16 Aprile 2025

L’intervista al pittore colombiano Johan Steven Chicue

el sunto L'intervista di Maria Fuchs al pittore colombiano Johan Steven Chicue, che vive a Trieste

Lo scorso pomeriggio, nel salotto di casa mia (grazie alla presenza di A. Faggiana, che mi ha permesso di ”tradurre” il mio modo di parlare difficile -essendo io afasica- in una lingua comprensibile per l’intervistato), ho avuto il piacere di intervistare il pittore colombiano Johan Steven Chicue, che vive a Trieste.

Al quale chiedo subito: come è giunto a Trieste?

Sono arrivato a Trieste per il lavoro di mio padre, che era occupato alla Ferriera di Servola, dove ho lavorato anch’io per 6 anni, e mentre lavoravo frequentavo le scuole serali, arrivando fino alla 4 superiore del liceo artistico.
Successivamente ho fatto l’Operatore Socio Sanitario (OSS) e ho imparato a guardare il mondo con più sensibilità e attenzione verso le altre realtà.
Ho collaborato anche con l’Istituto Rittmeyer per i ciechi, dove ho insegnato l’arte di fare oggetti in ceramica. È una bellissima cosa che l’Istituto Ritmeyer abbia, anche, un forno per realizzare le ceramiche.
A Cali (città dove sono nato), la mia famiglia aveva un laboratorio di ceramiche, dove facevamo le classiche riproduzioni degli oggetti dell’antica arte ceramica colombiana come ad esempio i cavallini colombiani per i turisti.
È così che mia madre mi ha trasmesso l’amore per le cose artistiche.

Che genere di pittura definisci?

Acrilico opaco cotto lucido. Il pennello asciutto (la tecnica del pennello asciutto, o dry brush, è una tecnica di pittura che si esegue con un pennello asciutto o poco carico di colore. È ideale per evidenziare dettagli e rilievi), come ad nel mio quadro intitolato: VITTORIA che rappresenta i colori della bandiere russa e ucraina su tessuto con nel mezzo una mano “d’oro” in porcellana cotta più volte al fine di donarle una particolare lucentezza artistica.

La sua arte si fonda sul concetto di trasformazione, dando nuova vita ad oggetti divenuti apparentemente inutili. L’idea nasce dal desiderio di mutare ciò che sembra non servire più, donandogli una nuova forma e un nuovo valore estetico.

Nel periodo del covid ho esplorato il mondo della video proiezione e ho potuto farmi conoscere anche all’estero, Germania, Austria. Il mio “carattere colombiano”, mi permette di trovare l’aspetto positivo anche in una situazione difficile; trovo l’ispirazione per i miei quadri nei miei momenti di solitudine e sofferenza.

Si è appena conclusa la sua mostra intitolata ”Metamorfosis”, presso la Galleria dei Rettori. Perché questo titolo?

Johan Steven ChicueLa mostra si intitolava metamorfosi, pensando al cambiamento, alla trasformazione degli oggetti e dei materiali utilizzati, che prendono una nuova vita. Spesso uso nei miei lavori materiali di recupero, come il vetro, porcellane, legno, ceramica, gesso, vari tessuti, così creando una nuova immagine; con questi materiali, a volte dati per scarto. Come un invito alle persone ad adattarsi al cambiamento ed al reinventarsi.

Ho sentito la sua intervista su Trieste Cafe nella sua diretta serale in cui hai raccontato vari aneddoti, ci vuole raccontare qualcosa?

Oggi potrei raccontare un’esperienza più recente, che mi ha fatto molto piacere e suscitato simpatia.
Qualche giorno fa, dopo la mostra, una mattina facendo le mie spese quotidiane
entro in un negozio, dove incontro una signora per me totalmente estranea che mi ha fatto molti complimenti e abbracciandomi poi calorosamente e con molto entusiasmo, mi ha detto che aveva visto i miei lavori in galleria.

Ha detto che nei suoi quadri sono riunite esperienze sensoriali. Ci spiega?

Johan Steven ChicueQuando parlavo dei quadri sensoriali, parlavo del futuro; mi farebbe piacere creare dei lavori non solo da apprezzare con la vista.
La prima idea sarebbe “tattile”, che si possano sentire le diverse texture, per accompagnare le persone non vedenti a esplorare i racconti dell’opera.

Lei è molto legato al mare?

Sì, per me il mare risveglia sicuramente un ricordo, dall’infanzia, anche se non sono nato in una città di mare, sono nato in una metropoli molto vicina al mare, Caracas distante dal mare 30 km, quindi ho bei ricordi delle coste venezuelane, penso che sia quello che mi lega a Trieste.

Nelle sue opere artistiche unisce vari materiali: tessuti, legno, chiavi, monete, porcellane… Ci spiega il motivo di questa scelta?

Johan Steven ChicueLa scelta di usare diversi materiali direi che più che una scelta è un’idea; usare pensieri diversi.
Prima di essere oggetto sono stati la proiezione di qualcuno, poi sono diventati materia; nei miei lavori non solo c’è la mia maniera di vedere il mondo, ma anche quella delle persone che hanno fatto gli oggetti che riuso.

I suoi quadri sono anche dei portafortuna?

Dalla mia esperienza di vita, non penso che ci siano oggetti o cose portafortuna, vorrei pensare che le mie opere, più che portare fortuna, portino luce e pensieri positivi. Penso che il pensiero abbia più potere di un portafortuna. Ma rispetto chi ha oggetti a cui è affezionato.

Dove e come possiamo acquistare suo quadro?

Chi fosse interessato ad acquistare può rivolgersi alla galleria Rettori Tribbio o tramite il mio sito web o instagram ai quali sto attualmente lavorando. In ogni caso ho un profilo con alcune curiosità sul mio percorso personale, lo potete trovare come johan 84_art. Via mail mi potete contattare su angemava@hotmail.com.

Cosa le piace di Trieste?

Sicuramente il fatto che sia una città multiculturale, è molto attraente.

Quali progetti ha?

Sto lavorando per organizzare una mostra dedicata in particolare alle persone non vedenti e mi piacerebbe presentare la domanda per l’iscrizione al bando per esporre nella sala comunale di Piazza Unità.

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