5 Marzo 2015

La strategia della tensione e le vicende del Confine Orientale

el sunto Sussistono, a parer mio, dei legami tra la questione del Confine Orientale, in relazione alle terre contese e parte della strategia della tensione.

Recentemente avevo scritto, per la rete, un breve intervento ove formulavo il seguente quesito: “si può escludere qualche collegamento, legame diretto o indiretto tra la questione di Fiume e tutto ciò che vi è connesso, con le situazioni accadute in Italia durante il lungo periodo mediaticamente definito come strategia della tensione ?”.

Che i germi velenosi di Gladio siano nati a Trieste è fatto notorio, che ancora oggi ci siano realtà che vogliono, per ragioni nazionalistiche, ma non solo, la “restituzione” delle terre contese, quali Fiume, Istria e Dalmazia, è altrettanto noto.

Eppure, rileggendo da una diversa ottica, alcuni episodi, come accaduti in Italia, in concomitanza con fatti determinanti per la questione del Confine Orientale, per l’assegnazione di terre occupate dalla fine della prima guerra mondiale dall’Italia e poi perse per gli effetti del Trattato di pace del ’47 emergono elementi a dir poco inquietanti che potrebbero conferire una lettura diversa per la comprensione di parte della strategia della tensione presentata come opera di destabilizzazione per stabilizzare l’ordine autoritario.

Aldo Moro è stato uno dei protagonisti per la risoluzione della vicenda del Confine Orientale fin dall’inizio. “Tra i diplomatici che in vari modi si espressero a favore della chiusura della questione confinaria con la presa d’atto della spartizione del TLT di fatto stabilita con il memorandum d’intesa del 1954, ricordiamo: l’ambasciatore a Belgrado in quegli anni, Roberto Ducci, e il suo predecessore, Alberto Berio; l’ambasciatore Riccardo Giustiniani, incaricato nella primavera del 1964 di condurre negoziati segreti per la sistemazione del confine settentrionale; il capo della delegazione italiana nel Comitato misto italo-jugoslavo previsto dallo Statuto speciale sulle minoranze contenuto nell’intesa del 1954, Manlio Castronuovo, e lo stesso consigliere diplomatico di Moro, Pompei”.

A Trieste nel ’52 ci saranno i noti moti di rivolta, nati nel mese marzo, per protestare contro la piega che stava prendendo la questione del Confine Orientale, per la Zona B in particolar modo e sarà la Conferenza di Londra che si concluderà il 9 maggio del 1952 che porrà le basi per il noto memorandum di Londra del 1954.

Gli anni a seguire saranno caratterizzati da diversi periodi di tensione e violenza, a partire dalla strage del 12 dicembre del 1969 preceduta dalle bombe antislovene di Trieste e Gorizia correlate direttamente alla storica e prima visita di un Presidente della Repubblica italiana in Jugoslavia. Presidente che venne accompagnato da Aldo Moro. Così come inquietante è il legame tra il mancato(?) golpe del 1970 e la visita di Tito a Roma, ma per questo rinvio al seguente intervento: L’importanza politica dell’onorificenza riconosciuta a Tito nel 1969.

Così come particolare sarà l’attentato di Peteano, non una semplice azione contro i carabinieri, ma una mirata azione di vendetta voluta da apparati eversivi, che dovevano proteggere per conquistare l’area del Confine Orientale da una inesistente invasione da parte delle forze Jugoslave. Realtà collegate a gruppi fascisti veneti in relazione al Nasco di Aurisina, scoperto casualmente o fatto scoprire qualche mese prima. E Peteano si poneva a pochi passi dal confine con la Jugoslavia.

E tutta la situazione che si determinerà in quel periodo caldo, minerà seriamente la stabilità della politica interna e parallelamente a ciò anche in Jugoslavia si vivevano diverse problematicità tanto che nel 1974 si realizzava una nuova Costituzione.

Il rapporto tra Italia e Jugoslavia, da buono se non ottimale, subiva, in relazione a ciò, dei grossi rallentamenti, infatti, “il risultato fu un graduale allentamento dei legami politici tra i due paesi, che rallentò notevolmente la soluzione delle vertenze territoriali, giunta solo nel 1975, dopo una serie di negoziati fallimentari, numerose polemiche, crisi politiche e incidenti diplomatici M. BUCARELLI, La “questione jugoslava”, cit., pp. 51-75”.

Ed il 1974 sarà un periodo importante che sfocerà nel novembre del 1975 con la firma, quasi segreta del Trattato di Osimo, quasi segreta perché non si diede alcun risalto pubblico ed un motivo ci sarà e questo motivo ora lo si può comprendere avendo una visione globale e complessiva di quello che stava accadendo.

Trattato che porrà fine alla questione del Confine Orientale con la firma del ministro,controverso, degli Esteri italiano, Mariano Rumor, e quello jugoslavo, Milos Minic

. E’ il caso di ricordare che Moro, dal 1970 al 1974, assunse l’incarico di ministro degli Esteri, per divenire nuovamente presidente del consiglio fino al 1976. E sarà proprio il suo governo ad adoperarsi per quel Trattato. Non sfuggono, ora,  alcune coincidenze, oltre a quelle citate.

Per esempio il 4 agosto del 1974 Moro era salito sull’Italicus ma prima di partire venne fatto scendere per firmare delle carte. Questa la versione nota. Poche ore dopo avvenne la strage sull’Appennino che, purtroppo, ebbe ripetizione dieci anni dopo.

Non sfugge che il corpo di Moro, dopo 55 giorni di prigionia, venne fatto ritrovare il 9 maggio del 1978 ed il 9 maggio del 1952 è la data con la quale si conclude la Conferenza di Londra, che, come scritto in precedenza, porrà le basi per il noto memorandum di Londra del 1954.

Non sfugge che in merito alla questione di via Gradoli emerge sempre con maggior forza un coinvolgimento dei servizi, così come non sfugge che per diabolico gioco di parole Gradoli sta per GLADIO R e casualità vuole che R, corrisponde all’Ufficio R e come è noto la “Stay Behind italiana, con compiti di guerra non convenzionale, costituita nel 1956 come una struttura NATO coperta dal massimo grado di segretezza, il cui coordinamento venne affidato il 18 ottobre 1956 alla V sezione SAD (Studi ed addestramento) alle dipendenze dell’Ufficio R, del SIFAR”. Si tratterà certamente di coincidenze, anche diaboliche, però dei pensieri sorgono.

Così come è noto che dopo la morte di Tito, avvenuta nel maggio del 1980, in Jugoslavia nulla sarebbe stato come prima e certamente situazioni di destabilizzazione avrebbero potuto favorire le condizioni per la riconquista delle solite terre contese, cosa che poi non venne neanche tanto nascosta durante le tremende guerre dei Balcani. Tito, che nel discorso tenutosi alla Camera, in sua memoria, veniva ricordato anche con queste parole : “Gli va in parte riconosciuto il merito di aver attribuito una importanza prioritaria al superamento delle conseguenze di un passato drammatico e di essersi adoperato con tutto il peso della sua autorità per l’instaurazione di un nuovo clima tra le due sponde dell’ Adriatico, non solo sul piano delle relazioni politiche, ma anche su quello dei contatti umani”.

E non sfugge che il 2 agosto del 1980, pochi mesi dopo la morte di Tito, giorno in cui veniva ascoltata anche la moglie di Moro  dalla Commissione Commissione parlamentare d’inchiesta sulla strage di via Fani, esplodeva a Bologna la funesta bomba fascista. Ed ancora una volta una, diciamo inquietante, coincidenza, il 2 agosto del 1947 con la legge n 811 il Parlamento italiano autorizzava il Governo della Repubblica italiana a ratificare il Trattato di Pace del 1947, Trattato che segnerà l’inizio delle vicende Confine Orientale dopo la fine della guerra, l’inizio del così detto esodo, l’inizio della grande causa per le terre contese, che ancora oggi esiste a colpi di propaganda e mistificazioni storiche.

Insomma sussistono, a parer mio, dei legami tra la questione del Confine Orientale, in relazione alle terre contese e parte della strategia della tensione, e forse sarebbe il caso di approfondire tutto ciò, perché potrebbero emergere nuove prospettive dalle quali inquadrare uno dei periodi più bui della nostra storia repubblicana che ancora oggi necessita di verità e giustizia…

 

Tag: , .

