19 Agosto 2014

A piedi da Londra a Trieste: un mistero fiammingo

el sunto La quarta puntata del diario di Nicolò Giraldi che ha percorso a piedi il tratto Londra-Trieste per raccontare la Grande guerra.

Ypres è luogo di memoria. Il mio viaggio (qui la prima, la seconda e la terza parte del diario) sta toccando alcuni luoghi simbolo della Grande Guerra, non tutti certamente, visto che non basterebbero 60 giorni per vedere e raccontare i campi di battaglia più violenti. “Questo è uno di quei luoghi che hanno saputo trasformarsi in una realtà tendente al raccontare la pace” mi confida Piet Chielens, coordinatore dell’In Flanders Fields Museum della cittadina fiamminga. Per reazione, ogni luogo attraversato da grande dolore tende a guardare in faccia la morte e ad apprezzare la vita.
In effetti la sensazione è proprio quella. Le persone in questo tratto di Belgio, mi risultano leggere, solari, persino divertenti. Els Lambrecht fa di professione la maestra elementare in una piccola cittadina nei dintorni di Ypres, in direzione Mezin, luogo dove sorge l’Irish Peace Village e dove durante la Tregua di Natale del 1914 tedeschi ed inglesi giocarono a pallone insieme. Mi ha ospitato per due notti ad Ypres, parla correttamente quattro lingue ed ha un sogno: quello di riuscire a viaggiare il più possibile.
Io mi rimetto in viaggio. Vado a Menen, dove ad aspettarmi ci saranno Jan Vancoille e Jan Ypermann. Storici entrambi, il primo ha scritto un bel volume dal titolo “Menenwald” sul punto di vista tedesco del fronte della Grande Guerra in queste zone, mentre il secondo è il direttore del Stadsmuseum ‘t Schippershof, dove viene raccontata la storia di Menen con particolare attenzione al primo conflitto mondiale.
Il governo tedesco sembra che non sia tremendamente interessato alle commemorazioni del Centenario” mi dice Vancoille. “Le associazioni che si occupano di memoria tedesca qui, dove sorge il più grande cimitero tedesco in Belgio, lavorano duramente e non sempre vengono supportate e finanziate da chi dovrebbe invece mettere la memoria al primo posto”.
Con Ypermann invece andiamo a fare una passeggiata. MI porta oltre il fiume. “Ecco, qui siamo in Francia” mi sorride, come a pensare che il giornalista che ha di fronte non sappia riconoscere la stranezza di un confine a pochi metri. “Conosco abbastanza bene il meccanismo, signor Ypermann, vengo da Trieste, un luogo che per quanto riguarda confini, barriere, sedimentazioni culturali diverse, ponti e sindrome da memoria divisa, non è secondo a nessuno in Europa, e probabilmente nel mondo”.

Ci sediamo in un caffé sulla riva francese, lui ordina vino bianco, io una limonata. Il sole accompagna il minestrone di gente diversa lungo La Lys, il nome del fiume che quasi la taglia in due.
Quando incontro Bart Sieuw, un impiegato comunale della piscine di Menen , sta arrivando con un treno da Brugges. In stazione, ad accompagnarlo c’è anche un amico spagnolo, conosciuto su couchsurfing.com. Si vedono una volta all’anno, una volta in Belgio, una volta in Spagna. Capisco che possano nascere anche belle amicizie. Mentre siamo seduti nel giardino di casa sua, arriva il padre di Bart. È il suo compleanno e ci invita in una birreria a festeggiare. Così, incomincia la lezione belga sulle birre. “Ne abbiamo tantissime e sono certamente quelle più buone”. Capire come facciano ancora a distinguere il sapore di una birra dopo che il numero è salito a una mezza dozzina, questo è mistero tipicamente fiammingo. (continua)

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2 commenti a A piedi da Londra a Trieste: un mistero fiammingo

  1. michela ha detto:

    uno dei posti più incantevoli che ho visto in vita mia, sono le FIANDRE.

  2. nicologiraldi ha detto:

    Decisamente. Se ci fosse il Mediterraneo potrei anche pensare di andarci a vivere

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