22 Dicembre 2009

La Provincia ha un’insegna bilingue. Poropat cita Slataper: “Tu sai che io sono slavo, tedesco e italiano”

Pubblichiamo il testo dell’intervento della Presidente della Provincia di Trieste/ Pokraijna Trst, Maria Teresa Bassa Poropat, la nuova insegna istituzionale bilingue dell’ente. Hanno presenziato all’iniziativa il vescovo di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi, il Console generale della Repubblica di Slovenia a Trieste, Vlasta Valencic Pelikan, i rappresentanti istituzionali della Regione Friuli Venezia Giulia, dei Comuni della provincia e transfrontalieri.

Sala del Consiglio Provinciale, 22 dicembre 2009

Poche cose nella vita delle comunità acquistano significato profondo e radicato quanto i simboli.

La targa che oggi è stata collocata all’ingresso della sede della Provincia di Trieste è prima di tutto un simbolo, oggetto capace di rappresentare la complessità sociale del nostro territorio: un’area ricca, per storia, tradizioni e cultura, non solo grazie agli insediamenti delle numerose comunità provenienti dall’area del bacino mediterraneo e da est, ma per la presenza di due vive e radicate componenti autoctone, quella italiana e quella slovena.

Un emblema e un concetto frutto della Legge 38/2001, “Norme a tutela della minoranza linguistica slovena della Regione Friuli-Venezia Giulia”. Un testo fondamentale perché nel riconoscere i diritti della comunità minoritaria, colloca l’azione di tutela dello Stato italiano entro la più vasta dimensione europea, ambito nel quale la storia diviene riconosciuto punto di partenza per disegnare un futuro di collaborazione e sinergia, di rispetto e di dialogo, di garanzia e di sviluppo. L’art.2 della Legge, che mi piace qui brevemente portare alla comune attenzione, sottolinea come le previste misure di tutela della minoranza slovena si ispirino anche a importanti principi:

– il riconoscimento delle lingue regionali o minoritarie come espressione di ricchezza culturale;

– il rispetto dell’ambito territoriale di ciascuna lingua;

– la promozione della cooperazione transfrontaliera e interregionale anche nell’ambito dei programmi dell’Unione europea.

La lingua parametro di convivenza dunque, perché – ricordo -, che la Costituzione italiana ricorre esclusivamente al criterio della lingua quale elemento distintivo delle minoranze basando essa l’appartenenza allo Stato italiano sul criterio oggettivo della cittadinanza e dunque su una concezione civica e non etnica dell’appartenenza.

Negli usi comuni, nell’abitudine diffusa nel nostro territorio, la compresenza della lingua italiana e di quelle slovena, mediate anche dalla vivacità delle numerose associazioni culturali, ha permesso di superare, o piuttosto, in talune circostanze, faticosamente accettare, il fatto che su un altro livello, quello istituzionale, non vi fosse stato, soprattutto nel Novecento, un riconoscimento delle specificità, ovvero non fosse data uguale dignità pubblica all’espressione di tutti i cittadini.

Riprendere il percorso di convivenza non è stato sempre facile, perfino negli atti più quotidiani.

Ricordo ancora, quando ero Assessore all’educazione al Comune di Trieste, l’arrivo di una dirigente di una scuola slovena nel mio studio: entrata mi disse che quella era la prima volta che, per motivi di lavoro, si trovava in un ufficio della Pubblica amministrazione del capoluogo. Si era rotta una barriera: anche in quella occasione un fatto semplice acquistò una dimensione più ampia e ricca di significato.

Per un Ente, come la Provincia di Trieste, che non solo accoglie, ma rappresenta chi vive e opera in tutti i comuni del territorio, l’insegna bilingue, oggi posta all’ingresso della sede storica, deve dunque essere letta come simbolo che parla all’intera comunità di riferimento. Tappa di un itinerario che sa cogliere nella complessità della nostra storia e tradizione la ricchezza di questa terra che, spesso anche con dolente fatica nei momenti più bui, si è incamminata lungo la strada della pluralità e non dell’omologazione. Lungo questo itinerario nostro compito è lavorare per un domani di sviluppo nel cuore dell’Europa che, con l’allargamento dell’area Schengen, ha assicurato a questa zona di confine nuovo impulso e centralità. Scipio Slataper scriveva alla futura moglie Gigetta Carniel nel 1912 “Tu sai che io sono slavo, tedesco e italiano”. Guardando al domani nel rispetto di ciò che è stato, ho apprezzato oggi la presenza dei giovani accanto ai rappresentanti delle istituzioni, perché il sofferto dialogo di un tempo deve diventare, grazie alla collaborazione di tutti, momento di sereno e quotidiano confronto per le nostre comunità, aperte a quelle contermini e pronte a progettare assieme un avvenire di crescita.

Lasciatemi infine ringraziare tutti coloro che hanno voluto intervenire a questa cerimonia.

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