4 Novembre 2024

Railing: giorno cinque. Una bella scoperta

el sunto Quinta tappa del viaggio in treno in Slovenia: NOVO MESTO – GROSUPLJE - KOČEVJE

Giorno 5:

NOVO MESTO – GROSUPLJE – KOČEVJE (104 km, 3h 07’)

Una bella scoperta

La mattina mi alzo piuttosto pigro nella mia piccolissima stanza, ma le ridotte dimensioni del mio alloggio di Novo Mesto sono (di molto) inversamente proporzionali alla quantità e alla qualità della colazione. Quando ho la possibilità di alzarmi con calma, e la corta giornata in treno prevista per oggi lo consente, il mio appetito mattutino fa da padrone, complice anche la varietà di brioche, delle quali vado ghiotto, che non potevo non assaggiare nel suo assortimento.

Novo Mesto

Novo Mesto

La voglia di esplorare la cittadina e la necessità di smaltire le calorie in eccesso appena ingurgitate mi spingono ad uscire dall’albergo, e a vagare senza meta. Il centro storico di Novo Mesto si trova in posizione rialzata rispetto al fiume. Risalgo dapprima per ridiscendere nella parte nord-est, recandomi al ponte Ragovski, un lungo ponte pedonale in legno che attraversa il Krka. Lo percorro a metà, fermandomi a contemplare la corrente e alcuni pittoreschi salici piangenti che popolano la riva. Sulla sponda opposta un paio di pescatori passando il tempo oziando, visto che le loro canne non danno segno di alcun successo. Al contrario di un martin pescatore nei paraggi, che, invece, sembra avere molta più fortuna (o abilità) dei sui ‘colleghi’ umani. Sarà forse la giornata ed il clima quasi primaverile per il mese di gennaio, che scalda il corpo ed il cuore dai mesi invernali, ma vengo pervaso da un’aurea di pace e tranquillità come non mi accadeva da tempo, e mi godo proprio la passeggiata. Raggiunta l’altra riva del fiume, risalgo il versante boscoso, e mi perdo per poco per alcuni bei sentieri immersi nella natura.

Ritorno sui miei passi riattraversando il ponte, percorrendo in direzione est-ovest fino a ridiscendere dall’altra parte della penisola al fiume, vicino alla fermata del treno alla quale sono sceso il giorno precedente. Da lì oltrepasso un altro ponte pedonale, collocato in una zona tranquilla sul lungofiume, dedicata alle attività sportive. Ammirando dal basso la struttura metallica snella ma sicura del ponte della ferrovia, scopro al di sotto dell’adiacente ponte stradale un’imponente palestra per arrampicatori. Fa veramente impressione per quanto è alta, e permette di arrivare fino all’intradosso della struttura stradale. Se ne vedono molte in giro per la Slovenia di quel tipo, ed è forse comprensibile il motivo per il quale gli sloveni detengono il titolo olimpico di una delle specialità annesse. Percorro poi con calma il romantico sentiero che costeggia tutta la penisola, popolato da coppiette amoreggianti, giovani genitori con pargoli al seguito e un’umanità varia in completo relax. Dopo aver sorpassato un altro ponte pedonale, chiuso ma in fase di prossima inaugurazione, percorro ancora un tratto molto suggestivo, popolato da anatre e martin pescatori, fino al ponte di Kandija. Da lì risalgo fino a portarmi sul ponte stesso, e, guardando verso il centro storico, rimango in contemplazione di uno dei più bei quadretti offerti da Novo Mesto, con le vecchie case dai balconi in legno, vicine e quasi abbracciate tra loro, come tifosi festanti in curva, in basso il fiume che seguita a scorrere noncurante del loro tifo, sotto allo sguardo del campanile della chiesa di San Nicola, che da lontano osserva la scena.

Mi ributto quindi verso il centro, e vagando nelle viuzze a lato della piazza principale mi imbatto nel piccolo mercato. Estasiato dai profumi dei prodotti in vendita, mi faccio tentare, e compro dei dolcetti locali tipo strucoletti con diversi ripieni, e del succo di mela. Non si sa mai che venga preso dalla fame durante il viaggio…

Felice della bella mattinata, rientro in albergo a prendere lo zaino per rimettermi sulle strade ferrate. Saluto, per questa volta, Novo Mesto, che non conoscevo e che mi è davvero piaciuta: una gran bella scoperta!

Street art a Novo Mesto

Street art a Novo Mesto

Ritorno nuovamente verso la fermata di Novo Mesto Centro, per il più breve tragitto in treno dell’intero viaggio. Farò un unico cambio a Grosuplje, per arrivare quindi a Kočevje, in ‘sole’ tre ore di tragitto.