54 commenti a La strategia della tensione e le vicende del Confine Orientale

  1. aldo ha detto:

    Non ho mai letto una tale sequela di farneticazioni sulla storia delle nostre zone.
    La tesi di fondo “dei legami tra la questione del Confine Orientale , in relazione alle terre contese e parte della strategia della tensione” è palesemente infondata e anzi è proprio il contrario dei fatti storici.
    Nato e Jugoslavia dal 1948 in poi avevano lo stesso nemico, il Patto di Varsavia, e per questo a voler chiudere la questione del Confine Orientale, prima col memorandum di Londra e poi con il trattato di Osimo, sono sempre state proprio le grandi potenze della Nato, Usa e Uk in primis, premendo sull’Italia perchè rinunciasse alla zona B, prima provvisoriamente col memorandum di Londra e poi definitivamente col trattato di Osimo.
    La strategia della tensione, perseguita in ambienti dei servizi segreti italiani legati ad ambienti Nato, non aveva certo obiettivi anti-Jugoslavia – prezioso alleato di fatto contro l’Urss – ma aveva l’obiettivo di contrastare internamente i movimenti operaio e studentesco per il timore che portassero alla perdita del controllo sull’Italia.
    Sul Confine Orientale, Gladio era pensata in funzione di un’attacco sovietico, non certo della Jugoslavia che, a sua volta, temeva anch’essa un attacco del Patto di Varsavia, visto quel che era successo in Ungheria nel 1956 e in Cecoslovacchia nel 1969.
    Dalla tesi che la strategia della tensione fosse in funzione anti-jugoslava, tesi che fa a pugni con la logica e la storia, partono poi varie ipotesi oniriche:
    – l’idea del legame tra la questione di Fiume (anni Venti) che era un problema di confini tra Italia e Jugoslavia e la strategia della tensione (anni Settanta) che era un problema di mantenimento del controllo interno sull’Italia;
    – la lettura dei moti del ’52 come proteste in particolare per la zona B quando erano per Trieste italiana e le proteste per la zona B sono invece legate al trattato di Osimo;
    – l’idea di un legame tra il tentato golpe del 1970 e la visita di Tito a Roma come se Tito fosse un nemico mentre era un alleato di fatto della Nato e per questo gli fu data l’onorificenza nel 1969;
    – la lettura della strategia della tensione al Confine Orientale in funzione di una invasione jugoslava mentre il gioco era semmai di paventare un’invasione sovietica – la stessa temuta dalla Jugoslavia di fatto alleata della Nato e sovvenzionata dai dollari americani – mentre le tensioni con la minoranza slovena erano alimentate in funzione locale dalla destra nazionalista;
    – la lettura degli anni della strategia della tensione come di un ritorno di rapporti difficili con la Jugoslavia mentre, al contrario, proprio in quegli anni matura il trattato di Osimo del 1975 per chiudere definitivamente, su pressione delle grandi potenze Nato, ogni problema dell’Italia con la Jugoslavia, alleato di fatto della Nato in funzione anti-sovietica;
    – l’idea semplicemente ridicola di un rapporto simbolico-cabalistico tra la data della conclusione della conferenza di Londra del 1952 e l’assassinio dei Moro del 1978 come se le Brigate Rosse agissero in funzione del Confine Orientale;
    – il mettere in una qualche relazione la strage di Bologna col fatto che sia successa pochi mesi dopo la morte di Tito (???);
    – il segnalare come “inquietante coincidenza” che la strage di Bologna sia avvenuta il 2 agosto, lo stesso giorno e mese dell’autorizzazione del Parlamento italiano a ratificare il trattato di Pace del 1947 con il quale l’Italia cedeva l’Istria alla Jugoslavia, come se le due cose potessero avere una qualche relazione tra di loro.
    Insomma, un mix di capovolgimento dei fatti storici e di messa in relazione di cose che nulla c’entrano tra loro. Per completare il quadro mancano solo gli Illuminati e i Rettiliani.

  2. diego ha detto:

    Mai vista una tale sequenza di sciocchezze, ma d’altronde di queste cose non mi sono mai occupato.

  3. diego ha detto:

    2 agosto 338 a.C.: Filippo il Macedone sconfigge Atene e Tebe nella battaglia di Cheronea. La bomba di Bologna è chiaramente figlia dei servizi segreti tebani deviati.

    2 agosto 1377 – Le truppe dell’esercito russo sono sconfitte nella battaglia del fiume Pyana anche a causa della loro ubriachezza. La bomba di Bologna è chiaramente figlia di un gruppo estremista straight edge, in polemica con la gestione zarista del conflitto.

    2 agosto 1934 – Adolf Hitler diventa Führer della Germania. Fascisti carogne tornate nelle fogne.

    Mi meraviglio che la bora sia spazio a una simile baggianata.

  4. Fiora ha detto:

    superando la personale insostenibile leggerezza,m’ero messa di buzzo buono a leggere l’articolo.
    Quando ho letto <> con quel termine messo tra virgolette mi sono risparmiata la fatica.
    Forse tra una generazione quelle virgolette passeranno lisce come una licenza poetica.

  5. Fiora ha detto:

    m’è venuta graficamente male la citazione. Alludevo a “restituzione” delle terre contese quali Fiume Istria e Dalmazia.

  6. Kaiokasin ha detto:

    Condivido le contestazioni di Aldo.
    Casomai è l’opposto: l'”attivismo” dell’estrema destra triestina, alimentato dalla questione del confine, utilizzata a livello nazionale per le strategie di destabilizzazione (la bomba alla scuola slovena di San Giovanni del ’69 come prova generale per piazza Fontana).
    https://books.google.it/books?id=m_BBwn7TD6gC&pg=PA14&lpg=PA14&dq=bomba+scuola+slovena+trieste&source=bl&ots=4ypmpQAaWs&sig=YjAk_D3TFUmSMunQZF8HK8we6k8&hl=it&sa=X&ei=oWD5VO75KIrqaOTIgsAL&ved=0CCAQ6AEwAg#v=onepage&q=bomba%20scuola%20slovena%20trieste&f=false

  7. Sara Matijacic ha detto:

    Sono sicura che Marco troverà molto utili le vostre osservazioni e se sarà necessario apporterà eventuali modifiche al post. Bora.La serve anche a questo. 🙂

  8. marco barone ha detto:

    In merito alla questione “restituzione” ,mai, in tutte le volte che mi sono occupato di confine orientale e terre contese, ho considerato queste come italiane, e la vicenda ronchi dei partigiani docet! ( mi riferisco a Fiume,Istria, Dalmazia) ed il concetto di “restituzione” che non è mio e mai sarà mio è appositamente virgolettato perché proprio di nazionalisti ecc, che operano ancora oggi per il ritorno, ed inserito in un contesto discorsivo ben chiaro.
    Per quanto riguarda il resto dell’intervento, da oltre mezzo secolo esiste un forte dibattito sulla questione complessiva della vicenda della strategia della tensione, il fatto che sia, oggi, nuovamente in corso una nuova commissione d’inchiesta sul caso Moro, ciò lascia ben intendere che le cose possono nel corso del tempo mutare, e mutare possono perché emergono diversi elementi di valutazioni, indizi ecc . Io ho effettuato una riflessione, ed invito a leggere anche i link indicati, ove emergono delle prospettive, su parte della strategia della tensione, che meritano di essere approfonditi, compresa la vicenda Fiume, e nel link indicato non faccio riferimento certamente agli anni ‘2o, bensì a dopo. E’ una materia aperta, ancora in fase di studio e di elaborazione. A parer mio, ed è questa la prospettiva che conferisco, non si può escludere che almeno fino all’approvazione del trattato di Osimo vi sia stato un collegamento tra la strategia della tensione e la questione delle così dette terre contese. Non si può negare che i rapporti tra Italia e Jugoslavia, in un periodo fondamentale per la risoluzione dei confini, siano stati minati proprio a causa della situazione nostrana interna e non solo. Ma ciò l’ho già scritto e non mi devo ripetere. Posso capire che la cosa possa recare turbamento, d’altronde è mezzo secolo che la questione continua ad essere controversa e poi visto che si vive in un tempo ove vogliono anche riconoscere gladio come soggettività, tramite sua associazione, al pari di altre realtà associative d’arma ecc, ciò dovrebbe indurre seriamente alla riflessione. D’altronde è noto che i germi della gladio nacquero proprio a Trieste, con i circoli di cavana e della stazione ad esempio, prima per tutelare l’italianità di Ts da una ipotetica e fantomatica invasione jugoslava per poi arrivare,alla gladio, che si san bene da dove nasce..per una ipotetica e fantomatica invasione sovietica. Eppure, anche quando i rischi di questa ipotetica e fantomatica invasione sovietica vennero meno, questa organizzazione clandestina ha continuato ad essere attiva sino agli anni ’90. Per la questione coincidenze temporali, lo dico nel post, sono coincidenze temporali,che però casualmente cadono con elementi importanti per le questioni del confine orientale. Ma il punto dell’intervento è la panoramica complessiva a cui faccio riferimento e saranno il tempo ed i nuovi studi che verranno, perché so già che nasceranno degli approfondimenti in materia dopo le riflessioni maturate da questo intervento, a darmi ragione o meno.

    mb

  9. sfsn ha detto:

    le coincidenze de date me lassa parecchio perplesso, però xe un dato de fatto che Trieste e “el confin orientale” in genere sia stada uno dei punti de rifornimento della strategia della tension, una palestra dell’eversion de destra, el logo dove se ga verificà i ambigui contatti tra terrorismo neofascista e apparati deviati dei servizi segreti e dello stato in genere. Del fatto che el material dele stragi de Peteano, Brescia e (se non me ricordo mal) de Piazza Fontana rivassi proprio dai depositi Nasco situai nel Carso triesti, gorizian e nelle Valli del Natisone, xe attestado in numerose testimonianze dade in vari processi, in primis quel a Vincenzo Vinciguerra autor confesso dela strage de Petean. E proprio la strage de Petean dove se ga verificà: esattamente in provincia de Gorizia, e xe stada la protostrage che xe stada semplicemente la prova generale per quel che xe successo dopo. Sul argomento consiglio i libri de Aldo Giannuli ” Storie di intrighi e di processi: dalla strage di Piazza Fontana al Caso Sofri” e “Strategie della tensione”. Sul caso Moro “La tela del ragno” de Sergio Flamigni, che fa dei excursus piuttosto interessanti sui servizi deviai e i loro contatti con agenti operanti in questa zona.

  10. Fiora ha detto:

    @8
    Ribadire che le virgolette le hai messe appositamente è pleonastico caro Marco Barone, nonché soggettivo.

  11. John Remada ha detto:

    Mi dispiace , ma uno come barone marco non lo considero, a prescindere di quello che scrive….quindi non intervengo. Mi fido della prima frase di Aldo ….

  12. Claudia Cernigoi ha detto:

    secondo me il difetto di Marco Barone è che cerca di sintetizzare in poche righe argomenti che meriterebbero volumi di pagine… ed una conoscenza di fondo da parte di chi legge. è vero che ha messo tanta roba al fuoco e che a volte le coincidenze di date possono sembrare forzate (magari non c’entrano niente, però ci sono). è anche vero però che una persona che serenamente ammette di non essersi mai occupata di queste cose dovrebbe avere l’umiltà di non tacciare di “baggianate” analisi fatte da qualcuno che invece il tema l’ha studiato. Come ho notato altre volte, e parlo per fatto personale, anche in materia di storia è uso, da parte di alcuni utenti di questa pagina, pontificare su argomenti che non conoscono se non per sentito dire (letto in rete, di solito), “sputtanando” chi invece su quegli stessi argomenti ha speso tempo ed energie.
    Non entro nel merito dell’articolo di Barone, consiglio a chi lo ritiene farneticante di leggersi un po’ dell’ampia bibliografia esistente sulla strategia della tensione e sul ruolo che organizzazioni poste al confine orientale (ma anche in Alto Adige) hanno avuto in essa. Ne approfitto per autopromuovermi, scaricate pure, è gratis. poi date pure anche a me della farneticante, ci sono abituata.
    http://www.diecifebbraio.info/2014/12/la-strategia-dellalta-tensione/

  13. aldo ha detto:

    Nel metodo, il “principio d’autorità” in base al quale ti atteggi a professoressa non per la prima volta qua dentro, cara @Cernigoi, te lo puoi riprendere e portare a casa. Invece dovresti essere tu a imparare a discutere, se vuoi, senza montare in cattedra o, se vuoi montare in cattedra, a farlo da un’altra parte con dei fan perchè il web non si presta ad ambizioni gerarchiche.

    Nel merito del tuo “consiglio a chi lo ritiene farneticante di leggersi un po’ dell’ampia bibliografia esistente sulla strategia della tensione e sul ruolo che organizzazioni poste al confine orientale (ma anche in Alto Adige) hanno avuto in essa”, cara @Cernigoi non cercare di cambiare le carte in tavola perchè in discussione non è che quel ruolo ci sia stato – il che è scontato – ma in discussione c’è la tesi “innovativa” di Barone che quel ruolo fosse in funzione anti-jugoslava anzichè contro il movimento operaio e studentesco interno per non perdere il controllo dell’Italia e in funzione anti-sovietica.
    Questa tesi “innovativa” è risibile perchè la Jugoslavia era un alleato di fatto della NATO in funzione anti-sovietica e temeva essa stessa un’invasione sovietica.
    Questa tesi “innovativa” della strategia della tensione in funzione anti-jugoslava non è risibile? Bene, allora dove sono i documenti di supporto a questa eccentrica tesi “innovativa” della strategia della tensione mirata masochisticamente contro la Jugolavia in rotta con l’Urss?

  14. aldo ha detto:

    Per chi ha voglia di leggerlo, il link postato dalla @Cernigoi è una dettagliata spiegazione del perchè la strategia della tensione fosse in funzione della situazione interna italiana e la Jugoslavia non c’entrasse una beata fava con la strategia della tensione a differenza di quanto sostiene con sprezzo del ridicolo Barone.

  15. aldo ha detto:

    Ho letto e riletto il primo link messo da Barone, ma vi si parla sempre della strategia della tensione in funzione interna italiana e esterna anti-sovietica, mai in funzione anti-jugoslava. In assenza totale di elementi concreti, Barone chiede se “si può escludere” qualche collegamento tra la questione di Fiume e la strategia della tensione. Beh, certo, non “si può escludere” neppure che domani arrivino gli alieni, ma questo sarebbe un metodo storico serio?

  16. diego ha detto:

    Ma proprio perché non mi sono mai occupato del confine orientale, mi sento di dire che si tratta di colossali castronate. Il complottismo è un vizio tipico dei giornalisti e degli “storici dilettanti”, il cui anagramma è d’altronde “tic trends italioti”, il che mi pare una prova evidente del tarapia tapioco della prematurata questione giuliana. Siamo seri, per favore.

  17. Fiora ha detto:

    marco barone

    “In merito alla questione “restituzione” ,mai, in tutte le volte che mi sono occupato di confine orientale e terre contese, ho considerato queste come italiane, e la vicenda ronchi dei partigiani docet! ( mi riferisco a Fiume,Istria, Dalmazia) ed il concetto di “restituzione” che non è mio e mai sarà mio è appositamente virgolettato perché proprio di nazionalisti ecc, che operano ancora oggi per il ritorno, ed inserito in un contesto discorsivo ben chiaro.”
    …vaglielo a dire alle badanti di etnia Italiana che da Parenzo vengono ad accudire i nostri vecchi che sono delle nazionaliste che operano…. e blabla continuando…
    Straparli di nazionalismo, appiccichi etichette di razzista a destra e a manca e hai la presunzione che il collage di enunciati ovvero il vangelo secondo Barone sia l’unico non apocrifo.
    meno spocchia e…. meno virgolette.

  18. Fiora ha detto:

    se condividere memorie, se condividere rimpianti di terre perdute mi fa meritare la patente di nazionalista conferitami nientepopodimeno che dall’ Empatico Onnisciente…beh, sarà un onore!

  19. Claudia Cernigoi ha detto:

    Il lato divertente di questo blog è che degli assoluti nessuno (rigorosamente anonimi, motivo per cui è del tutto impossibile verificare la loro competenza nelle materie sulle quali pontificano, stesso metodo usato a Wikipedia, del resto, come ben evidenziato in un articolo di Wuming) si permettono di accusare altre persone (che firmandosi con nome e cognome danno la possibilità di verificare se e cosa hanno studiato, scritto, pubblicato su determinati temi) di salire in cattedra e fare i professori, solo perché osano scrivere di quanto hanno studiato. Non critiche coerenti e precise, ma giudizi trinciati “a prescindere”. Mi è capitato ogni volta che sono intervenuta su questo blog (la maggior parte delle volte perché chiamata in causa per sputtanarmi): e se sono intervenuta stavolta è stato solo per il fatto che ho visto Barone trattato con la stessa spocchia da ignoranti seduti sullo scranno del censore. Già, è del tutto logico che persone che dichiarano di non essersi mai occupate di un determinato argomento decidano che quanto scrive un’altra persona su questo è del tutto demenziale… del resto ci sarà un motivo per cui quello che scrivo è stato apprezzato da persone che di strategia della tensione si occupano per mestiere (magistrati, studiosi, periti) mentre è su blog come questo che sono considerata una nullità? Questo non è atteggiarsi a professoressa, caro Aldo senza cognome, semplicemente osservo che l’educazione ed il rispetto su questa pagina sono davvero un optional. Statemi bene, parlatevi addosso e datevi ragione, così siete tutti molto contenti, bravi

  20. John Remada ha detto:

    Un po’di biancospino ti farebbe bene Claudia, rilassa il sistema nervoso….del resto io sto benissimo anche senza i tuoi auguri…. anzi neanche li voglio; personaggi come barone, il ricercatore hobo e la SV , neanche li considero, quindi…

  21. Fiora ha detto:

    @19
    “..ho visto Barone trattato con la stessa SPOCCHIA…” mi onora decisamente mi onora ritrovare a a poche righa dalla mia chiusa, dedicato ad altri lo stesso termine che ho dedicato al Suo pupillo.
    Non che ne abbia il copyright beninteso,ma trattandosi di parola non eccessivamente frequentata ,oso pensare di avergLiela ispirata. Azzeccato dunque per denigrare. Ne sono lieta.
    A pochi giorni dalla commemorazione dell’Esodo l’incipit con virgolette a corredare il termine restituzione e successiva pomposa sottolineatura di quanto e perché le ritenesse indispensabili, (noti che preferisco il pomposa sottolineatura a sputtanamento, termine che invece a Lei appare caro ) con strabusata accusa jolly passpartout di nazionalismo a chi non condivida, beh! a essere benevola lo inquadro come attacco acuto di spocchia….
    Dei duelli con gli altri, in punta di link e copia incolla io non mi curo.
    Per nausearmi mi è bastata la prima sparata.

  22. Paolo ha detto:

    bah… anche per me un guazzabuglio di stile complottista… non vorrei infierire ma con un incipit come “Che i germi velenosi di Gladio siano nati a Trieste è fatto notorio…” avrei dovuto sapere cosa stavo per leggere, mancavano solo l’area 51, el castel de borasporca e, ca va sans dire, friko (sono sentimentale, preferisco i nomi originali 😉 )

  23. Fiora ha detto:

    una limatina allo stile, l’avvertenza di prammatica ,” ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale” il Nostro è una sicura promessa nella narrativa di fantascienza

  24. Fiora ha detto:

    il palmares e le benemerenze di Marco Barone mi sono ignote. Mi sono note quelle di Emilio Felluga, mancato improvvisamente.
    Il suo necrologio che occupa tutta la pag.14 del Piccolo inizia con “lontano dalla sua amata Isola d’Istria…” una nostalgia ed un rimpianto che hanno accompagnato tutta una vita operosa, dunque.
    Ma l’Oscuro Supponente svilisce l’Esodo con un “cosiddetto” e sparge qua e là le perle d’imitazione (mica sono originali ,no?!) quali ” propaganda , mistificazione storica ecc.ecc.”
    Sebbene indignata a me che sono buonina viene solo un molto patòco, smonta del scagno dei!

  25. Iole prima ha detto:

    Cambiato il sito; stesse cose di prima. Cosa fareste mai, se non ci fosse Trieste e la questione delle terre orientali?
    Saluti.

  26. Rupel.gianluigi ha detto:

    Gladio:
    non vedo quale necessitá c `era di fondare tale organizzazione (gladio). Negli anni 80 vivevo a Milano e
    avevo un mio socio che al tempo è stato congedato dall `esercito italiano con il grado di maggiore, il quale mi aveva confessato che
    se ci fosse stato un attacco , penso sovietico e non yugoslavo, l `esercito italiano sarebbve riuscito a resistere per non più di 24 ore.

  27. Kaiokasin ha detto:

    Letti i commenti dei due schieramenti confermo che mi convince più la lettura “di sinistra” di Aldo, che forse non avrà titoli accademici ma mi sembra molto più lineare: la strategia della tensione è servita a stroncare il movimento studentesco/operaio.
    E l’estrema destra triestina ha sicuramente avuto un ruolo importante.
    Se fosse servita a “recuperare le terre perdute” cosa centravano Brescia, Bologna, Milano… (cuore produttivo del paese e sedi di università e fabbriche!): avrebbero messo le bombe in Piazza Unità, o in piazza Tito a Capodistria, o in piazza Tartini a Pirano…
    L’Italia era (è?) sotto tutela degli americani, davvero pensate che ci avrebbero concesso tutta questa libertà di mettere in atto strategie nazionaliste contro il loro alleato Tito, rischiando di destabilizzare una zona così delicata, con la minaccia sovietica incombente?
    Io non ho titoli e non mi occupo di storia, però gli storici titolati Barone e Cernigoi rispondano puntualmente a queste domande, per favore!

    p.s. sulla questione dei Legionari Barone sosteneva che erano tutti sporchi fascisti e per colpa loro abbiamo avuto il ventennio; poi nei commenti è emersa una realtà assai più complessa, con componenti anarchiche, socialiste, libertarie, ecc.ecc. Per questo apprezzo molto la struttura di Bora.la, che specie sui temi storici sviluppa dibattiti a volte molto interessanti e plurali (ma evidentemente scomodi per chi legge la storia col paraocchi).

  28. marco barone ha detto:

    Sulla questione legionari e marcia di occupazione di Fiume invito a leggere attentamente quello che ho scritto qui, invece di arrivare a conclusioni sterili e semplicistiche http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=15535 ed a breve verrà anche pubblicato libro in materia

    per la questione parte della strategia della tensione e Jugoslavia sarebbe anche interessante analizzare ed investigare uno degli aspetti che ancora oggi attendono di essere chiariti in modo definitivo ovvero quelli che riguardano i viaggi effettuati in Jugoslavia, la così detta pista Jugoslava, durante il sequestro di Moro.

