18 Ottobre 2019

Le disgrazie del tran de Opcina: la recensione

el sunto E' in libreria l'ultimo libro di Diego Manna, le disgrazie del tran de Opcina, una grande avventura in una Trieste del futuro dominata dai friulani

Ho aspettato con sincera curiosità di mettere le mani sull’ultimo libro dell’amico Diego Manna. Le disgrazie del tran de Opcina esce per i tipi della White Cocal Press e l’ho letto con voracità e divertita attenzione.
Narra la storia di un gruppetto di ragazzini, nella Trieste che ha ormai fatto i conti con la sua multiculturalità ma dominata dal popolo friulano. Aiutati da vecchietti e vecchiette, da una “legera” e un border clinz di nome Piria, la colorata klapa proverà a salvare la città dal dominio dell’impero del male bianco/nero.
Tra inseguimenti e peripezie varie, i nostri eroi dovranno provare a districare la matassa di un’antica profezia che si srotola tra il mondo reale, quello virtuale e quello ultraterreno, per salvare il capoluogo giuliano.
Il ritmo delle 175 pagine è sempre alto e spesso sfiora vette inviolate di serena goliardia. Si passa da una cadenza esplosiva ad una pirotecnica per ritrovarsi a prendere fiato per qualche pagina, ancora divertente, prima dei fuochi d’artificio finali. Diego ha imparato a dosare leggende metropolitane e antichi detti, miscelando il simile col verosimile in modo eccellente. Ti ritrovi a scoprire qualcosa in più di Trieste, ogni volta.
Manna tira le fila con metodo e misura e ti catapulta nel futuro, reso frizzante dall’energia giovanile perfettamente amalgamata con il più caratteristico corollario triestino senza tempo di “morbin”. Una ventata di energia ed aria fresca che ti solleva dalle storture quotidiane, come un refolo di bora gentile ma pronto a schiafferggiarti nell’istante esatto in cui non cogliessi l’essenza del saper stare al mondo.
È un mondo bellissimo quello che disegna Diego, dove i sentimenti sono sinceri e cristallini e la multiculturalità della quale siamo sempre stati orgogliosi, si traduce in un fraterno abbraccio con i fratelli d’oltre Isonzo. Forse è quella la battaglia più difficile da vincere, quella del pregiudizio dietro casa, più duro da abbattere di quello che arriva, disperato, da un mondo lontano oltre i confini conosciuti, un “altrove” ignoto. O ignorato.
Allora tutto ha un senso, anche una scritta banale che da anni puoi leggere in via Caboto: “X MUSTACA TOPONE DE GOMMA” che l’autore riesce ad interpretare mirabilmente rendondola una chiave di lettura indispensabile per aprire lo scrigno di un mondo meravigliosamente “perfetto”.
Imperdibile.

Tag: .

Un commento a Le disgrazie del tran de Opcina: la recensione

  1. Maurizio ha detto:

    Interessante ne comprerò due copie, una per me ed una da regalare a Natale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *