16 Febbraio 2015

Complotto a Trieste – 6 Petrolio a Dolina

el sunto Sesta puntata della serie firmata da Ryan Katron e prodotta da @skysudai. Il mistero si infittisce con elementi che in confronto X Files xe monade

@skysudai presenta
COMPLOTTO A TRIESTE

Puntate precedenti:
1 Caos a Trieste
2 Trieste New Order
3 I love you Johnny
4 Rito in Porto Vecchio
5 Party in stazione marittima

Ogni riferimento a persone e cose realmente esistenti è puramente casuale, anche in caso di coincidenze di nomi.

SESTA PUNTATA
PETROLIO A DOLINA
di Ryan Katron

In funzione dal 1967, il terminal marino della SIOT aveva fatto diventare già da molti anni Trieste il principale porto petrolifero del Mediterraneo. Nel 2018, circa il 90% del fabbisogno energetico dell’Austria, il 50% della Germania e il 40% della Repubblica Ceca dipendevano dal greggio stoccato nei 32 depositi situati a Dolina. Da qui il greggio arrivava alle otto raffinerie – una in Austria, cinque in Germania e due nella Repubblica Ceca – rifornite dall’oleodotto transalpino della TAL, società partecipata da numerose Big Oil.

La notte precedente, allo Shibuya Party in Stazione Marittima, la signora Porfirio aveva provocato un pandemonio. Alla fine era stata trascinata fuori di peso dalla security insieme all’amica Giulietta, ma ormai tutti gli occhi erano puntati su quel tavolo. Allora Johnny, capo missione a Trieste dell’UNICO, United Nations Intelligence Company Organization – struttura coperta dell’ONU per le operazioni speciali – aveva proposto ad Alessandro Adesivo – Primo Cavaliere del Castello di Boranera – di continuare la loro conversazione il giorno seguente in un contesto più discreto.
Alla guida della spider vintage, Johnny si stava dirigendo verso il luogo dell’incontro. Accanto a lui sedeva Lancia Libera – giornalista, ma anche antenna locale dell’UNICO – che chiedeva nervosamente chiarimenti:”Non capisco cosa c’entri il Castello di Boranera con il fatto che Trieste sia il nodo geopolitico strategico per il rifornimento energetico dell’Europa centrale.”
“Come sai meglio di me, l’articolo 21 del Trattato di pace con l’Italia del 1947 prevede quel TLT che poi non verrà mai costituito. Ma quel che non sai è che esiste un articolo 21 bis, una postilla riservata alla quale non è stata data pubblicità. L’articolo 21 bis delega all’ONU il controllo di un punto nevralgico, la vera ragione del contendere tra le parti. Lo stesso motivo che aveva portato a Trieste, durante l’occupazione nazista, la Ahnenerbe e la Shwarze Sonne, sezioni esoteriche delle SS. Ora l’ONU…” iniziò a chiarire Johnny.
“Articolo 21 bis del trattato di pace? Di cosa si tratta?” lo interruppe sbalordito Lancia Libera.
“A-nun-na-ki!” scandì il capo missione dell’UNICO. Di fronte allo sguardo interrogativo del giornalista, proseguì nella spiegazione:”Anunnaki per i Sumeri, Neteru per gli Egizi, Asi per i Germani, Tuathe De Dannan per i Gaeli, Vimacochas per gli Inca, Deva nei Veda degli antichi Indù, Elohim nella Bibbia, ma si tratta sempre degli stessi esseri intelligenti che hanno colonizzato la Terra e ci hanno creato attraverso l’ingegneria genetica usando il loro DNA. Poi se ne sono andati, non è chiaro perchè. Ora temiamo il loro ritorno.”
“Come? Con i dischi volanti?” chiese con tono forzatamente ironico un sempre più nervoso Lancia Libera.
“No, con i cunicoli spazio-temporali, detti anche wormhole o ponti di Einsten-Penose visto che Einstein e il suo allievo Penose furono i primi a scoprirli. Poi la teoria si è evoluta sempre di più fino a un articolo pubblicato su Annals of Phisics nel novembre 2014 con il titolo “Inside the Big Wormhole”, risultato della ricerca condotta da un team di astrofisici Indiani, Nordamericani e Italiani, a cui ha collaborato anche la SISSA di Trieste. In base ai loro calcoli, la Via Lattea – la nostra galassia – sarebbe attraversata da un enorme cunicolo spazio-temporale, stabile e navigabile per chi avesse le applicazioni tecniche necessarie. Noi non le abbiamo, ma gli Anunnaki certamente sì.”
“E Trieste cosa c’entra?” incalzò sempre più sbalordito Lancia Libera.
“Alla base del colle di San Giusto, in un’area recintata tra Via di Crosada e la scalinata che porta alla basilica di San Silvestro, si trova uno dei portali del cunicolo spazio-temporale. In caso di invasione della Terra, gli Anunnaki potrebbero utilizzarlo per prendere il controllo di Trieste e del rifornimento energetico che da qui parte per l’Europa centrale.” chiarì Johnny.
“E il Castello di Boranera?” tornò alla carica il giornalista.
“Per riattivare il portale gli Anunnaki devono risintonizzarsi sulla frequenza d’onda del nostro universo perchè provengono da un universo parallelo. Sospettiamo che i riti del Castello servano a questo.” concluse il capo missione dell’UNICO mentre parcheggiava l’auto.
Alessandro Adesivo e Chanel Slavich, Prima Dama del Castello, erano già sul luogo dell’appuntamento che aveva una vista panoramica sui depositi di stoccaggio del greggio situati a Dolina.
“Allora?” chiese subito Alessandro Adesivo.
“Sono qui per l’articolo 21 bis del Trattato di pace del ’47.” venne subito al punto Johnny mostrando il suo distintivo dell’UNICO e aggiunse:”Che rapporti avete con gli Anunnaki?”
“Non sono autorizzato a rispondere. Riferirò al Gran Ierofante del Castello che vi farà sapere.”
“E chi sarebbe il Gran Ierofante?”
“Lo Superiore Sconosciuto del Castello. Ti posso dire solo il suo nome in codice: Antaman.”
La conversazione fini lì. Tornato in città, Alessandro Adesivo chiamò Antaman che, a sua volta, fece una telefonata a qualcuno che chiamò qualcun altro. Poco dopo Johnny rispose al cellulare – era il direttore dell’UNICO dal Palazzo di Vetro:”Operazione sospesa per ordini superiori. Resta a Trieste in stand-by, ma restituisci l’impiego della risorsa Lancia Libera al Castello.”
Seppure fosse rimasto esterrefatto, ovviamente Johnny eseguì gli ordini. Il giorno dopo, Alessandro Adesivo chiese a Lancia Libera di fare una telefonata alla Porfirio:”Buongiorno, signora. L’iniziazione di Giuly al Castello si terrà domani notte a Sales.”
di Ryan Katron