    Sereno Freato, uno dei principali collaboratori di Moro, si recò da Tito con l’aereo messo a disposizione da Berlusconi. Questo è quanto risulta da una notizia Ansa 7 maggio del 2008. Nella quale si può leggere che: “Ci sono diverse tracce che accreditano la pista jugoslava, voluta e ricercata dalla famiglia Moro grazie ai buoni rapporti che intercorrevano tra il presidente della Dc e il maresciallo Tito. Un elemento, rivelato dal segretario di Aldo Moro, Sereno Freato, nel 2004 in una intervista a «Il Giornale di Brescia» contribuisce a definire i contorni di questo tentativo in extremis di scambiare Aldo Moro con i capi della Raf che erano in Jugoslavia. Sereno Freato si recò a Belgrado per incontrare Tito utilizzando l’aereo di un imprenditore: Silvio Berlusconi. «Ho il rimorso di non aver fatto abbastanza. Mi ricordo tutto», ha raccontato Freato in quella intervista. «La signora Noretta che voleva vedere Berlinguer, lui che nicchiava e poi ci andò. La signora Moro era preoccupata, voleva dirgli che la prossima volta sarebbe accaduto a lui quanto era accaduto al marito. Mi ricordo ancora, di aver sentito per la prima volta il nome di Berlusconi proprio in quei giorni… Ad un certo momento qualcuno consigliò di contattare il presidente della Jugoslavia, il leader della Libia Gheddafi. Serviva un aereo privato. Lo imprestò un certo Berlusconi. Volai dal presidente Tito con l’aereo di Berlusconi…». La pista jugoslava è citata anche nella relazione di maggioranza della commissione Moro. Ufficialmente ad indurre Tito ad interessarsi della questione, quando era passato poco meno di un mese dall’agguato di via Fani, fu il direttore generale del ministero dell’Industria, Eugenio Carbone, che aveva partecipato fin dall’inizio ai negoziati per la controversia di frontiera tra Italia e Jugoslavia chiusa nel ’75 con il trattato di Osimo”.
    Ed infatti, per quello che risulta oggi, il primo ad essere stato inviato in Jugoslavia era stato proprio Eugenio Carbone, su mandato di Andreotti. In una intervista, che cadeva nel 35° anniversario degli accordi di Osimo, l’allora mediatore segreto da parte jugoslavo/slovena Boris Šnuderl ricorda,a proposito di Carbone(direttore generale al Ministero dell’Industria, dell’Artigianato e del Commercio della Repubblica Italiana nonché anche membro della P2) “che sarebbe stato a stretto contatto con i servizi segreti americani”. Ed a proposito di Moro che “Moro in Italia è stato l’autore dell’accordo con la sinistra, che portò il Partito Comunista Italiano nella coalizione di governo, per questo aveva molti nemici, sia in patria sia all’estero e sopratutto negli Stati Uniti. Il prezzo politico per la soluzione del problema con la Jugoslavia lo avrebbe senza dubbio ostacolato, poiché i suoi oppositori politici avrebbero sfruttato l’occasione, per rimproverargli troppa debolezza nei confronti del blocco socialista e con ciò avrebbero ostacolato notevolmente la realizzazione del compromesso storico, che purtroppo alla fine gli costò la vita”.
    Parole, dette da un protagonista degli accordi di Osimo, che certamente meriterebbero una particolare attenzione, anche alla luce di quello che poi accadrà a Moro ed in Italia con la strategia della tensione in quel periodo.
    Così come significativo sarà il viaggio, sempre in Jugoslavia, di Martini.
    Martini, nominato anche socio onorario dell’associazione italiana stay behind nel ’90 scriverà questa lettera: “Per ordine del Governo la struttura S/B è stata sciolta in data 27 novembre 1990. Pertanto alla ricezione della presente la S.V. deve considerarsi sciolta da ogni vincolo connesso con la predetta struttura. Viene quindi a cessare ogni forma di riservatezza. Il Servizio lq ringrazia per la consapevole disponibilità offerta nella possibile prospettiva di un compito legittimo e generoso nella malaugurata evenienza di una occupazione militare dell ‘Italia. E’ con questi sentimenti che Le invio il mio grazie ed i mie; più cordiali saluti”. E’ stato direttore del SISMI, ammiraglio di squadra, consulente del Presidente del Consiglio dei Ministri la sicurezza dello Stato.
    In merito alla vicenda Gladio, insieme a Inzerilli e Invernizzi, accusati dalla Procura di Roma di aver mentito sulle vere finalità e sulla struttura dell’ organizzazione, soprattutto sui presunti legami fra i «gladiatori» e la strage di Peteano del maggio ‘ 72, verrà assolto. Assoluzione che venne accolta con un gran sollievo, riportando le parole di Martini di allora: «Il tempo ha fatto giustizia ed è stato stabilito che non c’ era alcun collegamento tra Gladio e la strategia della tensione. “Stay Behind” esce pulita dal processo».
    Nella Seduta del 6 ottobre del 1999, durante l’attività della commissione d’inchiesta sul terrorismo in Italia, venne ascoltato Martini, il quale affermò che “Personalmente con l’affare Moro non ho mai avuto a che fare. Quando è stato rapito Moro ero capo delle operazioni del vecchio SID e mi occupavo di estero, non dell’interno, per cui di Moro non me ne sono occupato. Ma poiché, nella fattispecie, il capo delle operazioni estere era anche quello che teneva i contatti con i servizi collegati, mi occupai stranamente di un episodio, diciamo marginale, allorché il presidente Tito scrisse al presidente Pertini dicendo di avere tra le mani tre persone della Bader Meinhof che avevano avuto contatti con le Brigate Rosse, precisando di inviare qualcuno che se il fatto fosse ritenuto interessante. Hanno preso me e mi hanno inviato in Iugoslavia, ma quando sono arrivato, mentre stavamo discutendo le modalità dell’interrogatorio, è entrata una persona dicendo che avevano trovato Moro morto nella nota Renault rossa. La mia missione finì. Non mi sono mai poi occupato di Moro, quindi sono diventato capo del controspionaggio…”.
    Delle notizie Ansa, del giorno 8 maggio 2008 rileveranno, che “il dirigente dell’ufficio RS che curava i rapporti internazionali, di fatto il numero due del Sismi – si alzò molto presto. Alle 4 di mattina partì da solo, non armato, con la propria macchina da Venezia: destinazione la Jugoslavia. A cavallo fra aprile e maggio era maturata, anche su sollecitazione iniziale della famiglia Moro, la pista jugoslava per la liberazione dello statista Dc sequestrato dalle Br il 16 marzo. Aveva il suo cardine nel maresciallo Tito e sulla sua possibilità di essere ‘cerniera’ tra Est ed Ovest (oltrechè punto di passaggio di molti gruppi terroristici all’epoca) e di cui parlano ampiamente la relazione finale della commissione Moro, Giulio Andreotti e la stessa famiglia Moro. «Alle 12 – ha rivelato Martini anni fa, rispondendo ad una richiesta di notizie per un libro sulla vicenda Moro – qualcuno mi fermò dietro un muro: era un uomo del servizio segreto militare. Il mio compito, quel giorno, era andare a prelevare i 3 della Raf che erano in mano a Tito, due uomini e una donna. Uomini della Raf che dissero di aver avuto rapporti con le Br a Milano. Mi portarono a Porto Rose e cominciammo a discutere. Gli jugoslavi avevano ipotizzato di scambiarli con i tedeschi chiedendo in cambio dei terroristi ustascia che erano stati arrestati a Bonn dopo un omicidio. Alle 16 arrivò la notizia del ritrovamento del cadavere di Moro, proprio mentre stavamo per discutere della situazione e delle notizie che avevamo raccolto. Chiamai Roma e mi dissero di rientrare subito». Una vicenda, quella della pista jugoslava e dei terroristi della Raf in mano a Tito, mai chiarita e che è ai margini della ricostruzione ufficiale del caso Moro anche se i riferimenti non mancano. Cossiga, ad esempio, ha detto più volte che il Sismi agì da solo, senza informarlo. Quei terroristi della Raf venivano da Milano ed avevano avuti contatti proprio con i Br che si opponevano alla morte di Moro. Il 6 maggio 1978 fonti diplomatiche jugoslave rivelano che sono state arrestate ed espulse dalla Jugoslavia 3 tedesche che hanno gli stessi cognomi della banda Baader-Meinhof. Le donne hanno dato le generalità di Baader, Ensslin e Meinhof, morti suicidi nel carcere di Stammheim nel 1979. Il 29 maggio la Germania chiede l’estradizione per 4 terroristi – Brigitte Mohnhaupt, Rolf Clemens Wagner, Peter Boock e Sieglinde Hoffmann – che secondo i tedeschi sono stati arrestati il 20 di maggio in Jugoslavia. I 4 rappresentano di fatto lo stato maggiore del gruppo terroristico tedesco, legato a Ilich Ramirez Sanchez, detto Carlos, ‘lo Sciacallo’, il terrorista internazionale oggi in prigione francese. Il 30 maggio Belgrado conferma l’arresto dei terroristi tedeschi che erano in Jugoslavia – si sostiene – per organizzare un congresso della Raf. Il governo jugoslavo è disposto ad estradare i 4 terroristi e chiede a sua volta l’estradizione dalla Repubblica Federale Tedesca di 8 ustascia. Il 17 novembre 1978 la Jugoslavia rimette i 4 terroristi in libertà e li espelle dal suo territorio”.

