9 Agosto 2022

Il venditore di case triestino

casa mia casa miaL’identikit del venditore di case triestino è la terza puntata della piccola serie settimanale di anteprime dal libro “Casa mia, casa mia“, di Chiara Gily e Francesca Sarocchi, che ci accompagnano in maniera divertente alla scoperta del mercato immobiliare triestino.

Ecco un piccolo estratto del capitolo dedicato:

El negazionista
“Non le sembra un po’ eccessivo il prezzo dato che le gli infissi sono anni ’70?”
“No me par…”
“Ma sono in legno e senza vetrocamera!!!”
“No me par…”
“Scusi, il vetro fa condensa, come fa a non vedere???”
“No me par…”
“E le porte? Sono scrostate…”
“No me par…”
“Guardi, ma questo cos’è?”
Alla fine, anche il negazionista si arrende:
“Mia molie ga ciolto un gatin venti ani fa, basta stucar e le xe come nove!”

 

El caìa

“Guardi, a noi la casa interessa, possiamo anche accordarci sul prezzo…”
“Certo, il prezzo finale esclude: le porte, i sanitari, le placche degli interruttori…”
“I sanitari??? Ma è legale???”
“Sì, perché sono di Richard Ginori, li ha scelti mia moglie, defunta.”
“Ah, capisco. Ma pure le porte?”
“Eh beh, sì, sono troppo personali! Me le porto via.”
“Beh, meno male che mi lascia i battiscopa…”
“In effetti, ci sono affezionato, ora che mi ci fa pensare…”
Tu-Tu-Tu-Tu.

 

El sepelido in casa

Appena si entra nell’appartamento, un odore di muffa e stantio penetra nelle narici, quasi a farle pizzicare. Forse è naftalina. Si è di fronte a una maddalena proustiana, c’è immediatamente un ritorno all’infanzia, quando ci si nascondeva negli armadi della nonna. Si prova attrazione e repulsione allo stesso tempo.
Non ci sono più certezze: fai cadere le convinzioni minimaliste alla Marie Kondo, o abbracci uno stile “a strati”, dove tutto è accumulato, non c’è mai stato un “reset”, ed è stato tutto affastellato senza un senso?
Si passa una ruspa o si lascia tutto com’è, per non togliere le emozioni seppellite in ogni singolo oggetto che il venditore ha scelto di non buttar via?
Mobili antichi, centrini, tende in coordinato con tovaglie e divani ma anche Commodore 64, Motorola che pesano un kg, lampadine tremolanti, bottiglie di vino impolverate e mai aperte, chissà perché. Nulla è stato sostituito, solo messo da parte a fare compagnia al nuovo inevitabile.
Il venditore sepelido in casa non butta nulla, in realtà lui la casa non vuole realmente venderla perché l’impresa di sgombero diventa un mettersi in discussione, deve fare i conti con un nuovo modo di vivere.
L’agente immobiliare, qui, ha vita difficile.

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