Kreplje, giugno 2014
Leggera collina, fra il confine di Monrupino e Duttogliano/Dutovlje.
Poche case, ma tanti boschi, campi e vigne.
Passano poche macchine per questa strada di campagna e mentre cerchiamo la nostra meta, passa un trattore.
Fa veramente tanto caldo, un giugno afoso e sfiancante.
Stiamo cercando la casa, quando dai campi di fronte, un ragazzo si sbraccia. E’ Marko Tavčar.
Abbiamo incontrato Marko già due volte, in occassione di Trieste Mare Morje Vitovska 2013 e quest’anno all’Orange Wine Festival ad Izola.
Inoltre ne abbiamo sentito parlare (bene) dalla nostra conoscenza Marko Fon.
Marko è una persona cordiale e ospitale, qualità mai banali e scontate.
Passiamo l’architrave della casa di famiglia, pochi passi ed entriamo nella saletta, anticamera della cantina.
La morsa del caldo allenta la presa e ritornano le energie.
Cominciamo a rilassarci e a entrare nell’argomento per cui siamo venuti.
I vini Pietra di Marko.
Pietra. Il Carso è pieno di pietre e Kreplje, il suo paese, deriva da kripa, una sorta di pietra in dialetto e quindi non può che essere così che si chiamano i suoi vini, Pietra, un elemento che caratterizza sicuramente il terroir delle nostre terre.
Scendiamo di un livello, e cominciamo a parlare, spillando dalle botti inox i vini che saranno. Cominciamo con la vitovska e i discorsi non si fermano più.
Chi è Marko Tavčar.
Marko Tavčar è un piccolo e giovane produttore, 33 anni appena. L’azienda di famiglia conta circa su due ettari a vigneto fra affitto e proprietà. Le varietà su cui si punta sono ovviamente le autoctone, quindi vitovska, malvasia e terrano. E queste noi abbiamo assaggiato.
I vigneti, sia giovani che vecchi, sono dislocati in zone diverse fra Kreplje, Gorjansko, Dutovlje e Volčji Grad e sono condotti tutti nella massima naturalità e con rispetto per l’ambiente e la biodiversità.
Il lavoro in vigna è la parte che assorbe maggiormente Marko. Per fare un agricoltura di tipo naturale, bisogna stare tutto il giorno in vigna, controllare, verificare e curare le piante. E poi lo stesso impegno viene profuso in cantina, dove c’è la “naturale” conclusione dell’impegno precedente.
Famoso è il vigneto che gestisce assieme a Marko Fon a Gorjansko, una vigna di malvasia ultracentenaria e bellissima. Filari intervallati da alberi da frutto di ogni sorta. Da questo vino Fon fa il suo “Quattro Stati”, Tavčar fa il Gorjanka (la vigna è a Gorjansko). Entrambi vini importanti, corposi e alcolici, da meditazione e dopo pasto.
Intanto Marko si giustifica dell’assenza di cibo, dicendo che preferisce assaggiare i bianchi da soli, mentre i rossi li accompagna.
Nel frattempo continuiamo, passiamo alla saletta, dove apriamo i vini già imbottigliati Vitovska, Malvasia e il Belo, uvaggio, di vitovska e malvasia. Particolare la storia dell’uvaggio. 2011, Marko fa una vendemmia anticipata, e quindi pochi zuccheri, prevedendo una prova per un vino spumante, ma come il vino base nasce, Marko si dice, che quel vino ha buone possibilità di essere un grande vino fermo e così cambia idea. E noi abbiamo il Belo!
Ci muoviamo, parliamo, assaggiamo. Finiamo nel livello basso, dove ci sono le botti di legno. Marko sta limitando l’uso del legno. Cerca di utilizzarlo con discrezione e per brevi periodi ti tempo. I bianchi li fa macerare e fermentare con le bucce nel legno e poi va subito nell’inox. Col terrano è una storia diversa, l’uso del legno è ancora alla base della vinificazione.
Bon, fatto sta che nel livello basso Marko ha un piccolo archivio personale. Bottiglie vecchie e impolverate. Il suo piccolo omaggio. Prende una Vitovska ’99 e la apre per noi, ne son rimaste solo 19. Senza parole e pieni di gratitudine per la condivisione non ci neghiamo e assaggiamo. A occhio e croce è il vino dei suoi 18 anni, grazie! Il vino è ancora perfetto, pulito in bocca e al naso, fresco e vitale. Ad avercene.
Torniamo su. Nella saletta. Terrano e guanciale. Il suo guanciale. Non sono un assaggiatore di salumi, ma una cosa così difficilmente ti capita di assaggiarla. Marko ci taglia un guanciale buonissimo, dolce, leggero, nessuna traccia di quel sale fastidioso, semplicemente perfetto. Ottimo in abbinamento col Teran, il suo Teran. Ne abbiamo assagiato due. 2011 e 2006 (grande).
E qui va fatto un discorso a parte, che va a merito di questi piccoli produttori, che lottano ogni giorno per far il loro vino, quello giusto. Terrano 2006 e 2011, e in mezzo? Niente. Semplicemente per una cosa o per l’altra, in quelle annnate l’uva non è stata ritenuta adatta a fare del vino per uscire con l’etichetta Pietra, e quindi nulla!
Finiamo in dolcezza e altezza.
Scava scava, Marko fa piccole e grandi cose. Passione per il passito (io), e c’è anche quello. “Meline“, passito di malvasia e vitovska, 2009. In cassetta fino ad aprile e poi ha fatto la vinificazione in damigiana! E’ andato in bottiglia nel 2013 ed è buonissimo, perfetto con il semifreddo di nocciole del Carso e polline che Marko ci ha offerto.
Si, perchè Marko non lo dice, ma è anche un cuoco incredibile (davvero) e ha lavorato per qualche anno a Komen da Špacapan.
Finiamo in bellezza col “Gorjanka“. Malvasia da vigna centenarie, poche bottiglie, ma importanti!
Devo dire che è stata una visita bellissima, e conoscere dei giovani viticoltori è emozionante, perchè, per un pò, assaggiando i vini di anno in anno, andandoli a trovare, si avrà la sensazione di crescere insieme, di fare un pezzo di strada assieme. Grazie!
Ah si, Marko è anche valente apicoltore!
Lo trovate qua, al numero 2a di Kreplje, verso la fine del paese in direzione Dutovlje.
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