8 Aprile 2016

Triestebookfest: diario del weekend (seconda parte)

el sunto Libri e persone, è stato questo il Triestebookfest, cosa c’è di meglio?

Pubblichiamo la seconda e ultima parte del diario di Angela Del Prete, volontaria alla prima edizione del Triestebookfest. 

Domenica 3 aprile 2016. Il terzo e ultimissimo giorno del Triestebookfest è iniziato con il sindaco Cosolini. Che ha detto in maniera “da sindaco” quello che ho detto io, nel mio blog e alle persone, da quando è iniziata questa avventura: un bel progetto, ben pensato, che merita di crescere e migliorare.

In realtà, prima del sindaco, io ho acceso le luci, come speravo, ma ho sbagliato interruttore e quindi non è un momento che voglio approfondire…
Però sono stata promossa a valletta e, quindi, da addetta al “banchino soci” ogni tanto diventavo “quella che regala agli autori la shopper coi gadget”. Sono soddisfazioni.

Ad aprire gli incontri è stato Romano Montroni, che come ha detto Daniela, una delle organizzatrici, è l’ispiratore ‘simbolico’ del festival. È il presidente del Centro per il libro, ed è stato libraio. Ha parlato dello stato dei libri in Italia, delle competenze che un libraio deve avere e di come si deve partire dalle scuole per educare alla lettura. Ha detto anche che i librai hanno il dovere di essere curiosi e che una libreria deve avere un’anima. Non possiamo che essere d’accordo, no?

Subito dopo è arrivato Luca Bianchini che ha letteralmente scosso i pacati equilibri del Triestebookfest. Si aspettavano uno scrittore come tutti quegli altri, un po’ timido, pacato, cortese ma distante e invece… è arrivato lui che ha preso il microfono e ha fatto il suo spettacolo. Io lo conoscevo già, ma Trieste evidentemente no. Un vero e proprio “one man show”, che ha parlato in piedi, ha raccontato aneddoti, storie, ha fatto ridere, ha parlato di sé (perché è una cosa che gli piace fare tanto) e, soprattutto, ha parlato di Chiedimi se credi al destino, il suo ultimo libro. E alla fine si è fatto foto e selfie con tutti.

Dopo la pausa pranzo, con tanto di pizza e passeggiata, sono tornata al mio banchino soci pronta per sentire cosa aveva da dirci Tiziano Scarpa, un altro scrittore bravissimo e sicuramente da non leggere. Romanziere, drammaturgo e poeta, ha parlato del suo ultimo libro, Il brevetto del geco, ma non solo. Ha creato, raccontando e raccontandosi, delle immagini meravigliose. È stato molto bello sentirlo ammettere, lui che ha anche un Premio Strega alle spalle, che non ha ancora smesso di stupirsi della capacità che hanno le lettere di produrre significato e di diventare poi storie.

Il momento in cui ho dato la borsetta coi gadget a Scarpa è un altro di quelli da ricordare, perché si è illuminato, letteralmente, e ha detto: “Grazie! Ma c’è dentro il segnalibro?”. Io: “Sì!” e lui: “Grazie! Grazie!”, sorridendo come un bambino. Io e Tiziano Scarpa abbiamo una passione in comune: i segnalibri. Significherà qualcosa?

Dopo è arrivato Tim Parks che ha parlato, insieme a Renzo Crivelli, di Di cosa parliamo quando parliamo di libri?
Una carrellata di domande sui libri e sul loro senso. Sono veramente necessarie altre storie? Il Premio Nobel ha senso? I corsi di scrittura creativa? Lo scrittore deve o no piegarsi alle esigenze del mercato? Esiste una letteratura globalizzata? E… se un libro bello per uno è bello per tutti, cosa succede se è brutto? Il libro di Parks è chiaramente un libro per chi legge tanto e di libri parla anche e gli spunti di riflessione nati da questo incontro sono pressoché infiniti. Anche se poi io mi sono chiesta: esiste davvero una risposta a tutte queste domande? È necessaria?

Poi è arrivato Culicchia, con la sua antiPresentazione di Mi sono perso in un luogo comune. Lo scrittore ci ha regalato un reading tutto da ridere. Un viaggio spietatamente vero tra i luoghi comuni che ormai caratterizzano il nostro quotidiano e dei quali, pur accorgendocene, non riusciamo più a liberarci. Non ho resistito e ho comprato il libro. Come promemoria.

Prima dell’intervento di Culicchia le tre organizzatrici Federica Ribolli, Loriana Urisch e Daniela Derossi hanno fatto un discorso di chiusura: ringraziamenti, qualche lacrima e… poi non lo so, perché me lo son persa. In quel momento è arrivata una signora per associarsi e non ho potuto ascoltare!

Li per lì ero risentita ma poi, riflettendoci su, l’ho visto come un ottimo modo per per celebrare la fine di questo evento; un buon augurio, no? Di tanti nuovi Triestebookfest.
Alla fine, ci siamo salutati tutti con molto affetto, ma mestamente e quella nostalgia sentita all’inizio del primo giorno è tornata più viva che mai.

La promessa è quella di vedersi ancora, la speranza è quella di continuare a costruire qualcosa di così bello, di migliorarlo e renderlo famoso per promuovere la lettura e la città.
Intanto, grazie. Grazie al Triestebookfest, perché ha dato a Trieste qualcosa di nuovo. Come ha detto Bianchini, è una città nella quale devi ‘volerci’ venire, non ci passi per caso, ma poi la scopri e t’innamori. Da neotriestina, ora so che di motivi per venirci ce ne sono infiniti, ma il Triestebookfest è decisamente un motivo in più.

Grazie al Triestebookfest, perché ha dato a me giorni pieni, di consigli letterari, di significati, di spunti di riflessione. Mi ha regalato sorrisi, che, l’ho già detto, lo so, hanno veramente dato valore aggiunto alla manifestazione. Grazie, perché mi ha dato la possibilità di conoscere queste tre donne meravigliose che hanno messo insieme qualcosa che sembra piccolo nell’intero panorama dei festival letterari, ma vissuto da dentro, e vedendo le energie spese, proprio non lo è. E grazie perché ho incontrato delle persone nuove con le quali voglio continuare ad avere a che fare. Libri e persone, è stato questo il Triestebookfest, cosa c’è di meglio?

Angela Del Prete
Blog: www.righevaghe.it

La galleria fotografica del weekend di Triestebookfest

1 commenti a Triestebookfest: diario del weekend (seconda parte)

  1. Passeggero ha detto:

    “un altro scrittore bravissimo e sicuramente da non leggere” è un bel lapsus 🙂

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