19 Aprile 2025

Triestina sull’orlo del baratro: i tifosi chiedono chiarezza per evitare l’ennesimo fallimento

el sunto I tifosi della Triestina lanciano un appello accorato alla proprietà: basta silenzi e promesse non mantenute. "Non vogliamo un altro fallimento"

“Salviamoci almeno noi”: l’urlo della tifoseria della Triestina, tradita ancora una volta.

La preoccupazione è diventata rabbia, la delusione si è fatta appello. Con un comunicato diffuso nelle ultime ore, il Centro di Coordinamento Triestina Club ha espresso tutto il malumore di una tifoseria che si sente ancora una volta abbandonata dalla propria società, e tradita da promesse che, nel giro di due anni, si sono sgonfiate nel silenzio e nell’imbarazzo.

Sembrava l’inizio della rinascita, quel luglio di due anni fa. La nuova proprietà si era presentata con investimenti significativi e parole forti. E invece, oggi, la Triestina si trova in una situazione che la stessa tifoseria definisce “imbarazzante”. Nessun chiarimento ufficiale, nessuna presa di responsabilità pubblica: solo una sensazione di distanza e supponenza che alimenta l’ennesimo incubo sportivo.

“Abbiamo ingoiato più di qualche boccone amaro”, scrivono i tifosi, citando anche episodi simbolici come l’introduzione delle maglie arancioni — percepita come uno sfregio alla storia e all’identità dell’Unione.

Trieste - le partite della storiaLa paura è una sola: l’ennesimo fallimento della Triestina, un’eventualità che i supporter non vogliono nemmeno contemplare. Dopo troppi fallimenti, troppi progetti sfumati e una storia costantemente messa a rischio, il sentimento che unisce la piazza è la richiesta di rispetto.

Nonostante il campionato complicato, i tifosi hanno continuato a sostenere la squadra. È anche per questo che, per rispetto del lavoro di Mister Tesser e del gruppo, si è scelto di sospendere ogni presa di posizione drastica fino al termine del campionato. Ma il messaggio alla proprietà è chiaro: ora servono risposte.

“Diteci cosa volete fare. Il nostro amore per l’Unione merita chiarezza. Non vogliamo un altro fallimento. Lo dovete a noi, e alla città di Trieste.”

Un grido che sa di ultimatum. Un atto d’amore ma anche di dignità, perché — come si legge nel finale del comunicato — “Salviamoci almeno noi”.

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