12 Gennaio 2010

Il linguaggio del cervello al 71esimo Neuroscience Cafè

Riceviamo e pubblichiamo. Giovedì 14 gennaio alle ore 18 all’Antico Caffè San Marco (via Battisti 18) il Centro interdipartimentale per le Neuroscienze “Brain” (Basic Research And Integrative Neuroscience) dell’Università di Trieste e il Comitato per la Promozione delle Neuroscienze (Cpn) organizzano il 71° Neuroscience Cafè sul tema “Il Linguaggio nel Cervello”.

Nuove soluzioni a vecchie controversie

La localizzazione delle funzioni linguistiche nel cervello e la descrizione dei meccanismi che ne sono alla base, sono forse il problema per eccellenza delle neuroscienze cognitive. La complessità della questione ha attraversato tutti gli ultimi 200 anni di ricerca, costituendosi come tema di acceso e centrale dibattito neuroscientifico. Solo recentemente però, scoperte importanti (neuroni specchio), metodiche innovative (risonanza magnetica funzionale, elettroencefalografia, stimolazione magnetica transcranica, ecc.) hanno offerto possibilità inimmaginabili in precedenza. Recenti studi fanno infatti ritenere che la comprensione linguistica si appoggi ai sistemi di produzione motoria, in qualche modo contestando la rigida e classica separazione tra aree cerebrali coinvolte esclusivamente nella percezione o nella produzione del linguaggio. Il tema è proposto dal dott. Alessandro D’Ausilio, ricercatore dell’Università di Ferrara.

Due è meglio di una

Ciò che chiamiamo “rosa” avrebbe lo stesso dolce profumo anche con un altro nome. Tuttavia, continuiamo a chiamarla “rosa” e, se dovessimo andare in un paese straniero, non porteremmo certo con noi un campione di questo fiore: se necessario, in quasi tutte le lingue sparse per il mondo esiste una parola che renda possibile esprimere lo stesso concetto ed eventualmente comprarne una senza ritrovarci in mano un cespuglio di crisantemi. La caratteristica più evidente dei bilingue consiste nella capacità di esprimere e comprendere frasi elaborate in un idioma differente dalla propria lingua materna senza ulteriore difficoltà. Questa abilità può essere sviluppata a partire dalla prima infanzia o appresa in qualunque fase della vita adulta. Il bilinguismo acquisito durante i primi anni di vita impone la sollecitazione costante di alcune aree specifiche della corteccia cerebrale e porta in dono all’individuo adulto un simpatico vantaggio cognitivo. Il tema è proposto dal dott. Gabriele Garbin, dottore in Neuroscienze dell’Università di Trieste.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *