Ero bambino quando mio nono mi prendeva per mano e, passando per la corte sotto l’ombrosa pergola, passato il pozzo, apriva in cancello e, oltrepassata la larga strada, mi portava per il vecchio sentiero che tra pastini incolti saliva sino alla ferrovia della vicina fabbrica. Scavalcato il muro della ferrovia, arrivavamo sul dolce pendio del colle, ricoperto da una erba folta e morbida, curvata dalle raffiche di bora, che dalle nostre parti raggiunge una brutale forza, altrove a Trieste sconosciuta. Una volta giunti sulla sommità trovavamo ad aspettarci, celati da un groviglio di ispidi cornioli, pochi muri scrostati e patinati di licheni; i resti di quella che poi scoprì essere una bella chiesetta cinquecentesca, dedicata a San Rocco. Questo era per me un luogo magico, carico di emozioni e memoria, un rifugio e luogo sacro in senso lato.
Il colle Koromačnik, identificato quasi sempre come San Rocco a causa della chiesa che venne qui eretta, è oggettivamente parlando sito in posizione straordinaria, posto al centro del vasto bacino del basso corso della Rosandra, una valle chiaramente delimitata dal ciglione carsico e sulle cui pendici sono da qui visibili tutti gli antichi borghi già citati nella documentazione medievale e che formavano una entità a sé già secoli fa, quando su tutte queste terre regnava il Vescovo. Stando sull’esposta cima del colle di San Rocco si può quasi percepire l’unicità di questa valle, da quattro secoli nota come valle del Breg, rispetto ai dintorni di Trieste o al petroso Carso, un luogo altro e particolare che ci ha donato ora quella che potremmo azzardarci a definire la più grande scoperta archeologica mai fatta a Trieste. I verdi pendii del colle celano quello che è, allo stato attuale delle conoscenze, il più antico accampamento militare del mondo romano mai rinvenuto!
Una scoperta rivoluzionaria, tanto più che lo studio presentato ieri al Museo d’Arte Orientale ha evidenziato la presenza di un sistema di tre fortilizi romani tra loro correlati, scoperta, che dà agli studiosi nuovo materiale su cui costruire ulteriori studi e scoperte.
Come narra Tito Livio nel XLI. libro della sua opera Ab Urbe Condita, i Romani, durante la seconda guerra d’Istria, costruirono il proprio accampamento principale, atto ad accogliere due legioni (ca. 10 000 uomini!) nei pressi del primo porto d’Istria, difendendolo ulteriormente con altre strutture minori, tra le quali una sulla strada verso Aquileia, l’altra tra il campo principale ed il mare.
La ricerca svolta dal dott. Bernardini evidenzia la presenza di altri due campi minori oltre al principale sul Koromačnik/San Rocco; il primo, sull’altipiano carsico, a fianco di quella che diverrà poi una delle principali strade romane tra Aquileia e Tarsatica, sul colle Mala Gročanica/Grociana piccola, ed il secondo, posto tra il principale ed il mare, sul Monte d’Oro, in località Dolga Krona. Un allineamento di forti tra l’Istria ed il Carso lì dove la morfologia e la geologia delineano un passaggio tra mondi diversi, una viva testimonianza del carattere di fulcro di quello che è oggi il Comune di Dolina, tratto caratteristico che si riscontra oggi come nel corso di tutta la sua lunga storia.
Gli abili ingegneri romani, mentre tracciavano sul suolo quelle che per gli antichi abitanti del luogo sicuramente sembravano incredibili strutture geometriche però non potevano immaginare, forse, ciò che il clima del Litorale aveva in serbo per loro, in quanto scelsero per i propri forti cime di colli e versanti esposti alla a noi tanto familiare bora.
Tali forti ebbero evidentemente vita relativamente breve, i terreni dove furono realizzati non sono adatti neppure alla coltivazione della resistente bianchera e furono quindi sfruttati nell’unico modo possibile: il pascolo.
Per secoli, il colle Koromačnik (come probabilmente indica il nome stesso del colle) fu usato per il pascolo collettivo degli abitanti dell’antico borgo che un tempo i triestini chiamavano Bolùnz, ma che da ottant’anni è più noto come Bagnoli della Rosandra. Tale proprietà indivisa degli aventi diritto esiste ancora, retaggio di usi antichi, come attestano i vecchi e polverosi registri conservati con cura dalla Comunella di Bagnoli, che porta ufficialmente ancora l’antico nome originale, Bolliunz Comune.
Il sacro compito delle proprietà collettive è da sempre la conservazione del territorio per le generazioni future, obiettivo che ha portato la Bolliunz Comune a battersi affinché il colle di San Rocco non venisse trasformato in altro che non in ciò che è sempre stato, cioè un pascolo collettivo. Una vera fortuna insomma per gli archeologi di oggi, che devono essere grati al clima ed alla saggezza degli abitanti di questo borgo istriano.
Ma prima di essere dimenticato ed essere occupato da drappelli di ovini, bovini e suini, cosa fu questo forte?
