26 Settembre 2010

Acegas Trieste sconfitta a Trento, tre minuti di follia rendono una sconfitta pesante

Il “game plan” azzeccato, le sfumature decisive…
Non si può certo dire che l’Acegas non abbia capito come poter battere Trento: il piano gara ordinato da Dalmasson era fin troppo lucido per non essere condiviso, cioè primo obiettivo quello di raddoppiare o comunque pressare con due uomini sul pick’n roll Ferrarese, spauracchio atavico giuliano, e cercare di sfruttare i centimetri e la pericolosità dei nostri lunghi in area pitturata (vedi Benfatto). Tutto corretto e a tratti ben eseguito, peccato che la pallacanestro ha centinaia di sfaccettature che poi fanno la differenza; ecco allora che il fondamentale del “tagliafuori” ha latitato, anche causa adattamenti difensivi e accoppiamenti mancati, la superficialità nella gestione dei palloni ha procurato palle perse a profusione, la mancanza di personalità offensiva di alcuni singoli (molto diligenti ma prevedibili) ha reso leggibile l’attacco giuliano. Non è un caso che nel momento chiave del match, l’allungo probabilmente decisivo è avvenuto con due-tre canestri con l’ “uomo addosso” di Luca Conte…

Simone Lenardon, quando la miglior risposta viene dal campo
Settimana difficile per il mancino play toscano, voci che si sono rincorse su un probabile regista in arrivo, pressione sulle spalle prima ancora di cominciare il campionato. La sua risposta alla prima uscita è stata convincente, segnando e “smazzolando” 10 assist a beneficio soprattutto di Michele Benfatto; il suo compito quindi è stato eseguito giudiziosamente, poi, se tutto questo non si allinea con il concetto di playmaker di coach Dalmasson, è un altro paio di maniche.
In una partita in cui è mancata un po’ di personalità nei giocatori in campo, Simone Lenardon si staglia quale unico, forse insieme a Benfatto, uomo di carattere  dei biancorossi.

Tiri liberi: sbagliati nei momenti chiave
Il 60% ai tiri liberi con 21/35 è già di per se una statistica da “circoletto rosso”, 14 omaggi dalla linea della carità, in trasferta, sono sanguinosi; quello però che forse ha pesato maggiormente nel bilancio della partita sono stati i momenti in cui la mira è mancata. In uno sport d’inerzia, nel momento della rimonta, fare uno 0/2 è delittuoso….

Per un Marco felice un altro meno…. Contento
Paradossi sportivi, un raggiante giocatore in maglia bianco-nera trentina ma triestino purosangue festeggiava la vittoria dei suoi in mezzo al campo: Marco Spanghero, anche con una tripla in un momento chiave, ha contribuito ad affossare la sua ex squadra, con una prestazione “imballata” inizialmente per l’emozione, più sciolta nel prosieguo della gara. Se un Marco ride, un altro, in borghese e dall’umore rivedibile, resta a guardare i compagni: come mai?
Bocche cucite come poche volte si è avuto modo di registrare, il coach glissa e la giustificazione trapelata (quasi intuita) nei corridoi di un Contento ancora non a posto fisicamente convince poco. Primo rebus stagionale?

Tre minuti per farsi più male del dovuto, mentalità da costruire
Se l’Acegas avesse chiuso la partita senza i tre minuti finali sarebbe uscita sconfitta ma serena, avendo disputato un match dignitoso e sotto controllo mentalmente, avendo anche avuto la forza di recuperare un paio di break pericolosi. I tre minuti finali, stigmatizzati a dovere da coach Dalmasson sono l’apoteosi della negazione cestistica…tiri affrettati da tre punti, difesa disattenta, giocatori disuniti isterici. Mentalità vuol dire anche questo, lavorare con la testa anche quando la partita è praticamente andata, continuare a produrre gioco in modo sinergico, altrimenti quello che si ricava è solamente l’aggravio del male, poco utile per il morale, per il lavoro settimanale e per l’opinione pubblica.

Raffaele Baldini

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