    Il 9 luglio del 2008, sempre una notizia Ansa, riporterà che “Nell’intervista alla RAI, che può essere riascoltata sul sito di Grparlamento, Mazzola spiega che Carlos sa molte cose e anzitutto bisogna chiedersi, perché fa queste affermazioni a 30 anni di distanza. «Devo dire però che, mentre dell’operazione jugoslava (scambio di 4 terroristi della RAF per la libertà di Moro) e di quella vaticana (pagamento di un riscatto) qualche sentore si era avuto, e quindi posso dire che questa operazione, questo abbozzo di operazione c’era stato, di questa operazione mediorientale non ho mai sentito parlare». Mazzola aggiunge poi che il Colonnello Giovannone, con cui ha parlato molte volte, non gli ha mai fatto cenno a fatti di questo genere; inoltre che Giovannone avesse il potere di far evadere dei brigatisti è pura fantapolitica. «Posso però anche dire che Carlos mescola, volutamente o non volutamente, visto che sono passati tanti anni, storie che hanno credibilità (Jugoslavia) con cose che hanno credibilità molto minore»”.
    Ed una notizia Ansa del giorno 8 maggio 2010 che “alcuni brigatisti dovevano essere prelevati dalle carceri e portati in un Paese arabo, probabilmente per scambiarli con i tre della Raf in mano a Tito. Oggi arrivano nuove conferme dopo che l’esponente dell’Olp Assam Abu Sharif ha detto che la trattativa venne improvvisamente interrotta dagli italiani, come sostiene anche Carlos: «Avrei potuto salvare Moro. Nessuna imprudenza. Ho chiamato un numero, ho lasciato un messaggio dopo l’altro. Nessuna risposta. Davvero strano: una linea speciale e nessuno risponde…» ha detto al Corriere della sera nel 2008. Intervistate da Alessandro Forlani per la rubrica Rai ‘Pagine in frequenza’ per uno speciale di Gr Parlamento alcuni protagonisti lanciano la loro personale ‘bolla d’olio’ su quella ultima notte. Franco Mazzola, all’epoca sottosegretario alla Difesa: «Il governo non poteva trattare, ma poi trattavano tutti: la Dc, il Papa, la Caritas. Insomma, trattavano. È chiaro che se Tito si prestava ad un’operazione come questa, lo faceva con l’accordo del governo italiano. Certo, ne erano a conoscenza pochissime persone: diciamo Cossiga e Andreotti; l’ammiraglio Martini il 9 maggio andava a chiudere l’operazione, ma quelli non hanno aspettato». Umberto Giovine, allora direttore di Critica Sociale: «L’ammiraglio Martini mi parlò un giorno di questa operazione svolta in Jugoslavia; non mi meraviglia più di tanto che non vi faccia neppure cenno nel suo libro di memorie, né che minimizzi in commissione Stragi: probabilmente si sentiva sempre vincolato dal segreto”.

    A parte il fatto che non si capisce se poi quelli della RAF, nel caso di questa particolare forma di riscatto fossero tre o quattro, è certo che comunque nel novembre del ’78 vennero poi espulsi dal territorio Jugoslavo, così come diverse incongruenze emergono tra le varie ricostruzioni, come riportate. Era certamente quello un periodo turbolento e nebuloso, come è noto, dove, tra le altre cose, doveva darsi luogo all’implementazione degli Accordi di Osimo, mi domando viste anche le caratteristiche dei personaggi coinvolti in quella “trattativa” con la Jugoslavia, era realmente la RAF la partita che avrebbe dovuto determinare la liberazione di Moro?
    mb

  29. John Remada ha detto:

    Manca solo Dennis Cobb , agente SS018…..

    Nato sulla scia del successo ottenuto dai film di James Bond ed ispirato alle storie di Ian Fleming, l’agente speciale Dennis Cobb del servizio di spionaggio americano, è un ex-marine sempre pronto all’azione che partecipa ad intricati casi di spionaggio e controspionaggio ottenendo notevoli successi professionali. Fisico atletico e mascella volitiva, carattere spavaldo ed ironico, eccentrico nel look (capelli tagliati alla mohicana) ed elegante nell’abbigliamento, amante delle belle donne che seduce con estrema facilità, egli possiede un fornito arsenale di oggetti tecnologicamente avanzati tra cui un orologio con filo di nailon per strangolare i nemici e una penna-pistola che spara proiettili calibro otto. Il diretto superiore di Dennis Cobb – la cui segretaria, Silvia, è inevitabilmente innamorata di lui – è l’agente SS 015, un tipo grosso e con parrucchino sempre piuttosto irascibile. Entrambi dipendono dal capo della CIA, di cui la branca SS (Secret Service) è una sottosezione speciale (cfr. il n. 4 “La setta dei 3 K”). Alcune vicende che coinvolgono 018 sono di pura fantapolitica, come quella in cui si trova ad affrontare Adolf Hitler e Martin Bormann, sopravvissuti alla caduta di Berlino e intenti a dar vita al Quarto Reich.

  30. aldo ha detto:

    Sulla questione dei legionari e di Fiume, Barone dà la stessa interpretazione unilaterale della storiografia ufficiale fascista – quella di “anticipazione del fascismo” come scrive in apertura – solo capovolgendone il giudizio di valore, da positivo a negativo.
    Quella di Barone non è storia, ma messa in risalto solo degli aspetti utili alla sua interpretazione unilaterale e messa in ombra degli altri aspetti, a cominciare da quelli libertari.
    Siamo OT e mi fermo, ma visto che Barone linka il suo intervento, allora linko un sito anarchico dove c’è tutto quello che Barone ha fatto finta di non vedere sui legionari e su Fiume:
    http://ita.anarchopedia.org/Impresa _di_Fiume

  31. aldo ha detto:

    Tornando in tema, tutto quel che riporta Barone al @28 riguarda il fatto che Tito avesse nelle proprie mani tre della RAF e si mostrava collaborativo con esponenti politici italiani nel caso la cosa servisse sul caso Moro. Questo è il fatto documentato.
    Invece ecco cosa si inventa dal nulla Barone come conclusione:”Era certamente quello un periodo turbolento e nebuloso, come è noto, dove, tra le altre cose, doveva darsi luogo all’implementazione degli Accordi di Osimo, mi domando viste anche le caratteristiche dei personaggi coinvolti in quella “trattativa” con la Jugoslavia, era realmente la RAF la partita che avrebbe dovuto determinare la liberazione di Moro?”
    Ecco, da questa enigmatica domanda di Barone che adombra chissà quali complotti non supportati da alcun documento, dovremmo berci la storiella della strategia della tensione in funzione anti-jugoslava, quando era in funzione anti-sovietica per non perdere il controllo sull’Italia e la Jugoslavia era un prezioso alleato di fatto della NATO?

  32. fronte del porco ha detto:

    La pagina di anarchopedia su Fiume è stata scritta quasi interamente da tale “lupo rosso” il quale su wikipdia cinguetta con gente tipo “justinianus da perugia”, gente del progetto “Venezia Giulia e Dalmazia” insomma, gente che ha manipolato pesantemente tutte le voci sul confine orientale.

    Per cui è meglio lasciar perdere anarchopedia, wikipedia eccetera.

  33. aldo ha detto:

    Siamo OT, ma non lasciamo perdere Anarchopedia proprio per niente perchè:
    1 – La voce “Aspetti libertari dell’Impresa di Fiume” riporta fatti storici che a qualcuno danno fastidio perchè non collimano con la sua costruzione politica. Se ci sono fatti non veri si contestino nel merito.
    2 – Nella voce “Aspetti libertari dell’Impresa di Fiume”, i capitoli “La fascistizzazione di Fiume e del territorio limitrofo” e “Il tribunale speciale” mostrano chiaramente l’antifascismo dell’autore Lupo Rosso.
    3 – Incrociando su google Lupo Rosso con wikipedia ho trovato:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Utente:Lupo_rosso
    dal quale risultano suoi “libri” wikipedia in particolare su Resistenza, Arditi del Popolo, Guerra di Spagna, Anarchia e Anarchici.
    C’è anche un libro “sandbox lupo rosso” che contiene il capitolo “i campi di internamento fascisti per slavi”:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Utente:Lupo_rosso/Sandex/i_campi_internamento_fascisti-per_slavi
    Dunque un antifascista e libertario, ma che dà particolare fastidio proprio perchè su Fiume espone fatti storici che contraddicono una certa versione politica. Sorry, ma la verità è rivoluzionaria.

  34. fronte del porco ha detto:

    La verità è rivoluzionaria, infatti, e allora per capire cosa sia stato D’Annunzio conviene leggere Mark Thompson.

  35. fronte del porco ha detto:

    E chissà perchè di Gramsci si citano sempre poche righe estrapolate, e non ad esempio questo

    http://www.marxpedia.org/biblioteca/scritti-sul-fascismo/la-forza-dello-stato

  36. fronte del porco ha detto:

    o questo

    “Il fascismo è stata l’ultima “rappresentazione” offerta dalla piccola borghesia urbana nel teatro della vita politica nazionale. La miserevole fine dell’avventura fiumana è l’ultima scena della rappresentazione. Essa può assumersi come l’episodio più importante del processo di intima dissoluzione di questa classe della popolazione italiana.”

    http://www.antoniogramsci.com/scimmie.htm

  37. fronte del porco ha detto:

    Dell’articolo di Gramsci su L’Ordine Nuovo del 6 gennaio 1921(*) tutti citano solo il passaggio in cui Gramsci denuncia i toni grandguignoleschi con cui Giolitti dipinse D’Annunzio e i suoi. Nessuno però cita quello che viene dopo. Infatti quella di Gramsci non è una difesa di D’Annunzio, ma una denuncia dell’ipocrisia di Giolitti, che dopo aver detto peste e corna di D’Annunzio, gli concesse un esilio dorato. Mentre, continua Gramsci, lo stesso Giolitti, dopo aver promesso clemenza agli operai che occuparono le fabbriche nel biennio rosso, scatenò contro di loro la repressione.

