Cinquanta e non sentirli. Tanti sono gli anni da cui esiste e resiste il sogno di Osiride Brovedani, deceduto il 2 luglio 1970. Desiderava una Fondazione che gestisse un convitto gratuito per orfani, progetto ampiamente realizzatosi nella struttura di Gradisca, ancora attiva nell’ospitalità gratuita, sebbene oggi gli ospiti siano persone sopra i 66 anni. Ma dei ragazzi non ci si è dimenticati nel corso degli anni, grazie alle borse di studio e alle erogazioni liberali.
Come verrà celebrata questa ricorrenza? Sottotono, dato che la struttura è blindata e nessuna persona può entrare o uscire, in considerazione degli strascichi del virus, ma non per questo la ricorrenza sarà meno sentita. Alla mattina, il coro degli ospiti della Casa Albergo si riunirà per una lettura di alcuni brani del diario della prigionia di Brovedani unitamente a canti di montagna. Inoltre, verrà lanciato il contest creativo per ragazzi dai 13 ai 18 anni #OB50, con premi in buoni spesa per libri.
Una scelta difficile ma che ha pagato, dato che nessuno tra gli ospiti o gli operatori della Casa Albergo è stato contagiato. La negatività dei tamponi, come hanno rimarcato i consiglieri, è un eccellente indicatore di qualità, professionalità ed igiene che, oltre a giovare alla comunità, costituiscono il modo migliore per onorare la memoria del Presidente De Riù. Tra l’altro, anche questa è una nota stonata: lui teneva molto alle celebrazioni per questo anniversario, e se la Fondazione ancora oggi è un’istituzione di eccellenza lo si deve soprattutto all’instancabile operato di colui che, come Presidente, ne è stato alla guida sin dal primo giorno. Accadde che fu De Riù stesso ad apprendere dal medico della morte di Osiride, di cui allora era il consulente finanziario, e fu lui ad andare a Camporosso a comunicare la triste notizia alla moglie, Fernanda Bukovink in Brovedani. In quell’occasione lei lo “insignì” del compito di realizzare il sogno del marito, la costituzione di una Fondazione, appunto, in cui sarebbe convogliata l’eredità del defunto. L’investitura venne poi ufficializzata nel suo testamento e quando anche lei morì, nel 1972, De Riù, che nel frattempo – sempre per volere di Brovedani – era anche diventato amministratore delegato della Fissan, si mise all’opera per realizzare quanto richiesto.
È così che è nata questa oasi di serenità, dal sogno di un grande uomo ma anche dall’abilità e dalla passione delle persone che come lui in questo sogno hanno creduto e che continuano a portarlo ancora avanti.
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