25 Maggio 2015

Pink Parenzana, la storia di quattro “mule” in bici

el sunto La Parenzana in rosa. Il diario di bordo di quattro giovani cicliste triestine lungo la pista ciclabile che unisce Trieste e Parenzo

“A furia de leger ogni volta le vostre monade, me xe vegnuda anche mi voia de cior in man sta bici, ciò”. Così mi aveva detto un amico, mentre leggeva l’ennesimo diario di viaggio delle nostre “ciclomonade”. Il vedere che le proprie esperienze e passioni riescono a entusiasmare, incuriosire e infine coinvolgere anche altre persone è una delle cose che più ti danno soddisfazione. Per questo quando Giulia mi ha raccontato dell’idea di percorrere la Parenzana con un gruppo rigorosamente femminile l’ho subito precettata: “Ara che te ga assolutamente de contarla sta storia”. Perché è una di quelle idee che magari sono venute a molte, ma che per un motivo o per l’altro troppo spesso non si portano fino in fondo, perdendo l’occasione di vivere un’esperienza unica. Loro son partite, tornate e già progettano le prossime avventure in rosa. Qui, ogni martedì, pubblicheremo il diario di questa prima escursione. Questa è la loro pagina facebook: fata la xe.
Diego Manna

 

Ogni fiaba che si rispetti, si sa, inizia con un sonoro “c’era una volta”.
Peccato che quella che stiamo per raccontarvi non sia la solita fiaba a cui siete abituati. Peccato anche che non sia una fiaba. Quindi per il momento il buon vecchio “c’era una volta” potete pure scordarvelo.
Preferiamo chiamarla avventura: la nostra personale avventura, tutta colorata di rosa -ciaro, de rosa sì, perché semo babe, che color podevimo sceglier se no el rosa?-. Bene.
Cominciamo, allora, dall’inizio, cioè dal momento in cui è nata questa idea.
Come tutte le brillanti idee che si rispettino, anche questa è nata nel modo più comune: totalmente per caso. Ce ne stavamo, Sharon ed io, amiche di vecchia data, a parlare a macchinetta -modalità baba: on, per capirse- di quanto sarebbe stato bello quella volta partire per quella vacanza, poi rimandata e annullata a causa di una serie di motivi. Stavamo lì a mangiarci le mani fino ai gomiti, quando ad un tratto ci siam dette “Beh, organizziamone un’altra, no?”.
Avevamo voglia di avventura, di natura, di imprevisti, di movimento. Stufe di rimandare, stufe di trovarci a far sempre le stesse cose, consapevoli del fatto che non ci vuol molto a organizzare una vacanza alternativa, ci siam buttate a capofitto. FEMO! ANDEMO!

Ma due non è un gran numero per viaggiare, ce ne voleva una terza, un’altra matta che avesse voglia di avventura e raccogliesse la proposta immediatamente. Subito un nome ci è balzato agli occhi: Chiara. La nostra amica geologa, conosciuta anni prima a un corso di arrampicata. Nemmeno il tempo di spiegarle di cosa si trattava e avevamo la terza, era fatta.
Ora la prima cosa da fare era logica e ovvia a tutte. Decidere la destinazione? Il mezzo di trasporto? Il periodo dell’anno? No di certo. La cosa più urgente era fare un gruppo su whatsapp! -Se sa, noi babe per ogni cagada de colombo femo un grupo su whatsapp con foto anessa-.
Dopo alcune proposte che comprendevano le destinazioni più diverse e i mezzi di trasporto più assurdi, il piano cominciava a prendere forma. L’idea più papabile era fare la Parenzana in bicicletta, solo donne. Un gruppo di amiche, un weekend da trascorrere lungo la vecchia ferrovia che portava a Parenzo partendo da Trieste.
Fata la xe.

