Foto di Alba Zari
6 Aprile 2016

Trieste xe per bici: e infatti vanno a ruba

el sunto "Sì, bici xe per Trieste. E lo digo alla riversa apposta, no perché son imbriago."

Continua la rubrica nata sulla scia del progetto In Salita di  Alba Zari e Sharon Ritossa.
Una fotografia istantanea della situazione ciclabile a Trieste, concentrandoci direttamente sull’esperienza di chi la bicicletta la usa quotidianamente, sfidando quel motto duro a morire e che, col tempo, vorremmo invece ribaltare.
L’obbiettivo è dimostrare che sì, Trieste xe anche per bici.

Il nostro progetto, che si appoggia all’idea di Alba e Sharon, vuole proseguire nel loro lavoro.Chi vuole partecipare e dare il proprio contributo può mandare una sua foto in bici e le sue risposte alle quattro domande a manna@bora.la.
Vi ringraziamo in anticipo.

La testimonianza di oggi è di Paolo Stanese.

  1. Descrivi la tua bicicletta.

Primo: mi hanno già rubato tre, dico tre, bici, in una città dove spesso ti capita di lasciare le chiavi sul motorino e ritrovarlo lì il giorno dopo. Ma non posso stare senza una bici… quella che uso adesso più di frequente, me l’ha regalata un amico. Avrei dovuto comperare, usata, una bici di Pecoranera (alias Devis Bonanni) per andare in viaggio a Cracovia. Ma quando l’affare è sfumato e ne ho parlato a un amico, mi ha detto “Io ho una bici a cui hanno rubato la ruota posteriore. Se vuoi te la regalo…”
Cenerentola è nata così, con la ruota posteriore di mezza bici in cantina, un sellino molleggiato finto Brooks ed è partita per Cracovia. È pesante, telaio in acciaio, senza ammortizzatore, ma è comoda e maneggevole: nessuno mi crede, ma io ci vedo la principessa che è. La uso anche in città, se non piove troppo, ma se la cava bene anche sugli sterrati e sulle percorrenze medio-lunghe. Considerando il fatto che le bici vengono rubate, per me prendersi una superbike non ha molto senso.

2. Da quanto tempo utilizzi la bicicletta?

Da molto, anche se essere ciclisti urbani non è cosa facile: sei un mezzo sotto il quintale tra bestioni ben più pesanti e ingombranti. Cerco sempre di rispettare il codice della strada, ma mi rendo conto che a volte questo non aiuta né me né gli automobilisti… e qualche volta è meglio scendere e spingere a mano, tornando pedone. Comunque, ci sono sempre più bici e ciclisti in giro, non sarebbe male se l’amministrazione locale cominciasse a prendere più sul serio i ciclisti e le loro richieste. Ma anche al netto di questi problemi, i vantaggi di fare il ciclista urbano sono parecchi. Meno spese, più attività fisica. Una volta che hai capito che calore e sudore sono in funzione della velocità, puoi trovare quella giusta per non congelare sui pedali in inverno e per goderti la brezza che autogeneri d’estate: a questo punto, devi solo programmare bene i tempi e tener conto di salite e discese nel tragitto! Andando piano e facendo attenzione, puoi muoverti in bici anche quando c’è bora. Una volta che superi il terrore dei veicoli a motore e capisci bene come ragiona un automobilista quando vede una bici e ti stressi anche meno che a guidare l’auto o il motorino!

3. Dove ti porta la bici?

È il passo della bici la cosa interessante: a metà tra quello pigro del flaneur che va a zonzo e quello più performante di chi usa veicoli a motore. In bici puoi scegliere di muoverti spedito ed efficiente oppure fermarti quasi in qualsiasi punto a goderti il paesaggio, scattare una foto, prendere un appunto, rispondere al telefono – senza intralciare il traffico, beninteso. Il pensiero scorre più libero; c’è tempo per godersi le emozioni e perdersi nei pensieri: forse proprio perché sei costretto a calcolare i tempi in anticipo, sapendo che devi far conto sulla velocità ottimale e non su quella massima possibile. Insomma, per me la bici è il mezzo sostenibile per eccellenza!

4. Trieste xe per bici?

Sì, bici xe per Trieste. E lo digo alla riversa apposta, no perché son imbriago.

Foto di Alba Zari

Foto di Alba Zari

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