Siamo alla terza e ultima tappa del nostro percorso all’interno del progetto Promemoria_Auschwitz, il viaggio nella memoria organizzato dall’associazione Deina.
Dopo aver raccontato il percorso attraverso le voci di Dino e Giulia, è il turno di Alessandro.
Alessandro Bosco è uno studente di 19 anni. E’ al primo anno di scienze diplomatiche e internazionali presso l’Università di Trieste. Ha partecipato a Promemoria_Auschwitz nel febbraio del 2016, quando frequentava ancora il Liceo Galilei di Trieste.
Cosa ti ricordi del progetto Promemoria_Auschwitz e cosa ti ha lasciato?
Ricordo in particolare il viaggio, a Cracovia e poi ad Auschwitz, oltre agli incontri di preparazione a cui abbiamo partecipato nei mesi precedenti. Sono esperienze che hanno contribuito alla mia crescita intellettuale ma soprattutto mentale, morale e umana. Durante questo percorso, oltre alla conoscenza dei numeri e degli avvenimenti della Shoah, che sono fondamentali, ho avuto la possibilità di riflettere sul tema in maniera più ampia e lucida.
Perché oggi è importante parlare della seconda guerra mondiale come nei termini di questo progetto?
Il progetto si concentra sull’aspetto antropologico della guerra. Si cerca di capire e ragionare sui presupposti che hanno portato alla Shoah, su quali basi si fonda la sua tragica realizzazione. Affrontare questo capitolo buio della storia, da questo punto di vista, è fondamentale. Molto spesso ci si dimentica che più della metà delle vittime delle guerre sono i civili: persone innocenti e impossibilitate a reagire. Questo non vale solo per la seconda guerra mondiale ma è applicabile soprattutto alle guerre civili ed etniche degli ultimi decenni. Il progetto quindi ci ricorda la portata di questi avvenimenti.
Cosa vuol dire “praticare la memoria”?
Praticare la memoria non è un atto anacronistico, né inattuale. Guardare e ricordare il passato è vitale per costruire il futuro. La memoria serve sia come atto di rispetto nei confronti di chi ha subito e vissuto sulla propria pelle quelle atrocità sia per evitare che certi modi di agire e di pensare possano riemergere nella società odierna. È dunque un qualcosa da ripetere quotidianamente, per combattere l’indifferenza.
Senti ancora i ragazzi che hai conosciuto durante il progetto?
Assolutamente sì, ed è proprio questo che ha reso l’esperienza irripetibile. L’aver condiviso il viaggio con amici vecchi e nuovi ha permesso di costruire legami e relazioni. L’esperienza, almeno per me, sarebbe stata totalmente diversa e più “povera” se vissuta individualmente: va necessariamente vissuta insieme.
La parte conclusiva è la “restituzione”, in cui i partecipanti raccontano l’esperienza nelle scuole e alla cittadinanza. Perché è un passaggio importante?
La restituzione e la condivisione di tutto ciò che si è visto e appreso è l’ultimo tassello del percorso. Il progetto non deve essere fine a sé stesso, non deve essere mirato solamente alla crescita personale: la restituzione coinvolge tutte le persone interessate e amplifica la portata del messaggio. Condividere i nostri pensieri e le nostre osservazioni a chi non partecipa al viaggio e all’intero percorso è lo strumento migliore per diffondere il messaggio di umanità di Promemoria_Auscwhitz.
Ultimi commenti
Scampoli di storia: Due grandi alpinisti triestini scomparsi: Enzo Cozzolino e Tiziana Weiss
Orando – Un bicchiere di spritz
Be Hive! Un gioco alla scoperta del mondo delle api
Be Hive! Un gioco alla scoperta del mondo delle api
Magnar ben, per bon – Cucina triestina in dialetto