Biciclette Operaie nasce nell’anno più duro per l’umanità, costretta, suo malgrado, ad affrontare il Covid19. Col mondo che si ferma all’improvviso bisogna ritrovare in fretta equilibri e punti fermi. Ne dovevamo uscire migliori ma non ne siamo ancora usciti. Un po’ viaggio onirico, un po’ viaggio nel tempo andato, un po’ viaggio nella quotidianità, un po’ invettiva e riflessione, con la bicicletta che diventa pretesto e filo conduttore. Scrivere nel 2020 senza accennare a quanto vissuto e ancora dobbiamo affrontare sarebbe stato l’equivalente di ritrovarsi un elefante nel salotto facendo finta di nulla: impossibile.
Davide Stanic, classe 1971, vive a Monfalcone, lavora come Tecnico di Medicina Nucleare presso l’Ospedale di Udine e ha collaborato con l’Università di Udine nella Facoltà di Scienze dell’Immagine Radiologica e della Radioterapia.
Ha praticato triathlon e ciclismo ma anche nuoto e sci, insegnando e allenando sia nel ciclismo che nel nuoto.
Ha collaborato con i periodici MT, la Gazzetta Giuliana e scritto per La Bicicletta e La Mia Bici.
Prima di Biciclette Operaie Davide ha pubblicato anche Oltre la finestra nel 2010, un libro che racconta dei novecentotrentuno chilometri che si srotolano da un capo all’altro della Spagna, dai Pirenei fino al Santuario di San Giacomo. È il Camino de Santiago, percorso a colpi di pedale attraverso se stessi.
Brontolo, mezza Italia di traverso Viaggio lento tra due mari, nel 2011, racconta di una camminata, zaino in spalla, tra Venezia e Marina di Pisa, tra l’Adriatico e il Tirreno.
Tranquilli siamo in famiglia, del 2012, un noir dove le nuove tecnologie e forme di comunicazione alimentano paure e ossessioni antiche con strumenti moderni.
Io sono il cantiere, Fuorilinea 2012, dove compare con un racconto sulla tragedia dell’amianto.
Lucide Follie a pedali, Amazon 2016, il ritorno dell’autore alle amate due ruote a pedali. Dai tempi eroici a oggi, su strade polverose, dove sudore e fatica sono la benzina che alimenta una passione quasi insana, portando gli appassionati a viaggiare non solo sulla strada ma dentro se stessi. Storie dei forzati del pedale o dei “masochisti” che amano infinitamente l’andare, si tratti di campioni o semplici sconosciuti.
Solo posti in piedi, Amazon 2019, racconta le vicende di una città immaginaria, Mongorgeste, e del suo locale più amato, il MacchiaRossa. Personaggi della porta accanto o estremamente bizzarri, animano la scena e prendono vita lungo le pagine di questo noir che una volta di più, ci rammenta come, dietro ogni individuo, ci sia una storia.
A volte tutto scorre senza intoppi. Altre invece, per un’inattesa piega della vita, tutto si complica fino alle estreme conseguenze.
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