17 Novembre 2014

Esclusivo: Rapporto sul rigassificatore di Monfalcone

el sunto Pubblichiamo un'analisi inedita del rigassificatore che si vorrebbe fare a Monfalcone. L'autore è il professor Giorgio Trincas dell'UniTrieste

Pubblichiamo un’analisi inedita del progetto di rigassificatore che si vorrebbe fare a Monfalcone. L’autore è il professor Giorgio Trincas, specializzato in ingegneria navale all’Università di Trieste. Il documento è stato commissionato dal Gruppo consiliare regionale M5S del Friuli Venezia Giulia, su richiesta del consigliere regionale Ilaria Dal Zovo.

SOMMARIO ESECUTIVO

Questo documento esamina alcune questioni chiave sottaciute, o marginalmente ed imprecisamente trattate, nel documento “Sviluppo Progetto Terminale GNL nel Porto di Monfalcone”, prodotto dalla D’Apollonia (RINA) per conto di Smart Gas.

Il difetto genetico del Progetto – almeno per quanto a nostra conoscenza in base ai documenti disponibili – non è imputabile assolutamente a Smart Gas ma piuttosto ai decisori istituzionali. Questo limite consiste nella totale assenza di presa in considerazione di concetti progettuali alternativi per quanto attiene tecnologie e processi alternativi di rigassificazione. In primis, andavano messi a confronto i due tipi fondamentali di rigassificatori, ovvero quelli terrestri (onshore) e quelli marini galleggianti (offshore), combinando considerazioni sia operative, sia finanziarie. La corretta localizzazione dell’impianto di rigassificazione dipende anche dalla scelta della tipologia dell’impianto, il quale è economicamente determinato dai volumi annuali di gas naturale da rigassificare.

Poiché, come vedremo, ogni tipologia di rigassificatore possiede differenti punti di forza e di debolezza, la sfida effettiva doveva consistere nel determinare quale soluzione fosse la migliore possibile per gli specifici obiettivi di “bunkering” regionale. Si sarebbe evitato di dovere dispiacersi un domani per avere speso male tempo e danaro, scegliendo aproristicamente la soluzione onshore, senza considerare simultaneamente tutti gli essenziali parametri multidisciplinari.

NelProgetto Preliminare si afferma che i clienti goderanno di tariffe inferiori (rispetto a quali?), senza quantificare alcunché. È auspicabile che tale genericità sia risolta in maniera trasparente, utilizzando, ad esempio, i prezzi dei “futures” del gas naturale forniti dal New York Mercantile Exchange (NYMEX). Come noto, i prezzi del gas sul mercato mondiale sono molto volatili. Se il proponente si fornirà sullo spot market, avrà obiettive difficoltà a sviluppare un profittevole piano finanziario valido nell’arco di 25 anni. A meno di non scaricare sui clienti finali le eventuali oscillazioni al rialzo dei costi nell spot market.

Non sono disponibili studi progettuali, almeno a livello preliminare, per quanto riguarda:

  • Il Piano di Emergenza ed Evacuazione (EPRP) che descriva le procedure che devono assicurare a livello progettuale una risposta razionale e coordinata alle situazioni di emergenza che potrebbero probabilisticamente verificarsi durante la costruzione, l’avviamento e la conduzione dell’impianto di rigassificazione. Gli scopi dell’EPRP sono di
    • proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori diretti, indiretti e degli ospiti;
    • proteggere la comunità circostante e l’ambiente.

Il Piano di Gestione della salute, della sicurezza e dell’ambiente (HSE) deve supportare l’EPRP, specificando come fornire preventivamente le informazioni sugli allarmi alle popolazioni nel caso di un incidente.

  • Un’Analisi di Rischio, ossia l’identificazione dei rischi principali (HAZID) che possono presentarsi nella conduzione dell’impianto, durante il trasferimento del gas da nave alle cisterne di stoccaggio, dal rigassificatore a navi, treni, camion, e durante le operazioni di bunkering. Questa identificazione andrebbe effettuata con il Failure Mode and Effects Analysis (FMEA). Lo scopo è quello di evitare qualsiasi modalità di fuoriuscita del gas e/o di preparare le corrispondenti aree critiche in grado di gestire ogni fuoriuscita.
  • Lo studio dell’Effetto Domino, che nel Porto di Monfalcone potrebbe avere effetti catastrofici per la vicinanza di altre navi e di siti industriali.
  • La definizione dimensionale della indispensabile Zona di Esclusione, ossia di una zona di sicurezza entro la quale tutto sarà impossibile a chi non abbia autorizzazione all’ingresso.

Manca, inoltre, la descrizione delle interfacce tra la società di progettazione e gli enti che dettano le norme ed i regolamenti associati ai terminali GNL.