Continua con la settima puntata: LE STREGHE DI SALES

35 commenti a Complotto a Trieste – 6 Petrolio a Dolina

  1. Piero ha detto:

    La zona citata di via Crosada è quella delle famose mummie.
    Secondo un gruppo di esoteristi triestini appassionati di magia egizia là sarebbero sepolti i sarcofaghi di tre faraoni arrivati a Trieste dall’Egitto con una nave ai primi del novecento. Secondo i nostri Indiana Jones in via Crosada avrebbe fatto indagini durante la seconda guerra la SS Anenherbe. Hanno contattato il mago Otelma. Ha detto che può tentare di individuare il punto con un rito di alta magia cerimoniale. Ma il comune dovrebbe chiudere la zona. C’era anche un articolo sul Piccolo.
    Secondo una certa teoria i faraoni e l’alta casta che li circondava sarebbero alieni che ci hanno creato per servirli….così tutto torna col portale e gli Annunaki. Ma se là c’è un portale – come dice chi crede a queste cose – forse le mummie degli alieni se la sono già filata via attraverso il portale…..bye bye muli!
    Comunque poco male. A Trieste le mummie non mancano anche sopra il livello del terreno

  2. Piero ha detto:

    Se in via Crosada si racconta che ha operato la SS Ahnenerbe – il reparto esoterico-culturale delle SS – alla ricerca delle mummie e del portale, la SS Shwarze Sonne – il reparto esoterico-operativo delle SS – avrebbe costruito o comunque utilizzato il Tempio dei Druidi a Fernetti per i propri riti.

  3. Piero ha detto:

    Qualcuno sa perché quella zona tra via Crosada è la scalinata è recintata? Per ritrovamenti archeologici o che altro?

  4. sfsn ha detto:

    mi mummie a trieste le vedo ogni giorno e dovunuque, no solo in via Crosada

  5. Fiora ha detto:

    @4
    Cavime una curiosità sfsn. Perché una in strada me ga dito de darte una sciafa ,brontolando cossa a mi mumia? no se spuda ntel piato che se ga magnà!???
    Ci ho deto, la mi scusi ma sono di Rovigo e no mi intrigo, anche se son triestina patòca!

  6. sfsn ha detto:

    no solo mummie, anche dinosauri!

    https://bora.la/2014/03/13/intervista-a-tiziana-brazzatti-scopritrice-del-dinosauro-antonio/

    sta qua ga scoperto solo un, mi ghe posso mostrar el dinosauro ciano, el brontosauto toio e la mumia ucio: i xe tuti tre che i sta vardando i lavori del cantier de viale mirarmar.

  7. Fiora ha detto:

    …sicché ti a questa mummia de sesso feminil che me ga fermà spaciandose per una tua ex, te neghi de verla mai conosuda….ah, sti omini!
    perfin lu’ ala fine ga amesso http://youtu.be/UEmjwR0Rs20

  8. aldo ha detto:

    le mumie no xe più in Via Crosada za del ’98: xe Antamen dei tempi antichi che se ga fato indormenzar e imbalsamar per farse risveiar al momento dela comercializazion del viagra apunto nel ’98

  9. aldo ha detto:

    sto Antaman del’esoterico Castel de Boranera xe solo una copia moderna del’Antaman de più de duemila ani fa che xe al’origine del cristianiesimo: Giuseppe che ga sposà Maria

  10. aldo ha detto:

    a mi sto portal in via Crosada per ciapar la metro galatica me par un poco scomodo perchè de quele parti xe sai dificile postegiar….el comun dovessi far altri portali rionali

  11. sfsn ha detto:

    solo che Maria iera za piena no se sa de chi (par de un toco grosso) e Antaman Pepi ghe ga tocà mantegnir el fio fin che el ga avù 30 ani… E el mulo xe diventà un fricheton. Antaman Pepi ghe diseva “taite i cavei e va a lavorar”, ma quel gnente, sai ciacole, far el rivoluzionario, ogni tanto l’andava a far strani giri nei deserti, forse trekking, comunque el tornava trasfigurà. Sarà sta che el gaveva le man sbuse e che el girava con brute compagnie (specie quel Giuda Istriota), comunque el xe finì sai mal. E sì che i diseva che el iera sai bravo a far panini col sardon in savor, che te magnavi un e subito el te fazeva un altro e dopo ancora un altro e nol finiva più, e i diseva anche che el gaveva sai zata come produtor de vin.
    Sabata contava che el lo gaveva incontrà dopo che el iera morto, ma se sa che Sabata iera fora forte…

  12. Fiora ha detto:

    @11
    🙁 sparar satira anche se bonaria contro sto bersaglio che porgi l’altra guancia, xè ssai meno temerario che ciaparsela con Maometo.
    schersa coi fanti…

  13. Fiora ha detto:

    … a sfsn,con immutata simpatia,da un’immutabile miscredente, F.

