Presentato dal Comitato referendario sull’ovovia il dossier tecnico intitolato “Le ragioni del NO” che approfondisce le motivazioni di opposizione al progetto. Alla stesura del documento hanno contribuito 12 esperti, componenti il comitato tecnico-scientifico del fronte del no – di diverse discipline: economia, giurisprudenza, tutela ambientale, geologia, ingegneria, trasporto pubblico e pianificazione urbana.
“Il documento è stato scritto per poter finalmente affrontare un serio e informato dibattito pubblico. – afferma il Coordinatore del Comitato, William Starc – Finora, infatti, le critiche presentate anche in modo documentato con elementi incontrovertibili sono state rifiutate e non si è dato ascolto a tutte le istanze presentate dalla società civile, anche nelle sue forme organizzate, per un progetto di così grande impatto sulla città. Ringraziamo i professionisti che hanno dedicato tempo e competenze alla stesura del documento, che è solo un punto di partenza: saranno ben accolti ulteriori contributi di esperti e della cittadinanza, che potranno essere raccolti anche durante un momento di reale confronto e approfondimento che intendiamo organizzare presto. Ci teniamo a ringraziare le associazioni, le cittadine e i cittadini per il sostegno dimostrato in questi mesi”.
Molti gli argomenti affrontati all’interno del documento. A partire dalle giornate di vento, che secondo l’analisi porteranno a un numero di giornate di fermo di 40-45 giorni all’anno, rispetto alle 30 previste nel progetto preliminare, a cui si sommano le 18 di manutenzione obbligatoria. Poi il tema dei costi, la cui analisi economica ha evidenziato la mancanza di un PEF (piano economico finanziario) organico per il periodo di esercizio, e come l’opera produrrebbe un deficit di 26,5 milioni di euro nell’arco del periodo di vita utile dell’infrastruttura, tutti a carico dell’ente pubblico. Cifra che potrebbe aumentare notevolmente: infatti, il gruppo di esperti ha eseguito una comparazione con gli altri impianti nel mondo, evidenziando come i conti dei passeggeri che dovrebbero utilizzare il mezzo sia stato enormemente sovrastimato dal progetto. Quindi il tema molto caro alla cittadinanza e alle associazioni, cioè il danno ambientale, specialmente nel prezioso Bosco Bovedo, che è in contrasto con il principio di “non arrecare significativo danno” previsto dai finanziamenti PNRR. Anche la mancanza dell’indagine geologica, che per legge si sarebbe dovuta eseguire già in fase preliminare è un punto ricorrente tra le preoccupazioni non solo dei residenti della zona ma anche dei geologi: il disboscamento, lungo tutto il tracciato boschivo della cabinovia, di una fascia pari ad una larghezza minima di 14.3 metri, potrebbe causare un vasto dissesto idrogeologico. Da un punto di vista della mobilità urbana, l’analisi si concentra sulla scarsa integrazione con il Trasporto Pubblico Locale (TPL) e sul fatto che nell’analisi dei tempi di percorrenza “origine-destinazione” l’ovovia non è competitiva in termini di tempo con l’uso del tram e dei bus urbani. Infine il deficit dell’inquadramento urbanistico, dove il tratto da Barcola a Opicina è assente sia nel piano regolatore che nel piano delle opere, lacuna già molto dibattuta nelle ultime settimane, a cui si aggiunge l’inaccettabile assenza ad oggi di una discussione del progetto in sede di Consiglio comunale. Nella conclusione del documento, in modo propositivo, è stata inserita la controproposta delle associazioni, e cioè quella di una rete di tram-treno.
“La presentazione del documento è solo una delle tappe del percorso del comitato – conclude William Starc – che è iniziato con la raccolta delle quasi mille firme in meno di due ore. Attualmente siamo in attesa del giudizio della Commissione dei Garanti in merito all’ammissibilità del quesito del referendum per poter avviare la raccolta delle 12.000 firme. È nostra intenzione portare il dossier di approfondimento direttamente a Roma all’attenzione del Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, già sollecitato sul tema da un’interrogazione parlamentare di cui si attende risposta.”
Nel testo non si riporta l’orrore di un continuo via vai di cabine lungo il vialone del Porto Vecchio, dieci metri sopra le teste di chi “passeggia nel viale alberato” (parole dell’ingegner Bernetti…), col rumore tipico di tali impianti, che nasconderebbe la vista del Faro, verso ovest, e del Castello di San Giusto verso est❗
OVO VIA MAI
OVOVIA NIKOLI