Versi di luce, terzo libro di poesie di Davide Stocovaz, è uscito in librerie e store online.
Abbiamo intervistato l’autore, nonché collaboratore di Bora.La.
“Versi di luce” è un titolo che evoca speranza, ma anche contrasti. Cosa rappresenta per te questa raccolta, nel tuo percorso umano e artistico?
Vedo “Versi di Luce” come una tappa importante del mio percorso poetico. Personalmente, partivo da una condizione di quasi depressione e la stesura di versi mi sosteneva nell’affrontare le mie ombre; poi c’è stata una schiarita, ne sono rimasto colpito. Assieme all’editrice Mariangela Vella abbiamo deciso di proporre questo percorso che parte delle tenebre e arriva alla luce.
Nelle tue poesie c’è una tensione continua tra luce e tenebra, tra fragilità e forza. Quanto c’è di autobiografico e quanto invece nasce da un’esigenza più collettiva, quasi sociale?
I temi trattati nella raccolta risultano universali. Sono emozioni provate prima da me che ho riversato sulla carta per condividerle con i lettori. L’esigenza collettiva parte proprio dalla condivisione delle emozioni, negative e positive, in modo che qualcuno, leggendo, possa sentirsi meno solo o avere un piccolo consiglio per affrontare il proprio viaggio personale, diverso per ognuno di noi. Non dobbiamo temere il giudizio altrui, anzi, dobbiamo abbracciare le nostre debolezze e fragilità, mostrarci per come siamo davvero: solo così troveremo compagni di viaggio sinceri e relazioni pure.
Trieste fa da sfondo implicito o esplicito a molte delle tue opere. In che modo la città entra nei tuoi versi e li plasma?
Trieste non è molto citata in questa raccolta, eppure è sempre parte integrante della poetica, è sottointesa: quando parlo di vicoli e viali penso a quelli triestini, quando parlo di vento forte penso alla Bora. È una città che riesce a colpire l’immaginario e che sa rimanerti impressa dentro, in fotogrammi indelebili.
Hai alle spalle una carriera variegata tra narrativa, sceneggiature, racconti e poesia. Cosa ti spinge a tornare ciclicamente alla scrittura in versi?
Quando decido di scrivere una poesia sono mosso da una pulsione interiore; come una spugna, vengo attraversato da un’emozione, la faccio fluire attraverso di me, intanto si formano le parole e le trascrivo così come vengono, quasi a getto, assecondando il flusso creativo. Faccio poca riscrittura delle poesie, preferisco lasciarle “naturali”, così come si sono presentate. Ogni componimento è specchio della mia anima, e il bello della poesia è che lascia completamente nudo l’autore agli occhi dei lettori.
A chi consiglieresti “Versi di luce”? Chi vorresti che lo leggesse e perché?
Lo consiglierei a tutti coloro che stanno attraversando un periodo oscuro, in modo che possano trovare luce sul loro cammino; lo consiglierei specialmente ai giovani, che possano avvicinarsi al mondo della poesia e apprezzarne le emozioni che essa veicola e cerca di condividere.
Tre poesie da Versi di luce (Le lettere scarlatte edizioni)
NELLE TENEBRE…
…si soffoca ogni respiro.
Il cuore pulsa lento.
La voce diviene lamento
e si smorza in un sospiro.
Il mondo si fa oscuro.
La vita diviene tormento.
Pare interminabile questo momento.
Non pare esservi luogo sicuro.
Ed è proprio nelle tenebre
che si cela la forza interiore
capace di far rivivere il cuore
e tutto appare meno lugubre.
Nella debolezza si trova la forza
per riprendere questo viaggio
tra risate, lacrime e coraggio,
così tutta l’anima si rafforza.
CREDO…
…che il silenzio possa uccidere
che tutto si possa condividere
che un’anima si possa salvare
che s’impara, col tempo, ad amare.
Credo
che le tenebre siano necessarie
che le lacrime siano ordinarie
che si possa danzare da soli
che ognuno compie i suoi voli.
Credo
che la vita sia puro veleno
che non si possa farne a meno
che nuovi colori siano possibili
che si riesca a dare forma agli invisibili.
E credo, voglio farlo,
che Dio non sia morto
che sia una donna a dover scegliere un aborto
che esista ancora una politica per il popolo
che non si pensi sempre al proprio comodo.
E credo
che anche stasera mancherai
che un domani mi amerai
che un Noi futuro sia possibile
che ogni cicatrice sia guaribile.
HO BISOGNO DI ME
Credevo che la felicità,
la mia felicità, fossi tu.
Ma quanto sbagliavo.
È bastato un giro di vento
e mi sono ritrovato da solo,
vagabondo in un deserto morto.
Nell’ora più oscura della notte
ho realizzato che nemmeno tu
puoi ferirmi o uccidermi,
almeno che io stesso non te lo permetta.
E no, tesoro del tempo passato,
non te lo permetto né ora né mai.
Ho bisogno di me,
per sentirmi ancora vivo.
Ho bisogno di ritrovarmi
nel sole che brucia la faccia,
nel sussurro delle foglie,
nella maestosità di un albero,
nel volo di un uccello.
Sarà risveglio dei sensi
ritorno alla pace interiore senza tempo.
Certo, sarò lontano da te
ma poco importa,
adesso ho bisogno di me
e di me solamente.
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