Nel tratto verso Grosuplje ripercorro il percorso fatto il giorno prima da Trebnje, al buio. Il paesaggio è alquanto vario, e alterna tratti boschivi a prati e a campi, in un ambiente prevalentemente collinare, in un saliscendi che regala ogni tanto panorami mozzafiato sulle vallate sottostanti. All’improvviso il mio guardare fuori dal finestrino viene premiato dall’apparizione di due tranquilli cerbiatti, che brucano in un prato vicino alla ferrovia, incuranti del passaggio del treno.

Mentre sto viaggiando vengo a sapere di un brutto incidente ferroviario, che era avvenuto il giorno prima a Zidani Most: un carro trasportante un trasformatore si era ribaltato nella Sava, causando il ferimento di un addetto e interrompendo tutto il traffico su rotaia della Slovenia a est di Lubiana. Per fortuna che ero passato di lì il giorno prima dell’incidente, altrimenti sarei rimasto bloccato, e avrei dovuto trovare delle alternative per proseguire.

Arrivo a Grosuplje, e avendo un’ora di tempo per il cambio treno, ne approfitto per un giretto nei dintorni. La cittadina non è molto grande, e in poco tempo risalgo la collina che la domina. Sulla sua sommità, a godersi il panorama si fanno compagnia una bella chiesa con annesso presepe a grandezza naturale, e un memoriale ai caduti jugoslavi della seconda guerra mondiale. Ridiscendo quindi verso la stazione, per mangiarmi un panino. All’esterno del piazzale, una delle tante locomotive (ma quante ce ne sono?) a vapore fa mostra di sé, protetta da una tettoia dagli agenti atmosferici. Fuori dalla sala d’aspetto della stazione noto una cosa per me curiosa: uno jajcamat, ovvero un distributore automatico di uova, fresche di giornata, in confezioni varie da quattro a dodici.

Finalmente arriva il secondo e ultimo treno della giornata, un altro dei nuovi elettrotreni biancoazzurri, moderni, comodi e dotati di wi-fi. Il viaggio verso Kočevje si sviluppa su paesaggi ancora diversi rispetto a quelli finora visti, inoltrandosi in foreste senza alcun apparente segno di presenza umana, diventando via via sempre più carsico e roccioso avvicinandosi alla meta finale di giornata.

Alla stazione viene a prendermi il proprietario del bed and breakfast dove alloggio, ospitato in una bella villa in stile liberty, costruita a inizio Novecento. Per la prima volta non mi sposto a piedi dalla stazione al posto scelto per la notte, e la distanza è anche limitata, ma l’uomo è ospitale e non vorrei offenderlo non accettando il passaggio.

Durante lo spostamento, il gestore mi spiega che ha dovuto reinventarsi durante il periodo del covid: per contrastare la riduzione di clienti dell’albergo e dell’annesso ristorante, ha dovuto chiudere quest’ultimo, limitandosi a preparare pasti per asporto ai pochi visitatori della città del periodo, prevalentemente lavoratori stranieri di una vicina fabbrica.

Lasciato lo zaino nella bella stanza della villa d’altri tempi, vado verso il centro, distante circa un chilometro. A dominare la scena, l’imponente chiesa parrocchiale, in stile neoromanico, situata in riva al fiume Rinža. Al contrario delle aspettative, la chiesa non è illuminata una volta scesa l’oscurità, e solo una sagoma scura ne fa indovinare le notevoli proporzioni. Davanti all’ingresso, un bel presepe in legno a grandezza naturale con capanna annessa, mentre all’interno si sta svolgendo una cerimonia religiosa. Le decorazioni e le scritte in tedesco rivelano il passato della città. Come avrò modo di scoprire il giorno seguente, ai tempi dell’impero asburgico, la zona, ai tempi piuttosto remota e disabitata, era stata popolata da gente proveniente dall’ambito germanico, alla quale erano stati promessi i proventi derivanti dalla vendita del legname che avrebbero tagliato. Quelli nella chiesa erano tra i pochi segni di questa storia, quasi completamente cancellata dai nuovi nazionalismi sorti dopo la seconda guerra mondiale, che non avevano risparmiato neanche il castello, poi demolito.

Termino in bellezza la giornata, cominciata con l’epifania di Novo Mesto, coronandola con un sontuoso piatto di magnifici cevapcici, accompagnati dalla lepinja, una specie di pane balcanico, e dall’ajvar, una salsa a base di peperoni e melanzane, tutto quanto annaffiato da una buona birra fresca. Rientro quindi alla villa, dove pare sia l’unico occupante, per l’ultima notte slovena.

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