    (*)Antonio Gramsci, Negazione di Dio (articolo non firmato) in “L’Ordine Nuovo”, 6 gennaio 1921; ora in Antonio Gramsci, Socialismo e fascismo. L’Ordine Nuovo 1921-1922, Einaudi, Torino 1978 (settima edizione), pp. 23-4.

  38. fronte del porco ha detto:

    Dell’articolo di Gramsci su L’Ordine Nuovo del 6 gennaio 1921(*) tutti citano solo il passaggio in cui Gramsci denuncia i toni grandguignoleschi con cui Giolitti dipinse D’Annunzio e i suoi. Nessuno però cita quello che viene dopo. Infatti quella di Gramsci non è una difesa di D’Annunzio, ma una denuncia dell’ipocrisia di Giolitti, che dopo aver detto peste e corna di D’Annunzio, gli concesse un esilio dorato. Mentre, continua Gramsci, lo stesso Giolitti, dopo aver promesso clemenza agli operai che occuparono le fabbriche nel biennio rosso, scatenò contro di loro la repressione.

    (*)Antonio Gramsci, Negazione di Dio (articolo non firmato) in “L’Ordine Nuovo”, 6 gennaio 1921; ora in Antonio Gramsci, Socialismo e fascismo. L’Ordine Nuovo 1921-1922, Einaudi, Torino 1978 (settima edizione), pp. 23-4.

  39. fronte del porco ha detto:

    Quindi “lupo rosso” è l’ennesimo manipolatore per omissione.

  40. Stefano M. ha detto:

    Sono articoli di gossip/storico come questo che continuano a far si che queste terre vivano un passato eterno.

  41. marco barone ha detto:

    “D’Annunzio era un caso spettacolare di maturazione emotiva interrotta: si sarebbe potuto affermare che era un fascista naturale” Thompson La guerra bianca. Vita e morte sul fronte italiano 1915- 1919, Il Saggiatore, 2008, come ricordato da Wu Ming1 nei commenti di questo importante post http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=20498 uno di quelli, come post, che nuoce gravemente al nazionalismo!
    Per il resto, mantengo ferma la mia linea, il mio pensiero, la mia prospettiva, dal razzista e fascista d’annunzio, a quello che è stata la marcia eversiva, militarista ecc di occupazione di Fiume,che qualcuno oggi vorrebbe, insieme all’Istria, Zara, che ritornasse all’Italia, ma se lo può scordare, al resto che ho qui condiviso. Chissà,poi,perché tanto fastidio reca il fatto che vi possa essere un nesso tra la strategia della tensione, o meglio parte di essa, e la questione del confine orientale ed i rapporti con la Jugoslavia. Ah , perché è “gossip storico”, già…
    mb

  42. aldo ha detto:

    No @Barone non reca fastidio perchè è “gossip storico” – sarebbe già qualcosa – ma perchè non è nè gossip nè storia nè gossip storico, ma complottismo basato sul nulla assoluto in quanto privo di ogni supporto documentale anche solo gossiparo. Non hai in mano neanche un pezzo di carta da formaggio scritto intingendo l’indice nel vino rosso che confermi la tua bizzarra tesi.

  43. aldo ha detto:

    @fronte del porco
    Vedo che non hai trovato fatti o dati non veri in quanto scritto su Anarchopedia e quindi ti butti sull’omissione. Hai trovato che di Gramsci è stata presentata solo una parte della sue posizioni e ti do pienamente ragione.
    Quindi “manipolatore per omissione” su un punto, ma ben poca cosa in confronto a Barone che, seguendo il tuo metodo, lo diventa non su un punto ma su tutta l’impresa di Fiume, quella faccia omessa e raccontata su Anarchopedia e che fa parte – insieme all’indubbia faccia nazionalista – di ogni ricostruzione che si possa chiamare storica.
    Chiudo qui perchè di questa tematica si è parlato e riparlato e in questo thread è OT.
    Tornando al tema, cosa pensi della tesi della strategia della tensione in funzione anti-jugoslava senza logica strategica e documenti a supporto, ma con le coincidenze numerologiche -però manca il 23 a 2 – esposte da Barone?

  44. fronte del porco ha detto:

    No, non “mi butto sull’omissione”. Manipolare per omissione è grave tanto quanto manipolare per invenzione. E per quanto riguarda Fiume, l’aspetto nazionalista e imperialista e quello eversivo e militare sono di gran lunga più importanti degli “aspetti libertari”. L’ occupazione di Fiume si inserisce in un processo storico, quello dell’imperialismo italiano. E’ un processo che comincia con la guerra in Libia, matura con l’intervento nella prima guerra mondiale (che *non* fu la quarta guerra d’indipendenza), prosegue nelle campagne fasciste di nuovo in Libia e poi in Etiopia, e si dispiega completamente con l’intervento italiano nella seconda guerra mondiale. In questo processo storico, l’occupazione di Fiume è una sorta di “fuga in avanti” promossa da pezzi di esercito che non obbedivano più al potere politico. Che poi a Fiume ci andarono anche degli anarchici, sull’onda di un confuso ribellismo, e intortati dal carisma di D’Annunzio, non modifica la collocazione dell’evento all’interno di quel processo storico. Dovrebbe piuttosto far riflettere gli anarchici di oggi sui rischi che comporta il correre dietro a qualunque forma di ribellismo e a qualunque capo carismatico.

    Per quanto riguarda il rapporto tra strategia della tensione e confine orientale, il rapporto c’è, ma non sta nella numerologia. Sta nei fatti. Ad esempio nel fatto che fin dall’autunno del 1944 gli anglo-americani cominciarono a intrallazzare con Borghese. Nel fatto che il generale Messe fece paracadutare Cino Boccazzi in Friuli, affinchè agisse da intermediario tra i badogliani della Osoppo e la X Mas, per negoziare un accordo in chiave anti-jugoslava e anticomunista. Sono lì le origini di Gladio. Tutto sta poi a rendersi conto che gli obiettivi degli anglo-americani (che dopo il 1948 non erano più antijugoslavi ma antisovietici) coincidevano solo in parte con quelli della “controparte italiana” (costituita da pezzi di apparati militari e di intelligence, e da una parte di classe politica). Per la “controparte italiana”, la Jugoslavia e le minoranze slovene in Italia non hanno mai smesso di essere “il nemico”. Sia per motivi di puro revanscismo, sia perchè il confine orientale nell’ideologia nazionalista italiana svolge lo stesso ruolo del Kosovo nell’ideologia nazionalista serba. Quindi è qualcosa di politicamente spendibile *all’interno*. E qui arriviamo al fatto che la strategia della tensione in Italia ha avuto come obiettivo principale quello di contrastare le lotte dei lavoratori e l’arretramento dei poteri costituiti nella fase che si era aperta durante gli anni sessanta. Il legame tra confine orientale e strategia della tensione sta nel fatto che il confine orientale è un serbatoio inesauribile di sciovinismo, revanscismo, e pulsioni autritarie.

  45. Kaiokasin ha detto:

    “Fiume, che qualcuno oggi vorrebbe, insieme all’Istria, Zara, che ritornasse all’Italia, ma se lo può scordare”.
    “Oggi”! Ma chi?! Le Associazioni degli esuli mi pare puntino casomai sui risarcimenti, Menia è diventato un moderato, non ho fatto caso se negli ultimi giorni in Parlamento si sia discusso di attaccare la Croazia, ma ammassamenti di truppe dalle nostre parti non li ho visti!
    Siamo in Europa, a Fiume ci si va con la carta d’identità e si paga nella nostra moneta, in Istria si va a fare il bagno d’estate, a passeggiare sui monti o a cena in gostilna.
    Ma allora non parli di storia, vorresti usare la storia per fomentare “oggi” le divisioni che per tanti anni hanno diviso le nostre genti: beh, arrivi fuori tempo massimo.
    I confini non ci sono più.

