3 Dicembre 2009

Acegas Trieste: quando il “sesto uomo” resta in panchina…

contro la Fortitudo l'ultimo "ruggito" della curva.....

contro la Fortitudo l'ultimo "ruggito" della curva.....

Quando i tifosi non si fanno sentire, la pietanza è insipida
Provate a gustarvi un bel primo piatto senza condimento, vi accorgerete che tutto quello che avrete sotto i denti non avrà sapore e l’insoddisfazione sarà totale; questo per adoperare un ardito parallelismo con l’attuale situazione in seno al macro universo degli appassionati di basket. Forse chiamarlo “macro” è eccessivo, numericamente lo zoccolo duro degli aficionados del Palatrieste regge, senza punte degne di nota però, quello che manca da qualche settimana è l’apporto in decibel ed entusiasmo del tifo più caldo, ormai denominato da qualche anno “quello della tribunetta”.

Le ragioni degli uni e degli altri, l’antefatto…
Le ragioni della spaccatura fra tifosi e società sono più limpide di quanto si voglia credere: tutto risale ad alcuni fatti della scorsa stagione, situazioni “elettriche” vissute ai margini delle partite, sia di campionato che di play off, che hanno portato a multe salate, squalifiche del campo e diffide. Soprattutto nei play off promozione la situazione è degenerata con l’aggressione di un tifoso all’arbitro di Acegas Aps – Como e uno strattonamento (sempre ad un arbitro ndr.) nella partita di finale a Riva del Garda, condite da momenti di tensione e qualche comportamento sopra le righe. Per questo motivo la società ha preferito estirpare il problema togliendolo alla radice, “esiliando” la tifoseria al piano più alto del Palatrieste. Le ragioni dei tifosi sono altrettanto condivisibili, dettate da anni di “militanza” sia in casa che in trasferta, macinando chilometri a sostegno di una causa, quella della Pallacanestro Trieste 2004; per loro, ci sono motivazioni dalla doppia lettura: una di tipo logistico e l’altra di tipo etico. Quella di tipo logistico riguarda il sito: il primo anello è dispersivo, non adatto a convogliare i tifosi più “caldi”, oltre che distante dal terreno di gioco e quindi dai protagonisti; quella di tipo etico è riferita al fatto che la scelta di allontanare chi è più vicino alla squadra suona come una sorta di “retrocessione” non meritata.
Unica a pagar dazio da questo muro contro muro? L’Acegas di coach Bernardi.

Unica certezza: l’importanza del tifo.
Abbiamo già riportato come sia impossibile entrare nel merito delle questioni, essendoci due verità sottoscrivibili, qualsiasi soggettiva posizione sarebbe non corretta. Resta una certezza valida ad ogni latitudine e longitudine suffragata da anni di pallacanestro: l’importanza della tifoseria.
E non parliamo del becero utilizzo a scopi personali che c’è nel mondo del calcio, curve che comandano, società che sfruttano per poi avere alibi, uso di capri espiatori, ecc., bensì del più sano  elemento sportivo, qualcosa che in forme diverse, è presente in ognuno di noi.
Mi piace sempre riportare quanto letto nella biografia di un luminare della palla a spicchi come “coach K”, al secolo Mike Kryzewski, eterno allenatore della Duke University il quale, affrontando l’argomento tifosi, si esprime con convinzione: per lui il singolo appassionato di basket targato Duke University è parte integrante della società, persona da trattare, ascoltare e possibilmente accontentare come un qualsiasi giocatore che scende in campo. In un mondo mediaticamente pressante e asfissiante come quello americano universitario, coach K si ritaglia parentesi non brevi per fermarsi nel campus a dialogare con qualsiasi tifoso, cerca di capire le loro esigenze, spronandoli come e più dei suoi discepoli in canotta.
Ovviamente per fare tutto questo c’è bisogno prima di tutto di un civile rapporto fra le parti in causa, cosa che spesso in Italia non c’è, ci deve essere la volontà di venirsi incontro per il bene della Pallacanestro Trieste 2004, con l’umiltà di non sentirsi un gradino sopra…..
Al Palatrieste per ora il sesto uomo è rimasto in panchina, ci si auspica che diventi titolare e decisivo!

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