L’estate 2014 ha portato a Trieste, oltre a una sconsolante pioggia continua, anche una quantità di turisti mai vista prima. Non ho dati nè fonti da citare, mi affido a quel che vedo e sento girando per strada. Mai mi era mai capitato di incrociare più foresti che triestini. Quest’estate, tra Piazza Unità e Cavana, è ormai la norma.
Qualcuno dice che xe per via dela piova, non potendo andare al mare o da altri parti più turistiche son venuti a Trieste. A me piace pensare che non sia così, che non sia solo una soluzione di ripiego.
Oggi due signore di Torino mi hanno chiesto:
a. dove possono visitare i famosi telamoni
b. come arrivare alla storicamente interessante chiesa armena.
Al che, non potendo consegnare il libretto con la giustificazione dei genitori, non ho potuto fare altro che darmi impreparato e prendermi il mio meritato picon.
Abbiamo cercato assieme su internet però, e abbiamo risolto entrambi i quiz. Tempo: cinque minuti.
Le due turiste hanno potuto continuare così il loro giro, estremamente organizzato e interessante. Avevano un foglio pieno di appunti, tirati giù da internet, di cose da vedere ed esplorare. Cose della mia città evidentemente ritenute interessanti e che io, triestino, non conoscevo. Ma che ho imparato grazie a loro.
Questi incontri, questi scambi, questi arricchimenti reciproci si stanno moltiplicando di giorno in giorno. Nel mio piccolo, cerco di essere sempre disponibile, gentile e aperto. Perchè è vero, penso anch’io che in tante cose Trieste sia al momento turisticamente impreparata, che ci sia il tram partito troppo tardi, che ci sia Miramare che boccheggia e i negozi aperti a random. Però penso anche che i turisti, nel loro visitare la città, siano incuriositi anche da noi, dai triestini, questi strani personaggi con questo strano dialetto e questo strano accento.
Allora forse per una volta sarebbe meglio lasciare in un cantuccio la nostra proverbiale scontrosa grazia e provare a riscoprire la città assieme a loro, abbandonando la sensazione di essere una soluzione di ripiego e con essa la ranzid attitude di risposte tipo “Consigli dove magnar? Mah, a Trieste xe tuto uguale”, “Cossa veder? Mah, a Trieste xe ormai tuto a remengo”, “Se podessi far tante bele robe, ma a lori (ma lori chi? me son sempre chiesto) no ghe interessa ‘ssai, vederè anche voi”. “Ah el museo de Storia Naturale… sì forsi xe cocolin, ma i lo ga imbusà ‘ssai lontan (sempre i famigerati “lori”)”, “Perchè a Trieste no se pol”.
Forse essendo aperti con i turisti, vedendoli sorpresi da questa finora sconosciuta città e condividendo i loro sorrisi impareremo anche noi ad apprezzare un po’ di più la nostra Trieste.
Riassumendo: “plis… visit… Trieste… uiuil… uelcom.. iu… uormli.. and with a better… scontrosa grazia”
forse gli hai dato anche delle indicazioni sbagliate, i telemoni non sono certamente quei loschi figuri che troneggiano sulla facciata di un certo palazzo di piazza unità… sono soltanto i terminali telefonici pubblici “for dummies”, quelli facili da usare, pei mone apunto… (xè ovio che in talian no se pol scriver telemone, no vien ben l’asonanza….). forsi le due siore no le rivava a doperar el celular novo e le zercava qualcossa de più fazile 🙂
eheheh penso che sia esatamente cussì 😉
iera scrito mal cmq, xe “telamoni”, go coreto.
cmq i telamoni “sono scolpite infatti nell’atto di toccarsi le parti intime, in un gesto scaramantico”.
me vergogno ancora de no gaver mai savù che gavevimo in piaza grande le statue che se toca le bale. figon. desso ghe dirò a tuti.
Mi stago davanti al cesa dei Armeni (o Dio, davanti, vizin, cinquanta metri). I la gà serada alcuni ani fa. Adeso la xe a remengo… Le scale piene de scovaze e qualche vetro roto. Un dei due campanili xe sofigà in una impalcadura (lavor scominzià, forsi, ma certamente mai finì). I preti (la cesa dipendi da quei de Venezia) i gà anche portà via mobili de un apartamento che iera rente la porta dela cesa. Un pecà de Dio. Tra l’altro la cesa ga l’organo su cui sonava Kugy. Po’ se pol far cento metri e diese scalini e se vedi (in fondo a via dei Giustinelli, ma più propriamente in via Tigor) la casa Liberty, con tanto de ponte interno (una specie de pasagio aereo nel porton, che po no xe un vero porton ma una galeria de accesso al giardin che xe drio. Giardinon! Pecà che ‘l xe incolto.
E za, a Trieste no se pol!
A me in via Madonna del Mare dei turisti spagnoli mi hanno chiesto dov’è il tempietto paleocristiano. Ho così scoperto che è sotto la scuola superiore della via (credo sia il Carli) ma è aperto solo 2 ore alla settimana. Così giusto per incrementare il turismo. Mah??
ciò, mi la cesa dei armeni iero andà perchè fin a un per de ani fa la iera dela comunità catolica de lingua tedesca. Come, se ga estinto anche i cattocruchi?
El tempieto paleocristian (soto el carduci, credo, comunque 50 metri più su del knulp) xe sai figo, veramente una sorpresa!
I telamoni cossa xe? un’esortazion a Ovadia a scampar?
Diego, bellissimo articolo, complimenti! Ti auguro, se ti è di tuo interesse, di scrivere di Trieste ma non sul giornale locale….Condivido totalmente quanto hai scritto. Mio figlio di 14 anni questo pomeriggio portando a spasso il cane, si è ritrovato nell’ imbarazzo di non saper indicare a due turisti stranieri ad Opicina quale sia l’ autobus per raggiungere la Grotta Gigante. l’ ha vista piu’ volte ma con la scuola o accompagnato in macchina da noi genitori. Possibile che non ci siano l’ indicazioni? Abitiamo ad Opicina. E’ da tutta l’ estate che turisti di tutte le nazionalità (anche saccopelisti che non vengono qua perché piove) che chiedono notizie sul tram: adesso funziona ma è stato imbarazzante “arrampicarsi sugli specchi” con persone che sono venute qua apposta. Hai colto esattamente la situazione. Viviamo in un posto meraviglioso rispetto a tante città italiane e non conosciamo neanche la sue bellezze e non sappiamo neanche dare le indicazioni in un miserello inglese ( a volte neanche in un corretto italiano quando pochi stranieri cercano di parlarlo). Se vogliamo sopravvivere basta non dire ” il posto è quello ma è in disuso o incolto o se magna ovunque” e indicare qualche altro posto ugualmente splendido e alternativo.Svegliamoci e facciamo quello che non fanno le istituzioni: se pol! Pubblicizziamo Portopiccolo, ero perplessa ma è a mio modesto avviso una perla incastonata nelle rocce . Non lamentiamoci perché è costoso o ha tanti gradini. A Porto Cervo non si lamentano, anzi! Auguriamoci che gli stranieri acquistino, spendano a Trieste e portino le loro barche.Non soffro di invidia, ma mi piacerebbe che la città rivivesse che ci fossero altri posti di lavoro almeno per i figli di quelli che pensano che “se pol”!.E i altri che la pensa diversamente “che i se ciavi”! Scusa el francesismo! Con tanta stima, Patrizia
ste robe mi le go imparade de putela legendo i libri de Rutteri: Meno i telamoni ( e i telafurbi? diseva un mio amico) che però co go imparado i me ga spiegado come el palazzo Terque quaterque… certo che la basilica paleocristiana lo la ciamassi mai “tempietto”.
davvero Diego, tutto condivisibile. La scarsa conoscenza e la scontrosa grazia.
La seconda spesso paravento dietro cui celare la prima….Con piacere ho notato anch’io, un insolito viavai di foresti.
Ieri è stato però frustrante a quelli delusi sotto il Faro dover chiarire che il restrittivo orario di visita (sab. e domenica)non era imputabile all’ amministrazione comunale.
Si dirigevano verso Miramar…non oso pensare ai commenti difronte all ex parco.
@5
ciò sfsn, ti a mi no te me vol propio ben… cossa, farme vignir i granfi in panza de matina dele ridade cola tua interpretazion de “Telamoni “, ah ?! 🙂
Bellissimo articolo! La nostra città xe meravigliosa, però go sempre pensa una roba. Al triestin medio no ghe piasi missiarse col non triestino, col ‘talian… Preferiso che Trieste la resti sconta piuttosto che la perdi el suo tradizionale, unico e, a modo suo meraviglioso, carattere ben descritto sopra… Xe una mia personale opinion ma penso sia questo el vero tesoro che gavemo! Una “scontrosa grazia” appunto
Te la moni?
Te la Monassi, ma no go voia!
per mi ste telamoni xe diseducativi e incita la gioventù ala volgarità
andassi sostituidi con do statue che sia de esempio a come se devi comportarse
devo dire una cosa, mi picco di conoscere piuttosto bene la mia città. le cose menzionate nell’articolo, le conosco tutte. la chiesa in via Giustinelli, con le sue doppie croci apostoliche, è stata riaperta al pubblico nel 1991 dopo molti anni di chiusura, e se non sbaglio nel marzo di quell’anno sono andata ad ascoltare il primo concerto con quell’organo. C’era anche un’icona preziosa. All’epoca, nella chiesa venivano i cattolici di lingua tedesca. Poi, piuttosto rapidamente, i progetti su quella chiesa svanirono e fu chiusa di nuovo. Personalmente ho sempre trovato molto irritanti i restauri fatti per nulla, con relativo denaro sprecato e sospetti di “magnadora”. La casa di via Tigor 12 compariva brevemente anche nel film ERNESTO, tratto da Umberto Saba, con tanto di numero civico che è stato ripreso nel filmato ahahaha
dimenticavo, io ho trovato molto molto istruttivo il libro TRIESTE O DEL NESSUN LUOGO di Jan Morris, ed anche PASSEGGIATA ROMANTICA PER TRIESTE di Leone Veronese, molto meno impegnativo ma altrettanto interessante. I giovanissimi dovrebbero leggere queste cose, è ridicolo conoscere meglio parigi o londra o barcellona della propria città.
@11
e cos te proponi al posto de sti diseducativi Telamoni,aldo? posture bizantineggianti o egizie o etrusche che riproduci el gesto del ombrel?
@fiora
se podessi meter le statue in topless che xe in piaza garibaldi
gavemo le femen ante litteram e dovemo vardar sti do che se toca?
@15
PETIZION ‘lora!
forsi la ne va mejo de quela per far spostar i camper in parchegio perene su i due lati de strada del Friuli, che a parte la pericolosità del restringimento dela carreggiata de un percorso trafficatissimo xè anche ‘ssai bruto de..NO veder el panorama pel ” pellegrino che si fosse trovato a passare per di là”
La provincialità dei triestini, ben rappresentata dal loro “Piccolo”, è disarmante. ci sono degli stranieri per strada e c’è bisogno di scriverne ogni giorno,come nei villaggi di campagna del ‘900 la gente usciva di strada a vedere quando passava un’automobile… i turisti in estate ci sono dappertutto, a Cividale più che a Trieste, a Venzone e ogni dove, incluso a Skofija Loka o Pozarevac tanto per fare due esempi di località qualsiasi.
Quest’anno il maltempo continuo ha portato a gironzolare per Trieste più gente del solito, in escursione dalle spiagge venete, ma paragonare i 4 gatti di turisti (quest’estate raddopiati a 8 dalle piogge) che girano a Ts con le migliaia presenti ogni giorno a Verona o Pisa o Siena, fa davvero solo il gioco degli amministratori ( che nulla fanno per il turismo ma ben si prestano a dire che il fantomatico boom è opera loro ) nonchè quelli che forse hanno l’albergo da vendere visto che casualmente ogni settimana sono citati dal Piccolo come hotel sempre pieno di turisti però l’impressione è diversa visto che quando si passa appare semivuoto e le camere tutte al buio… forse eventuali interessati a comprare si fideranno degli articoli del giornale anzichè verificare i dati sul registro presenze…anzi leggendo che ci sono stati ospiti dall’Oceania ( cosa talmente incredibile da meritare il titolo dell’articolo !!!! ) compreranno l’hotel immediatamente a qualsiasi prezzo. Non si era ancora sentito di un turista australiano (o neozelandese ? ) !!!!!! cosa probabilmente da mettere sullo stesso piano della visita in città di un ufo marziano….
Per quanto riguarda la predisposizione del triestino a trattare con i turisti posso dire che non mi viene in mente altra località dove si sbandiera tanto una cultura multipla e plurilinguistica ma dove alla prova dei fatti un turista tedesco non riesce a trovare qualcuno che lo capisca o un menu in tedesco ( città dove fino a meno di 100 anni fa il tedesco era lingua statale) , in inglese poco meglio ( città sotto amministrazione angloamericana fino al 1954 )….. a Lignano o Jesolo non si sbandiera nessun multicuralismo però il turista tedesco trova interlocutori dappertutto e ci sono scritte in tedesco dappertutto…
Webcommand,
al proposito bechite sto witz:
Xe due triestini sentai su una panchina in piaza libertà fora dela stazion. Passa de là un mato con dele valige e ghe fa:
Turista: “Sorry, do you speak english?”
Triestin 1: “Te sa inglese ti?”
Triestin 2: “No. Ti?”
Triestin 1: “No” e al turista “Volentieri”
Tur: “Sprachen Sie Deutsch?”
T1: “No.”
T2: “No:”
Tur: “Parlez vous francaise?”
T1: “No”
T2: “No”
Tur: “Habla espanol?”
T1: “No”
T2: “No”
Tur: “Panjimajte ruski?”
T1: “No”
T2: “No”
El turista disperà va via.
T1: “Ciò, te ga visto quante lingue che saveva sto mato?”
T2: “Sì, ma tanto no ghe ga servì un cazzo”
ma dove sarebbero ‘sti telamoni? e la chiesa armena non è più armena da un mucchio di tempo, era passata ai tedeschi di confessione cattolica, e adesso non so più di chi sia dato che è oggetto di un restauro di lunga data e credo non ancora terminato