Come conseguenza dei tagli a cascata (dallo Stato alla Regione, dalla Regione alle Province e Comuni), si prospettano massicci tagli nell’offerta del trasporto pubblico: 570.000 km in meno solo a Trieste (su 13 milioni di km prestati all’anno), cioè una rilevante riduzione del servizio (meno corse) e il rischio della riduzione del personale, questo però mentre le tariffe sono aumentate dell’8,5% rispetto all’anno precedente.
Legambiente auspica che il piano generale del traffico venga approvato quanto prima dal Comune di Trieste e messo in atto con la prevista realizzazione di nuove corsie preferenziali, ma se vogliamo che i cittadini usino di più il servizio pubblico dobbiamo migliorare l’offerta e non peggiorarla.
Per coprire le fasce orarie di servizio notturno e festivo, e per soddisfare meglio le esigenze degli utenti delle aree periferiche (Carso e Comuni minori), abbiamo da tempo proposto l’istituzione di servizi di trasporto a chiamata (compito che spetta alla Provincia), in sostituzione dei servizi con bus “normali” poco utilizzati. In questi giorni sta partendo un progetto di bus a chiamata per le ore serali e notturne a Vicenza, il che dimostra che si possono attivare miglioramenti anche in periodi di crisi.
Anche la Regione, che ha la responsabilità del trasporto pubblico su gomma e ferro a livello regionale e interregionale, deve intervenire – non solo a parole – nei confronti della disastrosa gestione del trasporto locale su ferro da parte di Trenitalia e RFI. Gli investimenti in nuovi treni già effettuati dalla Regione rischiano di essere inutili se essa non interverrà nella costruzione di un’azienda regionale di trasporto – sull’esempio delle Provincie di Trento e Bolzano – che, da sola o con altri, possa occupare il vuoto in cui rischiamo di trovarci grazie a Trenitalia.
Legambiente invita i cittadini a comunicare la loro opinione alle autorità, anche firmando la petizione lanciata dalla USB contro il taglio del trasporto pubblico.
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