  14. maja ha detto:

    beh, fiora, se xe per quel, nel sedicente paese più libero del mondo i copa i dotori in nome del “nostro” fricheton.

  15. Fiora ha detto:

    semplicemente mi no son per remenar quei che credi .

  16. sfsn ha detto:

    mi son per remenar chiunque. no ciogo pel cul maometo perchè no voio che bora.la diventi charlie hebdo. Dopo va a finir che meza trieste va in giro con le maiete “Je suis Bora.la”, te sa che cojoni…

  17. Fiora ha detto:

    @16
    😀 IMPOSIBILE! … becarsela con un cussì macia.

  18. Fiora ha detto:

    …però te averto. spetite che prima o dopo te riva un pugno nientepopodimeno che de papa Francesco.
    Cussì el ga lassà intender con quel sproloquio poco messianico ” se uno mi offende la madre gli arriva un pugno” eh, no xè più le guance de una volta…

  19. sfsn ha detto:

    papa Francesco me tira un canòn! Sto novo pontefice xe formidabile: el xe anche antiproibizionista!!!

  20. Fiora ha detto:

    @19
    i ga dito per tuti i tiggì, giuro! po’ el la ga refada disendo ch’el xe sta stracapì… anche de piade ‘ntl, el ga predicà “lì dove non batte il sole” (testual!)
    con tuto el rispeto,gnente gnente sta prosa de bar sport ghe xè stada ispirada de un sluc de spirito….santo ?!

  21. aldo ha detto:

    Per mi sto papa el spara talmente tante cazade e robe demagogiche ch’l xe lui la satira vivente del papa: el ga disarmà qualsiasi satira anti-clericale perchè nissuna pol rivar a baterlo

  22. aldo ha detto:

    Fin ‘desso se ga astenù dal’intervenir @ufo: sarà perchè in sta puntata se parla anche de alieni e simili e ‘lora el se senti in conflito d’interessi?

  23. ufo ha detto:

    Ma no, xe solo che son rimasto un pochetin indrio sula tabela de marcia. Mentre che voi ve se butai in pieno misticismo, mumie, esoterismi, esorcismi, antipapi anticlericali che fuma canoni e vedi madone, madone che fuma canoni e vedi spiriti santi cussi cocoli de saltarghe dosso – tuto quel genere de legende (le ciamasi metropolitane se Trst meritasi ancora ciamar cità) dove che mi me perdo e no rivo starve drio – ben, mi go ciapa fià e me son piantà fermo in stazion maritima, dove che iera festa continua drioman fin ieri. Prima iera festa per via del concerto dei Antafastalla, manere e tuto, poi iera festa perchè dopo trenta ani i ga rivà cavarghe el porto dele grinfie dela tribù dei Camber, e senza nianca darghe el cambio al digei i xe andai vanti cola festa in maschera per carneval. Ghe iera de tuto: papi, madone, mumie, antaman (no, i Camber no ghe iera), alieni, panda, orsachiote, tigroti, boca desidera. Bom, mi gavevo un bic de fluenza, cussì go tirà fora el costume de infermo e son’dà in zerca de una qualche crocerosina che la me consoli, o almeno che me fazi desmentigar sta ostia de fluenza (remengo, proprio soto carneval vado ciaparla?).

    Ben, circa de infermo. El costume iera per vero quel de ergastolano, che bisonia sempre gaver pronto casa che no se sa mai, podesi cambiar governo, ma no stemo far dificili: pigiama a striche xe pigiama a striche, ga bastà girar el cartel impicado al colo, dove che prima ghe iera scrito el numero de inventario del Coroneo, e scriverghe ben visibile “Ste via de mi, podesi pasarve l’influenzija”, rigorosamente bilingue come che se devi (slovensko e english, con sototitoli in Braille e Hangul), e iero perfeto come malado. Poi go pensà che xe sempre carneval e andar bagolar trucà come malado de influenzija xe come per un pulioto vestirse de caramba – e alora me son meso una piria in glava e la man drento la camisa tipo Napolion, cussì sembravo un altro tipo de paziente. Cartel go teniù comunque, me pareva onesto visar le anime inocenti e quele meno inocenti, ma no ga servido ssai. Mi penso che un bon numero de putele patoche o le se ga prudentemente vacinà per tempo contro la fluenza, opur le se rimaste vitime de zerti strani conceti indigeni de quali lingue merita impararse, fato sta che ogni modo tante le gà dimostra granda compassion umana verso el povero infermo, e l’operacija “farse consolar” la xe riussida in pien. Mi spero che le fussi vacinade, ma se notè un aumento dei casi de fluenza in giro – una picia parte podessi anca eser colpa mia, anzi nostra, che ghe vol eser in do per pasarsela.

    E dove trovo el tempo mi, per corerve drio de un sarcofago al altro? Volevo, per solidarietà e perché sè cocoli, ma ogni giro che disevo “go de andar, i ga bisonio de mi” rivava una nova crocerosina che la me dichiarava in iminente pericolo de conversion al arianesimo o qualcossa e tacava meter in pratica contromisure adeguade, come pena viniude fora del corso dela 626. Brave putele: nianca una no ga vudo bisonio de lezer l’opuscolo con le inštrukcije.

