Foto di Diego Menegon
9 Aprile 2025

Dialetto triestino, una ricchezza da conservare. L’intervista a Bruno Jurcev

el sunto L'intervista di Maria Fuchs a Bruno Jurcev, presidente del Circolo degli Amici del Dialetto Triestino

Il nostro Paese, pur essendo unico e unitario, ha la particolarità che ogni parte di Italia ha le sue tradizioni culturali, culinarie e una ricchezza irripetibile che sono proprio i dialetti, una ricchezza unica che va preservata!
Il dialetto triestino è tuttora una importante base di comunicazione dei nostri concittadini autoctoni o di più recente insediamento.
Uno dei nostri protagonisti è proprio Bruno Jurcev, Presidente del “Circolo Amici del Dialetto Triestino” ovvero del CADIT, che oggi abbiamo il piacere di intervistare.

Ci può spiegare che cosa è il “Circolo Amici del Dialetto Triestino”?

Il Circolo è semplicemente un gruppo di amici, interessati alla difesa e valorizzazione delle radici culturali e linguistiche triestine, che mantiene tuttora queste caratteristiche.
Il Circolo intende contribuire ad una migliore conoscenza della cultura e dei valori della nostra area, traendo spunto da essi per valorizzare le tradizioni e contribuire positivamente ai cambiamenti presenti e futuri.

Il ”Circolo Amici del Dialetto Triestino”, come è nato?

Il Circolo è stato fondato nel 1991 da Mario Pini, medico di professione, e da un gruppo di suoi amici, è stato costituito come Associazione senza fini di lucro che persegue solamente fini culturali e nessun fine ideologico di parte, si avvale pertanto dell’attività dei suoi Soci in termini di puro volontariato.

dialetto triestino trieste

Foto di Diego Menegon

Molti dicono che tramite il dialetto si esprimono più verità, sincere e reali.
Cosa ne pensa?

Sicuramente è una cosa realistica, perché il dialetto ha una maggiore e diversa capacità espressiva rispetto all’italiano, si pensi ad esempio alle parole “morbin” e “ freschin”
intraducibili senza un giro di parole. Dipende però anche dall’ambito in cui si ragiona, per la scienza e le attività istituzionali l’italiano è insostituibile.

A Trieste il dialetto è parlato in tutte le classi sociali e anche nei vari uffici
istituzionali. Questo è un bene o un problema?

Assolutamente è un bene, anche se va ricordato che, soprattutto nel passato, ogni classe sociale aveva una sua specifica forma dialettale con vocaboli e forme idiomatiche particolari, ormai appiattita sul dialetto corrente, che qualcuno ama definire scherzosamente “slavazado”, cioè risciacquato (…in Arno).

Che valori portate avanti?

Ci occupiamo di tutti i temi che afferiscono alla triestinità, con uno sguardo aperto alla Venezia Giulia storica e si occupiamo dei vari aspetti della cultura triestina e giuliana: letteratura, storia, teatro, musica, tradizioni popolari, linguistica, scienza, enogastronomia, ecc…
Il Circolo organizza conferenze a tema, tavole rotonde, presentazioni di opere letterarie, spettacoli musicali, seminari, concorsi letterari, fotografici e teatrali, visite guidate, mostre, spettacoli teatrali con la compagnia “I commedianti di Ugo Amodeo”, ecc…
Tutte le manifestazioni sono liberamente aperte al pubblico e gratuite.

dialetto

Foto di Diego Menegon

I giovani che rapporto hanno con il dialetto?

È molto diversificato, se è parlato in casa si trasferisce automaticamente alle nuove generazioni, e per noi è ovviamente importante trasmettere alle nuove generazioni assieme al linguaggio anche i nostri valori.
A tal fine, sono state organizzate numerose iniziative di sensibilizzazione, tra le quali ricordiamo il concorso fotografico “I giovani presentano Trieste”, il seminario “La realtà ed i valori di Trieste fra passato e futuro”, il “Primo concorso letterario Ugo Amodeo”, il progetto “Trieste-Istria” e il progetto “I giovani presentano Trieste e la sua Provincia”.

Come si può fare per iscriversi?

Si guarda sul sito www.cadit.org.

Il 21 gennaio è stata la giornata del dialetto, delle lingue locali. A livello nazionale si sono tenute molte iniziative allo scopo di custodire e tramandare questo importante bagaglio culturale italiano, tra le quali tradurre Topolino in dialetto milanese, romano, toscano, siciliano. Verrà fatto anche in triestino?

Noi abbiamo partecipato al progetto di traduzione nelle lingue locali della Costituzione Italiana, siamo certamente disponibili per tradurre anche Topolino o quant’altro dovesse rivelarsi interessante.

Mi ha molto divertito sapere che in napoletano lo specchio viene chiamato “Tale E Quale” e che l’ascensore è chiamato “Tram A Muro”. Ci dice un modo di dire tipico triestino o proverbio?

“Viva là e po’ bon!” Che vuol dire che tutti i problemi sono superabili e che bisogna guardare avanti con ottimismo. Qualcuno ama dire “viva l’A e po’ bon” ma questa interpretazione, nostalgica del regime austroungarico, non appartiene a tutti i triestini e non è filologica.

Avete qualche progetto in cantiere?

Tanti, tutti indirizzati a promuovere i valori della cultura triestina in tutte le sue espressioni, rispettosa ed inclusiva per definizione, basti pensare alla presenza nel nostro dialetto di vocaboli sloveni, austriaci, francesi, inglesi, greci, turchi, ecc.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *