17 Novembre 2014

Esclusivo: Rapporto sul rigassificatore di Monfalcone

el sunto Pubblichiamo un'analisi inedita del rigassificatore che si vorrebbe fare a Monfalcone. L'autore è il professor Giorgio Trincas dell'UniTrieste
  1. MANOVRABILITÀ

Le dimensioni delle aree di manovra per l’evoluzione della nave sono calcolate, in prima istanza, con un approccio deterministico. I criteri utilizzati per il calcolo variano a seconda che le manovre nel bacino portuale avvengano senza o con l’assistenza di rimorchiatori. In ogni caso, deve essere controllato dalla Guardia Costiera che le navi LNG coinvolte nel trasporto di GNL rispettino le normative dell’International Maritime Organisation (IMO – MSC/Circ.1053, 16 December 2002 – “Explanatory Notes to the Standards for Ship Manoeuvrability”). Ma per avere fiducia nella reattività di una nave, non è sufficiente soddisfare i limiti suggeriti dai criteri dell’IMO, ma bisogna rimanere sensibilmente al di sotto di questi limiti in modo da avere abbastanza margine per soddisfare la domanda di manovrabilità in acqua bassa.

I seguenti sono i più rilevanti aspetti operativi:

  • adeguata manovrabilità in acqua bassa;
  • massime forze del vento sostenibili nelle manovre in porto;
  • capacità di manovra alle basse velocità.

Tratteremo direttamente il caso di acqua di profondità limitata, tenuto conto che il rapporto tra le profondità dei fondali nel bacino portuale di Monfalcone e le immersioni delle navi gasiere oceaniche è talmente basso da configurare una situazione di “ultra-shallow water”.

5.1 EVOLUZIONE IN ACQUA BASSA SENZA ASSISTENZA DI RIMORCHIATORI

Le caratteristiche di manovrabilità sono particolarmente importanti in acqua bassa. Il termine “acqua bassa” è definito come la profondità al di sotto della quale le caratteristiche di manovrabilità di una nave differiscono in misura significativa da quelle in acque molto profonde. Per la maggior parte delle navi, ed anche per le navi metaniere, un’acqua bassa è definita come rapporto tra profondità del fondale ed immersione nave (H/T) inferiore a 3.5.

I seguenti due aspetti giocano un ruolo importante in acqua bassa:

  • specialmente per le navi molto latghe, come le LNG, i timoni perdono efficienza;
  • la forza laterale ed il momento di rotazione variano sensibilmente.

Le variazioni più rilevanti delle caratteristiche idrodinamiche di una nave e, quindi, anche delle qualità di manovrabilità si hanno per valori del rapporto H/T inferiori a 1.5-2.0. Ne consegue che, a seconda delle dimensioni nave e dei rapporti geometrici di carena, si possono presentare seri problemi associati con le operazioni di manovra in porti con acque basse ed anche in aree portuali dove la profondità varia da 30 a 40 metri. Questo è la situazione del bacino nel Porto di Monfalcone.

Volendo non essere troppo restrittivi, in prima approssimazione il termine “acqua bassa” è applicato al caso di larghezza illimitata, ossia nell’ipotesi che gli effetti della presenza delle banchine e della diga siano considerati trascurabili.

Le navi che risentono maggiormente degli effetti dell’acqua bassa sono le navi dalle forme piene, larghe con rapporti tra larghezza ed immersione maggiori di 3.00. Questo è il caso delle navi LNG standard coreane con portate medie di 145,000 m3 di GNL, le cui caratteristiche principali sono le seguenti:

– lunghezza fuori tutto LOA = 283.0 m

– lunghezza tra le perpendicolari LPP = 265.0 m

– larghezza    B =   44.0 m

– immersione    T =   11.3 m

Dati sperimentali su navi con dislocamento maggiorato del 25% rispetto alla nave LNG standard hanno dimostrato che per H/T = 1.2, ossia per il fondale di 13.5 metri previsto dagli escavi nel bacino portuale di Monfalcone, le forze ed i momenti primari che timoni della nave e rimorchiatori devono il momento di imbardata devono contrastare, crescono da 4 a 8 volte per la forza di deriva e da 5 a 10 volte per la forze d’imbardata rispetto allo scenario in acqua profonda.

Le caratteristiche intrinseche di stabilità direzionale, misurate dagli indici di stabilità dinamica, cambiano significativamente al variare del rapporto H/T23. Esiste un’evidenza sperimentale che esiste un campo di variabilità del rapporto profondità-immersione, di solito tra 1.8 e 3.0, nel quale la nave potrebbe divenire intrinsecamente instabile direzionalmente più che in acqua profonda.

In sintesi, l’efficienza intrinseca di controllo della nave è particolarmente importante nelle manovre in acqua bassa, dove le caratteristiche idrodinamiche della carena subsiscono drastiche variazioni, particolarmente per H/T < 1.5. Aumenta, ad esempio, il tempo per variare l’angolo di rotta al variare dell’accelerazione angolare che, a sua volta, rimane costante al diminuire della profondità fiono ad H/T = 2.2, per poi decrescere con gradiente progressivamente crescente fino a raggiungere un valore notevolmente minore rispetto alla navigazione in acque profonde per H/T = 2.0. Il che implioca che la nave presenterà un’intrinseca efficacia di controllo molto inferiore in acque molto basse, come nel caso del Porto di Monfalcone anche dopo i dragaggi previsti.

La Figura 4 consente di confrontare il circolo di evoluzione per la nave suddetta con il timone al traverso a 35° in acqua profonda e acqua estremamente bassa. È evidente che il raggio del circolo di evoluzione cresce del 50% per H/T = 1.2 rispetto al caso H/T = ¥.

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In generale, gli incrementi del raggio del circolo di evoluzione rispetto alla situazione in acqua profonda sono piccoli fino ad H/T = 1.5. Viceversa, il raggio cresce drammaticamente man mano che H/T scende da 1.5 a 1.2. Per angoli di deriva del timone minori di 35°, il raggio evolutivo della nave cresce ancora di più al diminuire del rapporto profondità immersione.

Infine, il tempo di arresto della nave cresce al diminuire della profondità del fondale tanto più quanto più è minore l’angolo di deriva del timone.

Volendo fornire qualche dato quantitativo, è possibile ricorrere a qualche criterio empirico-statistico. Nel caso in cui la nave non abbia alcun supporto, neppure dalle sue ancore, vale la relazione

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Purché le condizioni operative rispettino i seguenti limiti:

velocità assoluta del vento VW £ 10.00 m/s (20 kn)

velocità della corrente VC £   0.50 m/s (1 kn)

altezza d’onda significativa HS £   3.00 m

per i raggi di evoluzione si ottengono i valori riportati in Tabella 2, dalla quale risulta evidente che una nave LNG standard non avrebbe assolutamente modo di manovrare nel Porto di Monfalcone senza l’ausilio di rimorchiatori.

 

Tabella 2. Raggi di evoluzione di una LNG da 145,000 m3 in funzione della profondità del fondale

(senza rimorchiatori)

Profondità dell’acqua (m) 40.0 17.0 13.5
Raggio di evoluzione (m) 746.7 822.7 1005.5

5.2 EVOLUZIONE IN ACQUA BASSA CON ASSISTENZA DI RIMORCHIATORI I

Se le manovre di evoluzione della nave fossero effettuate con l’assistenza di rimorchiatori, le dimensioni risultanti per il bacino di manovra sono fornite schematicamente in Figura 5, dove è definita un’area intorno ad un rettangolo centrale, di larghezza ,

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dove può essere ipotizzato che si trovi il centro di massa della nave quando si entra nel bacino di manovra e che la velocità d’avanzo non superi 0.40 nodi.

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La conclusione è che il piano di rifacimento del bacino nel Porto di Monfalcone risulterebbe comunque inadeguato a garantire manovre sicure di navi di queste dimensioni. Occorrerebbe scendere almeno a navi LNG di 127,000 m3 di portata. Queste navi sono state progettate a metà degli anni ’70 e non sono facilmente reperibili sul mercato dello shipping.

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4 commenti a Esclusivo: Rapporto sul rigassificatore di Monfalcone

  1. john remada ha detto:

    Io sono uno di quelli che ha detto no al precedente progetto snam , e mi sembra era molto più rischioso di questo; i soliti noti favorevoli allora , e anche oggi, nella rabbia del referendum perso, si sono abbandonati a rabbiosi insulti; tutto sommato , non credo fattibile neanche questo per vari motivi. Bella relazione , in ogni caso ,mi complimento con l’estensore.

  2. Snam e Smart poveri noi! ha detto:

    Il referendum è sicuramente un espressione di volontà democratica. Strumento fastidioso per una partitocrazia affaristica che ne denigra da sempre il valore intrinseco dipingendo i votanti come imbelli cittadini strumentalizzati da un manipolo di “monambientalisti”. Il referendum contro il terminal della Snam, dove aveva prevalso il no della cittadinanza monfalconese, viene additato dai detrattori come lo strumento che ha permesso alla centrale a carbone di proseguire con le sue combustioni mortifere.
    Niente di più falso e strumentale, perchè il rigassificatore è stato spostato al largo di Porto Tolle con la promessa di riconvertire ( stessa storia di Monfalcone) la centrale a olio combustibile, era falsità palese perchè dopo vent’anni di rigassificatore e di attesa dei cittadini di Vado, l’Enel voleva riconvertire la centrale passando dall’olio combustibile al carbone.
    Quello che è mancato in questi anni è stata la politica sia locale che regionale che ha sempre minimizzato l’impatto del carbone e che ha sostenuto un industrializzazione selvaggia e impattante. Ricordo la fabbrica chimica passata in sordina e le mancate bonifiche nel territorio del Lisert dove la centrale e la cartiera avevano scaricato ceneri inquinate e soda caustica.
    Il proponente del progetto Smart ha infilato per l’ennesima volta i soliti ricatti che sono variati dialettiche nel corso dei mesi, iniziando con la solita riconversione della centrale dal carbone al gas ( rigassificatore taumaturgico che riduce l’inquinamento del 70%) per poi passare alla salvaguardia di 15.000 posti di lavoro in regione. Argomenti usati come clave per un progetto i cui scopi sono sicuramente lontano dalla tutela del territorio ,della salubrità dell’aria e dei posti di lavoro. Se la finalità era la tutela del lavoro in Italia delle aziende regionali come mai il progetto del rigassificatore è stato affidato ad una società con sede in Montenegro? Non esistevano società italiche con bandieroni tricolori?

  3. Slowfoot ha detto:

    La società in Montenegro è partecipata al 33% da D’Appolonia
    DFS partners are actively cooperating in China since year 2001 with several Chinese institutions
    (including MOST, SEPA and NDRC) on the Sino-Italian Cooperation Programme (SICP)
    financed by the Italian Ministry of Environment and Territory.
    http://www.dfs-engineering.com/home.htm

  4. john remada ha detto:

    Difatti nel progetto snam non c’era alcun obbligo di conversione da parte dell’enel ,qualora avesse vinto il sì ; c’erano un sacco di balle sparate a casaccio , tanto grosse che pochi ci hanno creduto; poi , guarda caso ,gli stessi amministratori che avevano avallato bidoni come la Simo , le AAA e la zona industriale in punto totalmente sbagliato , vista la presenza della Terme ,erano gli stessi sponsor della snam , affiancanti da rampanti Ds quali il sig.Gherghetta e suoi compari di quel partito.

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