  24. Fiora ha detto:

    @23
    Ciapa la serpe in seno! dacordi el toco qua sora xè come sempre pregevole , MA l’omo col esibir i sui edonismi carnevaleschi con afluenza ( altro che influenza!) de crocerosine el se ga autosgamà per una mutazion del SuperAntaman …Silvio B.!
    con quele che ghe gavemo sempre dito al ex cavalier! peste e corni e desso corzerse ch’el iera fra noi soto ufologiche spolie…ma quel uficial ga sempre dito mi consenta io no sono vendicativo. tanto oramai gnanche volendo…

  25. Fiora ha detto:

    a fronte dei carnascialeschi comportamenti relazionadi al punto 23,una ciave de letura meno fantasientifica (o ufologica 😉 ) tere a tere propio, che me vien spontanea xè: de destra o de sinistra che i sia,in tema de fi. i omini xè tuti “compagni” e “camerati”!

  26. ufo ha detto:

    O desso! Prima de tuto xe tuta invidia… dela mia fluenza! Co sta ultima mini-epidemia probabile che son influente più del santo subito dei bunga-party. Al epidemiologia l’ultima parola, se cori e per solo amor de scienzia son disposto ripeter esperimento con steso costume e stessa crose rossa.
    Più afluente de iddu no de sicuro, anca perché onesto, ma no me cori: mi le socoritrici le ringraziavo con un fior (ciulado del vaso più vizin) e un soriso, no con un vitalizio, un quartier in centro e una carega de ministro. More bang for the buck?
    E per finir, mi son sicuro meno defluente del satiro che disevi: anca se lo fasevo tempo pien no rivassi mai spartir la quantità de cagade che spandeva l’omo (ve lo ricordè quando che el ghe chiedeva al papa de lassarghe l’acesso ai sacramenti anca a lori poveri divorziai?). Xe per questo che no me farè mai primo ministro de bananalandia, no me meritè…

    Cossa xe pò desso sta aria ofesa: se no volevi saver niente – bastava no chieder, no? Mi de mio no ve gavessi conta niente, ma su gentil richiesta go solo che risposto onestamente (e senza far nomi). Mai contente!

    Poi, se me xe permeso, gavessi de ridir anca su sta storia de “tuti uguali”. Prima de tuto no me risulta che questa la fussi l’opinion dele putele in question, che le gavessi podù scelier tra meza stazion maritima, visto che bona parte dela mularia presente la me sembrava cora più mal mesa de mi (e no son dà indagar se iera per la fluenza, el tropo aperol o altro ancora). Ma dopo che solo per farve contenti e per dover de informazija son dà rivederme le cronache rosa del era arcoriana, poso ben che dir “tuti uguali” un pifero. Permeteme: mi go gusti sai meio in materia de putele. Sarà magari che no ghe chiedo a amici balordi come el Milio Bau Bau de ordinar su internet una coriera de putele ala volta, ma vado zercarmele de solo una per volta. Desso che ghe penso, poso dir che go anca gusti sai meio in fato de amici…

    Ciò, ma tuto sto pianzerse doso no sarà come la storia dela volpe e del graspo azido? Dei, lasse perder i sarcofaghi, che ve fa mal al fegato e ve fa perder le feste comandade. E, per full de cativeria, ve diro la mia: sè voi altri che me ste sembrando – più che va vanti sta loika – in via de berluscoputinizacija. Ciò, a lezer ste puntate par che in sta babilonia de plaz unico modo per gaver incontri ravicinadi de terza tipa xe gaver un castel con tanto de lipizani in stala e l’armatura del bisavolo visconte in salon. Che strano che tuti quanti, muli e mule, tendi a molar l’ormegio e emigrar verso tere più ragionevoli, vara tì. Scolteme mi, o se liberaliza la costruzion de castei, o anderà finir che resterà solo chi che poderà permeterse de comprar castel e ascendenza a suon de fliche.

  27. Fiora ha detto:

    @26
    “tuti uguali un pifero”e guantemose el pifero! mi per qualche capitulo suplementar del’ Ufeide son dispostissima a dichiarar che go ciapà …le luciole (olgetine) per lampioni, che no tuti i gaudenti xè precisi ,che edonismo domacio visavì de edonismo arcoriano xè roba…UFO!

  28. skysudai ha detto:

    Alla redazione piacendo, la prossima settimana arriva la settima puntata di “Complotto a Trieste” dal titolo LE STREGHE DI SALES:”I residenti e i triestini di città che ci vanno in gita, trovano spesso sul Carso segni residui di misteriosi riti. Qualche volta la notizia arriva ai giornalisti e appaiono sul Piccolo inquietanti articoli di cronaca. Nel 2018 era apparsa su Segnalazioni una lettera titolata “Le streghe di Sales” – alcuni campeggiatori descrivevano strani passaggi notturni di giovani donne nei boschi circostanti il borgo carsico…”

  29. sfsn ha detto:

    Streghe de Salez? Sabba?
    Ma no, doveva esser in magio el giorno de osmice aperte a Samatorca: ierimo noi che se gavemo perso e imbalinai duri semo rivai fin Salez, ma quei che ne ga ciapà per streghe iera ancora più imbalinai de noi!!!

  30. Fiora ha detto:

    @29
    ” IERIMO inbalinai, se GAVEMO perso…” no far el misterioso sfsn…conossemo sti tui compagni de marende? Indovina indovinelo, ma dacci un indizio,gnanche la sibila cubana rivassi capir chi che iera ste finte strighe de Sales, cussì!

  31. ufo ha detto:

    Desso ste tuti ziti e boni, e senteve torno del fogoler, che ve conto una storia. Una storia vera, giuro, anca se mi no ghe iero, iera tropo tempo fa, ma go parlà con zente che ghe iera e no xe cossa discuter. La storia dela meio festa de carneval de tuti i tempi, che cora ogi se parla de quel che xe nato quela note.

