17 Aprile 2009

I vigili bloccano uno smaltimento illegale di rifiuti sanitari pericolosi. Due indagati

kriminalnoRiceviamo dalla Polizia Municipale di Trieste e pubblichiamo.

Una pattuglia della PM ha sorpreso, in piazzale Duca delle Puglie, un uomo mentre stava gettando nei cassonetti delle immondizie dei sacchi gialli contenenti rifiuti sanitari ad alto rischio infettivo.
Il primo indagato è Emanuele Pitarresi (nella foto), 57enne triestino, titolare della Ditta “Fiore” (via Orlandini 33), che aveva tra i suoi clienti studi medici, case di riposo e fisioterapisti in città e in regione. Questi enti, in buona fede, pagavano il Pitarresi affinché distruggesse “a norma di legge” gli scarti pericolosi.

I contatti accertati dagli investigatori sono un centinaio ma potrebbero essere molti di più: per questo motivo – ai fini dell’indagine – la Polizia Municipale ha deciso di diffondere le generalità dell’indagato invitando tutti quei professionisti o titolari che avessero usufruito del suo servizio, a contattare quanto prima l’Ufficio di polizia giudiziaria (040.4194.282; Polizia_municipale@comune.trieste.it).

La legge prevede procedure rigorose per lo smaltimento di questi rifiuti, per ragioni di salute pubblica: chi svolge questa attività deve essere autorizzato dall’Albo nazionale dei gestori ambientali, registrare per questo scopo i veicoli utilizzati e compilare con precisione dei formulari che descrivono gli oggetti da smaltire. I rifiuti, codificati CER180103*, entro pochi giorni dalla raccolta devono essere portati direttamente a bruciare in un centro autorizzato fuori Trieste; mai gettati nei cassonetti generici.

Pitarresi invece, che l’autorizzazione non ce l’aveva proprio e non si curava dei formulari o addirittura li falsificava, sparpagliava i sacchi gialli in diversi bottini della città. Per dare un’idea della gravità del fatto, ecco alcuni esempi di quanto è stato trovato nei sacchi sequestrati dalla PM: bendaggi contaminati da fluidi biologici ed ematici, pannolini usati per adulti, siringhe usate, guanti monouso, bastoncini abbassalingua, speculum vaginali e altri strumenti per visite e test ginecologici.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Trieste, hanno svelato un giro d’affari di poco inferiore ai 100.000 € per più di una tonnellata di rifiuti a rischio infettivo illecitamente stoccati. Inoltre, in due dei quattro veicoli usati per l’attività e all’interno di un magazzino in centro, sono state sequestrate centinaia di copie di formulari per il trasporto dei rifiuti, documenti contabili, timbri autoprodotti con i loghi di svariate aziende locali: dal materiale sequestrato si è potuto dedurre che l’attività è iniziata quantomeno nel 2007. In totale sono state effettuate dieci perquisizioni, sequestrati tre furgoni e un camper, dieci sequestri di rifiuti illeciti; due le persone indagate.

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