30 Settembre 2014

Trieste Next e la Trans Adriatic Pipeline

el sunto A Trieste Next presente anche la Trans Adriatic Pipeline, partner che fa discutere

Si è aperta Trieste Next, con un tema interessante: EnergETHIC. Guardo il programma, presa bene, chiedendomi “chissà chi avranno invitato…”. Bastano trenta secondi, avanti e indietro, e tornata in prima pagina gli occhi si fermano sui partner. E senza rendermene conto sono già li alle prese con una incontenibile manifestazione di triestinità: Noooooooo! Noooooo! No poso creder!!! E invece si: il logo è quello nuovo, dopo il restiling di immagine di questa estate, e la società è proprio quella con sede a Baar, Svizzera, che vuole costruire un gasdotto che dalle coste salentine si collega all’Albania e alla Grecia.

Una marchetta, che l’Italia piegata a novanta ha scelto di pagare all’Europa, accettando questo gasdotto come “opera di interesse comune”. Contro il volere di chi vive in quella terra, di quaranta comuni che hanno votato a maggioranza delle mozioni contrarie al progetto, di centinaia di persone che si sono dedicate alla lettura di migliaia di pagine di progetto presentando osservazioni inattaccabili, e che hanno contestato questo gasdotto non solo per gli impatti che avrà, ma come opera strategica in quanto tale.

Parlo della Trans Adriatic Pipeline (TAP), terzo logo in prima riga, per capirci. Un logo che forse ai triestini dirà poco, ma che dice molto, moltissimo a chi vive in Puglia e conosce quei pochi chilometri di spiaggia (stratosferica) tra San Foca e Torre dell’Orso e le centinaia di famiglie che in quel territorio hanno costruito un modello economico incentrato sulla tutela di una natura incontaminata, con agriturismi e coltivazioni di ulivi millenari. Ecco proprio quest’estate, mentre al ministero dell’ambiente era in corso la revisione finale della documentazione, la TAP ha messo sul tavolo 350,000 euro per finanziare gli eventi culturali dell’estate salentina, dai concerti alle feste patronali, alle sagre ai tornei di calcio. Una mossa astuta per comprare il consenso dei cittadini pecoroni, che ha scatenato una risposta furiosa da parte dei salentini. Dagli artisti ai comitati delle feste, tutti hanno rifiutato quei soldi, con tanto di comunicati stampa che lo dichiaravano. L’Arcivescovo di Lecce ha rifiutato i soldi offerti da TAP per la festa del patrono, dichiarando alla stampa: non siamo canne al vento, non svenderemo la città. E’ stato un tormentone che ha colpito la società come nessuno avrebbe potuto immaginare. Nel giro di pochi giorni, centinaia di artisti si sono organizzati sotto la sigla “Artisti contro la TAP” (tra gli altri Treble dei Sud Sound System, Caparezza, Mannarino, che ha aperto la banidera NO TAP dal palco della Notte della Taranta, oscurato da Rai 5, ndr) e hanno organizzato assieme alle persone del comitato un “concerto contro la TAP” a Ferragosto, sulla spiaggia dove dovrebbe essere costruito il gasdotto, con 12 ore no stop di musica fino a mattina, e oltre 10.000 persone.

Vedendo in programma di Trieste Next l’amministratore delegato di TAP, e il logo della società tra i partner di una manifestazione dedicata alla ricerca scientifica, è davvero frustrante chiedersi se una parte di quei 350,000 euro abbiano davvero percorso la dorsale adriatica per arrivare nelle casse degli organizzatori. Che ignari – o forse no – hanno accettato la marchetta di TAP. Affiancata per altro da un’altra società, la Smart Gas, che alle porte di Trieste si appresta a costruire un rigassificatore. Ecco, in tutto questo non vedo niente di nuovo, ma le solite vecchie dinamiche in cui consenso e visibilità a Trieste si acquistano con il soldo. E noi pecore, o canne al vento, pensiamo che le cose funzionino così… LaGè

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