In questi giorni un evento molto particolare ha dimostrato che anche nelle piccole produzioni l’Italia seria e professionale non ha nulla da invidiare agli Stati Uniti. Il musical in due atti The Sisters, liberamente tratto dalla avventurosa vicenda di Diana Ross e il suo gruppo delle Supremes è andato in scena al teatro Orazio Bobbio con un imprevisto successo di pubblico.
La storia, ideata da Tiziana D’anella è Luna Sarsen, e con la regia di Enzo Sanny, mette in luce però non solo la musica che ha influenzato quasi un decennio, per gusti e costumi, in America e nel mondo ma anche la società che ha visto nascere e che all’inizio ha contrastato una situazione che per la prima volta presentava la cultura afroamericana non solo come una realtà relegata all’intrattenimento ma anche ad un’identità e ad un valore sociali.
I due atti ripercorrono con leggerezza ma con attenzione il percorso artistico delle tre sorelle che per diventare conosciute e vivere grazie al loro talento vengono poste anche difronte a compromessi e scelte di cui il mondo dello spettacolo non è tuttora estraneo. La forza e la vivacità però con cui le tre sorelle hanno saputo scalare le vette fino a diventare tramite il loro successo, la principale risposta ai Beatles e il gruppo apripista per tutta la musica RnB. Nel musical infatti ascoltiamo musiche famosissime di grandi interpreti del genere come Aretha Franklin, Tina Turner e James Brown che ci fanno battere i piedi e schioccare le dita permettendo anche a noi di godere delle capacità vocali delle tre bravissime interpreti.
Tutto il lavoro viene poi impreziosito e orchestrato con godibili coreografie e con la musica dal vivo, un’altra scelta vincente che nella forma di una piccola orchestra anni 60 sta nello sfondo e accompagna la storia delle tre protagoniste e delle loro vicende.
Insomma non solo un bel gioiello prova della professionalità e dell’impegno italiani che pagano anche in questa forma tipicamente americana, ma anche una storia che ci permette di rileggere quegli anni e quegli eventi con una nuova ottica più cosciente di tutte quelle difficoltà che il luccicante e festoso mondo della televisione non permetta ano di percepire.
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