18 Marzo 2025

La situazione culturale a Trieste. L’intervista a Bettina Todisco

el sunto L'intervista di Maria Fuchs sul mondo della cultura a Trieste a Bettina Todisco, scrittrice triestina, di adozione

Oggi guardiamo con occhio attento la situazione della cultura a Trieste e lo facciamo
con la scrittrice triestina, di adozione, Bettina Todisco. Nata a Udine, da quasi cinquant’anni a Trieste.
Sempre attenta osservatrice della cultura nella nostra regione, a cui chiediamo subito:
Visita molte mostre d’arte, spettacoli, eventi culturali…
Come giudica l’attività culturale di questo periodo, nel Friuli Venezia Giulia e in particolare a Trieste?

L’offerta è abbastanza ricca e, a quanto pare, di richiamo anche per una visita alla nostra regione e alla città, da coniugare con l’evento culturale prescelto. Mi rammarico però quando, troppe volte, le mostre vengono acquistate all’esterno e non prodotte in loco, sfruttando le grandi capacità culturali che il nostro territorio offre.

Di recente cosa le è piaciuto di più?

Decisamente la mostra fotografica “Steve McCurry: sguardo sul mondo” al Salone degli incanti di Trieste fino al 4 maggio. La mostra ci presenta più di centocinquanta scatti rubati nei viaggi che McCurry ha fatto in giro per il mondo, con particolare predilezione per l’India, dove c’è stato fra le ottanta e novanta volte, perché come ci racconta nel filmato-intervista godibile in mostra, è l’unico paese nel quale non si stanca mai di andare.
Le foto di McCurry sono magiche e, non per nulla, da trent’anni è considerato una delle voci più autorevoli della fotografia contemporanea, grazie alla sua maestria nell’uso del colore, nella cattura del soggetti e nell’empatia e umanità che le sue fotografie sanno regalarci.
I suoi lavori raccontano di conflitti, di culture in via di sparizione, di tradizioni antiche e di tendenze contemporanee. Nella sua fotografia l’elemento umano è centrale e lo dimostra la sua immagine più potente: la ragazza afgana. E’ un’icona, l’abbiamo vista tutti ma, forse, non sappiamo a chi attribuirla.
Mi scusi, mi sono dilungata, ma è chiaro che da qui emerge una mia passione…

E’ vero lei è molto appassionata di fotografia e, se non sbaglio, ha partecipato più volte a Le Vie delle foto, la più famosa mostra fotografica collettiva internazionale della città di Trieste. Di che si tratta in dettaglio?

E’ un evento tutto da scoprire, composto da tante mostre fotografiche singole dislocate in diverse location della città. La manifestazione dura un mese, il mese di aprile, durante il quale, piantina in mano, è possibile inventarsi dei percorsi per visitare le esposizioni in mostra. La manifestazione è giunta quest’anno alla sua tredicesima edizione.

E lei vi ha partecipato?
Sì certo, con grande piacere, visto che le mie foto sono state apprezzate. Quest’anno è la mia settima partecipazione. I primi anni non ho partecipato perché non ne conoscevo l’esistenza. La manifestazione, infatti, nata in sordina su ideazione e cura della vulcanica Linda Simeone, è poi esplosa nei principali locali, caffè, ristoranti, …, di Trieste.

Bettina TodiscoDove esporrà le sue foto?
Quest’anno mi è stato assegnato il Gran Bar Unità di via Dante, dove troverete la mia mostra dal titolo “Uzbekistan: la via delle seta”, composta da sedici scatti. Potrete vedere le mie foto nel corso di tutto il mese di aprile. Vi aspetto.

Cambiando argomento; sappiamo che dopo un anno, la Libreria Antiquaria Umberto Saba, la più antica libreria di Trieste risalente al 1919, è stata riaperta.
Meraviglioso rivedere la scrivania dove Saba scriveva le sue poesie e respirare l’aria di tempi andati attraverso i volumi che la libreria espone. Fra essi anche gli invenduti acquistati dal poeta.
Che pensa di questo rispolvero del nostro prezioso passato?

Meraviglioso. Non ho potuto esserci all’inaugurazione, ma il giorno dopo, piena di curiosità, ho voluto visitare la mitica libreria: un luogo prezioso per la nostra città e il mondo intero. Luoghi come questo vanno tutelati, conservati, amati. Complimenti al nuovo gestore che ha avuto il coraggio di spendersi in prima persona in quest’avventura non da poco. Mi è parsa una persona deliziosa che, con grande passione, racconta la libreria ai visitatori che, emozionati, entrano in questo luogo quasi sacro.

Questa ultima edizione del festival di Sanremo ha messo in risalto la poesia, in particolare con Lucio Corsi e Brunori.
Trova che il pubblico abbia riscoperto questo lato?

A quanto pare sì, visto rispettivamente il loro secondo e terzo posto. La cosa fa ben sperare.

Io da tempo ammiravo il cantautore Corsi, ma mai avrei pensato che fosse così apprezzato su grande scala.

Confesso la mia ignoranza in materia, ma non conoscevo Corsi. E’ stata davvero una bella sorpresa per me, visto che ho molto apprezzato il contenuto della sua canzone. Un invito ad accettarsi per quello che si è e parimenti ad accettare gli altri per quello che sono.

Secondo lei è un buon segno che la cultura si stia diffondendo? O è un rischio che questo grande cantastorie venga schiacciato da questo circolo fatto di affari, specialmente ora, con l’eurovision 2025?

Che la cultura si diffonda è un buon segnale. Si educa attraverso la cultura. Non credo che il cantastorie Corsi venga schiacciato dall’Eurovision, magari non vincerà, certo, però avrà avuto modo di farsi ascoltare nella sua meravigliosa diversità. Una grande opportunità per lui.

Lei (come me) ha iniziato la meravigliosa avventura culturale e giornalistica con il mensile IDEA, che aveva preso posto dal famoso mensile della nostra città: IL MERIDIANO.
L’IDEA era un giornale, che trattava di argomenti di attualità e di cultura (pochino come fa BORA.LA, che è più moderno: giornale online!) e grazie alla modernità copre tutto il Friuli Venezia Giulia e può essere letto in ogni parte della Nazione.

E’ vero ci siamo conosciute in tempi lontani, quelli de L’Idea, una bella avventura collettiva. Motivante. Ora i tempi sono cambiati e un giornale on-line come La Bora è perfetto per raggiungere potenzialmente il mondo, raccontando la nostra realtà tanto caratterizzata dal titolo che richiama la bora. Anche questa è una bella e moderna avventura.

Ci parla del suo ultimo libro?

Grazie per “il mio ultimo libro”. In realtà sto lavorando al mio secondo libro. Ne ho scritto e pubblicato uno, ad oggi. Si tratta de “Il galateo del carrierista. Come far carriera in azienda senza averne merito“, Il seme bianco editore (2018). Sono ventuno storie ambientate in un’azienda italiana, senza nome e senza identità, ma archetipo universale di malcostume. Un’azienda dove l’idea di competenza coincide con quella di casta, dove gli emarginati lo sono non per mancanza di conoscenza, ma di conoscenze. Le storie sono collegate tra loro dai vari personaggi che le attraversano.
Ci tengo, in particolare, a sottolineare che il libro è dedicato all’intellettuale triestino Giorgio Voghera, grazie alla scoperta della grande attualità del suo “Come far carriera nelle grandi amministrazioni”, pubblicato nel 1959 con lo pseudonimo di Libero Poverelli.

1 commenti a La situazione culturale a Trieste. L’intervista a Bettina Todisco

  1. Franco ha detto:

    Complimenti. Bella intervista e fantastica artista

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