui ma non potrà mai essere un obbligo.

  39. Ida ha detto:

    Speriamo che oltre ad un buon rapporto qualità /prezzo ,ci sia un personale cortese,qualità che ultimamente riscontro solo nei giovanissimi

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