10 Febbraio 2017

Pensare altrimenti: l’invito di Fusaro al Caffè San Marco

el sunto Domenica 5 febbraio il filosofo torinese ha presentato il suo ultimo libro: un momento di confronto e riflessione al Caffè San Marco di Trieste.

Cosa significa oggi dissentire? Ha senso interrogarsi sulla bontà e validità del sentire comune, dei valori che costituiscono la nostra società? È possibile pensare altrimenti, gettare uno sguardo differente alla realtà, oppure dobbiamo accettare passivamente gli schemi che la quotidianità ci presenta? Questi interrogativi probabilmente non sono più sentiti come qualche decennio fa, ma fortunatamente ci sono ancora pensatori che tentano di porsi criticamente verso le categorie del presente.
Domenica 5 febbraio, nella meravigliosa cornice del Caffè San Marco gremito di presenti, si è tenuta la presentazione del libro Pensare Altrimenti. Filosofia del dissenso. L’autore, Diego Fusaro, giovane professore di filosofia al San Raffaele di Milano, ha intrattenuto i presenti spiegando la sua posizione di pensatore del dissenso: rifacendosi al suo ‘maestro’ Costanzo Preve e tentando di recuperare ciò che vi è ancora di attuale nel pensiero di Marx, Fusaro propone di guardare la realtà senza i paraocchi di distinzioni ormai anacronistiche come quelle di destra e sinistra.
D’altro canto non occorre essere iscritti al PCI per constatare che viviamo in un mondo scandito dalle leggi del mercato: questo, secondo l’autore, ha portato a un Pensiero Unico, un consenso di massa che si esprime in economia con la tendenza alla privatizzazione, in politica nel fatto che le posizioni moderate escludono quelle meno allineate e più critiche, nella cultura constatando come siamo ossessionati dal mito del progresso e dell’innovazione ad ogni costo. Chi non si allinea è fuori, escluso, deriso, criticato, al di là della bontà (o meno) delle proprie argomentazioni. Fusaro denuncia questi caratteri che quotidianamente viviamo ma che non sentiamo assolutamente come costrizioni: li diamo per scontati da quanto sono radicati nelle nostre vite.

Questo perché (in questo Fusaro sembra rifarsi ad un altro pensatore, forse ancora più illuminante per quanto poco conosciuto, che è Michel Foucault) il potere non è nelle mani di pochi burattinai, non opera solo mediante la violenza, non ci dice semplicemente quello che non dobbiamo fare, ma permea la società creando una rete produttiva di rapporti, favorisce certi modi di pensare e discorsi rispetto ad altri, escludendo quelli scomodi, quelli più sovversivi e pericolosi, bollandoli come ridicoli e facendo sì che tutti si adeguino a quel determinato pensiero proprio perché presentato come unico, vero e indiscutibile. E questo vale non solo per la nostra società dei consumi, ma per qualunque tipo di società, che tenta di coniare termini e modi di pensare ad essa convenienti pur di poter proseguire il proprio sviluppo.

Sia chiaro: si può concordare o meno, sotto vari aspetti, con le analisi di Fusaro – durante la presentazione ci sono stati anche momenti di confronto piuttosto diretti e proprio per questo stimolanti – ma questo è costretto a riconoscerlo lo stesso autore.

Infatti il messaggio di fondo che egli vuole comunicare è la necessità della formazione dello spirito critico, che rappresenta la base per tentare di capire il mondo che ci circonda: occorre quindi iniziare a interrogarsi su ciò che diamo per scontato, approfondire, studiare, liberarsi dalle categorie che accettiamo passivamente per adottarne altre che abbiano la solida base della riflessione. Dunque ben venga il dissenso, così come il dissenso nei confronti di chi dissente, a patto che i propri argomenti siano consapevoli e non assunti acriticamente. In questo senso l’invito di Fusaro credo vada accolto al di là delle proprie simpatie politiche o di altra natura, e l’augurio è che si possano creare altri e numerosi luoghi di incontro dove discutere e confrontarsi, faccia a faccia, per iniziare a guardare al presente con uno sguardo diverso, possibilmente libero e consapevole.

La scheda del libro

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