12 Marzo 2025

Cosa resta di una balena in fondo al mare?

el sunto Pubblichiamo le interessanti fotografie e osservazioni sulla balena spiaggiata lo scorso anno dell'Area Marina Protetta di Miramare

In quanto tempo si decompone la carcassa di una balena? Quali processi biochimici si attivano sott’acqua? Quanti dati può offrire e quali storie può raccontare l’analisi e lo studio del suo scheletro, del cranio, delle vertebre, dei fanoni?
È per cercare una risposta a queste domande e al contempo dare un senso alla triste morte dell’esemplare di balenottera comune spiaggiatasi il 30 agosto 2024 sotto i pontili di Porto San Rocco a Muggia, che fin da subito l’Area Marina Protetta di Miramare si è attivata con le autorità per assicurarsi che i resti – vista la loro estrema rilevanza scientifica – non venissero dispersi.
Dopo il trasporto al largo e l’affondamento della carcassa in una zona portuale preclusa all’accesso e alla navigazione ad opera del gruppo di OTS (Operatori Tecnici Subacquei) della Geomar, si sono messi in azione.
Ottenute dalla Capitaneria di Porto di Trieste le necessarie autorizzazioni per avviare un’attività di monitoraggio subacqueo sui resti della balenottera, lo scorso 6 marzo i ricercatori Saul Ciriaco e Marco Segarich, muniti della necessaria qualifica di OTS, si sono immersi nel luogo dell’affondamento per accertarsi dell’integrità della carcassa e documentarne lo stato di conservazione.
Le fotografie pubblicate sulla pagina facebook dell’AMP Miramare mostrano che il processo di decomposizione è già in stato avanzato: circa il 90% dei tessuti molli della balena non è più presente, decomposto o predato. La colonna vertebrale è in buona parte esposta, fatta salva la zona ventrale appoggiata sul fondale e quella cefalica. Alcune delle cavità interne della carcassa fanno da rifugio a piccoli labridi.
Non sono presenti segni evidenti di predazione e a dispetto della grande disponibilità di materia, non sono stati rinvenuti, come invece ci si sarebbe aspettato, i consueti ammassi di fauna saprofaga (organismi che si alimentano di sostanze organiche in decomposizione) o necrofaga (che si alimenta di carcasse), come i murici.
Al cedimento dei tessuti, la carcassa, adagiandosi sul fondale, è parzialmente collassata su sé stessa e parte delle ossa si sono distaccate, disperdendosi nelle zone adiacenti.
Per questo motivo, nei prossimi giorni, grazie anche al supporto e alla disponibilità della Geomar, è in programma un nuovo intervento nel luogo dell’affondamento. L’obiettivo è mettere in sicurezza i resti della balenottera che rischiano altrimenti di disperdersi, “ingabbiandoli” in una grande rete.
L’intervento consentirà di garantire l’integrità dello scheletro di questo maestoso animale, anche in vista di una sua auspicabile futura musealizzazione.

balena

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