Trieste Maurizio Fogar, presidente del Circolo Miani di Trieste, ha reso noto l’inizio di uno sciopero della fame. Dal 25 ottobre scorso, Fogar si rifiuta di assumere anche i farmaci salva-vita. Ora berrà solo acqua. La sua è una forma di battaglia civile contro “l’incapacità della politica e della classe dirigente” e contro “gli interessi convergenti” che impediscono la chiusura della Ferriera di Sevola (Gruppo Lucchini).
Fogar chiede che la Regione Friuli Venezia Giulia riapra l’iter di Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) per l’impianto industriale e denuncia che il Circolo Miani, attivo dal 1981, sia stato escluso dai contributi pubblici ”con una violazione della legge sulle associazioni”.
Fogar, dopo aver già espresso le sue rimostranze al sindaco Dipiazza attraverso una lettera pubblicata da bora.la, ha criticato il presidente della Regione Renzo Tondo: ”Ha promesso la chiusura della Ferriera in campagna elettorale – ha detto, aggiungendo – per la Ferriera non fa niente, ma in compenso chiude il Circolo Miani”.
fogar è indubbiamente un “antipatico cronico”. pertanto non riscuote facili simpatie.
ma stavolta ha piena ragione.
se Comune e Regione non lo ascoltano, speriamo che almeno gli elettori se ne ricordino.
Comune e Regione sono assenti, questo è vero, hanno promesso una risoluzione immediata del problema ma non mantenuto l’impegno: Dipiazza e Tondo farebbero bene a dimettersi se non sanno mantenere fede agli impegni presi. Ciò non toglie che Fogar è sotto processo per presunti reati abbastanza gravi, al momento non è la persona più adatta a fare proclami ed a prendere iniziative, sarebbe poco credibile.
@matteo:
dovrebbero rassegnare le dimissioni senza aggiungere nulla.
fermo restando l’ottimo lavoro svolto da Dipiazza in tanti altri ambiti nel suo mandato.
Tondo sta rappresentando il peggio (e dopo Illy ce ne vuole, credimi…).
Fogar avrà mille difetti, mi sta pure sulle scatole personalmente, ma in questo frangente ha ragione da vendere.
La ferriera va chiusa, chi non lo fa è connivente:
– o per ignoranza
– o per incuria del bene della collettività
– o per interesse personale
va quindi sollevato dal suo incarico