  46. Kaiokasin ha detto:

    Commento 46 di Fronte d.p. in gran parte condivisibile.
    Che nell'”impresa” di Fiume, in un quadro generale, gli aspetti nazionalistici prevalessero su quelli libertari mi pare evidente, poi non si sa come sarebbe finita se li avessero lasciati lì, ma la storia non si fa con i se. Tuttavia va tenuto conto della complessità e delle motivazioni, probabilmente del tutto sbagliate, che hanno portato anarchici e socialisti a seguire D’Annunzio e i modi di vita seguiti nel corso dei quell’esperienza.

    Non ho ben capito se “manipolatore per invenzione” sia riferito a Barone (indiferente), ma conviene con quel che si diceva all’inizio. La strategia della tensione aveva fini precisi di stroncare il movimento studentesco/operaio e parte della manodopera (e materia prima, esplosivo, armi) sicuramente l’hanno trovata dalle nostre parti, dove l’estrema destra era molto attiva, per i motivi ben documentati riferiti al dopoguerra.
    Per fortuna oggi il clima è cambiato e queste tensioni non ci sono più.

  47. aldo ha detto:

    @fronte del porco
    Se fossi l’avvocato di Barone, tirando fuori la “manipolazione per omissione” e poi rilevandone la gravità, è evidente che avresti fatto condannare il tuo cliente al massimo della pena perchè l’omissione degli aspetti libertari dell’impresa di Fiume nell’articolo di Barone è totale.
    Sul fatto che sia più importante l’aspetto nazionalista o quello libertario o ci sia equilibrio tra i due ci sono interpretazioni storico-politiche diverse, tutte legittime – a cominciare dalla tua – perchè danno un peso diverso ai fatti e ai loro collegamenti.
    Sul collegamento tra strategia della tensione e confine orientale fai un discorso in buona parte condivisibile dal punto di vista storico – ma non attuale come rileva giustamente @Kaiokasin – che però porta proprio alle conclusioni contrarie a quelle di Barone e cioè che il confine orientale è stato utilizzato per la strategia della tensione in funzione interna – come è logico strategicamente e anche accertato documentalmente – e non che la strategia della tensione fosse in funzione anti-jugoslava come al contrario sostiene Barone senza logica strategica e senza documenti di supporto.

  48. marco barone ha detto:

    Un bellissimo reportage del giornalista dell’Unità, Riccardo Longone, dal titolo viaggio in Friuli pubblicato il 24, 26 e 31 luglio del 1946, denuncia delle situazioni di una gravità inaudita che stavano prendendo piede in Friuli. Situazioni che poi, come la storia ha insegnato, apriranno la via anche della strategia della tensione. La sua prima tappa sarà ad Udine dove rileverà che questa città, come tante altre, è “stata duramente colpita dai bombardamenti, ma la crisi degli alloggi qui è aggravata oltre che dalle requisizioni alleate, dalla presenza di profughi venuti da tutta la zona occupata dalla Jugoslavia. In realtà si tratta di una particolare categoria di profughi. Quasi tutti devono appartenere alle classi agiate (..) visto che sono ben forniti di mezzi, come sta a indicarlo il loro tenore di vita. Invece sinistrati di Udine alloggiano in vagoni abbandonati nella stazione, ma quelli venuti dalla zona B sono tutti riusciti ad avere una casa”. Per poi rilevare che “Ogni giorno c’è una nuova sfornata di manifesti che contribuiscono con il loro allarmismo a creare in città quella atmosfera di immediata retrovia di un fronte già provocata dalla presenza cosi numerosa di soldati, “Attenzione cittadini in mezzo a voi si aggirano agenti di Tito denunziateli”, poi è apparso un grande manifesto listato a lutto dove c’era scritto a caratteri cubitali FIUME. Nel manifesto si raccontava del terrore in cui vive quella popolazione”. Poi incontrerà una comitiva di gitanti giunti da Fiume ed a quanto pare “non sapevano proprio di vivere in mezzo a tanto terrore. Cominciano quindi a fare commenti e dicono che quei manifesti non servono affatto alla loro causa”. Continuerà rilevando che “almeno una volta al mese, viene annunziata la mobilitazione dell’esercito jugoslavo e un prossimo colpo di mano di Tito. Queste notizie trovano sempre misteriosamente larga diffusione in Italia e fuori dall’Italia. Certo le Autorità militari Alleate, sono davvero all’oscuro dei preparativi, non propriamente militari che da tempo si vanno facendo per affrontare il famoso colpo di mano che tanto ritarda a venire? Io umile giornalista in pochi giorni sono venuto facilmente a conoscenza di codesti preparativi ~ difensivi e di altri che hanno diverso carattere.Ho sentito, così, anche io, parlare di una nuova prossima marcia su Ronchi che qualcuno visto che “i porci croati “ non si decidono ad attaccare, abbia progettato di capovolgere la situazione”. Ed ancora che “a Udine si parla con un certo scetticismo delle persone che hanno promesso di ripetere l’ eroica – gesta fiumana”. Per poi rilevare che forse anche le bande tricolore che operavano in Friuli avrebbero potuto fare parte di questa “impresa”, pur lasciando trapelare che gli alleati mai avrebbero consentito una simile iniziativa. Insomma il giornalista nel suo viaggio in Friuli ha colto tutto quello che accadeva alla luce del sole, ove gli antifascisti ed i partigiani comunisti venivano arrestati o perseguitati, mentre repubblichini, fascisti e monarchici facevano propaganda, diffondevano menzogna, che aveva il chiaro scopo di accusare la Jugoslavia di far vivere la gente nel terrore, che rischiava di invadere l’Italia, per quella logica strumentale ed utile per le vicende del confine orientale tanto, come denuncia il giornalista, visto che l’invasione o l’attacco Jugoslavo non avveniva, e non poteva avvenire perché non esisteva alcun rischio e pericolo in tal senso, la cosa doveva essere ribaltata, ovvero attaccando, magari riproponendo le gesta eversive e militariste della nota marcia di occupazione di Fiume del 1919.

  49. aldo ha detto:

    1946? Fiume? Esuli? Tito?
    La strategia della tensione in Italia, con i suoi attentati terroristici, inizia dopo il il ’68 studentesco e l’Autunno caldo operaio. Il termine stesso -strategy of tension – è stato inventato nel 1969 dal giornalista inglese Leslie Finer in un articolo sul The Observer.
    @Barone, ma ci fai o ci sei?

  50. aldo ha detto:

    Non c’entra la strategia della tensione, ma solo il Confine orientale e Trieste: per chi è interessato un articolo di Wu Ming1 secondo me molto ben fatto:
    http://www.internazionale.it/reportage/2015/03/16/wu-ming-nordest-inchiesta-fantasmi-asburgici

  51. John Remada ha detto:

    Un saluto al sig. Barone…. ho risposto al tuo articolo su Il Piccolo….spero di essere stato chiaro.

  52. Kaiokasin ha detto:

    Ma sì, Barone, anche desso se te va in pasticceria Siciliana in viale te pol trovar qualchidun che parla de conquistar l’Istria e Dalmazia. Una roba xe quel che el cronista del Unità gà sentido nele osterie furlane e giustamente el gà riportado, quel iera el clima dell’imediato dopoguera e de quel se discuteva; interesantissimo (salvo che la Jugo del ’46 sia stado sto paradiso de pace e tranquilità, che spuza parechio de propaganda. Mi no ghe iero e no posso dir, ma a ocio me par improbabile). No xe propriamente un scoop che nei posti chiave per governar l’Italia no xe ‘ndai i comandanti partigiani, salvo limitade ecezioni, più che altro concesioni per farli star boni, ma la solita elité de prima che se gà riciclado al istante (come diseva Cechelin a lascia o raddoppia, “Quanti fascisti c’erano in Italia prima del 45? 45 milioni. Giusto. E quanti antifascisti c’erano in Italia dopo la guerra? Sempre 45 milioni. Giusto, ma lei è bravissimo”). Altro xe i acordi tra le potenze, che oltretuto tra el ’46 e el ’48 cambia de bruto, zà nel ’48 probabile che nele osterie furlane i discorsi sarà stai diversi. Altro ancora l’Italia del ’69 in avanti. Missiar tuto in un unico calderòn complotista no gà senso. Se te scrivi un libro de fantasy xe un bel sogeto, ma la storia xe stada un’altra. E no centra destra o sinistra, ormai xe pasadi i tempi che su ste storie xe vinzeva le elezioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *