Come tutto ebbe inizio
Qualcuno, nel mezzo del cammin della sua vita, si ritrovò in una selva oscura.
Io, nel mezzo del cammin della mia vita, ho deciso di fare un viaggio. Nulla di strano,
direte voi. Giusto, se non fosse per il tipo di viaggio, ed il mezzo con cui compierlo: il
giro della Slovenia in treno.
La Slovenia è un giovane paese nel cuore dell’Europa, crocevia di culture e popoli, con
una delle più alte qualità della vita a livello globale. È piccola, tranquilla e molto (ma
molto) verde. Dalla mia città, Trieste, posta sul suo confine sud-occidentale, a Hodoš,
all’estremità nord-orientale al confine con l’Ungheria, misura circa 300 km.
Bene, la meta sembra bella. Ma quindi, che c’è di particolare? Per arrivare a Lubiana,
a 100 km da Trieste, ci si impiega poco più di un’ora in auto, tutta autostrada. Col treno,
quasi tre ore.
In generale, visti soprattutto i maggiori tempi di percorrenza rispetto all’automobile e
lo scarso sviluppo dato alla rete ferroviaria nel passato, il treno è un mezzo che gode
di scarso appeal in Slovenia, almeno nella fascia di età ‘a cavallo del mezzo del cammin
della vita’. A prova di ciò, è stato divertente chiedere consigli a qualche amico o
conoscente che abbia vissuto o che appartenga a quel paese, una volta raccontatogli
della mia idea di questo viaggio in treno: nella migliore delle ipotesi, mi sono sentito
apostrofare con ‘ma sei tutto matto!’, anche se l’espressione più comune è stata ‘ci
metti meno tempo a fare tutta la Transiberiana, che a girare per la Slovenia in treno’.
Bene, mi sono detto: è un viaggio che nessuno probabilmente farebbe, e che quasi
sicuramente nessuno ha fatto. Insomma, s’ha da fare!
Per prendere questa decisione, dalla mia parte non vi è stato solo il mio essere un po’
Bastian contrario (se lo fanno tutti, io non lo faccio), ma anche due fattori importanti:
essere un appassionato delle ferrovie, ed un sostenitore della celebre citazione ‘quello
che conta è il viaggio, non la meta’.
Sin da bambino, grazie anche a mio padre che me l’ha fatto apprezzare, nei miei viaggi
in treno ho sempre amato guardare fuori dal finestrino, vedere il mondo che scorre,
come cambiano i luoghi attraversati, le architetture, la vegetazione, la gente. È come
vedere un film, ma dal set durante le riprese, anziché in televisione. Lo vivi proprio, ne
sei protagonista, se vuoi.
Ecco che, fatte queste premesse, e non avendo appuntamenti in previsione, o orari da
rispettare se non quelli dei check-in degli eventuali alloggi scelti, un viaggio simile può
dimostrarsi accattivante e tutt’altro che monotono. Non me ne vogliano i puristi, ma a
me ricorda molto la barca a vela: te la godi non per arrivare nel minor tempo dal porto
di partenza alla destinazione da te scelta, ma per vivere il mare, il vento e tutto ciò che
incontri sulla tua rotta.
Tutta sta ferrovia mi ha fatto balenare in testa il termine ‘railing’, che in realtà ha un
altro significato in inglese, ma che nel mio immaginario designa la ferrea volontà di
vagabondare proprio su rotaia, con il treno come elemento chiave del viaggio.
Per scegliere l’itinerario, mi aiuto con le mappe della Slovenia e della sua rete
ferroviaria. Di base, la volontà è di toccarne gli estremi ed i suoi confini, possibilmente
facendo tappa in qualche luogo con qualcosa di interessante da vedere o con qualche
importanza storica o artistica. Evito Lubiana come meta finale di giornata, città molto
carina e dinamica, ma troppo ovvia per questo insolito viaggio; ci passerò comunque,
non fosse altro perché le strade ferrate slovene sono ‘lubianocentriche’.
L’itinerario deve essere inoltre ‘circolare’, ovvero devo arrivare alla stessa stazione
dalla quale sono partito, prevedendo spostamenti solo diurni. D’altronde, se viaggio
col buio, cosa vedo fuori dal finestrino?
Dopo qualche revisione, e alcuni ripensamenti, ecco che il viaggio prende forma sulla
carta geografica: parto praticamente da casa, da Opicina, l’ultima stazione in Italia
prima di entrare in Slovenia. Percorrerò il giro in senso orario: costeggiando l’Isonzo e il confine italiano salirò verso nord fino a Jesenice, poi procederò verso ovest nel
centro del paese, risalendo di nuovo a nord verso l’Austria nella zona della Koroška e
a nord-est verso l’Ungheria, oltre Murska Sobota. Ridiscenderò poi verso sud e quindi
a ovest, più vicino al confine croato, fino a vedere il mare a Koper (Capodistria) e
rientrare a Opicina.
Il tutto in sei giorni.
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Ciacole al Pedocin
Ciacole al Pedocin
interessante. Incuriosito aspetto il resoconto
Sarà certamente una bella esperienza di viaggio, per un viaggiatore così sensibile e attento. Ne leggerò con piacere
Racconto molto bello. Vacanza un po’ insolita, merita di essere pubblicata, potrebbe dare lo stimolo ad esperienze simili.
Davide super programma di viaggio, seguirò il tuo viaggio con curiosità, anch’io in viaggio guardo fuori dal finestrino….si vedono tante cose.
Buon viaggio
7lzavu
pbhrhj