17 Novembre 2014

Esclusivo: Rapporto sul rigassificatore di Monfalcone

el sunto Pubblichiamo un'analisi inedita del rigassificatore che si vorrebbe fare a Monfalcone. L'autore è il professor Giorgio Trincas dell'UniTrieste
  1. INTRODUZIONE

Il gas naturale è il combustibile fossile più pulito ed è, quindi, l’idrocarburo preferito dal punto di vista ambientale. Il gas naturale costituisce attualmente una delle commodity primarie per l’umanità e rappresenterà nel XXI secolo la fonte energetica imprescindibile per assicurare uno sviluppo sostenibile in tutti i paesi del mondo globalizzato. Sarà molto probabilmente il combustibile più utilizzato. L’EIA (Energy Information Administration) statunitense prevede che la domanda di gas naturale crescerà notevolmente soprattutto in quei Paesi la cui produzione è oggi insufficiente, e lo sarà anche in futuro, a soddisfare il consumo crescente dei prossimi decenni. Tutti gli esperti prevedono che il gap tra domanda ed offerta sarà chiuso soprattutto importando gas naturale liquefatto (GNL) Ciò richiederà una capacità addizionale di rigassificazione. Ma quando parliamo dei bisogni energetici italiani, oggi e nei prossimi anni, anche come conseguenza della crisi prolungata del capitalismo finanziario, l’offerta è superiore alla domanda. Si dice che i prezzi del gas, grazie a SmartGas, saranno ridotti, almeno per i potenziali clienti regionali. Ci piacerebbe sapare quali saranno i margini, a fronte dei dichiarati 230 milioni di investimento iniziale e dei non dichiarati e prevedibili costi operativi (trasporto, energia, manutenzione, riparazioni, amministrazione, ecc.), e con quali tariffe.

Il GNL è il gas naturale che, per facilitarne il trasporto, è convertito per condensazioned in forma liquida a –162ºC alla pressione atmosferica in un impianto di liquefazione. In una tipica catena di rifornimento del GNL, il gas viene prima trasportato dai campi di gas naturale agli impianti di liquefazione, per essere stoccato e poi trasportato via mare a distanze di migliaia di miglia (almeno 2,500 miglia nautiche) in navi specializzate, dette gasiere o metaniere, fino agli impianti di rigassificazione dove è riscaldato e ricondotto allo stato gassoso (rigassificazione) per essere finalmente pompato nei metanodotti e nelle reti di distribuzione. Il GNL occupa uno spazio almeno 600-620 volte inferiore al gas naturale, il che facilita e rende economicamente vincente il trasporto marittimo su lunghe distanze.

Il gas in forma liquida non è pericoloso finché è contenuto nelle cisterne chiuse della nave gasiera o nei depositi di stoccaggio. Diversamente da altri prodotti petroliferi liquidi, quando fuoriesce a causa di una rottura, il GNL reagisce violentemente con l’acqua, si espande e vaporizza molto rapidamente con un rischio minimo per la vita marina; tuttavia, a causa della sua temperatura estremamente bassa può esplodere.

L’utenza di gas naturale liquefatto è situata soprattutto in prossimità dei centri abitati; il che crea tensione tra le sue obiettive qualità (il gas è pulito, relativamente poco costoso, e di facile distribuzione) ed una persistente percezione pubblica che il GNL è un prodotto pericoloso (attitudine NIMBY).

In questo contesto si deve collocare l’approvvigionamento energetico dell’area dell’Alto Adriatico. Il progetto del rigassificatore da situare nel Porto di Monfalcone, succedanea a quella di Gas Natural nella baia di Zaule (Trieste), ripropone la soluzione onshore, obiettivamente improponibile in una zona commerciale ed industriale, esposta ai rischi di effetto domino e di sicuro impatto ambientale. La sua realizzazione soffocherebbe uno sviluppo intelligente e necessario del Porto.

Inoltre, poiché ogni scelta condizionerà a breve e lungo termine lo sviluppo dell’area interessata – in primis il Porto stesso nonché l’area nautica posta vis-a-vis, è necessario tenere conto che un impinato onshore, data la sua rigidità nella collocazione, condizionerebbe per i prossimi trenta anni lo sviluppo ed i piani regolatori di tutta l’area.

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4 commenti a Esclusivo: Rapporto sul rigassificatore di Monfalcone

  1. john remada ha detto:

    Io sono uno di quelli che ha detto no al precedente progetto snam , e mi sembra era molto più rischioso di questo; i soliti noti favorevoli allora , e anche oggi, nella rabbia del referendum perso, si sono abbandonati a rabbiosi insulti; tutto sommato , non credo fattibile neanche questo per vari motivi. Bella relazione , in ogni caso ,mi complimento con l’estensore.

  2. Snam e Smart poveri noi! ha detto:

    Il referendum è sicuramente un espressione di volontà democratica. Strumento fastidioso per una partitocrazia affaristica che ne denigra da sempre il valore intrinseco dipingendo i votanti come imbelli cittadini strumentalizzati da un manipolo di “monambientalisti”. Il referendum contro il terminal della Snam, dove aveva prevalso il no della cittadinanza monfalconese, viene additato dai detrattori come lo strumento che ha permesso alla centrale a carbone di proseguire con le sue combustioni mortifere.
    Niente di più falso e strumentale, perchè il rigassificatore è stato spostato al largo di Porto Tolle con la promessa di riconvertire ( stessa storia di Monfalcone) la centrale a olio combustibile, era falsità palese perchè dopo vent’anni di rigassificatore e di attesa dei cittadini di Vado, l’Enel voleva riconvertire la centrale passando dall’olio combustibile al carbone.
    Quello che è mancato in questi anni è stata la politica sia locale che regionale che ha sempre minimizzato l’impatto del carbone e che ha sostenuto un industrializzazione selvaggia e impattante. Ricordo la fabbrica chimica passata in sordina e le mancate bonifiche nel territorio del Lisert dove la centrale e la cartiera avevano scaricato ceneri inquinate e soda caustica.
    Il proponente del progetto Smart ha infilato per l’ennesima volta i soliti ricatti che sono variati dialettiche nel corso dei mesi, iniziando con la solita riconversione della centrale dal carbone al gas ( rigassificatore taumaturgico che riduce l’inquinamento del 70%) per poi passare alla salvaguardia di 15.000 posti di lavoro in regione. Argomenti usati come clave per un progetto i cui scopi sono sicuramente lontano dalla tutela del territorio ,della salubrità dell’aria e dei posti di lavoro. Se la finalità era la tutela del lavoro in Italia delle aziende regionali come mai il progetto del rigassificatore è stato affidato ad una società con sede in Montenegro? Non esistevano società italiche con bandieroni tricolori?

  3. Slowfoot ha detto:

    La società in Montenegro è partecipata al 33% da D’Appolonia
    DFS partners are actively cooperating in China since year 2001 with several Chinese institutions
    (including MOST, SEPA and NDRC) on the Sino-Italian Cooperation Programme (SICP)
    financed by the Italian Ministry of Environment and Territory.
    http://www.dfs-engineering.com/home.htm

  4. john remada ha detto:

    Difatti nel progetto snam non c’era alcun obbligo di conversione da parte dell’enel ,qualora avesse vinto il sì ; c’erano un sacco di balle sparate a casaccio , tanto grosse che pochi ci hanno creduto; poi , guarda caso ,gli stessi amministratori che avevano avallato bidoni come la Simo , le AAA e la zona industriale in punto totalmente sbagliato , vista la presenza della Terme ,erano gli stessi sponsor della snam , affiancanti da rampanti Ds quali il sig.Gherghetta e suoi compari di quel partito.

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