5 Aprile 2016

Triestebookfest: il diario del weekend (prima parte)

el sunto Pubblichiamo la prima parte del diario di Angela Del Prete, volontaria della prima edizione del Triestebookfest.

Pubblichiamo la prima parte del diario di Angela Del Prete, volontaria alla prima edizione del Triestebookfest.

Venerdì 1 aprile, ore 16,30. Inizia il terzo e ultimo appuntamento con il Triestebookfest Questo era il fine settimana che aspettavo di più: “Lettura, scrittura e dintorni” e sono arrivata piena di buona volontà e determinata a divertirmi. Lo ammetto, avevo anche un po’ di quella nostalgia ‘preventiva’ di quando sai già che sta per finire qualcosa che per un po’ ti ha reso felice.

Nostalgia passata subito appena entrata alla Piccola Fenice, dove c’erano ad accogliermi i sorrisi genuini delle organizzatrici e… le loro ansie. Perché dietro le quinte di queste manifestazioni c’è sempre qualcosa che sembra non funzionare, che però poi va a posto e che ti fa pure ridere. Manca un cavetto, gli smartphone non prendono, dove sono i programmi?, verranno tante persone? poche?, e se non arriva nessuno?, e così via.
Sistemato tutto, più o meno, le organizzatrici e noi volontari abbiamo tirato un gran respiro e ci siamo lanciati nella mischia.

Il primo ospite è stato Nuccio Ordine che con le sue opinioni sull’importanza dell’inutile ci ha tenuti fermi e quasi ipnotizzati per tutto il tempo del suo intervento. Ci ha parlato di come l’utilitarismo applicato all’istruzione, la scienza, i beni culturali e i rapporti umani sia un modo per rovinare tutto. Di come sia impossibile ‘quantificare’ la cultura, che è l’unica cosa che non puoi comprare, ma che va conquistata. Da Camus a Wallace, da Shaw a Ionesco, il professor Nuccio Ordine mi ha conquistata. Ogni insegnante dovrebbe avere almeno una briciola della passione che ha dimostrato di avere lui.

Subito dopo è arrivato il Paolo Di Paolo, che ha parlato del suo ultimo libro Una storia quasi solo d’amore. Che, ha detto, non è solo un romanzo d’amore, ma anche un libro che parla di rapporti umani tra generazioni diverse, delle curiosità reciproche che nascono quando incontriamo persone nuove e dei pregiudizi, che inevitabilmente condizionano i nostri incontri. Di Paolo ha parlato anche di teatro, grande protagonista del suo libro e di come si rapporta alle nostre vite normali: il teatro involontario è quello che facciamo per essere sempre all’altezza delle nostre stesse aspettative. Indipendentemente dal libro, è stato molto interessante sentirlo parlare di letteratura, di poetica letteraria e del suo rapporto con alcuni grandi scrittori italiani, come Tabucchi, per esempio.

Il secondo giorno, sabato 2 aprile, è iniziato con tantissimi altri sorrisi, che sono veramente la cosa che non manca mai in questa manifestazione, ancora ansia, che però è un’“ansia felice” e, nel frattempo che aspettavamo gli ospiti, un po’ di chiacchiere utilissime a proposito di libri con Loriana Ursich, una delle organizzatrici e libraia dell’Antico Caffè San Marco.
A dare il via agli incontri… sono stata io! Perché ho schiacciato il tasto play per il video che riassumeva il fine settimana precedente. Un compito di grandissima responsabilità.

A rubarmi la scena è arrivato il bravissimo Andrea Molesini. Ha parlato della lingua, che è la nostra vera patria e che è quello che veramente ci unisce e ci divide. E ha parlato di come ci si sente da traduttori a essere tradotti, dicendo che ne capisce tutta la complessità e le difficoltà. Ci ha anche raccontato qualcosa del suo ultimo romanzo, Solitudine dell’assassino, una riflessione su amicizia, innocenza e colpevolezza.

A chiudere la mattinata è stato Fulvio Ervas, che ha ovviamente parlato del suo successo Se ti abbraccio non aver paura, della storia di Andrea e Franco e di come, nonostante l’autismo, “più mondo” non fa male e che l’amore di un padre può, con costanza, combattere le complicanze della malattia di un figlio. Ervas, che è veramente un bravo comunicatore, ha parlato anche di Tu non tacere, il suo ultimo romanzo, che è un romanzo di formazione, ma che parla anche di sanità, di errori medici e di tutto il dolore e le perdite che da questi possono conseguire.

Dopo la pausa pranzo, una passeggiata in viale XX settembre e un caffè al San Marco, sono tornata alla Piccola Fenice e, superata altra ansia felice, perché il proiettore non funziona mai quando deve funzionare, abbiamo salutato il pomeriggio con Massimo Palma, Tuono Pettinato e il loro Happy Diaz.

Mentre il talentuoso e silenziosissimo Tuono Pettinato disegnava, Massimo Palma ci ha raccontato il libro che, attraverso un continuo riferimento alla musica, in particolare quella di gruppi di Manchester, ricostruisce tutta la settimana del G8 di Genova 2001, quella in cui un’intera generazione “ha perso”. Quei giorni, ha detto l’autore, non sono stati scanditi solo dai due tragici fatti che tutti ricordiamo (se non li ricordiamo: la morte di Carlo Giuliani e i “fatti” della scuola Diaz), ma anche da un’agenda di incontri e dibattiti nei quali si discussero cose importantissime.

Finito l’incontro, come di consueto ci sono sempre pochi minuti in cui in sala c’è frenesia: tutti si alzano; noi volontari mettiamo su i migliori sorrisi per convincere le persone a comprare i gadget del Triestebookfest oppure, meglio ancora, ad associarsi. Persone si abbracciano, urlano, ridono, si raccontano cose; a me, soprattutto, che sono speranzosa e sorridente al “banchino soci”, si avvicinano convinti e… chiedono dov’è il bagno, spezzando subito l’illusione.

Per fortuna che però poi arrivano nuovi meravigliosi autori a parlarci di libri, che sono il vero motivo per cui siamo tutti qui.

Francesca Fornario e Tito Faraci, appunto, hanno fatto una doppia presentazione de La Banda della culla e La vita in generale. La Fornario che è una giornalista satirica, ha raccontato come è nato il suo libro che parla delle vere e proprie difficoltà che si trovano, in Italia, passando tra burocrazia e paradossi, quando si decide di diventare genitori e non ci sono tutte le “condizioni favorevoli”. Faraci ha raccontato come dalle sceneggiature per fumetti è finito a scrivere un romanzo di narrativa. Brillanti e molto “coccoli”, alla triestina, ci hanno intrattenuti e divertiti. Francesca Fornario in particolare mi ha conquistata un po’ di più. E quando nella dedica al suo libro mi ha definita “spacciatrice di libri” ha migliorato una giornata che già era pressoché perfetta.

A chiudere è stata Giovanna Zucca e il suo Assassinio all’Ikea. L’Ikea, che è diventata ormai una costante nelle nostre vite, insieme al “giallo”, è un pretesto per avviare la narrazione della “provincia” italiana, fatta di storie, di relazioni, di amore, amicizie e di persone. Accompagnata da Loriana Ursich, la Zucca ha raccontato anche altri suoi libri, del suo lavoro in ospedale e della sua passione per Jane Austen.

Il secondo giorno è finito con il sorrisone luminoso e il “grazie” squillante e felice di una bambina alla quale ho dato una matita del Triestebookfest perché la sua mamma si è associata e i gadget sono inclusi nel pacchetto. Ancora una volta ho avuto la conferma che, oltre alla determinazione delle organizzatrici, i sorrisi, nostri e delle persone che passano da queste parti, sono il valore aggiunto di questa manifestazione.

Un po’ stanca, serena e con una voglia immensa di comprare tutti i libri di cui hanno parlato gli autori, sono andata a godermi l’aperitivo offerto da Zazzeron che, e questa è una cosa che capisci dopo 10 giorni che vivi a Trieste, è una vera e propria istituzione. Un calice di vino e dritta a casa, per prepararmi all’ultimo e altrettanto intenso giorno del Triestebookfest.

Magari mi faranno accendere e spegnere le luci, visto che sono stata così brava con il tasto play del video.

Angela Del Prete
Blog: www.righevaghe.it

La galleria fotografica del weekend di Triestebookfest

Tag: , .

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *