29 Ottobre 2020

Ultimi giorni per visitare la mostra Eronda Munari

el sunto La mostra "Eronda: Omaggio a Munari, 1961" chiuderà sabato 31 ottobre. Possibilità di visite guidate su prenotazione

Ultimi 3 giorni per visitare la mostra che omaggia Bruno Munari.
Una novità piccola, ma accattivante: una mostra tutta da vedere, a Trieste:
Fondo Eronda porta in città “Eronda: Omaggio a Munari, 1961.”
“Questa esposizione nasce da un incontro fortunato con il Mini MU -ci dice Marco
De Donà, presidente di Fondo Eronda- Come Eronda, che fu allievo di Bruno Munari,
così come il MiniMu si ispira al metodo pedagogico di Munari quindi non potevamo
che trovare un punto di incontro”
Nella saletta espositiva del MiniMU (via Weiss, 15 nel Parco di San Giovanni)
potremo vedere due suite di arte grafica: una serie di Diavoli/Robot, ultime ironiche
opere pittoriche di Eronda e la suite di 8 quadri dedicata al maestro Munari con una
nuova tecnica a collage, i primi di quella che sarà una lunga serie conosciuta nel
mondo.
La mostra è stata inaugurata il 16 ottobre, e sarà aperta fino al 31 del mese,
con possibilità di visite guidate.
Scrivete a: info@mini-mu.it oppure a mail@fondoeronda.org

 

eronda

MUNARIANA (Se vedaremo. Ciao.)
di Erik Balzaretti. Curatore scientifico di Fondo Eronda.

Il rapporto tra Bruno Munari e Mario de Donà potrebbe essere paradigmatico del mutamento avvenuto tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta all’interno della definizione di ciò che viene considerata la Comunicazione Visiva in quegli anni di mutamenti entusiasmanti ma anche di delusioni cocenti delle “avanguardie di massa”. Non sfugge che il rapporto questa volta non nasce su riflessioni di carattere prettamente teorico, Eronda, a discapito del nome scelto, sembra distante dalle querelle accademiche, bensì su un piano più generale basato sulla triade libertà, arte applicata e ironia. Eronda deve aver visto in Munari, non già il paladino dell’Arte Concreta, ma l’illustratore e il cartellonista pubblicitario, di derivazione futurista, che nel frattempo gioca con il mondo dell’infanzia che crea arte tangibile e si permette divertissement quali le Macchine inutili e i Collage, sin a partire dagli anni Trenta. Questo generico idem sentire, cioè l’arte che ricerca il contatto con il pubblico attraverso anche l’attività manuale, troverà nell’opera munariana del 1966 Arte come Mestiere la consacrazione di tutti quegli artisti che cercavano una propria affermazione attraverso una professione creativa e che da un limbo identitario di colpo si ritrovano designer, ovvero una delle professioni più ambite spendibili sul mercato. Basterebbe questo a legare il giovane de Donà al mito Munari, rapporto nato semplicemente da una telefonata del bellunese al milanese. “Mi piacerebbe incontrarla”. “Venga pure”. Altri tempi e altri uomini… Il fascino che Munari ha su Eronda si sviluppa sopratutto sul versante artistico e del linguaggio. Non è estraneo sicuramente l’interesse per un rinnovamento “pedagogico” ed “educativo” che accumuna entrambi. I libri illeggibili, Sei linee in Movimento e Nella Notte Buia sono lavori che testimoniano l’influenza munariana su alcune modalità peculiari del lavoro di Eronda: l’uso del collage con carte, veline e strappi; ricerca del rapporto immagine-sfondo, positivo-negativo, l’uso di linguaggi diversi quali fotografia e illustrazione e diverse tecniche pittoriche e di stampa.

Non è un caso che Eronda si rifaccia al seminale lavoro del Munari anni Cinquanta, tanto che la prima personale milanese di Mario de Donà alla Galleria Montenapoleone nel dicembre 1960, fu curata e presentata dal Munari stesso che già nella presentazione profetizzava l’idea dell’arte come mestiere, e prenda dagli anni Sessanta innanzittutto, ma non solo, la professionalizzazione della propria capacità nella comunicazione visiva, che sfocerà in una mostra bellunese nel 1963 dal titolo indiscutibilmente programmatico Eronda Grafico, nella quale esponeva la suite Omaggio a Munari e le prime opere di Humor Grafico. Per quanto riguarda la suite stiamo parlando di una serie di collage di robot-schermi televisivi apparentemente astratti ma che richiamano volti figurativi, una variazione dell’Astrattismo Concreto, dove spicca al posto del Quadrato Rosso munariano il Rettangolo Rosso erondiano. Lo stesso de Donà, nel 2006, ne dichiara la nascita, databile 1961, su non sappiamo quanto graficamente preciso, schema di Munari, ma una serie di composizioni realizzate a olio su faesite degli anni Cinquanta, di cui una ruotata di 45 gradi assume le sembianze di un volto, sembrano già un riferimento importante. Il rapporto tra i due artisti, costantemente in contatto, vede, come omaggio, forse inconsapevole, all’omaggio, all’interno della suite munariana Presenza degli antenati databile 1964/66 un volto, al di là della tecnica usata e della struttura grafica complessiva, molto simile al collage di Eronda del viso rettangolare dotato di orecchie antennate, di cui abbiamo testimonianza grazie alla copertina di un catalogo per una mostra collettiva dedicata al Novecento artistico bellunese, databile intorno alla metà degli anni Sessanta, che cita testualmente: Eronda Grafico su uno schema di Bruno Munari-Stampa Benetta Belluno, poi ripreso negli anni Ottanta con forme ovoidali nel collage HI-FI. Un’altro divertissement tra i due artisti? L’ipotesi che si può fare è che Munari cercasse attraverso Eronda una strada per concettualizzare e attualizzare la parte ironica e umoristica che gli accumunava. Ancora nel 1964 Eronda cita il Munari futurista del manifesto Campari in una cartolina per la rivista professionale «La Pubblicità».

Poi il rapporto inevitabilmente si allenta. Le rose nell’insalata del 1974 sono l’ultimo guizzo geniale che Eronda probabilmente apprezzerà molto di Munari, ma gli anni Settanta vedono già un de Donà definitivamente professionista della comunicazione, portatore sano di uno Humor Graphic intriso di satira sociale e di costume, un po’ più lontano da ricerche artistiche e fantasie per bambini adulti e adulti bambini che era diventato il regno incontrastato dell’artista designer . Eppure Bruno Munari non si dimentica del grafico Mario de Donà e inserisce una strip di Eronda, Morte di un Quadrato, nell’edizione del 1978 de La Scoperta del Quadrato, edita da Zanichelli. Figlia di una reminescenza di Sei Linee in Movimento, primo libro illeggibile di Munari edito nel 1958, qui ridotte a quattro, questo gioco grafico, grazie a una sequenza narrativa, racconta la distruzione progressiva di un quadrato, tra fumetto e animazione. E’ un piccolo esempio di Humor Graphic  surreale, un gioco molto semplice già usato all’inizio del Novecento da Winsor McKay e poi da Chuck Jones in un cartone animato di Daffy Duck. Un omaggio all’umorista Eronda che rimane come testimonianza di un rapporto di stima al di là delle profonde differenze di orizzonte. Possiamo comunque documentare il loro rapporto cordiale, epistolare e progettuale, almeno sino al 1983 poi chissà. D’altro canto Munari chiudeva sempre le sue comunicazioni a Eronda con uno scherzoso, confidenziale e augurale “Se vedaremo. Ciao.”

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