    Iera marzo, ma no iera fredo, quel carneval. No per via de efeto sera, ma per via che tuto el remitur el xe suceso zò in tei posti caldi, dove che la zente gira con poche straze indoso anca a marzo. Desso, se voi gavè un kompjuter sotoman zà savè dove che trovar el calendario, che pol servir anca per saver quando che casca pasqua, basta trovar dove che segna festivo un lùnedi subito dopo domeniga e che se movi de un anno al altro. Bom, se andè indrio con l’anno, e gavè tanta pazienzija, pode calcolar el zorno de pasqua de tanti ani indrio senza dover diventar cofe con le fasi dela luna e quando che el primo quarto casca de sabbath dopo la seconda luna piena del anno lunare e tute quele komplikacije, fa tuto machineta. Eco, se gavè gavù bastanza pazienzija e no ve xe cascà el dedo a furia de strucar el boton de indrio, gavè podù scoprir che in tel’anno meno uno pasqua la cascava ssai tardi, e de consequenzija anca carneval el iera tardi – a marzo. Bom, questo ve lo gavevo zà dito mi, ma iera per veder se savè usar el kompjuter, che senò magari lassavo perder e ve contavo una storia più semplice, più a livel vostro.

    Bom, insoma, verificade le capacità inteletuali del publico ripartimo con la storia dela mega festa de carneval. Ghe iera, in quei tempi e loghi, un mulon che ghe piaseva bever, fin quà niente de strano, e che per viver faseva un poco el caligher e un poco tanto el faleniame. El se ciamava Pepi, perchè un suo prozio el gaveva quel nome e co xe nato i sui i gaveva bisonio che ghe impresti un poche de fliche e per farlo contento i ghe ga dà sto nome anca la creatura. La storia no disi se dopo el trapolez ga funzionà, ma cossa volè, ormai el nome ghe lo gaveva segnado in anagrafe e Pepi xe rimasto. Pepi Geppetto, o qualcossa de simile, savè come xe le robe co se tradusi de un alfabeto in tel altro, sempre riscio de far casoto e de scatenar guerre per sbaio. No ste chederme come che se pronuncia, se pronuncia in alfabeto aramaico e basta. A sto mulon, per contarvela tuta, no ghe piaseva solo bever: ghe piaseva anca la fia del fabbro. Normale, se pol dir, i gaveva tuti e do vinti ani. Bom, desso, semo sinceri – ghe piaseva anca altre putele, no solo ela, ma un poco perchè le altre putele no lo calcolava proprio e sta qua almeno ghe diseva ciao e un poco perchè xe robe che sucedi, disemo che la fia del fabbro la ghe piaseva un pochetin de più. Ala fia del fabbro, che la iera una putela ben educada e ghe diseva ciao anca ai briganti, ai foresti e al omo dele tasse, el faleniame no xe ghe ghe gavessi fato una qualche particolare impression, iera un dei tanti stagisti a partita iva che ronzava sul teritorio, ma sicome quei che ghe piaseva ela i iera tuti in zerca de fie de impiegati o funzionari statali e ela, povereta, a vinti ani scominzava a sentirse un poco come mercanzia in scadenza e un poco zò de bala in general, disemo che lo soportava. Mal che vadi el Pepi Geppetto gaveva un lavor, onesto anca se saltuario, e cussì ogni tanto gaveva do sesterzi in scarsela e podeva pagar lui un giro de spriz aperol, inveze de quei altri figheti che se dava arie de gran bobe ma dopo tocava sempre ela butar el giro per tuti e do. No so se se ga capì che iera altri tempi, ma insoma quela volta rivar vinti ani senza sposalizio in vista una tacava un poco preocuparse de no finir come zia Filipa. No che ghe fussì qualcossa che no’ndava con zia Filipa, per carità, ma savè – una roba xe restar putela come l’altra zia la Madalena, che no gavendo nissun intrigo de marì imbriagon per casa la faseva quel che la voleva con chi che voleva ela e in general la se divertiva un fraco e in tei momenti de poca fortuna ghe restava sempre i bei ricordi de gioventù de contarghe ale nipoti intorno al camineto quando che i veci iera andai dormir, e tuta altra roba xe finir come la Filipa che la iera zitela perché proprio nissun dei vari mauchi gaveva mai pensado che podessi eser il caso no digo de maritarsela ma nianca cossa so mi de farghe i grizoli de nascosto per veder se la xe capace de sorider, e cussì tuti i ricordi de gioventù che la se portava drio iera le tante volte che la ga provà andar ela un poco oltra el “ma se conossemo de qualche parte”, anca provando darghe de bever robe poco più forti al merlo de turno, e inveze ogni giro sul più bel andava a finir in bidon, col merlo de turno che ciapava un sms che i lo voleva urgente in dita o de un cliente e insoma cice anca sta volta moltiplicado per anni annorum. La fia del fabbro, che no la iera zerto un ainstain ma la gaveva oci per veder, la gaveva insoma deciso che se zitela la doveva eser la saria stada come la Madalena e no come la Filipa, e la gaveva tacà meter de parte dei ricordi de tirar fora nei ani dela veciaia. E, no gavendo altri sotoman, el sabbath de sera co i la lassava sortir de casa, dopo gaver atentamente verificado che proprio altre alternative no ghe iera, la se lassava ofrir un per de spriz aperol del Pepi faleniame in cambio de tre minuti tre de strucadine in tel canton buio del caravanserraglio. Niente de più, che no iera el caso e comunque la gaveva sempre la speranza che domani fussì vignudo un principe de lontan e fra tute le smorfiose el se andava becar proprio ela ala faccia de quele altre antipatiche, cussì le se impara. E anca per una question de prudenzija, perché in quei tempi gaver el papaci fabbro voleva dir che el papaci iera un dei pochi civili che gaveva un motivo legitimo per tignir in casa armi de guera come spade e spadoni, visto che gaveva l’apalto dela manutenzion dei ordegni per governo. Ciò, meti caso che tornando casa un poco alegra ghe scampi el discorso, a ela o a una dele sorele, che un mulon el fussi andà un poco oltra, e magari anca el papaci gaveva bevudo un do bicieri e ghe saltava in mente de cior in prestito un arma de guera e de corerghe drio al mulon per dividerlo in multiple parti uguali. Ghe vol poco che nassi disgrazia, e se de solito per el mulon no xe che sia tanto grande pecà, resta el fato che dopo bisonia netar, e xe fastidio. Spada de categoria legionaria no xe come frecia de arco o de balestra, che fa un buseto e morto là, arma de guera fa tanto scagazz e dopo ghe vol lavar el sangue de tuti i muri, in casa e fora de solito. E pò, chi che vien becado de una frecia de regola el se trova inciodado al muro de drio e el resta là piantado senza poder sporcar in giro più de tanto, mentre chi che vedi un spadon vignirghe incontro piutosto zerca de scampar, cussì el risultato xe che dopo bisonia andar grumar i budei per tuto el vicolo fin zò dela piazzetta, vara ti che rogne. E te toca anca rifar el fil e rilucidar la spada.

