15 Febbraio 2018

D’amore si può morire?

el sunto Ieri, 14 febbraio il movimento locale di Nonunadimeno ha sfilato con una street parade femminista contro le narrazioni tossiche dell’amore.

Roma. Pamela Mastropietro, 18 anni. Palmanova. Nadia Orlando, 22 anni. Livorno. Francesca Citi, 45 anni. Milano. Jessica Valentina Faoro, 19 anni. Qarnah, nord di Afrin. Amina Omar, nome di battaglia Barin Kobani. L’elenco potrebbe continuare. Secondo la Commissione d’inchiesta parlamentare sul femminicidio, nel quadriennio 2011-2016 i femminicidi hanno rappresentato più di un quarto degli omicidi commessi in Italia. Ancora: In Italia ogni due giorni una donna viene uccisa. Solo nel 2016 sono state 120 le donne ammazzate da un marito, fidanzato o convivente. Il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e di genere, in Italia erano già 114 le vittime di femminicidio nel corso del 2017. A riportarlo è stavolta il principale settimanale italiano, l’Espresso. Non sono a nostra disposizione i dati relativi al 2018 ma leggiamo quotidianamente i giornali: ciò ci basta.
Nel 2013 per la prima volta nella storia l’Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato un rapporto sulla violenza contro le donne a livello globale: ne è emerso che il 38% di tutte le donne che vengono assassinate muore per mano del partner: 60mila donne ogni anno, una donna ogni 8 minuti, stando al report Global Burden. Ancora, Il 35% delle donne subisce nel corso della vita qualche forma di violenza. La più comune è quella perpetrata da mariti e fidanzati: a esserne vittime sono ben il 30% delle donne di tutto il mondo. Ieri è uscito lo studio Istat: in Italia 8 milioni 816mila e cioè il 43,6% delle donne ha subito almeno una molestia sessuale nel corso della vita.

Ieri, 14 febbraio, il giorno di San Valentino, il movimento locale di Nonunadimeno ha  sfilato con una street parade femminista contro le narrazioni tossiche dell’amore.  Partiti dal cinema Nazionale, luogo simbolo dove viene proiettato il film appartenente alla trilogia 50 sfumature, e sono arrivati davanti a un altro luogo simbolo: piazza Barbacan, il centro antiviolenza Goap della rete Dire. Qui hanno fatto esplodere simbolicamente all’unisono dei palloncini con sopra scritti i nomi delle vittime, in loro memoria.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *