Scampoli di storia è una rubrica a cura di Paolo Geri
Il meccanismo della doppia residenza, per non pagare, o comunque pagare meno tasse, non è certo stato inventato da Briatore o da Valentino Rossi. Anche il conte Zanne Winovich o Giovanni Voinovich, nel Settecento tentò la politica della doppia condizione, quella di cittadino di due diversi stati. Ecco come il corrispondente degli Inquisitori di Stato veneziani (l’ equivalente attuale della nostra Guardia di Finanza) Da Palma presenta il suo caso: “ Il conte Zanne Winovich schiavone delle Boche di Cattaro di nazione greca doppo essersi stabilito in questa piazza con aver acquistato in stabili […] ed aver cominciato ad erigere nel principiato nuovo borgo tre case, nonmeno che doppo aver ottenuto il privilegio d’ inalberare li suoi bastimenti con il stendardo imperiale, fu questi chiamato dal suo principe naturale veneto all’ obbedienza”. Poichè Zanne Winovich non ubbidisce celermente, entra in azione l’ “Equitalia” dell’ epoca e gli viene sospeso un assegno mensile di natura imprecisata e soprattutto gli vengono confiscati i suoi beni alle Bocche di Cattaro (le “ganasce fiscali” dell’ epoca). E come da prassi, anche nel Settecento, scattano le raccomandazioni e le autorevoli testimonianze. Appendiamo infatti che il nostro “[….] impegnò un suo alto protettore sotto il cui manto questo si portò in Venezia a presentarsi, avendo quello datto il giuramento di non far negozi in questa piazza di sorte, essendosi giustificato non esser per altro il suo ritiro in questa piazza, che solo per formarsi qualche sorte d’ entrata […] Per tali motti e mediante li forti maneggi del sudettoWinovich, furono levati li fischi e li fu concesso il proseguimento del suo assegnamento mensuale con la libertà di rittornare a Trieste, per qui terminare li suoi principiatti lavori, non meno che poter a suo piacere trasferirsi alle Boche a seconda de suoi affari”. Ciò che il corrispondente veneziano tace o finge di non sapere è che per “inalberare li suoi bastimenti con il stendardo imperiale” il conte non solo ha acquistato immobili, ma ha anche portato a Trieste la sua famiglia divenendo in tal modo triestino e suddito asburgico a tutti gli effetti. Il suo nome e quello dei suoi familiari compaiono infatti nell’ anagrafe triestina del 1765. La vicenda del conte Winovich mostra come all’ epoca la completa naturalizzazione triestina potesse subire un processo di rallentamento per le pressioni che sul neo-immigrato sono esercitate dal suo antico stato di appartenenza. Sotto questo aspetto alcuni documenti indicano nella politica della Repubblica di Venezia il principale ostacolo da superare. Il fatto è che Venezia cercava di impedire l’ affermarsi di un concorrente in quelle acque un tempo da lei dominate e pertanto cercava di ostacolare in ogni modo l’ insediarsi a Trieste di propri sudditi che con la loro competenza e i loro capitali potessero favorire un progetto a lei inviso. Venezia tentava di ricattare mercanti come ilWinovich ma anche artigiani come Domenico Caparozzolo, un “arsenalotto”, un maestro d’ ascia probabilmente il quale, per guai a noi sconosciuti (ma probabilmente per tasse non pagate), aveva lasciato Venezia e con suo figlio si era messo a costruir barche a Trieste, con un certo successo a quanto pare. La vicenda durò anni, nei quali la Repubblica di Venezia, cercò di convincere il Caparozzolo a tornare a Venezia con varie promesse, prima fra tutte la cancellazione delle sue pendenze fiscali.
I fatti si svolgono tre secoli fa, ma alcune analogie di comportamento, sia dell’ evasore, sia dell’ amministrazione fiscale dell’ epoca, saltano agli occhi. Compreso il finale: nè Zanne Winovich infatti, nè Caparozzolo pagarono le tasse alla Repubblica di Venezia.
@ TASSE SERENISSIME : Però non si capisce se questi presero la residenza a Trieste per non pagar le tasse, perchè c’era maggior lavoro e/o le tasse erano più basse ???
Inolre questi veneziani erano un pò ” tiranni ” perchè non gradivano quella che oggi si chiamerebbe ” delocalizzazione” , a mio avviso e’ naturale che l’individuo cerchi di migliorare sia se stesso che la vita quotidiana invece che farsi vessare dalle burocrazie egoiste ( anche queso non e’ cambiato ,sembra sic !)
La Serenissima dopo aver rotto le scatole ,piangeva sul latte versato perche’ due mucche da mungere
erano andate a farsi mungere da un altra parte dove il padrone aveva pretese più modeste !!!
In effetti e’ un problema ultra attuale ” nihil sub soli novo ! ”
Se pagavano meno tasse, se lavoravano meglio ed il loro lavoro era apprezzato e l’Austria era anche grata dell’arrichimento portato hanno tutta la mia approvazione !!!
Vorrei tanto poterlo fare anch’io oggi !!
nihil sub sole novi.
Qohelet ( un tempo noto come Ecclesiaste)
@ 2 Bibliotopa : Grazie, tropi ani xe passai 🙂 !!
no xe più el Ginnasio de una volta…. 🙂