10 Novembre 2010

Gorizia Cup, al via la terza edizione. L’intervista all’organizzatore Gabriele Cristofoli

La Gorizia Cup, il popolare torneo amatoriale di calcio a 7, è giunto alla terza edizione: abbiamo chiesto a Gabriele Cristofoli, fondatore e promotore, di raccontare la storia della manifestazione.

Come è nata l’idea della Gorizia Cup?

L’idea della Gorizia Cup nasce dalla volontà dei “gruppi di amici” che hanno voluto accomunare in un unico torneo i tanti appassionati che da anni frequentano il campo sportivo parrocchiale del “Pastor Angelicus” per le classica sgambata settimanale.

Perché proprio “Gorizia Cup”?

Diciamo che il nome Gorizia Cup è stata una mia proposta. Ricordo ancora il momento di quando è stato avvallato. Tutti i rappresentanti delle squadre erano riuniti per decidere la formula del campionato, i calendari e come gestire la cosa. Nel momento in cui si è venuto a parlare del nome che avrebbe preso la manifestazione ho voluto proporre Gorizia Cup per coinvolgere la città di Gorizia e per rendere la manifestazione un punto di riferimento cittadino per il calcio a 7 amatoriale.

Ritieni di aver riempito un vuoto?

Credo proprio di si. Tutte quante le città hanno un campionato amatoriale giocato sul sintetico. Gorizia era una città che non aveva mai proposto nulla di simile, e questa manifestazione va a riempire una mancanza di cui la città aveva bisogno.

E’ difficile organizzare una manifestazione del genere?

Facilissimo non è! Ci sono molte cose da coordinare. Si deve seguire sia la parte organizzativa del torneo, quindi tesseramenti, calendari, eventuali spostamenti delle gare andamento delle partite sia la parte commerciale con i vari sponsor che sostengono la manifestazione. Un grande contributo nella parte organizzativa lo hanno anche il Gruppo Arbitri LUXOR a cui sono affidate tutte le designazioni delle partite e con il quale ho un contatto quotidiano per capire le eventuali problematiche.

E la concorrenza con il “Vizzari”?

Io non la vedo come concorrenza al Torneo Vizzari, anche se qualcuno l’aveva soprannominato Vizzari d’inverno. Le due manifestazioni si distinguono molto, innanzitutto per la formula: il torneo Vizzari dure 3 settimane e si gioca nel periodo estivo, la Gorizia Cup è spalmata su 8 mesi, quindi un campionato vero e proprio con la formula finale dei play off. Poi c’è il fatto più importante che sono i giocatori partecipanti. Il Torneo Vizzari prevede solo tesserati F.I.G.C., la Gorizia Cup, invece, solo ed esclusivamente amatori senza alcun tesserato.

Ti ritieni soddisfatto dell’operato?

Molto! I risultati parlano a nostro favore. La manifestazione, che ha raggiunto il suo terzo anno di vita, ha sempre avuto un seguito maggiore e tantissime persone si sono avvicinate sia per giocare, sia per sostenere la manifestazione sottoforma di sponsor. Questo grazie anche al grande spirito di fair play, correttezza ed educazione che si respira durante le partite. In più, la Gorizia Cup si propone come un campionato per coloro che non hanno più la passione per giocare in campionati federali e sostenere 3 allenamenti settimanali. E una cosa più soft, si gioca una volta a settimana con uno spirito di amicizia e di gruppo.

Sono più le critiche o i complimenti?

Tanti complimenti! È chiaro che poi mettere tutti d’accordo non si riuscirà mai. Qualche brontolone lo si trova sempre e si accettano anche le eventuali critiche. Diciamo che come organizzazione siamo molto attenti a prendere in esame delle proposte chiacchierate da partecipanti o persone esterne. Se queste “chicchere” possono dare un qualcosa di positivo nell’organizzazione della manifestazione sono ben accette.

Come gestisci il fatto di essere l’organizzatore del torneo ed anche un giocatore?

La mia non è una posizione facilissima. Partecipando alla Gorizia Cup con una squadra devo sempre dare il buon esempio, soprattutto in campo. Adesso come adesso, dopo questo grande successo, la mia posizione come giocatore resta in bilico e ho deciso di prendere parte alla competizione unicamente se la mia squadra sarà in difficoltà numerica. È fondamentale che le mie scelte siano fatte per preservare l’immagine della Gorizia Cup. Credo che nei prossimi anni mi defilerò completamente da partecipante concentrandomi solo ed unicamente all’organizzazione. Non è una scelta facile, la passione per il calcio giocato resta sempre, ma la Gorizia Cup ha bisogno di un immagine pulita come è stata fino ad ora.

Quali sono le novità di questa edizione?

La grande novità della manifestazione è rappresentata dalla formula dei Play Off che premierà le squadre che avranno un rendimento costante durante la stagione regolare. La regular season (26 giornate tra andata e ritorno) si chiamerà Gorizia League e prevede per il vincitore la qualificazione diretta alle semifinali e ingenti premi. Ci sarà posto nei playoff invece per i team tra la seconda e l’11° posizione, divise in griglie: dalla 2° alla 4° immediata qualificazione ai quarti mentre dalla 5° alla 9° ci sarà l’inserimento nel secondo turno, cui approda anche la vincente dello spareggio secco tra 10° e 11°. Tutti gli incontri dei playoff, semifinali escluse, in caso di parità di somme di gol vedranno la qualificazione al turno successivo della squadra meglio piazzata: in semifinale in caso di parità tra andata e ritorno si procederà con supplementari e rigori mentre la finalissima sarà secca.

Cosa bolle in pentola per le prossime edizioni?

Innanzitutto vorrei esprimere la mia più grande gioia e soddisfazione per la crescita che la Gorizia Cup ha avuto in questi 3 anni. È chiaro che la difficoltà nell’organizzare e nel gestire una manifestazione del genere sta nelle strutture di gioco. Purtroppo a Gorizia c’è carenza di campi sintetici e le date disponibili per svolgere le partite sono ristretti. Il desiderio ed il sogno è quello di poter costruire e gestire un campo sintetico solo ed unicamente per svolgere la nostra manifestazione. Purtroppo le spese per la gestione dei campi è alta e chiaramente le entrate sono poche. Vorrei rifarmi alle parole dell’AD del Milan Adriano Galliani: uno dei principali problemi del calcio in Italia sono gli stadi di proprietà. Avere uno stadio di proprietà dà la possibilità di abbassare i costi di gestione ed aumentare i profitti. Ecco, nel nostro piccolo, anzi piccolissimo, la situazione è identica.

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