Stabilito il week end (15-16-17 maggio) cominciamo con la preparazione vera e propria. Nel frattempo al terzetto aggiungiamo Elena -geologa carnica, ma ormai la gavemo adotada e ghe volemo ben lo stesso anche se la xe furlana- e Sara -altra geologa, che no se sa mai che ne manchi geologi- e partiamo con prestiti di bici e giri in ciclabile -con anessi strucoli de pomi e birete de ricompensa per esser stade brave e gaver rucà-.
Le giornate passano, la vita va avanti normalmente, tra allenamenti più o meno seri, birre e le sempre presenti chiacchiere tra donne, mentre il fatidico giorno della partenza si avvicina. Ci attacchiamo ai cellulari, più precisamente alle previsioni del tempo -neanche a dir: prevista piova, zima e bora-.
Arriviamo così alla settimana che precede la nostra impresa. E capiamo quale sarà l’elemento fondamentale per la riuscita di questo progetto: le magliette, rigorosamente rosa, con logo del gruppo. FEMO! STAMPEMO! FIGONE!
Fata la xe.

pink parenzana
L’outfit è invidiabile, il gruppo è tutto da ridere. Siamo pronte a partire in quattro: Elena, causa laurea, decide di non venire con noi, ma pur di partecipare è disposta a venirci a prendere all’arrivo e riportarci a casa. Il quartetto finale è quindi così composto: Giuli, Sharon, Chiara e Sara.
Siamo pronte, siamo cariche e non vediamo l’ora di partire. Questo progetto lo porteremo a termine costi quel che costi.
Decidiamo di incontrarci il giorno prima della partenza per un’ultima occhiata al meteo e per decidere cosa mettere negli zaini e nelle sacche della bici -il minimo indispensabile, che per noi vol dir oviamente metà armadio, ricordeve che semo sportivone ma pur sempre babe-.

Nelle nostre teste girano i pensieri più diversi, per quanto mi riguarda la paura di non farcela, di essere un peso per le mie compagne e di rallentarle, dati i miei grossi problemi al ginocchio dovuti a un incidente di arrampicata, ma anche la consapevolezza di aver voglia di arrivare alla fine. I pensieri delle mie compagne di pedalata spaziano tra la voglia di dimostrare di potercela fare a fidanzati e amici e la voglia di godersi il percorso. Siamo pronte ad assaporare la meraviglia che questa terra ci può regalare, siamo pronte a far fatica, tra salite e discese, tra le vigne, i ciliegi e la terra rossa dell’Istria. Elena ci dimostra il suo supporto morale tenendo le dita incrociate e facendo una sorta di danza del sole immaginaria. Noi siamo pronte. Prepariamo tutto.
Il brutto tempo però sembra volerci scoraggiare: decidiamo quindi di partire nel pomeriggio, in modo da evitare il temporale previsto per la mattina.

Domani inizia questa avventura, lo zaino è praticamente pronto: costume da bagno, asciugamano, k-way, vestiti di ricambio, acqua, barrette energetiche e bolle di sapone -ve domanderè che cacchio c’entra le bole de savon. Domandeghe a Sharon. Ela ga dito che iera indispensabili. Noi ghe gavemo credù-. Andiamo a dormire, con l’emozione che precede ogni partenza, il sorriso nel cuore e la voglia di allontanarci dalla quotidianità triestina, pronte a immergerci nella natura.

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6 commenti a Pink Parenzana, la storia di quattro “mule” in bici

  1. Giovanni ha detto:

    E brave mule!! Bike per tutti!!
    Con il vostro ‘diario de bordo’ mi avete fatto passare proprio 3 minuti in allegria!
    Spero proprio di legger com’è andata…

  2. giovanni del re ha detto:

    che bello! noi cinque medici/attempati abbiamo avuto la fortuna sfacciata di incontrare voi e le vostre bollicine di sapone fluttuanti nell’etere….
    saluti e baci
    giovanni,daniel,gigi,gianluca,giorgio

  3. giulia zamarini ha detto:

    Seguiteci il prossimo martedi con la prossima puntata di Pink Parenzana. Medici/muloni parleremo ancora di voi.
    Saluti a tutti dal team #thepinkside #bepink #dreampink #drinkpink #freepink #spiegaloasharon

  4. chiara TheLadyBike ha detto:

    Brave mule, sè grandi!!!

  5. Fiora ha detto:

    con invidia da irrecuperabile no bike old girl, con simpatia e tifo sfrenato, degheeee mule!

  6. Michele ha detto:

    Grandi! Mi sono divertito a leggere il resoconto, attendo il seguito.
    Io intanto dovrei farla da domenica (se riusciamo ad incastrare gli impegni di lavoro, anche noi l’abbiamo deciso ieri sera!)

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