22 Ottobre 2015

Zinque bici e un amaro Montenegro: la recensione

el sunto Pubblichiamo la bella recensione di Davide Stanic di Zinque bici e un amaro Montenegro, l'ultimo libro di Diego Manna, in libreria da una settimana

Diego Manna, classe 1979, sta a Trieste quanto Obelix al cinghiale e alla pozione magica nella quale è caduto da piccolo finendo per attecchire.
Zinque bici e un amaro Montenegro è la sua ultima fatica letteraria che passa su carta dopo esser stata letta on line sul sito di Bora la col quale collabora.
E il sapore della scrittura pastosa di Diego si amalgama perfettamente col ritmo lento di un viaggio a pedali. Forse il meno “spiritoso” tra le sue pubblicazioni, ma anche quella più matura, dal punto di vista riflessivo e descrittivo. Ero titubante su questo libro, pensavo che avesse ormai detto e scritto già al meglio le esperienze di viaggio coi suoi primi due diari, Zinque bici e una galina con do teste e Polska rivemo. Le maldobrie delle esperienze passate stavolta non ci sono e questo, se da un lato manca, regala al viaggio la sua dimensione più azzeccata. Non mancano gli aneddoti divertenti, si badi. Ma la goliardia stavolta si mischia con un pizzico di amarezza e di pragmatico realismo che accompagnano l’autore. Una generazione precaria, sempre in bilico tra il voler crescere e la fatica di farlo, tra il viaggiare e ritornare alle origini e il vagare senza senso, che col formato cartaceo abbraccia le generazioni precedenti, legate al materialismo delle pagine da girare. Non è un abbraccio astioso il suo ma una lucida analisi dei tempi balordi che, forse, regalano opportunità ai talentuosi ma non ai “normali”. È un’amarezza catartica che spazia da Trieste ai Balcani, uno scoppio di energie da maree e dall’incontro coi popoli di confine, magari davanti a una birra e con la tavola imbandita. E a tavola ci si ritrova sempre, pur nella precarietà, a cercare conforto e riconoscimento dopo la fatica. Quella fatica che fa cadere le barriere e rende fratelli in un mondo così complicato.
Riderete con l’odissea delle bottiglie di liquore. Riderete del pressapochismo alla “Viva l’A e pobon”. Rifletterete sulla Bosnia martoriata e con un futuro incerto, quanto quello dei compagni di pedali rimasti a casa a lottare contro l’instabilità occupazionale. E rifletterete sui tempi che cambiano così in fretta da rendere sempre più difficile adattarvisi. Se poi vi resterà una punta d’amaro in bocca, versatevi due dita di Montenegro e in attesa di potervi tuffare nel Golfo argentato di Trieste o di Kotar, lasciate che sia la Bora a pulirvi l’anima.
Ultima considerazione è per la scelta di uscire in modo indipendente. 8€ non sono pochi per 100 paginette ma sono ben spese perché supportano un progetto che Diego e la sua banda di simpatici muloni e mulone portano avanti. E senza editori che succhiano linfa e denaro, almeno sappiamo in quali tasche finiranno quei soldi.
Da leggere con attenzione.
Bravo Diego Manna.

Tag: , , .

Un commento a Zinque bici e un amaro Montenegro: la recensione

  1. Fiora ha detto:

    coredà dela mitica fiasca “dedicata”, ghe lo go regalà al veterinario dei mii cagneti. El mulon xè foresto (Tv.), ma oramai naturalizà…el ga ssai aprezà!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *