14 Ottobre 2014

Le ricette local: i guati (volgarmente detti ghiozzi)

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Con l’amico Ivan e le mie piccole figlie vado a pescare al molo della stazione marittima, fra il gioco e la serietà che un’azione del genere può ingenerare in bambine di una certa età.
All’amo prendiamo praticamente solo guati, pesce ben noto nell’immaginario triestino.
Tanto per citare un esempio, davanti a noi vediamo Santa Maria del Guato, la nostra Pescheria, oggi Salone degli Incanti.

Il guato è brutto ed evoca qualifiche non proprio positive. E’ povero, viscido e fa bazilar per la sua pulizia

Ma soprattutto, e questo ci interessa, pare che questo guato-ghiozzo sia particolarmente buono.
E se fosse lui il re del golfo al pari dei sardoni?

Carni delicate e saporite.
Ho portato i filetti di guato a tavola (un tuffo nella farina di polenta e poi saltati in un dito di olio evo della Val Rosandra), senza dire a nessuno cosa fossero.
Dalle bambine in su tutti a sbafarseli con grandissimo godimento.
Buoni, buoni, buoni.
Un piatto vincente, per un pesce sottovalutato.

Curiosità da wikipedia. Pare che il guato sia oggeto di pesca attiva solo da noi, nella Laguna di Venezia e nel Mar Nero, mentre è privo di importanza nelle altre acque. Va da sé che viene mangiato solo in queste aree.

E infine, grazie alla gentile pescheria che me li ha puliti, ché sennò…

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Un commento a Le ricette local: i guati (volgarmente detti ghiozzi)

  1. marta bremec ha detto:

    eco, adesso che i xe stadi publicizzai i aumenterà subito de prezo!

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