Entriamo a Il Carpino con la luce alle spalle.
Ci accoglie Ana Sosol. Col marito Franco e i due figli porta avanti “Il Carpino”, azienda vitivinicola di San Floriano, Collio.
La casa/cantina si trova su una dei bei pendii che caratterizzano la zona.
Zona vocata, fortunata.
La ponka è la base, le viti che qui dimorano sono la parte emersa, visibile di questa ricchezza sotteranea.
Il Carpino è un’azienda famigliare, che lavora su quasi 17 ettari di vigne, fra il Collio e la zona Isonzo, fra Capriva e Mossa.
Dall’ingresso della cantina si vedono alcuni bei filari, le colline sono ondulate e ci accolgono in una giornata di sole strepitosa.
Ciononostante preferiamo l’accogliente sala di degustazione.
Perchè?
Presto detto. I vini de Il Carpino sono generosi e conquistano al primo sorso.
Ana ci racconta degli inizi, del tipo di lavoro e dell’idea di vino che portano avanti.
“La prima etichetta professionale risale al 1987. Era una sfida. All’inizio ci siamo affidati ad un enologo esterno e principalmente ai vitigni internazionali. Ma i risultati e la filosofia non coincidevano con le nostre aspettative e non eravamo soddisfatti. Cercavamo qualcosa di diverso. Il nostro vino“.
Ancora Ana. “Abbiamo preferito correre da soli e seguire l’esempio di Josko Gravner. Grande lavoro in vigna e grande cura dei vitigni autoctoni. Questa è la base. Diradamenti, potature e grande presenza umana. Abbiamo fatto degli impianti ad alta densità, capaci di dare poca uva, ma giusta, sana e curata. Prima della vendemmia, ovviamente facciamo una radicale cernita per eliminare eventuale uva malsana. Infine cerchiamo l’equilibrio in vigna, in cantina e nel bicchiere. Ci aiuta molto la ponka, questa terra dona mineralità, ricchezza e longevità ai nostri vini“.
Come sostengono molti produttori, se riesci a portare in cantina un’uva sana e al giusto grado di maturazione, il più è fatto. E poi puoi permetterti di non ricorrere alla chimica come unica soluzione. Anzi.
Sembra facile, ma non lo è. Ma la ricerca di questi vini richiede un grande lavoro.
Attualmente il Carpino ha due linee. Una costituita da vini freschi, la “Vigna Runc” e l’altra è la Selezione, da vigne più vecchie, che crescono sulla ponka. Fanno eccezione i rossi, che vengono dalle vigne di pianura.
Ci siamo concentrati sulla Selezione.
Non lo nascondiamo ci piace star bene. E i vini del Carpino hanno raggiunto lo scopo.
La vinificazione
I vini fanno tutti una macerazione sulle bucce. I bianchi rimangono di norma una settimana sulle bucce, ma la ribolla fa eccezione, rimanendo in contatto con le proprie bucce per circa 45 giorni (che colore gioioso!). I rossi (merlot e cabernet sauvignon) fanno macerazioni lunghe ovviamente. Fermentazioni spontanee e lunghi affinamenti in legno grande e assestamento in inox. A seguire lunghi affinamenti e assestamenti anche in bottiglia.
Cosa vuol dire un tempo lungo? Vuol dire che ad oggi sono in commercio i vini bianchi del 2011, mentre il Merlot Rubrum è del 2007, e il Cabernet Sauvignon? Quello bisogna aspettarlo, è in bottiglia il 2011, ma si deve pazientare.
I nostri assaggi.
Nel frattempo ci ha raggiunti Franco, direttamente dalla vigna.
Bianchi.
Vis uvae. Pinot Grigio in purezza. Ormai un vitigno autoctono a tutti gli effetti. Colore importante, quasi da gingerino, e per me l’unica versione che vale la pena assaggiare.
Malvasia 2011. Abituati alle salinità marine delle malvasia carsoline, tocchiamo altri livelli di equilibrio e intensità.
Chardonnay 2011. Un internazionale che ben si è legato al territorio. Vino completo e equilibrato.
Exordium 2011. Tocai in purezza. Un vino molto chiacchierato. Aromi tipici della famiglia, ma grande evoluzione. Un gran vino, peccato sia già finito
Ribolla 2011. Vino da carne rossa, da bistecca, ma anche in solitaria. Ana:”La Ribolla è un vino povero, intimamente legato a queste terre. Non ha grossi profumi, ma raggiunge il massimo della sua espressione nelle vinificazioni tradizionali, quando la buccia gli dona tutte queste sfumature e ricchezze“.
Rossi.
Rubrum 2007. Merlot in purezza. Non esce in tutte le annate, solo in quelle giuste e ricche. Questo vino ha davanti ancora tanta strada!
Cabernet Sauvignon 2011. Piccolo assaggio, di un piccolo gioiello. Senza etichetta e nome, richiede grande pazienza.
Usciamo dalla cantina col buio!
Ringraziamo vivamente Ana e Franco Sosol per l’ospitalità e cordialità (e poi avevano pure un ospite particolare a cena)
Il Carpino sul web
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