    Ovio che del punto de vista del Pepi Geppetto la fazenda la se presentava un poco diferente. Bom, la fia del fabbro, anca se no la iera bruta, no la iera nianca sta gran patata che la pensava de eser. Disemo che la gaveva un museto simpatico le poche volte che la sorideva, e in mancanza de altre questo bastava e vanzava. Cussì, a furia de strucadine de sconton fastidiosamente misurade cola clesidra (un spriz ugual centonovataoto granei de sabia), el povero Pepi spetava ogni ano carneval per veder se la putela almeno una volta l’anno la se molava un poco, e ogni carneval andava finir steso modo: mal. No gavendo granda fantazija el Pepi ogni giro el se travestiva de Pinochio (el costume se lo faseva de solo esendo faleniame), e tanto che spetava che la leggiadra fanciulla la smetesi de vardarse intorno spetando el principe celeste e la se rasegnassi a darghe bada, el nostro andava finir che beveva un calice de quel bon, poi un altro e al terzo no coreva più vestirse de Pinochio per gaver le gambe come le fussi de legno e al quarto, quando che la putela tuto somado gavessi podudo anca no digo aprezarlo ma almeno no mandarlo quel paese – el nostro Pepi iera zà ben che incanfarado come una stela cometa e, dopo gaver falido miseramente el tentativo de tacar boton o almeno de parlar senza impapinarse, che sia la glava che la lingua iera diventade de legno anca lore, no ghe restava altro che tornar casa a gato a smaltir l’enesimo patatrac.

    Bom, disevimo, coreva l’anno meno uno e l’economia romanizzada la coreva anca, e Pepi Geppetto s.n.c. gaveva imparado a schivar i clienti che faromolo e faremo e a tignirse streti quei che a lavor fato pagava, e cussì prima de carneval el se gaveva trovado con do fliche in scarsela. Un poco de un set de credenze in stile finto dorico che gaveva fato per el patio de una familia de import export de carrube, un poco per via che la guardia del radicio gaveva trucidà dei briganti de montania e per sepelirli ghe gaveva ordinà una serie completa de cassoni de morto, insoma proprio cisto nol’iera, per cambiar. E cussì, complice una setada in betolon per festegiar l’incasso, omo nostro el se gaveva messo pensar a come eser un poco più eficiente e globalizado. No sul posto de lavor, che ormai el se rangiava e rivava far armaroni decenti e cassoni de morto de qualità export anca imbriago disfado, roba che vien con esperienzija, ma in tel remitur de carneval. Fin de tuto sto ragionamento, el gaveva deciso che iera tuta colpa de Pinochio, che iera una favola per fioi che parlava de bestie imaginarie come pessi cussì grandi de caminarghe dentro, e evidentemente portava sfiga e iera tempo de cambiar. Poi, saveva, per mal che vadi se no funzionava e ghe vigniva nostalgia dele gambe de legno bastava incanfararse con qualche CeCe cola e problema risolto. Ma – meti caso che inveze funzionassi? Iera deciso, costi quel che costi, nel fogo el costume de Pinochio, sto anno el Pepi Geppetto el se vestiva de tuto altro, diritura comprando un costume: de spirito santolo!

    Femola curta: ga funzionà. Anca tropo ben. Un poco perché la fia del fabbro, gavendo imparà qualcossa de tuti i bidoni passadi, la gaveva taia curto col vardarse intorno a svodo spetando un principe de qualsiasi color e la se ga messo piutosto veder se per una volta rivava guantarse el Pinochio prima che el parti per le alte orbite alcoliche, un poco per la sorpresa de vederlo inveze in tel novo costume de spirito santolo che el faseva ssai tenereza, un poco veramente anca perchè el Pepi, gavendo finalmente un surplus de bilancio, el se gaveva fumado un canon prima de andar ala festa e no gaveva tanta urgenza de bever e cussì el iera ancora in condizioni de farghe i complimenti per el costumin de vestale, insoma i se ga trovà al banco a bever spriz aperol senza pensieri, e più che ela beveva più la sorideva, e più che ela finalmente sorideva e lui beveva più pensava che in fondo e in mancanza de altre la putela no la iera nianca tanto mal, e cussì verso l’una de note i se ga spostà verso el giardin per respirar un poco, che dentro iera come in un camin, e visto che in piscina no ghe iera nissun de interessante oltre che el solito esibizionista che caminava sul aqua pian pianin i se gaveva portà verso la parte in stile giaponese del giardin, sempre ciacolando e vardando le stele cadenti, e con la scusa del caldo ela gaveva molado, ma solo un poco, el primo dei cinque lacci che ghe tigniva serado el costumin de vestale, e lui gaveva pensà che sta storia de vestirse de spirito santolo, a parte el caldo de star dentro la gomapiuma, la iera una gran figata, che un laccio su zinque iera ssai più che tutti i anni prima messi insieme e che ancora cinque carnevali e el fussi magari veramente rivà de qualche parte, cussì dove che nissun lo podeva sentir el ghe gaveva dito che la iera ssai cocola, che ghe lo gavessi dito anca prima ma no gaveva coragio (diplomaticamente tasendo sul fato che i ani prima quel ora iera talmente disfado de no rivar parlar), ma che quel ano el se gaveva fato un canon prima de rivar e el se sentiva de afrontar l’universo e dintorni e anca de far macacade a ufete, fin quando durava l’efeto.

    Ustia, ciò, questo sì che ghe gaveva fato impresion ala putela, che quela volta – ve go zà dito? – iera ben che altri tempi e un canon no se trovava cussì facile fora de dove che cresseva selvadigo (no la de lori: ga bisonio de tanta aqua), e magior parte dela zente no solo no gaveva mai nianca visto un, nianca no conosseva un che conossessi un che lo gaveva visto per vero. E desso sto zurlo de faleniame, come niente fussì, ghe diseva cussì semplicemente che se gaveva pena fato un. Vara tì che magari valeva el sforzo de starlo scoltar, el ex-Pinochio, per sentir cossa altro vingiva fora. Ciò, per una che se dava de far grumar una colezion de ricordi de portarse drio per i ani dela veciaia, un canon vero iera un sinior ricordo – come una trota de tre metri per un pescador! E bom ciò, insoma sta putela inocente che per no perder niente per strada del esperienzija la se gaveva ben che strucado indoso del Pepi, no perché la gavessi fredo, ma per veder se rivava magari sentir almeno un poco del odor del canon – disemo che al Pepi el strucamento no dispiaseva nianca un poco, anca perché nel strucarse i se gaveva smolado altri do dei cinque lacci del costumin da vestale, e cussì dato momento el ghe gaveva confessà che veramente lui ne gaveva in scarsela ancora un, de canoni, e se la gaveva voia i podeva andar a fumarselo in santa pase su per la colina in tel uliveto, lui e ela soli.

    Sarà per i vari spriz aperol de prima, sarà perché quei tempi gaver un canon in scarsela no iera proprio roba de tuti i giorni, fato stà la fia del fabbro no la se ga perso un occasion cussì – ciò, xe come se oggi un rivassi davanti al bar unità con un ferarin con targa del principato e con sul cofano un adesivo “my other car is a Porsche” – i do gaveva conveniudo che, sì, zerte robe iera meio farle de soli in uliveto, e no in tel giardin del party. No perché fussi vietado, o robe de far de sconto, quela volta no ghe iera leggi contro i canoni, ma insoma se sa che dopo un se rilassa e pol star un poco meno atento a quel che disi, e sicome i viveva soto ocupazion dei romani e i iera tuti e do de sano spitito patriotico – ben, se gaveva de scamparghe qualche frase politicamente poco prudente iera meio se sucedeva dove che nissun podeva sentirli, ovio. No che i romani che fregassi de quel che pensava i indigeni, fin quando pagava le tasse e no girava con la spada in man podeva anca bestemiar la mama del imperator sul giornal, ma el colaborazionista locale iera ssai più fastidioso perché gaveva la coda de paia e se te parlavi mal del suo governo te fazevi presto trovartese la digos in quartier – indipendentisti gaveva vita dura anca quela volta. E pò, farselo là in mezo la festa sicuramente te scoprivi de gaver un mucio de amici mai visti prima, solo per scrocarte una tirada, zente che de sua iniziativa mai che te gavessi butado un cafè. Figureve se no i andava su per la colina.

    Morale dela storia xe che la vestale e el spirito santolo i se ga fato la colina praticamente de corsa, rivadi sù i se ga messo comodi su un comodo paion de fien nascosto intra i ulivi ma con vista panoramica sule stelle e sula festa de soto, i se ga fumado el canon senza nissun che ghe rompessi le togne dopo no poche dificoltà col remenarse tra pietre focaie e acciarini e altri ordegni per far fogo, chissa come dopo i ga scoverto de sofrir i grizoli tuti e do, che dopo tuti i carnevai e i sabati sera insieme a tignirse el muso in verità i se capiva più che ben fra de lori, e che tuto quel corer su per le coline e farse grizoli e picchiar pietre focaie sul aciarin o viceversa con indoso el costume de carneval ghe iera vigniudo anca un gran caldo co sti afari de vestale e de spirito santolo e che magari cavarse el costume de gomapiuma podessi no eser una cativa idea, almeno per un poco che i smeti de sudar, ecetera.

    La version competa e detaliada del “ecetera” la xe riservada a chi che compra la version integrale del raconto, disponibile prosimamente su internet e cabernet per pochi euri (acettasi anca spriz aperol e canoni). Tuti altri (spinaze) ve basti saver che almeno per el Pepi e la fia del fabbro la festa de carneval la xe stada un sucesson, e che come nele favole la storia la finissi con un altra festa. Per sicuro la fia del fabbro no la xe diventada ne come zia Filipa ne come zia Madalena, e anzi poco prima de capodano – disevo – i ga organizà un altra festa, dove che i amici ga manià, bevù e portà regali: oro, incenso e una granda scorta de panolini. Birra no, e nianca spriz aperol, perché i do amanti no ghe ga mai conta nissun niente de quel canon che no i ga volù spartir con nissun, e tuti i amici ghe ga dà la colpa ala birra per quel improvisa necessità de panolini, e no ghe pareva el caso de ciamar el bis cussì presto. Zerte robe no se conta, punto. Odio, in mezo tra una festa e l’altra ghe iera anca un poco de casoto e de komplikacije, prima de tuto col fabbro, che no la ga ciapada ben. Xe che i do amanti i iera ancora giusto un poco incocalidi quando i xe andai de lui a spiegarghe cos’che iera successo e el perché e el percome e che iera tuto colpa no de lori ma del spirito santolo, e dir che no i ga rivà spiegarse saria un eufemismo. Forsi andar là cora vestidi de vestale e de spirito santolo no xe sta una bona idea. Fato sta che de tuto el discorso el fabbro no ghe ga credù una sola parola riguardo el spirito santolo (contarghe la storia del arcangelo ga fato ancora più dano), ga rivà capir cos’che iera successo (no ghe xe piasudo nianca un poco), no ga capido un boro del perché (inutile, el iera tanto incazado che nianca no scoltava più), no ga sentì bisonio de ulteriori dettagli sul percome (un tanto ghe rivava anca de solo, grazie), e prima che el discorso rivassi sul perdove e perquantevolte el iera sortido del saloto zercando strumenti atti ad offendere, e no gaveva in mente un dizionario de brute parole. Insoma iera come le comiche, lui zò per la scala verso l’oficina a zercar una spada, lori fora per la finestra che dava in publica via, lui con spadon in man che ghe cori drio fin zò in piazzetta, lori col fiaton su per el monte fino al boscheto, lui che per nove mesi li zerca de casa in casa, lori che inveze i se gavevà trova un monolocal in tela cità vizin e senza meter el nome sul campanel che no volessi mai qualchidun riconosessi.