Lo sviluppo armonico di un’area come quella circostante il bacino portuale di Monfalcone richiede ampia condivisione da parte della popolazione locale e soprattutto dei responsabili e dei proprietari delle attività limitrofe (portuali, industriali, commeciali). La storia del Progetto del Rigassificatore Onshore di Zaule, proposto da Gas Natural, è stato paradigmatico. Le varie autorizzazioni hanno coinvolto soltanto istituzioni le cui competenze tecnico-scientifiche si dimostrarono piuttosto scadenti. Non pensiamo che nel frattempo i membri delle Istituzioni chiamate a decidere abbiano sviluppato le conoscenze/competenze necessarie.

L’unica via d’uscita è coinvolgere soggetti terzi, qualificati e/o certificati, le cui analisi e valutazioni siano di dominio ed oggetto di dibattito pubblico entro una definita e breve scadenza temporale. Solo allora si potrà decidere. Questo a livello metodologico.

Quanto al merito, il gas dovrebbe costituire un elemento strategico nel Piano Energetico Nazionale ed in Piano Europeo. Questi Piani sono alquanto vaghi, ambigui e, comunque, necessitano di revisioni sostanziali anche alla luce dei rivolgimenti geopolitici in Europa e nel Medio Oriente. Si parla da tempo di diversificazione. Va benissimo. Ma la diversificazione, anche nel campo della catena di rifornimento del gas (gas supply chain) va combinata con tecnologie innovative; non riproponendo soluzioni rigide, costose, antieconomiche, e spesso di eccessivo impatto ambientale.

INDICE
1. Introduzione
2. Alternative progettuali
3. Il problema della sicurezza
4. Analisi di rischio
5. Manovrabilità
6. Enti per lo sviluppo dei regolamenti e Appendice

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4 commenti a Esclusivo: Rapporto sul rigassificatore di Monfalcone

  1. john remada ha detto:

    Io sono uno di quelli che ha detto no al precedente progetto snam , e mi sembra era molto più rischioso di questo; i soliti noti favorevoli allora , e anche oggi, nella rabbia del referendum perso, si sono abbandonati a rabbiosi insulti; tutto sommato , non credo fattibile neanche questo per vari motivi. Bella relazione , in ogni caso ,mi complimento con l’estensore.

  2. Snam e Smart poveri noi! ha detto:

    Il referendum è sicuramente un espressione di volontà democratica. Strumento fastidioso per una partitocrazia affaristica che ne denigra da sempre il valore intrinseco dipingendo i votanti come imbelli cittadini strumentalizzati da un manipolo di “monambientalisti”. Il referendum contro il terminal della Snam, dove aveva prevalso il no della cittadinanza monfalconese, viene additato dai detrattori come lo strumento che ha permesso alla centrale a carbone di proseguire con le sue combustioni mortifere.
    Niente di più falso e strumentale, perchè il rigassificatore è stato spostato al largo di Porto Tolle con la promessa di riconvertire ( stessa storia di Monfalcone) la centrale a olio combustibile, era falsità palese perchè dopo vent’anni di rigassificatore e di attesa dei cittadini di Vado, l’Enel voleva riconvertire la centrale passando dall’olio combustibile al carbone.
    Quello che è mancato in questi anni è stata la politica sia locale che regionale che ha sempre minimizzato l’impatto del carbone e che ha sostenuto un industrializzazione selvaggia e impattante. Ricordo la fabbrica chimica passata in sordina e le mancate bonifiche nel territorio del Lisert dove la centrale e la cartiera avevano scaricato ceneri inquinate e soda caustica.
    Il proponente del progetto Smart ha infilato per l’ennesima volta i soliti ricatti che sono variati dialettiche nel corso dei mesi, iniziando con la solita riconversione della centrale dal carbone al gas ( rigassificatore taumaturgico che riduce l’inquinamento del 70%) per poi passare alla salvaguardia di 15.000 posti di lavoro in regione. Argomenti usati come clave per un progetto i cui scopi sono sicuramente lontano dalla tutela del territorio ,della salubrità dell’aria e dei posti di lavoro. Se la finalità era la tutela del lavoro in Italia delle aziende regionali come mai il progetto del rigassificatore è stato affidato ad una società con sede in Montenegro? Non esistevano società italiche con bandieroni tricolori?

  3. Slowfoot ha detto:

    La società in Montenegro è partecipata al 33% da D’Appolonia
    DFS partners are actively cooperating in China since year 2001 with several Chinese institutions
    (including MOST, SEPA and NDRC) on the Sino-Italian Cooperation Programme (SICP)
    financed by the Italian Ministry of Environment and Territory.
    http://www.dfs-engineering.com/home.htm

  4. john remada ha detto:

    Difatti nel progetto snam non c’era alcun obbligo di conversione da parte dell’enel ,qualora avesse vinto il sì ; c’erano un sacco di balle sparate a casaccio , tanto grosse che pochi ci hanno creduto; poi , guarda caso ,gli stessi amministratori che avevano avallato bidoni come la Simo , le AAA e la zona industriale in punto totalmente sbagliato , vista la presenza della Terme ,erano gli stessi sponsor della snam , affiancanti da rampanti Ds quali il sig.Gherghetta e suoi compari di quel partito.

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