25 Ottobre 2010

Acegas Trieste: ragione e istinto, attributi, un “Maio” ritrovato e un Benfatto da ritrovare

Premessa d’obbligo che è un assunto nella pallacanestro: qualora un allenatore trovasse il playmaker che rispecchi il proprio prolungamento tecnico in campo, non c’è congiunzione degli astri o decreto legge sportivo che convinca il coach a lasciarlo in panchina nei minuti che contano. Questo per far capire che Leonardo Busca è stato portato a Trieste con uno scopo ben preciso, giocatore esperto e ragionatore, uno che mette in moto i compagni (i 5 assist di domenica lo dimostrano) ma soprattutto è in grado di fare scientemente delle scelte adatte alle situazioni (e si è visto che difende anche!). Di certo però qualcuno ha sollevato legittime perplessità sull’ingenuità di Senigallia e alcune discutibili scelte contro Treviglio, a discapito di un Simone Lenardon molto nella partita; insomma, è la storia dell’uovo di colombo, ma con il senno di poi si è tutti o quasi Ettore Messina, per ora il 27 di valutazione in 30 minuti depone a favore della scelta pro Busca, la vittoria pure, forse però qualche ragione in fondo in fondo il partito dei “lanardoniani” ce l’hanno…

Il “Maio” a tutto tondo che l’Acegas aspettava
Uno stratosferico Davide Reati ha tolto la palma di migliore in campo a Federico Maiocco, ex di turno che ha proposto la versione più luminosa di questo inizio stagione in maglia Acegas. Nelle prima uscite il contributo dell’ala di coach Dalmasson è stato importante, sempre caratterizzato da letture cestistiche intelligenti e conoscenza della “materia”, ma viaggiando in una seconda-terza marcia di “crociera”; ora, innescando la quinta, si è visto quanto il suo essere duttile e pericoloso in più parti del campo, crei scompiglio nelle difese avversarie; certo, il 4/5 da tre punti non potrà essere una costante, il resto lo faranno le penetrazioni o il gioco anche spalle a canestro, il potenziale non manca certo.

Azzurra Team Trieste presentata, la simbiosi giovanili-prima squadra
Vedere due partite in casa con il colorato intermezzo della presentazione delle squadre giovanili della Pallacanestro Trieste 2004 e della “affiliata” Azzurra Team Trieste riempie il cuore di gioia a chi può finalmente vedere con i propri occhi che il basket a Trieste non sta morendo come si vuol far credere. Poi c’è un duplice, ambivalente aspetto che rafforza la bontà di una scelta: da un lato la moltitudine di ragazzini che assiepano le tribune del Palatrieste porta quel calore piacevolmente rumoroso che il “teatro” cestistico del palazzo ultimamente ha dimenticato, dall’altro come può una partita come quella contro Treviglio non innescare una adrenalinica spinta in più nei cestisti in erba per tornare in palestra ed emulare le gesta dei protagonisti visti sul parquet poche ore prima?
Iniziativa 10 e lode!

Michele Benfatto, è lecito aspettarsi di più
Fragoroso inizio del lungo Acegas contro Treviglio, un uno contro uno con affondata finale che lasciava presagire un match di alto profilo; invece, il prosieguo della partita è stata la fotocopia della partita di Senigallia, con segnali che tracciano il profilo di un giocatore da ritrovare.
I segnali possono essere di tipo tecnico, vedi i 5 falli prematuri di Senigallia o la “poca” cattiveria nel attaccare il canestro contro Treviglio (fa eccezione l’azione di cui sopra), ma anche derivanti da una probabile incomunicabilità con coach Dalmasson, per spiegarmi meglio, uno non recepisce quello che vuole l’altro; non a caso nel post Ozzano Dalmasson aveva apertamente dichiarato di voler di più da Michele, il minutaggio di domenica suona come un segnale tangibile di insoddisfazione (16 minuti totali con 2 soli falli a carico), e onestamente per come conosciamo Benfatto, il rendimento può migliorare e anche di tanto rispetto a quanto visto fin’ora.
La vittorie aiutano a risolvere le questioni più rapidamente, e qua siamo lontani da un “caso Benfatto”…

Acegas, attributi che fanno provincia!
In tutta onestà questa caratteristica la Pallacanestro Trieste 2004 se la porta dietro per fortuna da un po’ di tempo, sia infatti la squadra di coach Bernardi che ora quella di coach Dalmasson incarna lo spirito mai domo di chi ha il carattere da vendere!
Nei tanti mini-break patiti, forse quelli che avrebbero ammazzato un toro sarebbero due: quello di fine partita regolare sulla tripla di De Min, e quello sul 81-84 conseguente ai tre tiri liberi di Marino nell’overtime; invece l’Acegas non si è disunita, ha incrementato l’intensità difensiva con la “fame” di chi ha comandato per buona parte del match e che sente la beffa dietro l’angolo, è stata lucida e precisa con i terminali più ispirati.
Una squadra, un campionato e un obiettivo, questione di…..attributi!

Raffaele Baldini

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