    Bom, questa iera la storia del meio festin de carneval de tuti i tempi, e mi ancora no go capì se iera una storia de streghe o de fate, o se ghe xe proprio sta gran diferenzija tra le due specie, e se voi la stesa storia i ve la ga contà diferente no xe niente de strano. De tuti quei che iera la festa no ghe ne xe nianca do che la descrivi uguale: almeno quatro de lori i ga diritura pensà de farse i schei butando zò un instant-book su quel che xe nato, e i ga fato quatro libri diferenti che no i xe dacordo su niente, trane che quel nadal xe nato un mascio che poi xe diventà capelon e se ga messo frequentar cative companie, e infine o el ga fato una bruta fine, o xe emigrà in India a far el santon o el se ga sposà e ga manda quel paese tuti quanti che i lo voleva far re o qualcossa. E i ga ciolto sti quatro libri che i se contradisi fra de lori, i ga ciolto un esperto de marchetting che ghe ga dito de venderli tuti insieme in volume unico come esperimento per veder se qualchidun xe tanto sgaio de corzerse de queste contrapozicije, e xe ormai domila anni che nissun se ga mai corto del inghipo. Nianca la zia Filipa, che tuta sta storia de fotoromanzo la ghe xe pasada leteralmente soto el naso e no la se ga mai corto de niente. Nianca la creatura dei do, che ga pasà la vita fasendo finta de crederghe a tuto quel che i ghe diseva, ma secondo mi qualcossa el devi gaver sospettà: se saveva che gaveva sti atteggiamenti de superiorità e te podevi anche insultarghe sette generacije de ascendenti senza che ghe sparissi el soriso, ma se dopo gaver visto un film de pirati te ghe disevi “figlio di un cannone” diventava serio e nol’te saludava più fin prosimo carneval. E cossa desso che de pici i ve ga conta sta storia in altro modo. Ieri pici, e no voleva contarve storie de spriz aperol bacardi cola e canoni, cussì i ve ga contà la fiaba del arcangelo, del spirito santolo, dela concezion de Teflon antimacchia e delle renne che le zuca la slita del omo vesti de rosso che vien zò per camini impizadi. Diseme voi quale dele do la xe meno improbabile.

    Cossa posso dirve de altro? Che ghe xe un motivo per cui le scarsele le xe de solito do. Imparè de Giusepe e Maria fia del fabbro: per ogni canon in tela scarsela sinistra tegnive un condom in tela scarsela destra. Poi se servi servi, ma co servi xe meio se lo gavè drio, e xe meio se li tegni separadi per no far confusion, perché de ve vien voia e zerche de darghe fogo al latice fè partir tuti i alarmi per fogo e fa anca spuza de morir e no gave la minima speranza de pasar inoservadi. E diseghe a Papi Francesco che el vadi vanti spartir canoni, che funzia. Basta veder: el ga oferto un a sfsn (che esendo un bon amico ga spartido) e ghe gavemo fato omagio de una natività nova de steca, modernizada e con meno alucinazioni de quela vecia. La volta che el ofri un a mi, e dopo che go spartido a mia volta, ghe fondo una religion nova, che quela vecia me par che la sia oltra data de scadenza e coverta de mufe de color strano. Sto giro, prometo, niente Crociate, pomi liberi per tuti de qualsiasi albero (poi se vole grumar pomi de un ciliegio parlè voi col botanico), organigramma comprensibile e divieto assoluto per i preti de parlar o intrigarse de sesso senza el preventivo permesso e la supervision (con diritto de veto) della consorte. No sarà perfeta, ma confronto quela vecia…

  32. Fiora ha detto:

    Il quinto vangelo secondo ufo…ara cos’ che toca far per discostarse da ogni possibile acostamento col satrapo lombardo

  33. Furio ha detto:

    Grande ufo! Ma no sta fondar una nova religion, che ghe ne xe anche troppe. Mi iero nonzolo fin undici anni, dopo go capì… e allora niente, fin che go leto el libro de Sitchin e son diventà seguace dei anunnaki. Ma quando che go leto de quel che ga ottenù de aver la foto sulla patente col scolapasta in testa “per motivi religiosi” me son convertì alla fede del Prodigioso Spaghetto Volante, e son diventà pastafariano, il che ga appagà tutte le mie aspirazioni al trascendentale (San Nicolò a parte, se capissi).

  34. ufo ha detto:

    Scolapasta sul muro in tutte le aule scolastiche, in sostituzion del acrobata! Chi che no ghe sta, libero de trasferirse in Vatican (no quel de San Giacomo).

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