I Romani mossero guerra agli Istri nel 178 a.C. e posero quindi questi campi ai confini dell’Istria; ciò che seguì ha dell’incredibile: come nei migliori racconti epici, una mattina nebbiosa un esercito di Istri, che era rimasto celato dietro al monte, scese a valle e, cogliendo di sorpresa i legionari romani, sfondò tutte le difese e conquistò il forte! Il colle, sul quale salivo da bambino è quindi uno dei luoghi più straordinari della storia antica dell’Istria, luogo di una celebre battaglia!
La storia però, secondo Tito Livio, non finì lì; gli Istri, entusiasti della vittoria, festeggiarono con il cibo e… il vino romano! I Romani, approfittando dell’ebrezza dei propri avversari, contrattaccarono ed infine riconquistarono il proprio campo.
L’anno successivo l’esercito romano ritornò con forze maggiori e sfondò qualsiasi difesa istra, conquistando infine tutta la penisola, che tuttavia restò instabile e soggetta ad insurrezioni per un secolo ancora. Qui si pone la seconda questione, che in verità sembra solleticare maggiormente l’attenzione triestina; se la fondazione di Tegerste è attestata appena della metà del primo secolo a.C., nel secolo tra la conquista e la fondazione, dove erano insediati i primi coloni romani?
Gli scavi archeologici in città sembrano confermare l’ipotesi che prima della metà del primo secolo a.C. non vi fu presenza romana sul colle di San Giusto, mentre invece che dire dei ritrovamenti archeologici a San Rocco? Ebbene, a quanto pare il forte sul Koromačnik fu frequentato sino alla metà del primo secolo a.C. e, alla luce delle caratteristiche della struttura, delle attestazioni storiche ed anche delle dimensioni, è più che lecito convenire con gli autori della ricerca che l’ancestrale culla della Tergeste romana sia probabilmente in quel di Bolùnz!
(foto di Davide Stolli)
Bolùnz! Bolùnz!
no se capisi perché noi ga fatto la conferenza stampa a Bolliunz….cosa centra el Coso con Dolina…el sta allargando le competenze del comun de Trieste con la scusa dei romani ? Unione dei comuni no grazie…..
mi je Mirko di Boliùnz che vi conta che vi spiega
de origini cestrali co’ mi jera centurion
….
Aho! che state a ddì?! che state a misurà?! metro più, metro meno, semo rromani e…. 😉 viva l’A.!
Quante Defonte in casa, Trieste mia! ma ti tien duro!
Adesso no ste tirarvela tropo, i abitanti de Medea gà storie ben più interessanti de contar…
@6
….e perché no i ne le conta ste “storie ben più interessanti”( senza dover scavar personalmente “cognitivamente” parlando) i criptici abitanti de Medea?
mi son tuta orece…OCI per legerle, anzi! mio capitano.
Che gli Argonauti andavano a prender il sole a Duino. Hanno avuto tempo per fondare Lubiana (o Gemona, o Cittanova d’Istria, a seconda) e la Medea che ad un certo punto si sarà stufata di corrergli dietro come a dei puteleti e s’è fermata dove ha trovato un bel posto vista pianura, clima temperato e ottimo vino.
https://books.google.it/books?id=sPr209c3A3sC&lpg=PP18&ots=8XzL4hHc_9&dq=giasone%20argonauti%20emona&hl=it&pg=PP3#v=onepage&q=giasone%20argonauti%20emona&f=false
https://books.google.it/books?id=sPr209c3A3sC&pg=116
https://books.google.it/books?id=e7RwDoDOGTMC&pg=PA18
(sorry un link è ripetutto)
@8
legi tergestine popule octavum ducis sermonem…quod nihil (vulgo clinz )intelligo 🙁
Amen 😉
Mi si è perso il post per strada.
Cmqe qui c’è un riassunto:
http://www.atrieste.eu/Forum3/viewtopic.php?t=1515&p=14150
e poi altre fonti tipo:
books.google.it/books?id=f6tQAAAAcAAJ&pg=PA17#v=onepage&q&f=false
o questa:
books.google.it/books?id=sPr209c3A3sC&pg=PA116#v=onepage&f=false
(speremo che questa vada ben)
repetita juventus ora pro nebula 🙂
tibi gratias ago dux meus atque in saecula saeculorum … FORZA JUVEEE! 😉
Pas de rien madame 😉
Medea? Quando una perde la testa per l’antaman sbagliato 🙂
@13
ottima!..forse anagraficamente impropria. Giasone non era il toyboy della vendicativa Medea?
comunque apprezzissimo! 😀
In biblioteca a Muja i ga un libretto che se intitola circa “Storia dell’Istria dalla preistoria all’età romana” * . Quando che lo go ciolto pensavo che gavessi fatto fadiga a leger le sue gnanche 100 pagine e inveze (oltre a tutte le leggende che ghe piasi a quel campion de benaltrismo che xe el capitano) el me ga fatto scoprir el “de bello” locale, col nostro Obelix polesan!
* Se a qualchedun ghe interessa me informo mejo.
@15
loggggico che sì,Manuel! mica stiamo quì a zogare la sesa 😉
aiutooooo! per ‘verme dimenticà mezo nick ntela tastiera i me scrivi che i me vol prima moderar…
se son la capobanda dei moderai mi?! mai un fate più in là…
Bon, tornando al toco,@15 logico che interessa, Manuel e daghe de maniza ipso facto!
…diseva cussì i nostri progenitori,no?!
Mica siam qui a zogare la sesa….